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Autore: Crazymoonlight    18/06/2013    1 recensioni
Spin-off che si ambienta all'interno della decima puntata, ossia dopo il combattimento di Kirito contro Heathcliff e la sua entrata nella gilda dei Cavalieri del Patto di Sangue.
Dal Prologo:
" -Oggi ho qualcosa di diverso da assegnarti- annunciò con aria solenne.
Kirito si fermò per osservarlo rassegnato e sospirò profondamente.
-A caccia! La dispensa sta per diventare vuota e abbiamo bisogno di molte provviste per poter sfamare tutti! Sai, i nostri cuochi sono molto insoddisfatti degli ingredienti che riforniamo loro, quindi sarebbe meglio se trovassi qualcosa di prelibato, uh uh?- "
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuna Yuuki, Kazuto Kirigaya, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A caccia di… imprevisti.
1.  Incontri che sarebbe stato meglio non fare.


 


 


 



Le chiome degli innumerevoli alberi che costituivano quella foresta oscura lo riparavano dal caldo di inizio settembre e dal sole che, quasi raggiunto il punto di massima altezza, diventava sempre meno sopportabile e più cocente.


Quella era una delle cose buffe di Sword Art Online: il tempo all’interno del gioco rispecchiava fedelmente quello della realtà, proprio come se fossero due universi paralleli, ma in continuo collegamento fra loro.
Kirito si chiedeva come mai Kayaba Akihiko, il creatore di quel mondo, non si fosse preso la briga di renderlo diverso da quello “originale”, magari aggiungendo più lune o cambiando il nome delle ore, dei mesi, delle stagioni. Forse era solo un modo per far sentire i giocatori nel mezzo di qualcosa di vero non fatto solo ed unicamente da immagini che il NerveGear inviava al cervello; forse, voleva dar loro qualche contatto con “l’altra vita”.
Se credeva che questo potesse essere rassicurante, allora si sbagliava di grosso. Seguendo il sole, Kirito capì che doveva essere vicino a mezzogiorno e non gli piacque per niente il pensiero di se stesso che rimaneva  a marcire da solo in un letto di ospedale oppure dei suoi familiari che si apprestavano a preparare il pranzo, mentre lui era lì da solo ad affrontare ancora chissà quante peripezie.

Si era da poco seduto all’ombra di un alto albero per riposarsi e rifocillarsi e stava trascorrendo quella piccola fetta della sua giornata a studiare il gioco di luce che le foglie creavano quando venivano scosse dal vento, i numerosi rami che si stagliavano contro il cielo e i solchi rugosi degli alberi, simili a vecchie ferite di battaglia.
L’atmosfera era senz’altro rilassante e il posto sembrava isolato da qualsiasi tipo di tranello, ma non avrebbe neanche provato a sonnecchiare in quel luogo o avrebbe rischiato di venire ucciso per sbaglio da qualche mostro apparso all’improvviso.
Si prese qualche altro minuto di pausa in cui mangiò un po’ di pane, facendo cadere molte molliche, e poi si rialzò con fatica aggrappandosi ad un nodo del tronco vicino. Come non detto, il terreno sotto di lui iniziò a franare rivelando in poco tempo una fossa profonda, ma Kirito riuscì a scamparla balzando via agilmente. Si grattò la testa risentito e poi, come se niente fosse, si avviò ancora di più nel fitto della foresta, tracciando in contemporanea una mappa del sentiero percorso.

A discapito di quel che aveva sperato, quella sua sessione di caccia non aveva portato ad alcun risultato fruttuoso, bensì solo a due o tre strane creature volanti mai viste prima –e non era neanche sicuro fossero commestibili, a guardare il loro aspetto rachitico-. Gli unici altri esseri viventi che aveva scorto per caso erano dei piccoli simili a scoiattoli, solo che erano troppo veloci e dai loro occhi proveniva un inquietante luccichio rosso che lo aveva convinto a desistere dal cercare di catturarli.
 Prese allora ad andare alla ricerca di bacche o qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto fungere da contorno, ma se entro mezz’ora non avesse trovato qualcosa che sembrava gustoso solo alla vista, allora avrebbe ceduto alla pigrizia e si sarebbe teletrasportato al mercato, così da non avere Godfrey tra i piedi che si lagnava della sua scarsa attenzione riguardo gli affari della gilda e bla bla bla.
Avanzò con difficoltà fra le piante sempre più accalcate fra loro, incespicò tra i cespugli di rovi, ma almeno aveva le lame delle sue spade a permettergli il passaggio. Conscio del fatto che più procedeva verso spazi angusti e difficili da superare e più crescevano le probabilità di trovare un tesoro, preparò comunque il cristallo per una fuga rapida ed indolore.

Finalmente arrivò in una piccola radura completamente esposta ai raggi del sole e con l’erba che gli arrivava fino ai ginocchi. Fece un piccolo passo in avanti come per testare il terreno, ma quando vide che non succedeva niente, continuò a camminare tranquillamente mentre con lo sguardo percorreva l’intero perimetro della zona, pronto all’agguato.
Un fruscio. Un leggero movimento sul verde prato. Un tremolio sempre meno impercettibile e dopo qualche secondo dall’erba sbucarono molti mostriciattoli simili a talpe, solo che non sembravano per niente cieche o socievoli. Gli artigli erano più affilati, gli occhietti acquosi per nulla miopi ed erano capaci pure di mettersi in posizione eretta, un’ascia affilata fra le zampacce.
Subito lo accerchiarono e iniziarono a farsi avanti per attaccarlo. Kirito studiò velocemente la situazione e si mise in posizione, ma quei piccoli esseri erano troppo veloci e quindi si fecero celermente spazio fra le sue gambe, gli saltarono addosso e presero a morderlo o a colpirlo con l’ascia. Ben presto Kirito ne fu sommerso, ma per sua fortuna i mostriciattoli non sembravano molto forti: prese a scalciare e a tirare gomitate a destra e manca, e, quando riuscì a crearsi un po’ di largo, tese la spada e iniziò a farli fuori.
L’impresa fu un po’ ardua, le talpe più volte si nascondevano sotto terra per ricomparire dopo neanche un secondo alle sue spalle, lasciando strane buche che subito si richiudevano impedendo al ragazzo di colpire le strane creature proprio mentre vi si tuffavano.
Kirito gridò quando uno di questi fece una giravolta per aria e lo azzannò sull’incavo del collo e nel frattempo gli passava l’arma su tutto il corpo; con impeto di rabbia se lo scrollò di dosso e lo lanciò il più lontano possibile, vedendolo sparire fra gli alberi. Ne fece scomparire un altro paio dopo averli fatti saltare prendendoli a calci e infilzandosi da parte a parte.
Quando tutto sembrò essere tornato alla normalità, distese i muscoli e si rilassò, stiracchiando le gambe. Analizzò i danni che aveva subito in battaglia: per fortuna, grazie al suo livello elevato, gli HP si sarebbero ristabiliti e portati al massimo in meno di un minuto. E la sorte aveva deciso anche di donargli tanta carne di talpa come premio per il suo lavoro! Non sapeva se doveva esserne felice o meno, ma almeno Godfrey non avrebbe avuto di che lamentarsi.

Fece dietro-front per tornarsene in città, ma dopo neanche un passo dovette arrestarsi nuovamente, non per sua volontà. La terra aveva iniziato a tremare, ma non credeva che in quel gioco fossero possibili calamità naturali quali i terremoti, per l’appunto.
Eppure il terreno continuava ad avere degli scossoni sempre più forti e Kirito faticò anche solo per rimanere in piedi. Tutta quella storia era strana…
All’improvviso vide sbucare fra gli alberi qualcosa di enorme: era un albero camminante, probabilmente il più vecchio che avesse mai visto.

Boss: Il Guardiano della Foresta

Kirito indietreggiò velocemente mettendosi in guardia con le sue due spade e mordendosi il labbro inferiore per il nervoso. Non sapeva cosa fare: tentare la sorte e rimanere a combattere oppure darsela molto valorosamente a gambe?
Scrutò l’avversario, non sembrava molto forte, eppure ogni suo passo faceva letteralmente saltare la terra sotto i suoi piedi e non riusciva a mantenersi in equilibrio; per di più, attorcigliava continuamente il busto per colpire con i suoi robusti rami. Possedeva fori simili ad occhi quasi sulla chioma e un buco più largo e profondo in basso, quello che doveva essere la bocca: spruzzava una strana sostanza verde, che cadendo sull’erba la polverizzava in pochi secondi.
Kirito batté in ritirata sperando con tutte le sue forze di non essere inseguito, dato che comunque di solito i boss non si allontanano mai dal proprio “regno”. Si guardò continuamente dietro per non essere attaccato alle spalle, ma vide che l’albero non si era più mosso dal suo posto, anche se continuava a far ruotare i suoi rami provocando un forte scricchiolio con le foglie che venivano scosse. All’improvviso, uno di questi schioccò sonoramente e si tese simile ad una frusta verso il suo nemico.
Mancò Kirito per poco, ma il ragazzo inciampò lo stesso per il salto che il terreno sembrava aver compiuto. L’albero caricò di nuovo, ma questa volta il ragazzo fu abbastanza fortunato e riuscì a scartare, evitando un terzo ramo che per poco non gli andò in un occhio. L’albero parve infuriarsi e sbatté le radici sul terreno, facendolo tremare: Kirito rimase sospeso per qualche secondo in aria e una delle “fruste” lo colpì dritto nello stomaco per lanciarlo in aria; un altro stava per colpirlo sulla schiena, ma Kirito riuscì a riprendersi in tempo e, proprio quando stava per infliggergli il colpo finale sulla sua colonna vertebrale, lo infilzò con la spada, rimanendovi saldamente aggrappato.
L’albero iniziò a contorcersi e a dimenarsi per buttarlo a terra, e Kirito fece di tutto per resistere, ma una spinta più poderosa del boss e fu sbalzato via, più in lontananza di quanto credesse possibile, e per poco non si sfracellò contro il suolo e ad attutire la sua caduta furono le fronde di piante che sembravano molto più amichevoli.


 

°          °          °



 

Asuna seguì la figura incappucciata il più discretamente possibile, con passo felpato e una finta aria assorta nel caso in cui si fosse girata.
Non voleva acciuffarla e rivelare subito la sua identità, ma scoprire con i propri occhi quali fossero gli affari che doveva sbrigare: magari era solo paranoia la sua, magari si trattava solo di qualche missione segreta per il bene della gilda.
Non poteva di certo rischiare di fare una figuraccia importunando qualche suo “alleato” solo perché quel giorno era più sospettosa del solito! Sempre meglio controllare, si disse fra sé e sé.

La persona misteriosa iniziò a vagare senza una meta precisa e inforcò la via che la avrebbe condotta in città. Probabilmente si era accorta di essere seguita e quindi voleva sbarazzarsi di lei in fretta o non sarebbe arrivata in tempo all’appuntamento, senza però dare nell’occhio.
La città, di architettura tra il medievale e il rinascimentale europeo, era un intrico di piccoli vichi su cui si affacciavano abitazioni di vario genere, dalle più misere a quelle più costose –e le si poteva riconoscere facilmente dalla struttura perfetta secondo ogni canone geometrico,  i materiali più pregiati che si potessero trovare in Aincrad-.
La gente si accalcava fra le vie e passava il tempo  ad oziare, a fare compere, ad assistere ai ridicoli spettacoli che si svolgevano nella grande piazza lastricata, senza dar retta a chi non conoscevano.  E probabilmente di questo se ne approfittò la figura, mischiandosi fra la massa, e Asuna cercò in tutti i modi di non perderla di vista.
Si alzava sulle punte per vederla, ma diventava sempre più difficile: sbagliò più volte strada e finì sempre in vicoli ciechi con nessun ingresso a qualche osteria o una semplice casa. Fu quindi completamente dovuto tutto alla sua fortuna se riuscì comunque a non perderne le tracce senza farsi scorgere anche solo per sbaglio.

Dopo quel viaggio che durò più o meno una mezzora, in cui la figura si era fermata più volte con finta nonchalance a conversare con qualche mercante, Asuna la vide dirigersi fuori del centro abitato e capì che stava per giungere il momento. Aspettò ancora una volta che si allontanasse di molti metri prima di poterla seguire e questa volta utilizzò le piante che diventavano meno rade man mano che proseguiva per occultarsi con facilità.
Si stavano avvicinando ad una foresta che lei non aveva mai esplorato, anche se sapeva che spesso qualcuno della gilda vi si recava alla ricerca di bacche e piccole more.
Quindi il sospettato avrebbe benissimo potuto fingere di trovarsi lì per propri motivi senza dare nell’occhio; quest’ultimo però, si diede un’ultima occhiata in giro per precauzione, ma non vide Asuna, acquattata dietro ad un piccolo cespuglio.

Una volta entrata nel bosco, la sua “missione” divenne ancora più difficile: non riusciva più di tanto a non fare rumore, anche se cercava di non calpestare i rami spezzati  e di non rimanere incastrata vicino a qualche spina particolarmente cresciuta; per di più, l’altra si allontanava con estrema agilità, quasi come se conoscesse il posto da tempo e sapesse ogni suo piccolo dettaglio.
Finalmente, uscì allo scoperto in un piccolo spazio che si affacciava su quella che doveva essere una caverna naturale. Vi erano altre persone all’interno, quindi la ragazza decise di rimanere nascosta ad origliare la prossima conversazione senza avvicinarsi troppo e correre rischi inutili.
L’altra figura invece proseguì con maggiore baldanza nei passi, ma non abbassò il cappuccio. Anche gli altri non mostravano il proprio volto ed erano posizionate a semicerchio attorno a quel che sembrava una tavola di pietra.

Non ci furono saluti cordiali o stupidi convenevoli, ma Asuna li sentì subito chiaramente discutere di qualcosa animatamente sebbene sottovoce. Asuna si affacciò un po’ dall’albero che ormai era diventato il suo rifugio con la speranza di sentire qualcosa, ma invano. Le arrivarono alle orecchie solo piccoli pezzi di frasi dette per sbaglio a volume più alto, tipo:

<< …potrebbe esserci qualcuno… >>

<< …che notizie ci porti?... >>

<< …il tuo lavoro è ottimo, continua così e sarai ben ricompensato… >>

<< …al momento opportuno dovrai versarne un po’, ma non eccessivamente o inizierà a puzzare e ti scopriranno… >>

<< …assicurati di essere tu quello che deve occuparsi delle provviste… >>

Asuna non poté sentire altro, perché fu distratta da un rumore che proveniva dall’alto: alzò gli occhi e vide qualcuno che stava cadendo con malagrazia da uno degli alberi per poi atterrare con urlo strozzato sul terreno ricoperto di foglie.
Lo riconobbe, era Kirito; ringraziò mentalmente qualsiasi divinità per il fatto che non vi fossero uccelli in quella parte del bosco, o avrebbero sicuramente creato un gran baccano mandando in fumo tutti i suoi piani. Scattò verso il ragazzo prima che potesse comprometterla e lo spintonò con eccessiva forza verso il tronco dell’albero dietro cui si era nascosta e gli tappò la bocca con una mano.
Kirito spalancò gli occhi, confuso e Asuna gli rivolse uno sguardo astioso che voleva dire “Sta zitto, e se sopravviviamo te lo spiego dopo”.

A quanto pareva, l’entrata in scena di un nuovo personaggio doveva aver destato le figure incappucciate, che si girarono verso la fonte del frastuono e si scambiarono un cenno di intesa. Uno di loro estrasse la spada dal fodero e iniziò a perlustrare l’area circostante alla ricerca di nemici.
Asuna premette il proprio corpo contro quello di Kirito, come se volesse sprofondare nella pianta, e iniziò a scrutare nervosamente tutti i movimenti della guardia.

Kirito, d’altro canto, non capiva ancora nulla della situazione, ma sentì le guance imporporarsi vedendo Asuna  così vicina al suo corpo a cui si incastrava perfettamente, i ciuffi di capelli ribelli che gli solleticavano il viso, e quella mano che si era allontanata dalla sua bocca, ma che era rimasta attorno al suo volto, quasi come se fosse il principio di una carezza…
Distolse lo sguardo, come se avesse paura di ustionarsi. Non poteva pensare a quelle cose, no. Non in quel momento almeno.

Asuna sembrò accorgersi che qualcosa non andava e si girò verso di lui, ma sarebbe stato meglio non averlo fatto: sentiva il proprio respiro mescolarsi con quello dell’altro, le labbra troppo vicine, gli occhi di Kirito che sembravano delle gemme…

Si separò di scatto, ma quella mossa la tradì: la figura incappucciata la vide e gridò l’allarme e in un batter d’occhio vide tutte le altre che correvano per acciuffare l’intruso.

Asuna imprecò.
<< CORRI! >> urlò a Kirito, e prima che questo potesse avere una qualsiasi reazione, lo afferrò per un polso e iniziò a trascinarlo via, lontano,  i piedi veloci come fulmini.

 






NdA: eccomi qui con il secondo capitolo! Non ho molto da dire, ma per chi ha letto fino alla fine, vedrete che ho aggiunto un piccolo momento Asuna/Kirito, eh eh.
E sicuramente avrete capito chi è la "figura incappucciata", ma non è mio compito rivelarlo. Ho cercato di aggiungere un po' di azione, ma non so proprio come me la sono cavata, quindi gradirei una recensione, anche piccola piccola, eh!
Ringrazio comunque chi ha letto in silenzio lo scorso capitolo, è già qualcosa essere riuscita ad attirare la vostra attenzione :)
Per quanto riguarda i capitoli, dovrei riuscire ad aggiornare una volta a settimana, anche prima se riesco.

Grazie ancora :)

-CrazyMoonLight

  
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