Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Amethyst10    19/06/2013    2 recensioni
Bella è stata due anni in coma, ha perso tutti i suoi famigliari e ha subito diverse operazioni.
La più importante : le è stato rimosso il cuore, ed è stato sostituito con una macchina.
Ora in compagnia del suo psicologo si ritrova ad affrontare un viaggio, che la porterà a capire che anche in mancanza di un cuore si possono provare emozioni...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Bella/Jacob, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap 1
 
Due anni, un mese mesi e sei giorni dopo…
 
Mi stanno trasferendo in quella che probabilmente sarà la mia ultima camera d’ ospedale, sta volta il viaggio sarà più emozionante di camminare per qualche metro da un corridoio all’ altro o di imboccare qualche superstrada per una grande città.
No, questa volta mi faranno addirittura prendere un aereo.
Sembra il colmo, dato che proprio uno di quegli aggeggi mi ha tolto tutte le persone che amavo, adesso sono costretta a salirvici ,per raggiungere, quella che pare ,la tappa più importante del mio percorso di riabilitazione.
Sono stata in coma per due anni e quando mi sono svegliata, che dire, avrei preferito di gran lunga lasciarci le penne in quel letto d’ ospedale.
All’ epoca dell’incidente avevo quindici anni, e si, ammettiamolo, ero soprappeso.
Pesavo quasi settantacinque chili e la mia altezza rientrava nella media.
Avevo i capelli corti, appena sotto l’ orecchio, a causa di un ragazzino che mi ci aveva appiccicato una gomma da masticare, una delle tante umiliazioni che avevo subito.
Avevo anche una ricca fioritura di brufoli sulla fronte , spesso oggetto anche quella di scherno.
Per mia fortuna non portavo ne l’ apparecchio ne gli occhiali, se no il mio livello di sfigata non avrebbe fatto che peggiorare, ma ehi, toccava già il fondo, dato che ero anche la secchiona della classe.
Penso che avrete capito che la scuola non era proprio il mio regno. La situazione famigliare era tutto un altro paio di maniche.
L’ unica persona che davvero mi manca è mia sorella minore, l’unica che mi abbia mai capito.
Si chiamava Tessie e aveva un anno in meno di me, era completamente il mio opposto sia caratterialmente che fisicamente.
Ma lei non mi disprezzava come i miei genitori. Avevo preso la mia costituzione da mia madre, all’inizio non lo sapevo, per via delle liposuzioni a cui si era sottoposta, ma poi avevo trovato delle foto, e quelle erano valse più di mille parole.
Le ricordavo lei da giovane.
Mio padre era ubriaco dal mattino alla sera, ma per fortuna non era un tipo manesco, anche se riusciva ad arrivare a farti sentire uno schifo con la caterva d’ insulti che sapeva scaricarti addosso.
Non era facile reggere tutto quel disprezzo, ecco perché per una volta che ne avevo avuto l’ occasione, avrei preferito salire nell’ alto dei cieli, e guardare le anime ,di chi si era sempre preso gioco di me ,essere condannate all’ inferno.
Ma non era accaduto.
Alcuni anni precedenti al coma avevo più volte pensato al suicidio, ma avevo sempre avuto troppa paura di rinunciare alla mia vita attraverso un atto con cui sapevo perfettamente quello a cui stavo andando in contro.
Avevo ancora delle ancore di salvezza.
La mia musica e mia sorella.
Sono abbastanza brava a suonare il violino, già da piccola prendevo lezioni.
Mi pare un secolo da l’ ultima volta che ne ho preso in mano uno.
Siamo arrivati all’aeroporto, c’ è pieno di gente, il mio psicologo prende le valige, e ci dirigiamo all’ interno.
Catoptrofobia, ne sono stata affetta per due settimane, ma non penso di esserne ancora del tutto uscita.
La paura degli specchi.
Qui è pieno di quelle superfici riflettenti.
È l’ immagine che mi rimandano che non riesco a riconoscere, una parte del mio cervello continua a insistere che quella non sono io.
Mi soffermo a guardarmi mentre Riley è andato a fare il check in per entrambi.
I capelli mi arrivano fino al seno, nessuna infermiera ha mai voluto tagliarmeli, dicevano che erano troppo belli, io non ciò mai trovato nulla di speciale.
Sono mossi, castani scuro, mentre gli occhi sono color mogano, o almeno quello sinistro, l’altro è pieno di sfumature azzurrine, li mancano 9 diottrie su dieci, è quasi inutilizzabile.
So magra, anche troppo.
Mi tasto la pancia e sento la durezza delle ossa.
Nel farlo mi si scoprono appena i polsi, sono pieni di cicatrici.
Sospiro, l’ autolesionismo mi ha aiutato parecchio anche se non ci sono più ricascata, da quando Tessie mi aveva vista in bagno con le lamette e si era messa a controllarmi tutti i giorni, affinché non ripetessi quei dannati tagli.
Una ventata d’ aria gelida mi colpisce, siamo in pieno inverno.
Cerco di scaldarmi, vedo Riley che mi sta facendo segno di seguirlo.
<< Dobbiamo imbarcarci ? >> gli chiedo appena sono abbastanza vicina così che lui possa sentirmi in mezzo a tutti quei frastuoni.
<< Si >> dice controllando di nuovo i tabelloni.
Riley ha trent’anni, sono il suo primo “ caso”, probabilmente mi considera un colpo di fortuna.
Ha un po’ di barba sulle guance e sul mento, la fronte imperlata di sudore, nascosta un po’ dai capelli biondi, indossa un cappellino di lana grigia che riprende il colore degli occhi.
È più alto di me di una spanna, ed è anche piuttosto agitato.
<< Non hai un buon rapporto con gli aeri, né ? >> gli dico dandogli una gomitata che lo fa girare. << Non dovrei essere io a dirlo a te? >> risponde sorridendo.
Io mi limito a fare spallucce e in quel momento una sirena ci avverte che l’ora x è finalmente arrivata.

<< Sei pronta Bella per l’America? >>
Come se avessi il lusso di poter rispondere di no.

Mi porto una mano al cuore e non sento nessun battito, non ho più un cuore, ma almeno non di carne.
In sostanza è una macchina, una sfera per la precisione che pompa il mio sangue.
Non sono ancora abituata al debole ronzio che emette.
Faccio il primo passo verso quella che sarà la mia nuova vita con l’unica certezza che in quella terra straniera farò in modo che nessuno si prenda di nuovo, come in passato, la libertà di potermi ferire.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Amethyst10