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Autore: Britin_Kinney    20/06/2013    3 recensioni
"Mi hai salvato la vita" gli mormorò il principino.
"Lo so" rispose il bambino con gli occhi turchesi.
"Grazie" disse Arthur.
"Prego" sussurrò sorridendo il moretto.
"Come ti chiami?" domandò l'erede al trono.
"Sono... sono Merlin" si presentò.
"Io mi chiamo Arthur" lo imitò il biondino.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Long Live Our Love
Capitolo 2: The word of the day: Hope.



“Gaius!” gridò la vocina di Artù intrisa di preoccupazione per il bambino pelle ed ossa che lo aveva salvato da morte certa.
“Sire” aveva risposto il medico alla chiamata del piccolo erede.
“Dovete curarlo! È importante” replicò con gli occhietti gravidi di implorazioni e preghiere.
“Chi devo curare?” chiese confuso il medico, vedendo che solo il principino era entrato nei suoi appartamenti.
“Il bambino che...” -Artù si voltò e non vide subito Emily, la badante spuntò una decina di secondi più tardi, con il bambino in braccio- “Lui! Dovete curarlo!” il principino si aggrappò alla tunica del medico per supplicarlo.
“Ma certo, maestà. Dopotutto è il mio dovere” mormorò il medico, dirigendosi verso il bambino inerte tra le braccia della balia.
“Che gli è successo?” domandò immediatamente.
“È stato ferito con un pugnale, al fianco destro” informò il biondino.
Alché il medico prese il bambino in braccio e lo adagiò con delicatezza sul letto.
“Emily, per favore, potresti procurarmi dell'acqua fresca, un panno, ago, un filo di seta e del miele? Grazie”
la donna si limitò ad annuire e a ricercare tutto l'occorrente.
Artù nel frattempo stava chino su bambino moro.

“Coraggio, Merlin” gli sussurrò accarezzandogli la fronte.
“Merlin?” -chiese Gaius- “Il figlio di Hunith?” domandò sorpreso.
“Non lo so. Mi ha solo detto di chiamarsi Merlin” rispose ignaro il principino.
“È il figlio di una mia cara amica” era sicuro che fosse lui, dopotutto: quanti Merlin conosceva?
“Dovete salvarlo. Devo ringraziarlo per avermi strappato a un destino orribile” spiegò, accarezzando nuovamente la fronte del bambino moro che l'aveva salvato, guardandolo con nella mente un'emozione diversa. 
Era un... tremolio quello che sentiva allo stomaco?
E perché gli si stava stringendo il cuore così tanto?
Sorrise nonostante il tornado di emozioni che sentiva dentro.
“Coraggio, Merlin” e pronunciare il nome di quel bambino ebbe un sapore diverso, prese un colore differente.
“Ce la farà, non preoccuparti” lo rassicurò il guaritore, armeggiando con ago e filo sulla pelle di Merlin.
“Lo spero” sentenziò Artù.
“Andiamo, maestà. Dobbiamo annunciare a vostro padre il vostro rientro” sentenziò saggiamente la badante.
“Sì, certo” -rispose Artù obbediente, si alzò andando verso Emily ma poi si voltò rivolgendosi al medico- “Gaius” mormorò distogliendo il guaritore da ciò che stava facendo.
“Sì, non preoccupatevi” rispose rassicurante, il principino annuì e si avviò con la badante.

***

“Padre!” salutò sereno il principino una volta entrato nella sala del trono dove il Re stava discutendo con i membri del consiglio, con gli occhi fissi sulle mappe del regno.
“Artù, sei tornato” disse, a mo' di saluto, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
“Sì, sire. Volevamo solo annunciarvelo” disse quasi tra i denti Emily, cercando di sembrare educata.
Che cosa aveva fatto di male, quel bambino, per meritarsi tanta indifferenza?
“Io vado, padre” informò, con un tono molto meno allegro il piccolo.
“Sì. A stasera, figliolo” rispose il Re con la stessa inflessione usata precedentemente.
Emily scosse il capo e poggiò entrambe le mani sulle piccole spalle del principino voltandolo e accompagnadolo alla porta, riservando un'altra occhiata di rancore al sovrano prima di uscire insieme al bambino.
Quando entrambi furono nelle stanze di Artù, la balia gli mormorò dolcemente di attendere qualche secondo, il tempo di uscire dagli appartamenti del piccolo erede al trono, scendere nelle cucine ed andare a prelevare il vassoio contenente la merenda.
Quando Emily tornò dalle cucine, sentì dei singhiozzi provenire dalle stanze del principino.
“Artù?” domandò la donna, entrando e vedendolo rannicchiato sul suo letto con la testa sul cuscino.
Il bambino non rispose, si limitò a tirare su col naso. Emily adagiò il vassoio sul tavolo e si avvicinò a lui per accarezzargli i capelli.
“Emily, posso farti una domanda?” disse, con la vocina rotta dal pianto.
“Certo” rispose affabile la mora, accarezzandolo ancor più amorevolmente.
“E prometti di rispondermi sinceramente?” volle assicurarsi lui, puntando i suoi grandi occhioni azzurri ricolmi di lacrime negli occhi scuri di lei.
“Vi ho mai mentito rispondendovi?” disse Emily, strappandogli un piccolo e sporadico sorriso.
Dopo qualche secondo di esitazione, Artù parlò: "Secondo te, mio padre mi odia?”
La donna abbassò lo sguardo per una frazione di secondo, ma poi lo guardò in viso, decisa a dissuarderlo da quella sua convinzione.
“No, tesoro. Vostro padre non vi odia. È solo molto impegnato con gli affari del regno” rispose saggiamente, scostandogli qualche ciuffo ribelle da davanti agli occhi.
“Ne sei sicura?” insisté lui, tirando ancora una volta su con il naso.
“Ma certo!” -esclamò lei accomodante- “Quando sarete Re, lo capirete.” 
E capirete anche che voi sarete un uomo certamente migliore di quanto Uther possa mai solo riuscire ad immaginare di essere.
“Ma...”
“Adesso basta, principino!” -fece lei in tono allegro, per smorzare quel clima teso- “È ora di far merenda!” esclamò, scompigliandogli i capelli e dirigendosi verso il tavolo per riafferrare il vassoio.
“Un'ultima cosa” disse Artù.
“Ditemi pure” rispose la balia.
“Posso consumarla accanto a Merlin? Così... se si sveglia, magari, gliene offro un pezzetto” mormorò in tono involontariamente soave e docile.
Sulle prime Emily esitò, ma di fronte agli occhioni dolci e a quelle ciglia bionde che la imploravano non seppe resistere e alla fine cedette: “Ooh, e chi resiste a questo faccino? Su, andiamo!” sorrise mesta all'espressione felice del principe e insieme a lui si diresse agli appartamenti del medico.
  
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