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Autore: scrittrice in canna    20/06/2013    4 recensioni
Questa storia fa parte della serie: I’m your life and you is my.
Leggere il grande passo. Minimo ultimo capitolo.
Jibbs,Tiva,Mcabby.
Jennifer e Gibbs si riavvicinano in modo particolare al matrimonio di Tony e Ziva.
Purtroppo Jenny sta molto male e urge una donazione di midollo per farla continuare a vivere. Gibbs è compatibile ma l'operazione non va secondo i piani...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Prime cose'
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Richard esitò un attimo, si pulì il camice da qualche briciola invisibile e guardò i due ragazzi negli occhi, intanto Abby e McGee stavano raggiungendo i compagni avendo visto il dottore uscire dalla sala operatoria.

“Dottor. Harrison, ci dica, come è andata l’operazione? La prego.” Disse allora Ziva con gli occhi lucidi. Harrison guardò i quattro, poi la piccola, le arruffò i capelli e fece un mezzo sorriso, andò di fronte alla donna che aveva appena parlato e le poggiò la mano sulla spalla.

“L’intervento è… andato abbastanza bene, l’agente Gibbs è ancora molto debole però e abbiamo bisogno di mille dollari per finire la terapia anche se adesso ci sono ottime possibilità che si riprenda… pensi che ad un certo punto ho creduto che non ce l’avrebbe fatta ma Dio ha assistito quell’uomo, è davvero fortunato.” Finì con un sorrisone a trentaquattro denti e poco dopo Abby e la ragazza che aveva davanti l’abbracciarono forte per ringraziarlo di aver salvato il loro “papà”. Tony e McGee sorridevano e Gisella guardava il genitore con aria interrogativa: “Che vuol dire questo papi? Nonno Gibbs sta meglio ora?” il ragazzo guardò la figlia, la prese in braccio e la strinse più forte che poteva: “Sì Giselle, nonno Gibbs sta bene ora.” piansero, tutti, di felicità, per la prima volta dopo circa un mese. Erano felici, tutti. Solo dopo un po’ Tony chiese al dottore: “Mi scusi ma i due mila dollari che servivano per l’operazione?” Richard sorrise e ammise: “Li ho messi di tasca mia, Gibbs doveva continuare a vivere e a godersi tutti voi. È un uomo fortunato.” Continuava a ripeterlo, come se lo invidiasse. Dopo qualche minuto Jennifer fu informata della bella notizia e andò subito a trovare il malato, di nuovo.

“Ehi, ciao.” Disse accarezzandogli il dorso della mano

“Ciao Jenny… come ti senti?” aveva risposto! Titubante ma aveva risposto!

“Bene Jethro, grazie.” Lei sorrise, lui si girò e la guardò cercando di notare miglioramenti: effettivamente era più piena e la carnagione era migliorata ma la cosa che più lo colpì furono i capelli: “Ti stanno ricrescendo, sembri un folletto.” Aveva detto indicandole la testa con il dito tremante e accennando un sorriso, il più bello che Jenny avesse mai visto.

“Tu eri… qui quando mi sono sentito male, vero?” la donna annuì

“Grazie…” sussurrò lui calmo, poi si girò e si addormentò, mentre Jenny provava ad andare via notò che la sua mano era bloccata da quella dell’uomo che la stringeva saldamente, decise di addormentarsi sul suo petto e sentire il suo cuore battere, il battito più bello del mondo.

 

Qualche ora dopo tutta la squadra s riunì nella stanza di Gibbs, il dottor. Harrison aveva corso un grande rischio facendoli entrare tutti insieme e fuori dall’orario di visita con una bambina di circa due anni ma ne valeva la pena, Jenny era andata via da poco e si sitava preparando per andare via da quel posto infernale, la rimandavano a casa. Gibbs si stupì rivedendoli tutti: “Ragazzi, benvenuti, come va?” aveva esordito l’uomo dal lettino, mentre la piccola gli andava incontro per abbracciarlo i suoi gli facevano mille domande senza pensare ai quei maledetti mille dollari che mancavano per salvare definitivamente Gibbs. Ad un certo punto una telefonata a DiNozzo entrò nella gioia di tutti, il silenzio scese in camera: “Pronto? Certo, assolutamente direttore Vance.” Enfatizzò le ultime parole per far capire a tutti con chi stava parlando

“Davvero? Ne è sicuro? Grazie, la ringrazio infinitamente!” riattaccò e sorrise: “Abbiamo i mille dollari! Le ‘ferie’ pagate di Gibbs e l’anticipo del mio stipendio ci hanno dato abbastanza soldi per pagare la cura!” e fu euforia generale, tutto andava per il meglio, mancava solo un punto da chiarire… si ricordava le parole di sua moglie e anche ciò che aveva pensato… se quello non era il momento giusto quale poteva esserlo?

Batté con le chiavi della macchina sul pomello della porta per simulare il suono di una forchetta sbattuta contro un bicchiere di buona qualità, chiamò Ziva vicino a se con un gesto e iniziò a parlare con la sua voce da bambino, quella di quando citava i film, quella voce spensierata che non aveva da un bel pezzo: “Colleghi, nipotine, capo, abbiamo un annuncio da farvi!” la donna lo squadrò di sottecchi e prima che continuasse gli diede un pizzicotto sulla mano

“Tranquilla ti piacerà.” Sussurrò prima di continuare: “Abbiamo deciso che dopo tutti questi anni di lavoro spalla contro spalla, dopo tutti questi mesi di convivenza, dopo il matrimonio.” Enfatizzò nuovamente sull’ultima parola sta volta impuntando anche i piedi e brandendo il mazzo di chiavi.

 “È arrivato il momento di provare ad avere un figlio… nostro.” Finì stringendo la mano di lei e guardandola negli occhi. Le sue pupille si dilatarono e saltò al collo di lui senza nemmeno rendersene conto, Gibbs guardò i ragazzi, poi Giselle e affermò: “Bene piccola, a quanto pare avrai un compagno di giochi.” La bimba si girò e chiese con la fronte corrucciata: “Chi?”

“Il figlio di zio Tony e zia Ziva.” La donna bloccò subito il capo e lo corresse: “O figlia, ancora nulla è certo. Non sappiamo nemmeno se ci riusciremo.”

“Se ce l’ha fatta McPivello posso farcela anch’io, non credi?” disse Tony indicandosi

“Andate via voi due.” disse Jethro indicando i ragazzi che stavano parlando

“Perché?” chiesero in coro entrambi

“Avete un lavoro da fare, fuori, andate a casa!” specificò il capo.

 

Quando tutti se ne furono andati Jenny spuntò nuovamente sta volta con una valigia e vestita con un tailleur grigio  

“Vai via?” aveva chiesto Gibbs

“Sì.” rispose la donna sedendosi accanto a lui nel letto

“Appena esco da qui devo dirti una cosa.” Disse lui mettendosi le mani dietro la testa

“Perché non ora? Perché non qui?” chiese disorientata .

“È meglio di no.” Rispose lui distrattamente

“Dai Jethro, sai che non so aspettare.” continuava a lamentarsi come una bambina, l’uomo si stancò, le prese le mani e in tratto erano una cosa sola, finalmente un bacio vero, quello che entrambi aspettavano da tempo. Jenny si alzò e uscì felice dalla stanza, ora doveva solo aspettare che lui uscisse dall’ospedale.

 

I pensieri di una scrittrice in canna

Perché tutti questi orari strani?????????

Beh ho visto che i 4 (QUATTRO!!!!) commenti al precedente capitolo erano tutte suppliche per la salute di Gibbs, secondo voi io potevo far morire il nostro capo preferito? No vah che tipo di mostro sarei se lo facessi?  La storia non è finita qui, a breve capitolone di chiusura di tutte le storie della serie,  riepilogo finale con un slto temporale di un anno ma tranquilli, recupererete tutto. Conto di farlo non più corto di due mila parole. Insomma sarà una specie di festone finale! E poi giorno cinque Luglio grande OS tiva per festeggiare un anno della ff: “Mia.” Che è la mia prima storia che ha dato inizio a… questo! vi aspetto numerosi, grandi sorprese quest’estate! :P

Vostra

Scrittrice in canna

   
 
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