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Autore: Everlong    21/06/2013    3 recensioni
Daniel si è appena trasferito a Londra, vive in un piccolo appartamento da solo. Le principali cause del suo cambiamento di vita sono la voglia di stare lontano dalla famiglia e continuare gli studi all'estero. Sin dai primi giorni una presenza del tutto sconosciuta lo infastidisce, costringendolo a passare più della metà delle giornate fuori casa.
Genere: Horror, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi rinchiusi in un angolo del salotto bestemmiando qualsiasi Dio mi venisse in mente.Voletti usare quella pozza di sangue e quelle lamette come prova, forse con ciò i miei amici mi avrebbero creduto. Quindi dovetti rifare tutta la strada da capo, stranamente quando scesi vidi quella macchina che mi voleva prendere. Era parcheggiata e aveva il cartello vendesi appeso, era un modello vecchio e non sembrava in forma, non doveva valere tanto. Rifeci tutta la strada da capo correndo più che potevo. Arrivai lì e suonai, mi accolse l'altra ragazza, di cui non sapevo nemmeno il nome, era fatta, mi trattenne alla porta ma vidi ugualmente tanto fumo dentro. Poi la raggiunse Susie che pareva lucida. "Daniel.."- disse con un sorrisetto -"Che ci fai ancora qui? Il mostro ti ha fatto di nuovo paura?" "Proprio così!" - confermai. - "Beh non è stato lui a farmi spaventare, ma una ragazza m-mezza morta sotto il mio lavandino! E'-è scomparsa m-ma se venite v-vi faccio vedere le pozze di sangue." Non smisi mai di balbettare. "Che perdita di tempo" - sussurrò scocciata - "Va beh, vengo, tanto qui non ho niente da fare" Venne solo lei, durante il tragitto non ha fatto altro che chiedermi quando saremmo arrivati, risposi sempre dicendo che saremmo arrivati in poco tempo. Quando raggiungemmo la porta mi sentì un po' in imbarazzo, il mio appartamento era una topaia in confronto alla loro villetta. Ero ancora in stato in stato di shock e feci fatica a mettere le chiavi, mi aiutò lei. Appena entrammo la puzza di pesce ammuffito dominava l'ambiente, in quei giorni di sicuro non pensai a pulire. Andammo in bagno e fortunatamente la pozza c'era ancora. "Ciò non significa niente" - affermò scettica. -"Potrebbe stare anche da prima che tu ti trasferissi qui" Avevo un asso nella manica "E allora guarda nel lavandino" - risposi fiero. "E' pieno di lamette e di sicuro le avrei notate prima, non credi?!" "Calmati Daniel" - disse cercando di rassicurarmi. - "Non so nemmeno io che dire, è tutto alquanto ripugnante, posso vedere camera tua? Voglio levarmi subito questo pensiero e per favore chiudi la porta di quel cesso!" Feci come mi fu chiesto e andammo in camera mia, la sua espressione quando vide i miei poster fu di uno stupore inimmaginabile. "Dio! Quanti poster!" - gridò sorpresa - "Conosci i Descendents? Sono uno dei miei gruppi preferiti, ehi ma perché non c'è la finestra?" "Ecco, vedi?! - dichiarai un tono che passava dalla paura dalla rabbia - "E' stato il mostro, giuro! Ti dico che è stato il mostro!". Si mise a braccia conserte e alzò le sopracciglia, quello sguardo per me significò "Tu sei solo un pazzo in cerca di attenzioni". Poi la porta si chiuse all'improvviso, Susie spalancò gli occhi "D-Daniel? - pronunziò - "E' uno s-scherzo?". Feci il cenno di no, ormai non mostrai più nessuna emozione, iniziai ad accettare il fatto che dovetti convivere questa maledizione fino alla fine. Prese le mie spalle e iniziò a scuoterle "Fai qualcosa cazzo!" - ordinò in preda al panico. - "Fai qualcosa!" "Cosa pensi che possa fare?" - chiesi prendendo le sue mani e togliendole dal mio corpo. - "Non possiamo mica buttarci dalla finestra!" Avemmo la via d'uscita a due passi ma non potevamo buttarci. Si sedette sulla mia cara poltrona e scoppiò in lacrime. Provai compassione per lei, non mi è mai capitato di vedere la sosia di Hayley Williams piangere. "Dai non piangere" - consigliai standole vicino. -"In questa situazione c'entro solo io, alla fine ti lascerà uscire." Mi abbracciò, un po' strana come cosa visto che ci conoscemmo solo la mattina stessa di quel giorno, sarà stata colpa del panico.
  
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