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Autore: Crow17    21/06/2013    0 recensioni
Mi accasciai lentamente a terra, sempre ad occhi chiusi, persa nei miei pensieri annebbiati dal sonno. Presi il cellulare dalla tasca del cappotto con una mano infreddolita. Nessun messaggio. Nessun segno di lui.
Prima di cedere al dolce tepore dell’incoscienza, un pensiero mi balenò nella mente.
“E se mi avesse mentito? Se fosse tutto uno scherzo crudele? E se…”
Una lacrima gelata cadde dai miei occhi stanchi, quasi ad indicare la fine.
Morii.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno - ARGO

Erano le sei. Lo capii dal frastuono delle campane. La neve scendeva copiosa, e il freddo pungente dell’inverno inoltrato penetrava fino alle ossa. Ma non ci feci caso. Arrivava sempre in ritardo a scuola, quindi non era il caso di preoccuparsi per la sua lentezza. Mi decisi ad aspettarlo finché non sarebbe arrivato. Lo amavo, e avrei fatto qualunque cosa per lui.
Guardavo insistentemente il cellulare, in attesa di un suo messaggio o chiamata, che non arrivò. Rivolsi gli occhi al cielo, paziente, e mi persi ad osservare le nuvole bianche che volteggiavano.
“È il colore dei suoi occhi” sussurrai.
Le campane, così fastidiose a ricordarmi il suo ritardo, suonarono ancora. Erano già le otto. Avevamo detto di incontrarci davanti al cinema alle tre del pomeriggio. Me lo chiese due settimane fa, in un giorno nevoso identico a questo. Persone estranee mi sfilavano davanti agli occhi, guardandomi con aria compassionevole. Chissà qual era la mia espressione. Ma quel giorno non mi importava molto saperlo, avevo ben altre idee per la testa. Lui mi aveva chiesto di uscire, tutto il resto era nulla.
Mi ricordo bene la prima volta che lo vidi, quasi un anno fa. Capelli spettinati  e con maglietta blu e bermuda grigi, continuava a sorridere a tutta la gente che incontrava per i corridoi della scuola. Io, un anno più piccola, mi ero rannicchiata dietro gli armadietti per poterlo osservare indisturbata. Ai miei occhi era perfetto, e cominciai subito ad amarlo. Conoscevo solo il suo nome: Alec Kayne. Lui non mi conosceva affatto, forse non mi aveva nemmeno mai vista. Nonostante questo, continuai imperterrita a covare il mio amore.
Fino ad oggi.
Undici rintocchi. Intrappolata nei ricordi di quel giorno, non mi ero neppure accorta che fosse così tardi. Lo aspettai ancora, decisa a vederlo. Una vocina nella mia testa mi diceva di rinunciare, di tornare a casa. Avevo preso la mia decisione di attenderlo, e avrei atteso.
Sospirai. Il freddo si era fatto molto intenso, ma non me ne andai. La folla che fuoriusciva dal cinema era sempre minore.
Controllai l’ora nello schermo del mio telefono preistorico: le due e un quarto del mattino. Ai miei genitori avevo raccontato che sarei andata a dormire da un’amica, quindi non si sarebbero preoccupati. Era una mezza verità, non una totale bugia. Dopo l’appuntamento con Alec dovevo andare dalla mia migliore amica e compagna di scuola Christine, che mi avrebbe ospitato per la notte a patto che le avessi raccontato per filo e per segno la mia uscita con Alec.
Chiusi gli occhi. La stanchezza iniziava a farsi sentire, e l’intorpidimento causato dal freddo mi impediva di muovermi normalmente.
Mi accasciai lentamente a terra, sempre ad occhi chiusi, persa nei miei pensieri annebbiati dal sonno. Presi il cellulare dalla tasca del cappotto con una mano infreddolita. Nessun messaggio. Nessun segno di lui.
Prima di cedere al dolce tepore dell’incoscienza, un pensiero mi balenò nella mente.
“E se mi avesse mentito? Se fosse tutto uno scherzo crudele? E se…”
Una lacrima gelata cadde dai miei occhi stanchi, quasi ad indicare la fine.
Morii. 
  
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