Sirius
aveva sentito il polso della strega accelerare fra le sue dita. Che senso aveva
quel gran minestrone di informazioni frescamente
ottenuto? Non si sentiva sollevato, anzi. Averill lo aveva salvato correndo
deliberatamente il pericolo di morire. Era disposta a morire per me. Una gran
smorfia che assomigliava un po' a un sorriso amaro mangiava il suo bel viso.
Lui avrebbe fatto lo stesso per lei, per una perfetta sconosciuta? Certo, lei aveva
passato molto tempo con lui – con i Malandrini – senza metterlo al
corrente, lui non sapeva niente o quasi di lei, e quindi era diverso. Ma lo era
poi tanto? Si scoprì intento a guardarla negli occhi da un po' di tempo; cosa
nascondeva, dietro quei lineamenti decisi, quelle pieghe agli angoli della
bocca? E dietro alle sopracciglia strette e corrucciate, come le ali poderose
di un gabbiano che risale dal mare in tempo di bufera? Cosa stava cercando di
dirgli, con quello sguardo? Non riusciva a sostenerlo, era carico di emozioni,
e dopo aver deglutito sonoramente cercò di sostituire il suo con le parole.
“Perché, fra tutte le cose che avresti potuto fare,
hai deciso di tentare quell’incantesimo? Guarda come sei messa adesso. Avresti
potuto fare qualcos'altro, se anche l'avessi ritenuto necessario - e non ho
ancora capito appieno il perchè. Hai avuto a
disposizione settimane, per tutti i Gargoyle! Cosa ti ha detto il cervello? Non
avevi paura?”
Ammutolì
per il suono delle sue stesse parole: sentì improvvisamente un’emozione nuova
serrargli la gola, e inghiottì a vuoto. Non si stava sentendo in colpa, vero?
"Un giorno, senza saperlo, tu mi hai salvato la vita".
"Non è vero"
"Si che lo è. Lupin mi aveva vista e tu l'hai prontamente distratto"
"Non ci credo..." era scoppiato in una risatina isterica.
"Non era fatto apposta e tu lo sai. Non che io non ti sia riconoscente, lo
sono è ovvio, non sarei qui se tu non l'avessi fatto ma... insomma, non
capisco" sentiva le labbra incapaci della loro solita eloquenza, e attese
un attimo, nella speranza di riacquisirla "aspetta, quindi tu mi stai
dicendo che mi hai trascinato qui per non so quale debito mai riconosciuto? Non
esiste!"
La strega parve vergognarsi, aveva preso uno strano colorito in volto, ma riprese
a voce più alta: "Tu avresti fatto lo stesso".
Non ne aveva la più pallida idea, certo si era catapultato al Ministero per
l'Ordine, ma c'era anche Harry laggiù, con Hermione, Ronald, Ginevra e gli
altri.
"Tu come lo sai? Ne avevi la certezza assoluta?"
Fece una piccola pausa, poi riprese deciso "Devo essere onesto con te, non
so se l'avrei fatto. Sicuramente avrei cercato una soluzione, ma me la sarei
vista con qualcuno! Insomma, potevi parlarne con Silente, a questo punto, no?
E' una grossa responsabilità presa da soli. Troppo pesante per una persona
sola."
"Io veramente..."
"Non lo dire neanche. Silente ti ha lasciato fare una cosa del genere?!".
Toccò a lei sentire il tremore della sua stretta attorno al polso, così cercò
di sedersi per tenergli testa, ma era tutta finta spavalderia.
"N-no! No! Io non... Lui... Io gli ho mentito"
"Gli hai mentito?!"
"Si, gli ho mentito! Gli ho mentito, Sirius! Ce lo vedi Albus Silente, bilancia in mano e cuore nell'altra, a dirmi
<< e ora Emilia sacrificati per il bene supremo, stupido pezzo di carne!
>> ? Scordatelo! Non mi avrebbe mai permesso di cercare nella biblioteca
di Hogwarts, altrimenti! Ho dovuto glissare su alcuni dettagli"
"Come il fatto che saresti potuta morire, e io con te?!"
"Cos'è, colpa mia adesso? CHI è il padrino di Harry Potter, il ragazzo che
è sopravvissuto? CHI si è lanciato a capofitto nel cuore dell'azione,
rischiando la morte, convinto di cavarsela, e mettendo in atto quella
STRAMALEDETTA PROFEZIA?! Dimmelo, Sirius! Erano settimane che avevo tutto
preparato! E io che non mi sono neanche posta il problema di avere paura! Ho
preso quella orrenda pozioni tutti i giorni... e tu mi ringrazi così? Dio, meno
male che non ti devo più niente!"
Era
rossa in volto, accaldata per la rabbia. Gli occhi luccicavano pericolosamente.
Era furibonda.
"E di grazia, cosa sei andata a raccontare a
quella stupida mummia barbuta?!"
Era
pazzamente felice di potersela prendere con qualcun altro, almeno non sentiva
più i sensi di colpa. E poi Silente aveva sempre avuto quel suo strano lato
oscuro, lui l'aveva sentito subito! Sirius si era seduto nuovamente di fronte
ad Averill, proprio come la sera prima. Aspettava che lei continuasse con aria
folle.
"Che avevo scoperto una profezia su tua cugina.
Gli ho detto di aver scoperto che un giorno al Ministero avrebbe fatto fuori
qualcuno, se non l'avessi fermata. Mi ha guardata, trapassata da parte a parte,
e mi ha chiesto se << ero sicura di non correre alcun rischio >> e
se << fosse davvero necessaria la mia partecipazione >>. Voleva
chiedere aiuto a Severus, perfino Minerva, io gli ho
detto chiaramente che era una cosa che gli altri non potevano sapere. E lui mi
ha creduto"
"Ma guarda, e tu avresti preso per i fondelli uno dei più potenti legilimens del mondo magico...? Stai mentendo, è
evidente"
"No, Sirius, che non lo sto facendo! Lui si è semplicemente fidato di me.
Dopotutto gli avevo fatto capire che era di vitale importanza che non lo
sapessero gli altri dell'Ordine. Sai, le profezie sono roba delicata. Basta un
soffio..."
"Accorcia!" ringhiò lui, ancora incredulo per tutta la faccenda.
"Cos'altro c'è da aggiungere? Ho sentito una profezia sulla tua morte. Era
previsto che tu morissi. Se volevo cambiare il corso delle vicende era ovvio
che dovessi pagare cara l'intrusione." disse con tono pratico "Ed è
quello che sto facendo, Black. Non lo vedi? Sono ancora VIVA" annunciò
inviperita, con gesto teatrale.
Sirius si alzò di scatto e urtò il tavolino, facendo
cadere il calderone con un clangore metallico degno di un gong.
"Perdiana"
"E adesso cosa c'è?" si allarmò lei.
"L'incantesimo" annaspò Sirius "Era... era come quello di...
quello di Lily... per Harry".
La strega si voltò rapida a quelle parole; sapeva che prima o dopo ci avrebbe
visto chiaro, eppure non voleva. Era troppo presto, e lei non era pronta per
affrontarlo. Era troppo debole.
"Ma certo, tutto torna. Io... credevo che Riddle
l'avesse torturata..."
La
guardò stranito, incerto dei pensieri e dei suoi passi.
"Invece se l'era fatto da sola. Come te"
"È andata così... più o meno" aggiunse poi, preoccupata della sua
reazione.
Ora
Averill sentiva il sangue ribollire dentro, le ferite pulsavano senza sosta.
Era stanca, ma così intensamente presa dal momento che non ci fece quasi caso.
"È
un incantesimo di Protezione." biascicò Sirius, per poi andarle incontro e
sollevarla per le spalle.
"Tra una madre e un figlio. Da madre a figlio, capisci? Averill, dove
diavolo hai trovato quel genere di sentimenti per me in quel tuo dannato
cervello mangiato dai vermicoli?!" disse scuotendola come un sonaglio.
"Tu mi piacevi, a scuola..." disse lei con una vocina insignificante,
mentre gli occhi le si erano offuscati per la tensione.
È
così che si combatte, Averill? Sei una stupida. Una povera scema. Continua pure
a piangerti addosso, di questo passo ti scaverai una tomba da sola!
La
sua mente non la smetteva di vomitare insulti. Sentì ogni speranza volarsene
via e le membra svuotate da ogni forza già di per sé carente per le ferite che
la martoriavano.
"Sei pazza, definitivamente da ricoverare"
riuscì a dire Sirius, senza toglierle le mani dalle spalle.
Aveva
paura, nel contempo, che lei cadesse come una pera troppo matura, per poi spappolarsi
a terra. Ci era andato giù un po' pesante, con le parole, ma era esterrefatto.
Adesso la guardava, come se le sorprese dovessero per forza essere finite. Lei
non poteva amarlo fino a quel punto.
Sentì un brivido salirgli al petto per l'assurdità del pensiero malamente
formulato. Forse era pazza davvero. Ma non controllano i loro Auror al Ministero? Branco di imbecilli senza arte ne
parte! E Silente, quella vecchia volpe, non si era accorto di aver riposto
fiducia in una donna malata? Le sue riflessioni parevano lampeggiare come neon
da pub di un sobborgo babbano nel bel mezzo della sua
fronte. Averill le vedeva perfettamente, le accecavano gli occhi, ma non
riusciva a smettere di fissarle. Ecco, è finita. Mi rinchiudono al San Mungo,
magari mi sbattono pure ad Azkaban per tentato rapimento. Perchè
lui ovviamente non resterà. La lascerà libera di dissanguarsi e morire nel
mezzo del bosco, per farne ritrovare i resti vent'anni dopo, oppure la farà
sbattere in una cella - medica o legale, non faceva differenza per lei- nel
giro di ventiquattr'ore?
Le folli elucubrazioni di entrambi si arrestarono al suono distante di un
campanello. Si guardarono, rendendosi conto di quanto erano andati lontano con
la fantasia. E lui, improvvisamente all'erta, si diresse verso l'entrata con la
bacchetta della strega stretta in pugno. Sprizzava scintille multicolori, a
testimonianza del suo non proprio breve momento di squilibrio mentale.
"Non posso crederci... e ora cosa ci fai TU qui,
Mocciosus?" ragliò esasperato, indeciso se
chiudergli la porta in faccia o lasciarlo entrare, dopotutto, la situazione gli
era sfuggita di mano da qualche giorno e aveva l'impressione di vivere uno
strano e terribile incubo.
Non avevano sentito, presi com'erano, il rumore familiare, così consueto, di
una persona che si materializzava nelle vicinanze. Per un corto istante Severus Piton parve spiazzato.
Poi ebbe di nuovo la meglio sulla propria espressività. Era un uomo di
corporatura asciutta e longilinea, nonostante la schiena fosse leggermente
incurvata; i capelli color carbone ricadevano lungo un viso ovale dalla pelle
olivastra e dall'espressione poco amichevole. Era un eufemismo. Sembrava la
caricatura involtolata nella carne di un tetro fantasma in bianco e nero.
"La domanda giusta è cosa ci fai tu qui, Black.
Emilia, esigo delle spiegazioni!" cercava di mantenere un tono neutrale
mentre gli occhi saettavano da Black al divanetto su cui era sdraita la donna, fasciata come una mummia egiziana.
Spinse
Black contro al muro con un braccio e lo ignorò deliberatamente mentre
raggiungeva Averill con passo spedito. I due si squadrarono, imbarazzata e
allucinato, finché Severus parlò. Nel mentre, faceva
apparire dal nulla un flacone di una pozione scura e densa.
"Lo sapevo che eri un'indicibile idiota. Lo sapevo benissimo, ecco perchè sono tornato. Tu non me l'hai raccontata giusta e io
lo sapevo"
"Severus, non ho bisogno dei tuoi insulti. E
cosa diamine intendi fare con quella roba?!" disse, mentre lui con gesti
secchi e una precisione impeccabile puliva le bende e le imbibiva con quella
strana pozione color sangue.
Sirius
guardava ormai la scena come uno spettatore, incapace di prenderne parte.
"Ecco fatto. No, non ringraziarmi, pazza di una
strega!"
Da
dove arrivava quell'uomo dal tono di voce preoccupato, assolutamente troppo per
essere quello che lui conosceva? Sirius non aveva mai visto il mago comportarsi
da amico con nessuno se non con Lily. La cosa non era poi durata molto, per via
delle dubbie frequentazioni di Piton. Non l'aveva mai
sentito sputare più di due parole.
"Se sei qui per conto di Silente, sappi che io
non ho nessun bisogno di-"
"Ma certo che sono qui per conto di Silente!" si affrettò ad annusare
il calderone che era caduto per terra poco prima "Black, scemo d'un cane.
Per quale motivo hai pensato di poterle dare della pozione Soporifera?! Sei
forse un medimago? Li conosci gli effetti
collaterali? Quanto a te, adesso ti porto a Hogwarts. Se sarai fortunata
Silente non ti prenderà a scarpate e accetterà di aiutarti. Proprio una bella
coppia di idioti"
La
strega sembrava aver preso fuoco di rabbia; gli lanciò uno sguardo assiderante,
mentre le mani le si artigliavano inconsciamente ai braccioli della poltrona.
"Ma come ti permetti? Piombi in casa mia e
cominci a dettar legge? Torna immediatamente da dove sei venuto. Fuori di qui! Ma
chi ti credi di essere? Nel caso in cui ti fosse sfuggito, ho tutto sotto
controllo e non so che farmene della tua arroganza! Credi che io sia ancora qui
grazie a te? Scordatelo, razza di acromantula
degenerata! Anzi, prima di andartene fammi un piacere, prenditi Black e
levatevi di torno entrambi. Mi state facendo scoppiare il cervello. Ma pensa un
po'..."
"Piton, tu sai come ha fatto a ridursi in quello
stato?" sussurrò Sirius, parlando per la prima volta.
“Nella tua lacunosa e dubbia conoscenza di come funzionino le cose a questo
mondo, mi sembra ti sia sfuggito il dettaglio non proprio insignificante che io
sono appena arrivato e che non posso avere in mano più informazioni di te.
Anche se naturalmente, se me ne facessi parte, forse potrei illuminarti” disse
con tono decisamente astioso.
"È un incantesimo"
"Come dici?" Piton si voltò di scatto
"Non ascoltarlo, è tocco e tu lo sai" rimbeccò Averill,
improvvisamente in ansia.
"Se ce n'è una qui con un grave caso di disequilibrio psicofisico sei
tu" disse, per poi rivolgersi al mago "ascoltami, tu. Quando James e
Lily sono morti"
"Chiudi quella bocca, finiscila di parlare a vanvera." ribatté Piton, innervosito
"PERDIANA, VUOI ASCOLTARMI?! QUESTA DONNA CHE HAI DAVANTI, MUMMIFICATA
DALLA TESTA AI PIEDI, MI HA SALVATO LA VITA USANDO LO STESSO INCANTESIMO DI
LILY NELLA NOTTE IN CUI TU-SAI-CHI GLI HA FATTO QUELLA FAMOSA VISITA DI
CORTESIA. ED È ANCORA VIVA." Lo gridò e sentì la voce incrinarsi,
finalmente poteva vuotare il sacco. Era sicuro di aver perso il senno a forza
di stare a stretto contatto con quell'altra.
"L'hai vista anche tu, quella notte, lo so, lo sanno anche i muri, Piton"
"Non è possibile"
"Ci risiamo..." Sirius roteò gli occhi con fare indisponente, ma Piton era impassibile.
"Io so cosa ha fatto Evans quella notte, ed è impossibile che questa qui
l'abbia fatto per salvare te".
"Severus" Si erano quasi dimenticati di
lei, quando la flebile voce raggiunse le loro auricole.
"Non mi sento affatto bene" disse, più piano, improvvisamente bianca
come un cencio.
"Lo so. Adesso andiamo. Tu cosa intendi fare?" ammiccò verso Sirius
"Resti qui al sicuro, a grattarti le croste, tanto per cambiare?"
"Non ti permettere Mocciosus." ringhiò di
rimando "Tu occupati di lei, io vado a recuperare il libro che ha usato,
l'ho trovato ieri. È pieno di appunti. Ovviamente per rendere le cose più
facili ha modificato tutto quello che c'era scritto, non ha saltato nemmeno una
riga! Comunque la cosa migliore sarebbe portarla al San Mungo e farla
internare. È fuori dalla grazia di Dio" e così dicendo si rimise il
mantello sulle spalle e corse a prendere il libro.
Un terribile "crac" fece tremare i vetri
della casa, e un'orrenda imprecazione gli uscì dalla bocca. Quel mentecatto se
n'era andato senza aspettarlo e aveva portato con se Averill. Si trattenne
dallo sfogarsi contro il muro. Come diamine sarebbe andato a Hogwarts senza
potersi materializzare? La risposta gli venne incontro in un'accecante scia
luminosa. Una... non ne era sicuro, sembrava... si, era proprio...
Una cerva argentea scalpitò nella sua direzione, e la voce tanto odiata di Piton rimbombò per la casa, sconquassandogli l'anima,
aiutata da ogni muro che lo circondava.
"Nel caso in cui il tuo acume non fosse
all'altezza della situazione già di per se abbastanza problematica senza
aggiungervi gli aggravanti di cui saresti perfettamente capace, sappi che non
tornerò indietro per materializzarmi con te" il disprezzo nel tono di voce
era ridondante "In un cassetto della credenza di fronte al camino c'è un
vaso in ceramica con su scritto << metropolvere
>>. Spero di essere stato abbastanza chiaro. In caso contrario, a mai più
rivederci" e la bestia maestosa scomparve lasciando il mago frastornato.
Sirius era preoccupato. Il libro vecchio di qualche secolo gravava sul torace
con il peso di tutti i suoi anni. Avrebbe rivisto Harry? Non che non ne fosse
capace, ma non se la sentiva di inventare una storia; non voleva mentire.
Eppure non sapeva come avrebbe potuto giustificare la sua assenza, per non
parlare del suo ritorno dal regno dei morti. Avrebbe dovuto dargli spiegazioni,
e non riusciva a darle nemmeno a se stesso. Prese una manciata di metropolvere dal vasetto che gli aveva indicato la cerva, e
varcando le alte fiamme color smeraldo del caminetto, esclamò "da
Silente!".
*°*
Nel mentre, Severus Piton
era arrivato, con la donna infagottata fra le braccia, direttamente nei
sotterranei. Era il posto in cui lui insegnava, lavorava e dormiva, essendo
responsabile della casa di Serpeverde. Il posto rispecchiava il carattere
dell'uomo. Chiuso, indisponente, antipatico, freddo, oscuro. Proprio come
l'avrebbe descritto Sirius se in quel momento fosse stato presente. Lasciò che
Averill si sistemasse su una poltrona verde bottiglia del suo ufficio, di molto
più larga del suo corpo pallido, esangue. Le diede una rapida occhiata per
accertarsi che non fosse sul punto di svenire, ma la trovò con gli occhi
aperti, anzi sgranati. Si guardava attorno come persa nei ricordi.
Il mago si affrettò a raggiungere la porta, "Non ti muovere e non toccare
niente. Torno fra poco" e se ne andò senza darle spiegazioni, la veste
scura che si agitava al ritmo dei suoi passi. La strega sentiva il cuore
stretto in una morsa micidiale. Portò una mano al petto, stupidamente, per
liberarlo. Non ne uscirò viva e senza ferite, ma questo lo sapevo già. Forza,
Averill. La porta si spalancò, e Silente arrivò assieme a Black. L'uno era
imponente nei suoi abiti setosi e celesti, l'altro era una figura magra e
scura, terribilmente in contrasto. I capelli ricci di Sirius spuntavano in
tutte le direzioni; quelli di Silente, chiari e luminosi, scivolavano sulle sue
spalle, seguendo tutti, come ammaliati, la medesima cadenza. Averill alzò il
volto per gustarsi la scena.
"E Severus?"
"Temo di non averlo incrociato, in compenso ho trovato Sirius Black nel
mio camino, eppure ero sicuro che fosse morto"
"Le ha... le ha già raccontato tutto?" cominciò lei, mentre il mago
le prendeva il polso tra le mani con gentilezza.
"Non saprei. Cosa mi dici, Sirius?"
E Sirius raccontò quello che gli era successo negli ultimi due giorni,
omettendo alcuni fastidiosi dettagli. Silente nel frattempo sfiorava
delicatamente le incisioni a livello dell'avanbraccio, mormorando parole il cui
significato non arrivava ad orecchio alcuno, se non il suo. Prese un'aria
grave.
"Non dia ascolto a un randagio pluripregiudicato.
Quello che dice non ha assolutamente senso".
Severus Piton era di ritorno, con
un calderone e numerosi attrezzi sconosciuti che gli levitavano dietro come
pulcini dietro un'anatra, rapida, sul pelo dell'acqua.
"La questione è grave, Severus, e non si devono
escludere a priori certe informazioni. Potrebbero rivelarsi particolarmente
utili. In ogni caso, ti chiedo di mettere il tuo astio per quest'uomo in fondo
alle tue tasche per le prossime ore. Vale anche per te, Sirius. Ne va della
vita di qualcuno"
"Qualcuno di folle"
"Qualcuno di sconsiderato"
Le voci di Sirius e Severus si levarono
contemporaneamente, producendo quello che Averill avrebbe definito, in una
situazione più consona, un'inutile interferenza cacofonica.
"Adesso vorrei la tua versione dei fatti, mia cara. Senza omissioni, per
favore" e Sirius sentì l'occhiata in tralice del vecchio preside
tartassarlo di interrogativi.
"Professore, sarò breve perchè in questo momento
le forze mi mancano. Come già detto settimane fa, ho origliato una profezia che
riguardava Bellatrix Lestrange
e un membro dell'Ordine, che in seguito ad alcune informazioni si rivelò essere
Black. Come lei ben sa, ho preso in prestito dei libri dalla biblioteca della
scuola. Sono andata nella sezione proibita agli studenti, avevo bisogno di
qualcosa di potente per proteggerlo. Sapevo che le mie conoscenze non erano
sufficienti. Mi sono imbattuta, leggendo, in una formula che prometteva di
salvare una persona in procinto di morire, mediante la presa giornaliera di una
pozione per un certo numero di giorni, e-"
"Ecco il libro in questione, signore" Sirius fece un passo avanti e
lo porse al mago che l'aprì immediatamente alla pagina giusta.
"Mmh" Silente divenne scuro in volto.
"Non per insultare la sua intelligenza, ma preside, lei sa che questo
sortilegio permette di salvare una persona condannata a morire solo sotto certe
condizioni" ora Piton, con il mento sollevato in
un'espressione indecifrabile, aveva teso una mano verso il libro; voleva
vederlo anche lui.
"Lasciala continuare" sibilò Sirius, precedendo la risposta di
Silente "Se tu non sei abbastanza intelligente da renderti conto della
situazione, finisce che lei muore sul serio e sarà in parte colpa tua. Un gran
bel peccato, se non per il piacere che finiresti ad Azkaban..."
"Adesso basta, o mi vedrete costretto a escludervi da questa faccenda. Emilia?"
"La pozione, dicevo. Ma non bastava, dovevo anche essere presente in quel
momento, ecco perchè ho chiesto il permesso al capo
dell'Ufficio Auror di andare a
"perlustrare" il piano dell'Ufficio Misteri. Era citato nella
profezia che dovesse succedere proprio nel cuore del Ministero. Per motivi che
non sto a spiegare..."
"Hai usato della felix felicis
quel giorno?" disse Silente, senza lasciar intendere da dove avesse preso
quell'informazione.
"Io... no..."
"HAI USATO DELLA FELIX FELICIS?" latrò Sirius, spiazzato.
"Forse mi hai frainteso... io parlo del giorno in cui Sirius sarebbe
dovuto morire per mano di Bellatrix" disse
Silente.
Sirius e Severus si guardarono accigliati,
improvvisamente le loro discussioni in cagnesco appartenevano a un tempo
remoto.
"Si, signore. Nel dubbio, pensavo che avrebbe
potuto aiutare..."
"E NON TI E' VENUTO IN MENTE CHE POTEVA INTERFERIRE CON L'ALTRA POZIONE E
UCCIDERTI?" sbraitò Piton, furioso come nessuno
l'aveva mai visto.
"Io... non volevo rischiare invano. Professore, lei sa perchè
l'ho fatto. Non mi chieda oltre. Ero consapevole dei rischi. Non è affatto
colpa sua, se non si è fidato di me"
"Purtroppo temo che in parte sia il caso di dire che è anche colpa mia.
Certo non mi attribuisco i risultati, che essi siano meriti, come l'aver
salvato la vita di un uomo, o ferite magiche inguaribili come la tua, eppure avrei
dovuto perlomeno spiare nella tua mente, per sicurezza. Ma non l'ho voluto
fare."
Lei abbassò la testa, non voleva guardarlo in faccia. Era mortificata.
"Professore... come può dire che sono inguaribili, dia un'occhiata al
libro... sono sicuro che con un po' di tempo a disposizione..." cominciò Severus, d'un tratto concentrato.
I suoi occhi scuri erano stretti, le pupille
saettavano sulle pagine del libro aperto che il preside teneva ancora in mano,
come una statua in carne ed ossa.
"Lei non ha molto tempo a disposizione. Vedete,
le sue piaghe non cicatrizzano. Forse dovremmo tentare qualcosa per accelerare questo
aspetto della guarigione. Eppure qualcosa mi dice che non funzionerà"
"Il libro dice chiaramente che lei doveva morire al posto dell'altra
persona" s'intromise Sirius, con voce incerta "Lei non è morta. Ergo,
si deduce che qualcosa non è andato come doveva. Lei pensa che vivrà con delle
piaghe aperte per tutta la vita?"
"Siamo sinceri, Sirius!" disse Silente, con una punta di nervosismo
nella voce che sicuramente non voleva lasciar trasparire "Io non le auguro
niente di simile, ma credi davvero che sopravviverà
in questo modo? Io credo di no. Io credo che abbia appena firmato la propria
condanna a morte".
Averill
rimase di ghiaccio a quelle parole. Averill,
"un-ingegno-smisurato-per-il-mago-è-dono-grato", aveva creduto che in
un modo o nell'altro, dato che era ancora viva, se la sarebbe cavata. Averill
era poco più, in quel momento, di una bambina spaventata. Si era di nuovo spinta
oltre le proprie capacità. E questa volta, Sirius non l'avrebbe protetta,
neanche per sbaglio, neanche... volendo.
"Signor preside, ha visto le scritte attorno
alla ricetta? L'ha interamente modificata. Sono sicuro che lei ha potenziato la
protezione su sé stessa in questo modo, guardi. Secondo me potremmo partire da
qui." disse Piton, come deciso a non tener conto
di una singola parola appena pronunciata dal suo interlocutore.
Nessuno
osava più parlare. Averill era rannicchiata come un mucchio di polvere in uno
scopino. Sirius si passava continuamente la mano fra i capelli, passando per il
viso e stravolgendosi le pieghe d'espressione, in un insieme di sconclusionati
comportamenti nervosi.
Era un repertorio infinito, in confronto a Severus.
Lui era immobile, come se nulla l'avesse toccato, eppure se possibile era più
preoccupato di lui. Non voleva darlo a vedere, e si mordeva la lingua per non
parlare. Il preside e il professore di pozioni si sedettero di fianco senza più
proferire parola, leggendo interamente le pagine aperte sul manoscritto. Sirius
si avvicinò alla strega nel frattempo, come se improvvisamente si fosse sentito
colpevole. Si sedette nella poltrona accanto a lei e le chiese di porgergli un
braccio, così da poter riguardare sotto le bende.
"Avete notato che sembrano dei graffi?"
disse, mentre allontanava di scatto le dita dal polso ferito alla vista della
smorfia di dolore di Averill.
"Si, ma non si capisce... come la cosa sia collegata al sortilegio"
rispose Piton, in tono neutrale, ancora occupato a
leggere.
Silente
si alzò all'improvviso in uno svolazzo di vesti e si diresse verso Sirius.
"Hai riportato una cicatrice, non è così? Dovrei
chiederti di mostrarmela" Sirius si allontanò dalla poltrona senza
rispondergli, si avvicinò alla sorgente di luce -qualche candela galleggiante a
mezz'aria e un paio di timide lampade ad olio sulla scrivania di Piton- e comincìo confusamente a
svestirsi.
Avvampò
come un ragazzino quando sentì gli sguardi di tutti i presenti puntati sul suo
petto.
"Non ci sono dubbi, ora, Severus.
Guarda. È identica a quella del giovane Potter" constatò Silente, nello
stupore generale.
Perfino Averill si raddrizzò seduta nell'enorme
poltrona, e strabuzzò gli occhi per vederlo; non ci riuscì, e ricadde
pesantemente supina.
La ferita sottile che gli altri stavano osservando era già in fase di
cicatrizzazione, al contrario delle piaghe di Averill. Era liscia, con i
contorni leggermente arrossati, si insinuava fra i pettorali dell'uomo in
contrasto con la sua pelle chiara. Silente vi passò una mano sopra senza
toccarla e parve studiarla scrupolosamente. Piton,
interdetto, non si era alzato subito, ma ecco che ora prendeva Sirius per le
spalle e avvicinava il naso alla famosa cicatrice.
"Non... può essere" esclamò sgomento.
"Averill" disse poi "l'hai fatto davvero".
"Severus..."
"Io ti avevo detto di lasciar perdere i libri di magia oscura e di
concentrarti su incantesimi di protezioni comuni. Ti avevo detto che l'avrei
fatto io! Che avrei impedito a Bellatrix di andare al
ministero... Io... Ti avevo anche chiesto di dirmi chi fosse la persona che
rischiava di essere uccisa. Ti sei esposta per niente. Guarda cos'hai fatto... Potevamo
vedercela insieme! Per quale motivo non mi hai detto subito che era lui?"
"Che cosa cambia, Severus? Lui o un altro?! Per
me niente"
"Non mentirmi!"
"Non mi avresti mai aiutata per salvare Sirius!"
"Avrei potuto fare qualcosa. E tu non avresti fatto le cose in questo
modo".
Era una voce affranta che rimbombava nello spazio angusto della stanza nei
sotterranei. Sirius si stava ancora abbottonando la camicia quando Silente
prese la parola.
"Credo di sapere cosa fare, ma ho bisogno di
tempo, come dicevi poco fa, Severus. Vorrei che tu
preparassi il più potente distillato di Morte Vivente che sia mai riuscito a
fare. Dobbiamo metterla a riposo e credo che sia la via più efficace. Stavo
anche pensando a farle una Polisucco per trasformarla
in una persona di corporatura più robusta, in modo da minimizzare gli effetti a
lungo termine. Quanto a te Sirius, voglio che torni a nasconderti e che non
metti più piede a Hogwarts, è troppo pericoloso. Questo era un caso di urgente
pericolo e sono contento tu sia venuto, te ne ringrazio. Il quadro della
situazione, ora, non potrebbe essere più completo. Non contattare Harry, non
parlare a nessuno di questa faccenda. Ogni giorno Severus
ti manderà un gufo per informarti in caso di cambiamenti"
"Non potrei...?" stava per cominciare Sirius, che non aveva nessuna
voglia di obbedire a tutte quelle raccomandazioni strampalate.
"No, e debbo chiederti di promettere che non farai nulla di sconsiderato
una volta raggiunta la tua casa a Grimmauld Place"
"Cosa intende per sconsiderato?"
"Cose di cui saresti perfettamente capace, in questo genere di
situazioni" e abbassò la testa, guardandolo sopra gli occhiali a
mezzaluna.
"D'accordo, io... d'accordo. Arrivederci allora" aggiunse
sommessamente, per nulla elettrizzato dalla prospettiva che gli si stava
materializzando dinanzi.
"Professor Silente, Averill..." fece un cenno di saluto, e lanciò uno
sguardo a Piton che non aveva smesso di guardarlo
come se fosse un barattolo in vetro con una testa mozza all'interno conservata
nella formalina "Hai tutti gli interessi a mandarmi quell'accidente di
gufo. Sai che verrò a prenderlo, se non me lo mandi tu"
"Era proprio di questo che parlavo, Sirius!" lo rimproverò Silente, e
posando una mano sulla sua spalla lo accompagnò alla porta.
Pochi istanti dopo, il venerando mago stava già
chiamando Madama Chips, l'infermiera della scuola, per comunicarle in gran
segreto tutta la faccenda. Mentre la donna si occupava di esaminare lo stato di
salute generale della strega, gli altri due maghi preparavano gli ingredienti
per le due pozioni che avevano deciso di fare.
*°*
Tutto era già pronto sul tavolo, aspettavano solo il
verdetto di Madama Chips, il via libera per agire.
"Non ho mai visto nulla di simile, Preside. In
ogni caso potete darle senza paura la pozione Polisucco,
credo che non possa succedere niente. Le piaghe non crescerrano
oltremisura, ecco puo' darsi che crescano
proporzionalmente al suo corpo, ma questo non lo sapremo senza provare; quanto
al Distillato di Morte Vivente, non ci saranno complicazioni né interferenze
con l'altra pozione; ma immagino che lo sappia già, vero professor Piton?" e gli rivolse un cenno al quale lui rispose
bruscamente.
"Ti ringrazio. Posso contare su di te, allora, Poppy?
Ti occuperai di lei? Faremo dei cambi, ognuno la seguirà per due ore in
successione in modo da evitare di prendere dei rischi. Poppy,
nessunaparola, a nessuno"
"Per chi mi ha presa, Preside?" disse
indignata, mentre il viso le si chiazzava di rosa per la stizza.
Piton si mise all'opera, la giornata
sarebbe stata lunga. Era lui il primo in lista a tenere la strega sotto
controllo, per cui dopo qualche minuto si ritrovò solo con lei. Si era limitata
a mugugnare dei ringraziamenti tutto il tempo fin quando Albus
Silente non se n'era andato. E ora silenzio. L'aria era fredda e umida, il
fuoco non bastava a scaldarla; su di esso, due calderoni colmi borbottavano
vapori colorati. Il rumore di un pestello scandiva il tempo e null'altro l'accompagnava,
se non qualche sospiro, ogni tanto, come a ricordare che Severus
non era lì da solo.
"Tu lo ami?" chiese a bruciapelo, senza
alzare lo sguardo dalla polvere di erbe magiche che stava pesando. Un fremito
sulle labbra.
"CHE COSA?!" sussultò lei.
Lui prese un piccolo cucchiaio d'oro dalla forma
tondeggiante, e di nuovo, con l'aria concentrata, ribadì "Tu ami
Black?" Il disprezzo le trapassò il petto e arrivò fino al cuore come una
freccia fatta d'aria. Non rispose subito.
"Pensavo che non t'importasse più niente di lui.
Credevo che l'avessi dimenticato, con il lavoro e tutto il resto. Invece no. Sei
una sciocca"
"Pensa per te, Piton" ribatté lei, ora
glaciale. Lui si decise ad alzare brevemente lo sguardo, incontrando il suo.
"Non mi sembra che tu sia in posizione di potermi giudicare" disse
poi lei, con la voce che le tremava in gola.
"Io non ti sto giudicando. Era una constatazione. Sapevo di non poter
cambiare niente, neanche parlandone. Eppure lo speravo, chissà perchè" disse poi, mentre la bocca prendeva una strana
piega, stretta e obliqua.
Sperava di riuscire a convincerla ad aprirsi con lo
sguardo, lui, proprio quello a cui nessuno aveva mai visto aprirsi le porte del
cuore. Invece non ci riuscì, e si limitò a rigirare la pozione con un gran
sospiro. Averill era ostinata, non voleva che le leggesse tutta la verità negli
occhi. Era sua, intima e dolorosa. Si
faceva già abbastanza pena da sola. Aveva buttato all'aria la sua vita e la sua
carriera per un uomo. L'uomo in questione non sapeva nemmeno chi fosse. A malapena
si ricordava di lei quando era una ragazzina. Arrossì al ricordo delle parole
di quella mattina che quello stesso uomo le aveva detto. Ora non provava altro
che rimorso e vergogna, per gli atti mancati, per quelli intrapresi e poi
rimpianti, e piangeva, sola, trascinandosi definitivamente in un silenzio di
tomba.