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Autore: ChocoCat    21/06/2013    2 recensioni
*in fase di aggiornamento per cambiamenti nella trama*
E se qualcuno avesse sottratto Sirius alla morte quel giorno della battaglia nell'ufficio misteri?
Estratto dall'ultimo capitolo:
...Era perché le stava accanto giorno e notte, che pensava tanto a lei. Era perché il destino di Averill era più nero del suo, che si dannava tanto vedendola piangere. Era perché se ne occupava come di una bambina, che aveva cominciato a preoccuparsi naturalmente per lei.
Il fuoco si stava spegnendo, così fece un gesto per cercare la bacchetta, ma non la trovò. Una macchia nera d’angoscia dilagò nel suo petto, cogliendolo del tutto impreparato.
“Averill!”
“AVERILL!”
Si alzò di corsa, scivolando e aggrappandosi alla poltrona, e in un attimo batteva i pugni sulla porta sigillata del bagno, senza ricevere risposta; era esattamente quello che si sarebbe dovuto aspettare...
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Sirius aveva sentito il polso della strega accelerare fra le sue dita. Che senso aveva quel gran minestrone di informazioni frescamente ottenuto? Non si sentiva sollevato, anzi. Averill lo aveva salvato correndo deliberatamente il pericolo di morire. Era disposta a morire per me. Una gran smorfia che assomigliava un po' a un sorriso amaro mangiava il suo bel viso. Lui avrebbe fatto lo stesso per lei, per una perfetta sconosciuta? Certo, lei aveva passato molto tempo con lui – con i Malandrini – senza metterlo al corrente, lui non sapeva niente o quasi di lei, e quindi era diverso. Ma lo era poi tanto? Si scoprì intento a guardarla negli occhi da un po' di tempo; cosa nascondeva, dietro quei lineamenti decisi, quelle pieghe agli angoli della bocca? E dietro alle sopracciglia strette e corrucciate, come le ali poderose di un gabbiano che risale dal mare in tempo di bufera? Cosa stava cercando di dirgli, con quello sguardo? Non riusciva a sostenerlo, era carico di emozioni, e dopo aver deglutito sonoramente cercò di sostituire il suo con le parole.

“Perché, fra tutte le cose che avresti potuto fare, hai deciso di tentare quell’incantesimo? Guarda come sei messa adesso. Avresti potuto fare qualcos'altro, se anche l'avessi ritenuto necessario - e non ho ancora capito appieno il perchè. Hai avuto a disposizione settimane, per tutti i Gargoyle! Cosa ti ha detto il cervello? Non avevi paura?”

 

Ammutolì per il suono delle sue stesse parole: sentì improvvisamente un’emozione nuova serrargli la gola, e inghiottì a vuoto. Non si stava sentendo in colpa, vero?

"Un giorno, senza saperlo, tu mi hai salvato la vita".
"Non è vero"
"Si che lo è. Lupin mi aveva vista e tu l'hai prontamente distratto"
"Non ci credo..." era scoppiato in una risatina isterica.
"Non era fatto apposta e tu lo sai. Non che io non ti sia riconoscente, lo sono è ovvio, non sarei qui se tu non l'avessi fatto ma... insomma, non capisco" sentiva le labbra incapaci della loro solita eloquenza, e attese un attimo, nella speranza di riacquisirla "aspetta, quindi tu mi stai dicendo che mi hai trascinato qui per non so quale debito mai riconosciuto? Non esiste!"


La strega parve vergognarsi, aveva preso uno strano colorito in volto, ma riprese a voce più alta: "Tu avresti fatto lo stesso".
Non ne aveva la più pallida idea, certo si era catapultato al Ministero per l'Ordine, ma c'era anche Harry laggiù, con Hermione, Ronald, Ginevra e gli altri.

"Tu come lo sai? Ne avevi la certezza assoluta?" Fece una piccola pausa, poi riprese deciso "Devo essere onesto con te, non so se l'avrei fatto. Sicuramente avrei cercato una soluzione, ma me la sarei vista con qualcuno! Insomma, potevi parlarne con Silente, a questo punto, no? E' una grossa responsabilità presa da soli. Troppo pesante per una persona sola."
"Io veramente..."
"Non lo dire neanche. Silente ti ha lasciato fare una cosa del genere?!".
Toccò a lei sentire il tremore della sua stretta attorno al polso, così cercò di sedersi per tenergli testa, ma era tutta finta spavalderia.
"N-no! No! Io non... Lui... Io gli ho mentito"
"Gli hai mentito?!"
"Si, gli ho mentito! Gli ho mentito, Sirius! Ce lo vedi Albus Silente, bilancia in mano e cuore nell'altra, a dirmi << e ora Emilia sacrificati per il bene supremo, stupido pezzo di carne! >> ? Scordatelo! Non mi avrebbe mai permesso di cercare nella biblioteca di Hogwarts, altrimenti! Ho dovuto glissare su alcuni dettagli"
"Come il fatto che saresti potuta morire, e io con te?!"
"Cos'è, colpa mia adesso? CHI è il padrino di Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto? CHI si è lanciato a capofitto nel cuore dell'azione, rischiando la morte, convinto di cavarsela, e mettendo in atto quella STRAMALEDETTA PROFEZIA?! Dimmelo, Sirius! Erano settimane che avevo tutto preparato! E io che non mi sono neanche posta il problema di avere paura! Ho preso quella orrenda pozioni tutti i giorni... e tu mi ringrazi così? Dio, meno male che non ti devo più niente!"

 

Era rossa in volto, accaldata per la rabbia. Gli occhi luccicavano pericolosamente. Era furibonda.

"E di grazia, cosa sei andata a raccontare a quella stupida mummia barbuta?!"

 

Era pazzamente felice di potersela prendere con qualcun altro, almeno non sentiva più i sensi di colpa. E poi Silente aveva sempre avuto quel suo strano lato oscuro, lui l'aveva sentito subito! Sirius si era seduto nuovamente di fronte ad Averill, proprio come la sera prima. Aspettava che lei continuasse con aria folle.

"Che avevo scoperto una profezia su tua cugina. Gli ho detto di aver scoperto che un giorno al Ministero avrebbe fatto fuori qualcuno, se non l'avessi fermata. Mi ha guardata, trapassata da parte a parte, e mi ha chiesto se << ero sicura di non correre alcun rischio >> e se << fosse davvero necessaria la mia partecipazione >>. Voleva chiedere aiuto a Severus, perfino Minerva, io gli ho detto chiaramente che era una cosa che gli altri non potevano sapere. E lui mi ha creduto"
"Ma guarda, e tu avresti preso per i fondelli uno dei più potenti legilimens del mondo magico...? Stai mentendo, è evidente"
"No, Sirius, che non lo sto facendo! Lui si è semplicemente fidato di me. Dopotutto gli avevo fatto capire che era di vitale importanza che non lo sapessero gli altri dell'Ordine. Sai, le profezie sono roba delicata. Basta un soffio..."
"Accorcia!" ringhiò lui, ancora incredulo per tutta la faccenda.
"Cos'altro c'è da aggiungere? Ho sentito una profezia sulla tua morte. Era previsto che tu morissi. Se volevo cambiare il corso delle vicende era ovvio che dovessi pagare cara l'intrusione." disse con tono pratico "Ed è quello che sto facendo, Black. Non lo vedi? Sono ancora VIVA" annunciò inviperita, con gesto teatrale.


Sirius si alzò di scatto e urtò il tavolino, facendo cadere il calderone con un clangore metallico degno di un gong.


"Perdiana"
"E adesso cosa c'è?" si allarmò lei.
"L'incantesimo" annaspò Sirius "Era... era come quello di... quello di Lily... per Harry".
La strega si voltò rapida a quelle parole; sapeva che prima o dopo ci avrebbe visto chiaro, eppure non voleva. Era troppo presto, e lei non era pronta per affrontarlo. Era troppo debole.
"Ma certo, tutto torna. Io... credevo che Riddle l'avesse torturata..."

 

La guardò stranito, incerto dei pensieri e dei suoi passi.

"Invece se l'era fatto da sola. Come te"
"È andata così... più o meno" aggiunse poi, preoccupata della sua reazione.

Ora Averill sentiva il sangue ribollire dentro, le ferite pulsavano senza sosta. Era stanca, ma così intensamente presa dal momento che non ci fece quasi caso.

"È un incantesimo di Protezione." biascicò Sirius, per poi andarle incontro e sollevarla per le spalle.
"Tra una madre e un figlio. Da madre a figlio, capisci? Averill, dove diavolo hai trovato quel genere di sentimenti per me in quel tuo dannato cervello mangiato dai vermicoli?!" disse scuotendola come un sonaglio.
"Tu mi piacevi, a scuola..." disse lei con una vocina insignificante, mentre gli occhi le si erano offuscati per la tensione.

 

È così che si combatte, Averill? Sei una stupida. Una povera scema. Continua pure a piangerti addosso, di questo passo ti scaverai una tomba da sola!

La sua mente non la smetteva di vomitare insulti. Sentì ogni speranza volarsene via e le membra svuotate da ogni forza già di per sé carente per le ferite che la martoriavano.

"Sei pazza, definitivamente da ricoverare" riuscì a dire Sirius, senza toglierle le mani dalle spalle.

 

Aveva paura, nel contempo, che lei cadesse come una pera troppo matura, per poi spappolarsi a terra. Ci era andato giù un po' pesante, con le parole, ma era esterrefatto. Adesso la guardava, come se le sorprese dovessero per forza essere finite. Lei non poteva amarlo fino a quel punto.
Sentì un brivido salirgli al petto per l'assurdità del pensiero malamente formulato. Forse era pazza davvero. Ma non controllano i loro Auror al Ministero? Branco di imbecilli senza arte ne parte! E Silente, quella vecchia volpe, non si era accorto di aver riposto fiducia in una donna malata? Le sue riflessioni parevano lampeggiare come neon da pub di un sobborgo babbano nel bel mezzo della sua fronte. Averill le vedeva perfettamente, le accecavano gli occhi, ma non riusciva a smettere di fissarle. Ecco, è finita. Mi rinchiudono al San Mungo, magari mi sbattono pure ad Azkaban per tentato rapimento. Perchè lui ovviamente non resterà. La lascerà libera di dissanguarsi e morire nel mezzo del bosco, per farne ritrovare i resti vent'anni dopo, oppure la farà sbattere in una cella - medica o legale, non faceva differenza per lei- nel giro di ventiquattr'ore?
Le folli elucubrazioni di entrambi si arrestarono al suono distante di un campanello. Si guardarono, rendendosi conto di quanto erano andati lontano con la fantasia. E lui, improvvisamente all'erta, si diresse verso l'entrata con la bacchetta della strega stretta in pugno. Sprizzava scintille multicolori, a testimonianza del suo non proprio breve momento di squilibrio mentale.

"Non posso crederci... e ora cosa ci fai TU qui, Mocciosus?" ragliò esasperato, indeciso se chiudergli la porta in faccia o lasciarlo entrare, dopotutto, la situazione gli era sfuggita di mano da qualche giorno e aveva l'impressione di vivere uno strano e terribile incubo.


Non avevano sentito, presi com'erano, il rumore familiare, così consueto, di una persona che si materializzava nelle vicinanze. Per un corto istante Severus Piton parve spiazzato. Poi ebbe di nuovo la meglio sulla propria espressività. Era un uomo di corporatura asciutta e longilinea, nonostante la schiena fosse leggermente incurvata; i capelli color carbone ricadevano lungo un viso ovale dalla pelle olivastra e dall'espressione poco amichevole. Era un eufemismo. Sembrava la caricatura involtolata nella carne di un tetro fantasma in bianco e nero.

"La domanda giusta è cosa ci fai tu qui, Black. Emilia, esigo delle spiegazioni!" cercava di mantenere un tono neutrale mentre gli occhi saettavano da Black al divanetto su cui era sdraita la donna, fasciata come una mummia egiziana.

 

Spinse Black contro al muro con un braccio e lo ignorò deliberatamente mentre raggiungeva Averill con passo spedito. I due si squadrarono, imbarazzata e allucinato, finché Severus parlò. Nel mentre, faceva apparire dal nulla un flacone di una pozione scura e densa.

"Lo sapevo che eri un'indicibile idiota. Lo sapevo benissimo, ecco perchè sono tornato. Tu non me l'hai raccontata giusta e io lo sapevo"
"Severus, non ho bisogno dei tuoi insulti. E cosa diamine intendi fare con quella roba?!" disse, mentre lui con gesti secchi e una precisione impeccabile puliva le bende e le imbibiva con quella strana pozione color sangue.

Sirius guardava ormai la scena come uno spettatore, incapace di prenderne parte.

"Ecco fatto. No, non ringraziarmi, pazza di una strega!"

 

Da dove arrivava quell'uomo dal tono di voce preoccupato, assolutamente troppo per essere quello che lui conosceva? Sirius non aveva mai visto il mago comportarsi da amico con nessuno se non con Lily. La cosa non era poi durata molto, per via delle dubbie frequentazioni di Piton. Non l'aveva mai sentito sputare più di due parole.

"Se sei qui per conto di Silente, sappi che io non ho nessun bisogno di-"
"Ma certo che sono qui per conto di Silente!" si affrettò ad annusare il calderone che era caduto per terra poco prima "Black, scemo d'un cane. Per quale motivo hai pensato di poterle dare della pozione Soporifera?! Sei forse un medimago? Li conosci gli effetti collaterali? Quanto a te, adesso ti porto a Hogwarts. Se sarai fortunata Silente non ti prenderà a scarpate e accetterà di aiutarti. Proprio una bella coppia di idioti"

 

La strega sembrava aver preso fuoco di rabbia; gli lanciò uno sguardo assiderante, mentre le mani le si artigliavano inconsciamente ai braccioli della poltrona.

"Ma come ti permetti? Piombi in casa mia e cominci a dettar legge? Torna immediatamente da dove sei venuto. Fuori di qui! Ma chi ti credi di essere? Nel caso in cui ti fosse sfuggito, ho tutto sotto controllo e non so che farmene della tua arroganza! Credi che io sia ancora qui grazie a te? Scordatelo, razza di acromantula degenerata! Anzi, prima di andartene fammi un piacere, prenditi Black e levatevi di torno entrambi. Mi state facendo scoppiare il cervello. Ma pensa un po'..."
"Piton, tu sai come ha fatto a ridursi in quello stato?" sussurrò Sirius, parlando per la prima volta.
“Nella tua lacunosa e dubbia conoscenza di come funzionino le cose a questo mondo, mi sembra ti sia sfuggito il dettaglio non proprio insignificante che io sono appena arrivato e che non posso avere in mano più informazioni di te. Anche se naturalmente, se me ne facessi parte, forse potrei illuminarti” disse con tono decisamente astioso.
"È un incantesimo"
"Come dici?" Piton si voltò di scatto
"Non ascoltarlo, è tocco e tu lo sai" rimbeccò Averill, improvvisamente in ansia.
"Se ce n'è una qui con un grave caso di disequilibrio psicofisico sei tu" disse, per poi rivolgersi al mago "ascoltami, tu. Quando James e Lily sono morti"
"Chiudi quella bocca, finiscila di parlare a vanvera." ribatté Piton, innervosito
"PERDIANA, VUOI ASCOLTARMI?! QUESTA DONNA CHE HAI DAVANTI, MUMMIFICATA DALLA TESTA AI PIEDI, MI HA SALVATO LA VITA USANDO LO STESSO INCANTESIMO DI LILY NELLA NOTTE IN CUI TU-SAI-CHI GLI HA FATTO QUELLA FAMOSA VISITA DI CORTESIA. ED È ANCORA VIVA." Lo gridò e sentì la voce incrinarsi, finalmente poteva vuotare il sacco. Era sicuro di aver perso il senno a forza di stare a stretto contatto con quell'altra.
"L'hai vista anche tu, quella notte, lo so, lo sanno anche i muri, Piton"
"Non è possibile"
"Ci risiamo..." Sirius roteò gli occhi con fare indisponente, ma Piton era impassibile.
"Io so cosa ha fatto Evans quella notte, ed è impossibile che questa qui l'abbia fatto per salvare te".
"Severus" Si erano quasi dimenticati di lei, quando la flebile voce raggiunse le loro auricole.
"Non mi sento affatto bene" disse, più piano, improvvisamente bianca come un cencio.
"Lo so. Adesso andiamo. Tu cosa intendi fare?" ammiccò verso Sirius "Resti qui al sicuro, a grattarti le croste, tanto per cambiare?"
"Non ti permettere Mocciosus." ringhiò di rimando "Tu occupati di lei, io vado a recuperare il libro che ha usato, l'ho trovato ieri. È pieno di appunti. Ovviamente per rendere le cose più facili ha modificato tutto quello che c'era scritto, non ha saltato nemmeno una riga! Comunque la cosa migliore sarebbe portarla al San Mungo e farla internare. È fuori dalla grazia di Dio" e così dicendo si rimise il mantello sulle spalle e corse a prendere il libro.

 

Un terribile "crac" fece tremare i vetri della casa, e un'orrenda imprecazione gli uscì dalla bocca. Quel mentecatto se n'era andato senza aspettarlo e aveva portato con se Averill. Si trattenne dallo sfogarsi contro il muro. Come diamine sarebbe andato a Hogwarts senza potersi materializzare? La risposta gli venne incontro in un'accecante scia luminosa. Una... non ne era sicuro, sembrava... si, era proprio...
Una cerva argentea scalpitò nella sua direzione, e la voce tanto odiata di Piton rimbombò per la casa, sconquassandogli l'anima, aiutata da ogni muro che lo circondava.


"Nel caso in cui il tuo acume non fosse all'altezza della situazione già di per se abbastanza problematica senza aggiungervi gli aggravanti di cui saresti perfettamente capace, sappi che non tornerò indietro per materializzarmi con te" il disprezzo nel tono di voce era ridondante "In un cassetto della credenza di fronte al camino c'è un vaso in ceramica con su scritto << metropolvere >>. Spero di essere stato abbastanza chiaro. In caso contrario, a mai più rivederci" e la bestia maestosa scomparve lasciando il mago frastornato.


Sirius era preoccupato. Il libro vecchio di qualche secolo gravava sul torace con il peso di tutti i suoi anni. Avrebbe rivisto Harry? Non che non ne fosse capace, ma non se la sentiva di inventare una storia; non voleva mentire. Eppure non sapeva come avrebbe potuto giustificare la sua assenza, per non parlare del suo ritorno dal regno dei morti. Avrebbe dovuto dargli spiegazioni, e non riusciva a darle nemmeno a se stesso. Prese una manciata di metropolvere dal vasetto che gli aveva indicato la cerva, e varcando le alte fiamme color smeraldo del caminetto, esclamò "da Silente!".


*°*


Nel mentre, Severus Piton era arrivato, con la donna infagottata fra le braccia, direttamente nei sotterranei. Era il posto in cui lui insegnava, lavorava e dormiva, essendo responsabile della casa di Serpeverde. Il posto rispecchiava il carattere dell'uomo. Chiuso, indisponente, antipatico, freddo, oscuro. Proprio come l'avrebbe descritto Sirius se in quel momento fosse stato presente. Lasciò che Averill si sistemasse su una poltrona verde bottiglia del suo ufficio, di molto più larga del suo corpo pallido, esangue. Le diede una rapida occhiata per accertarsi che non fosse sul punto di svenire, ma la trovò con gli occhi aperti, anzi sgranati. Si guardava attorno come persa nei ricordi.
Il mago si affrettò a raggiungere la porta, "Non ti muovere e non toccare niente. Torno fra poco" e se ne andò senza darle spiegazioni, la veste scura che si agitava al ritmo dei suoi passi. La strega sentiva il cuore stretto in una morsa micidiale. Portò una mano al petto, stupidamente, per liberarlo. Non ne uscirò viva e senza ferite, ma questo lo sapevo già. Forza, Averill. La porta si spalancò, e Silente arrivò assieme a Black. L'uno era imponente nei suoi abiti setosi e celesti, l'altro era una figura magra e scura, terribilmente in contrasto. I capelli ricci di Sirius spuntavano in tutte le direzioni; quelli di Silente, chiari e luminosi, scivolavano sulle sue spalle, seguendo tutti, come ammaliati, la medesima cadenza. Averill alzò il volto per gustarsi la scena.

"E Severus?"
"Temo di non averlo incrociato, in compenso ho trovato Sirius Black nel mio camino, eppure ero sicuro che fosse morto"
"Le ha... le ha già raccontato tutto?" cominciò lei, mentre il mago le prendeva il polso tra le mani con gentilezza.
"Non saprei. Cosa mi dici, Sirius?"


E Sirius raccontò quello che gli era successo negli ultimi due giorni, omettendo alcuni fastidiosi dettagli. Silente nel frattempo sfiorava delicatamente le incisioni a livello dell'avanbraccio, mormorando parole il cui significato non arrivava ad orecchio alcuno, se non il suo. Prese un'aria grave.

"Non dia ascolto a un randagio pluripregiudicato. Quello che dice non ha assolutamente senso".


Severus Piton era di ritorno, con un calderone e numerosi attrezzi sconosciuti che gli levitavano dietro come pulcini dietro un'anatra, rapida, sul pelo dell'acqua.

"La questione è grave, Severus, e non si devono escludere a priori certe informazioni. Potrebbero rivelarsi particolarmente utili. In ogni caso, ti chiedo di mettere il tuo astio per quest'uomo in fondo alle tue tasche per le prossime ore. Vale anche per te, Sirius. Ne va della vita di qualcuno"
"Qualcuno di folle"
"Qualcuno di sconsiderato"


Le voci di Sirius e Severus si levarono contemporaneamente, producendo quello che Averill avrebbe definito, in una situazione più consona, un'inutile interferenza cacofonica.

"Adesso vorrei la tua versione dei fatti, mia cara. Senza omissioni, per favore" e Sirius sentì l'occhiata in tralice del vecchio preside tartassarlo di interrogativi.
"Professore, sarò breve perchè in questo momento le forze mi mancano. Come già detto settimane fa, ho origliato una profezia che riguardava Bellatrix Lestrange e un membro dell'Ordine, che in seguito ad alcune informazioni si rivelò essere Black. Come lei ben sa, ho preso in prestito dei libri dalla biblioteca della scuola. Sono andata nella sezione proibita agli studenti, avevo bisogno di qualcosa di potente per proteggerlo. Sapevo che le mie conoscenze non erano sufficienti. Mi sono imbattuta, leggendo, in una formula che prometteva di salvare una persona in procinto di morire, mediante la presa giornaliera di una pozione per un certo numero di giorni, e-"
"Ecco il libro in questione, signore" Sirius fece un passo avanti e lo porse al mago che l'aprì immediatamente alla pagina giusta.
"Mmh" Silente divenne scuro in volto.
"Non per insultare la sua intelligenza, ma preside, lei sa che questo sortilegio permette di salvare una persona condannata a morire solo sotto certe condizioni" ora Piton, con il mento sollevato in un'espressione indecifrabile, aveva teso una mano verso il libro; voleva vederlo anche lui.
"Lasciala continuare" sibilò Sirius, precedendo la risposta di Silente "Se tu non sei abbastanza intelligente da renderti conto della situazione, finisce che lei muore sul serio e sarà in parte colpa tua. Un gran bel peccato, se non per il piacere che finiresti ad Azkaban..."
"Adesso basta, o mi vedrete costretto a escludervi da questa faccenda. Emilia?"
"La pozione, dicevo. Ma non bastava, dovevo anche essere presente in quel momento, ecco perchè ho chiesto il permesso al capo dell'Ufficio Auror di andare a "perlustrare" il piano dell'Ufficio Misteri. Era citato nella profezia che dovesse succedere proprio nel cuore del Ministero. Per motivi che non sto a spiegare..."
"Hai usato della felix felicis quel giorno?" disse Silente, senza lasciar intendere da dove avesse preso quell'informazione.
"Io... no..."
"HAI USATO DELLA FELIX FELICIS?" latrò Sirius, spiazzato.
"Forse mi hai frainteso... io parlo del giorno in cui Sirius sarebbe dovuto morire per mano di Bellatrix" disse Silente.


Sirius e Severus si guardarono accigliati, improvvisamente le loro discussioni in cagnesco appartenevano a un tempo remoto.

"Si, signore. Nel dubbio, pensavo che avrebbe potuto aiutare..."
"E NON TI E' VENUTO IN MENTE CHE POTEVA INTERFERIRE CON L'ALTRA POZIONE E UCCIDERTI?" sbraitò Piton, furioso come nessuno l'aveva mai visto.
"Io... non volevo rischiare invano. Professore, lei sa perchè l'ho fatto. Non mi chieda oltre. Ero consapevole dei rischi. Non è affatto colpa sua, se non si è fidato di me"
"Purtroppo temo che in parte sia il caso di dire che è anche colpa mia. Certo non mi attribuisco i risultati, che essi siano meriti, come l'aver salvato la vita di un uomo, o ferite magiche inguaribili come la tua, eppure avrei dovuto perlomeno spiare nella tua mente, per sicurezza. Ma non l'ho voluto fare."
Lei abbassò la testa, non voleva guardarlo in faccia. Era mortificata.
"Professore... come può dire che sono inguaribili, dia un'occhiata al libro... sono sicuro che con un po' di tempo a disposizione..." cominciò Severus, d'un tratto concentrato.

 

I suoi occhi scuri erano stretti, le pupille saettavano sulle pagine del libro aperto che il preside teneva ancora in mano, come una statua in carne ed ossa.


"Lei non ha molto tempo a disposizione. Vedete, le sue piaghe non cicatrizzano. Forse dovremmo tentare qualcosa per accelerare questo aspetto della guarigione. Eppure qualcosa mi dice che non funzionerà"
"Il libro dice chiaramente che lei doveva morire al posto dell'altra persona" s'intromise Sirius, con voce incerta "Lei non è morta. Ergo, si deduce che qualcosa non è andato come doveva. Lei pensa che vivrà con delle piaghe aperte per tutta la vita?"
"Siamo sinceri, Sirius!" disse Silente, con una punta di nervosismo nella voce che sicuramente non voleva lasciar trasparire "Io non le auguro niente di simile, ma credi davvero che sopravviverà in questo modo? Io credo di no. Io credo che abbia appena firmato la propria condanna a morte".


Averill rimase di ghiaccio a quelle parole. Averill, "un-ingegno-smisurato-per-il-mago-è-dono-grato", aveva creduto che in un modo o nell'altro, dato che era ancora viva, se la sarebbe cavata. Averill era poco più, in quel momento, di una bambina spaventata. Si era di nuovo spinta oltre le proprie capacità. E questa volta, Sirius non l'avrebbe protetta, neanche per sbaglio, neanche... volendo.

"Signor preside, ha visto le scritte attorno alla ricetta? L'ha interamente modificata. Sono sicuro che lei ha potenziato la protezione su sé stessa in questo modo, guardi. Secondo me potremmo partire da qui." disse Piton, come deciso a non tener conto di una singola parola appena pronunciata dal suo interlocutore.

 

Nessuno osava più parlare. Averill era rannicchiata come un mucchio di polvere in uno scopino. Sirius si passava continuamente la mano fra i capelli, passando per il viso e stravolgendosi le pieghe d'espressione, in un insieme di sconclusionati comportamenti nervosi.
Era un repertorio infinito, in confronto a Severus. Lui era immobile, come se nulla l'avesse toccato, eppure se possibile era più preoccupato di lui. Non voleva darlo a vedere, e si mordeva la lingua per non parlare. Il preside e il professore di pozioni si sedettero di fianco senza più proferire parola, leggendo interamente le pagine aperte sul manoscritto. Sirius si avvicinò alla strega nel frattempo, come se improvvisamente si fosse sentito colpevole. Si sedette nella poltrona accanto a lei e le chiese di porgergli un braccio, così da poter riguardare sotto le bende.

"Avete notato che sembrano dei graffi?" disse, mentre allontanava di scatto le dita dal polso ferito alla vista della smorfia di dolore di Averill.
"Si, ma non si capisce... come la cosa sia collegata al sortilegio" rispose Piton, in tono neutrale, ancora occupato a leggere.

 

Silente si alzò all'improvviso in uno svolazzo di vesti e si diresse verso Sirius.

"Hai riportato una cicatrice, non è così? Dovrei chiederti di mostrarmela" Sirius si allontanò dalla poltrona senza rispondergli, si avvicinò alla sorgente di luce -qualche candela galleggiante a mezz'aria e un paio di timide lampade ad olio sulla scrivania di Piton- e comincìo confusamente a svestirsi.

 

Avvampò come un ragazzino quando sentì gli sguardi di tutti i presenti puntati sul suo petto.

"Non ci sono dubbi, ora, Severus. Guarda. È identica a quella del giovane Potter" constatò Silente, nello stupore generale.

 

Perfino Averill si raddrizzò seduta nell'enorme poltrona, e strabuzzò gli occhi per vederlo; non ci riuscì, e ricadde pesantemente supina.
La ferita sottile che gli altri stavano osservando era già in fase di cicatrizzazione, al contrario delle piaghe di Averill. Era liscia, con i contorni leggermente arrossati, si insinuava fra i pettorali dell'uomo in contrasto con la sua pelle chiara. Silente vi passò una mano sopra senza toccarla e parve studiarla scrupolosamente. Piton, interdetto, non si era alzato subito, ma ecco che ora prendeva Sirius per le spalle e avvicinava il naso alla famosa cicatrice.


"Non... può essere" esclamò sgomento.
"Averill" disse poi "l'hai fatto davvero".
"Severus..."
"Io ti avevo detto di lasciar perdere i libri di magia oscura e di concentrarti su incantesimi di protezioni comuni. Ti avevo detto che l'avrei fatto io! Che avrei impedito a Bellatrix di andare al ministero... Io... Ti avevo anche chiesto di dirmi chi fosse la persona che rischiava di essere uccisa. Ti sei esposta per niente. Guarda cos'hai fatto... Potevamo vedercela insieme! Per quale motivo non mi hai detto subito che era lui?" "Che cosa cambia, Severus? Lui o un altro?! Per me niente"
"Non mentirmi!"
"Non mi avresti mai aiutata per salvare Sirius!"
"Avrei potuto fare qualcosa. E tu non avresti fatto le cose in questo modo".


Era una voce affranta che rimbombava nello spazio angusto della stanza nei sotterranei. Sirius si stava ancora abbottonando la camicia quando Silente prese la parola.


"Credo di sapere cosa fare, ma ho bisogno di tempo, come dicevi poco fa, Severus. Vorrei che tu preparassi il più potente distillato di Morte Vivente che sia mai riuscito a fare. Dobbiamo metterla a riposo e credo che sia la via più efficace. Stavo anche pensando a farle una Polisucco per trasformarla in una persona di corporatura più robusta, in modo da minimizzare gli effetti a lungo termine. Quanto a te Sirius, voglio che torni a nasconderti e che non metti più piede a Hogwarts, è troppo pericoloso. Questo era un caso di urgente pericolo e sono contento tu sia venuto, te ne ringrazio. Il quadro della situazione, ora, non potrebbe essere più completo. Non contattare Harry, non parlare a nessuno di questa faccenda. Ogni giorno Severus ti manderà un gufo per informarti in caso di cambiamenti"
"Non potrei...?" stava per cominciare Sirius, che non aveva nessuna voglia di obbedire a tutte quelle raccomandazioni strampalate.
"No, e debbo chiederti di promettere che non farai nulla di sconsiderato una volta raggiunta la tua casa a Grimmauld Place"
"Cosa intende per sconsiderato?"
"Cose di cui saresti perfettamente capace, in questo genere di situazioni" e abbassò la testa, guardandolo sopra gli occhiali a mezzaluna.
"D'accordo, io... d'accordo. Arrivederci allora" aggiunse sommessamente, per nulla elettrizzato dalla prospettiva che gli si stava materializzando dinanzi.
"Professor Silente, Averill..." fece un cenno di saluto, e lanciò uno sguardo a Piton che non aveva smesso di guardarlo come se fosse un barattolo in vetro con una testa mozza all'interno conservata nella formalina "Hai tutti gli interessi a mandarmi quell'accidente di gufo. Sai che verrò a prenderlo, se non me lo mandi tu"
"Era proprio di questo che parlavo, Sirius!" lo rimproverò Silente, e posando una mano sulla sua spalla lo accompagnò alla porta.

 

Pochi istanti dopo, il venerando mago stava già chiamando Madama Chips, l'infermiera della scuola, per comunicarle in gran segreto tutta la faccenda. Mentre la donna si occupava di esaminare lo stato di salute generale della strega, gli altri due maghi preparavano gli ingredienti per le due pozioni che avevano deciso di fare.


*°*

 

 

Tutto era già pronto sul tavolo, aspettavano solo il verdetto di Madama Chips, il via libera per agire.

 

"Non ho mai visto nulla di simile, Preside. In ogni caso potete darle senza paura la pozione Polisucco, credo che non possa succedere niente. Le piaghe non crescerrano oltremisura, ecco puo' darsi che crescano proporzionalmente al suo corpo, ma questo non lo sapremo senza provare; quanto al Distillato di Morte Vivente, non ci saranno complicazioni né interferenze con l'altra pozione; ma immagino che lo sappia già, vero professor Piton?" e gli rivolse un cenno al quale lui rispose bruscamente.
"Ti ringrazio. Posso contare su di te, allora, Poppy? Ti occuperai di lei? Faremo dei cambi, ognuno la seguirà per due ore in successione in modo da evitare di prendere dei rischi. Poppy, nessunaparola, a nessuno"

"Per chi mi ha presa, Preside?" disse indignata, mentre il viso le si chiazzava di rosa per la stizza.


Piton si mise all'opera, la giornata sarebbe stata lunga. Era lui il primo in lista a tenere la strega sotto controllo, per cui dopo qualche minuto si ritrovò solo con lei. Si era limitata a mugugnare dei ringraziamenti tutto il tempo fin quando Albus Silente non se n'era andato. E ora silenzio. L'aria era fredda e umida, il fuoco non bastava a scaldarla; su di esso, due calderoni colmi borbottavano vapori colorati. Il rumore di un pestello scandiva il tempo e null'altro l'accompagnava, se non qualche sospiro, ogni tanto, come a ricordare che Severus non era lì da solo.

 

"Tu lo ami?" chiese a bruciapelo, senza alzare lo sguardo dalla polvere di erbe magiche che stava pesando. Un fremito sulle labbra.
"CHE COSA?!" sussultò lei.


Lui prese un piccolo cucchiaio d'oro dalla forma tondeggiante, e di nuovo, con l'aria concentrata, ribadì "Tu ami Black?" Il disprezzo le trapassò il petto e arrivò fino al cuore come una freccia fatta d'aria. Non rispose subito.

 

"Pensavo che non t'importasse più niente di lui. Credevo che l'avessi dimenticato, con il lavoro e tutto il resto. Invece no. Sei una sciocca"
"Pensa per te, Piton" ribatté lei, ora glaciale. Lui si decise ad alzare brevemente lo sguardo, incontrando il suo.
"Non mi sembra che tu sia in posizione di potermi giudicare" disse poi lei, con la voce che le tremava in gola.
"Io non ti sto giudicando. Era una constatazione. Sapevo di non poter cambiare niente, neanche parlandone. Eppure lo speravo, chissà perchè" disse poi, mentre la bocca prendeva una strana piega, stretta e obliqua.


Sperava di riuscire a convincerla ad aprirsi con lo sguardo, lui, proprio quello a cui nessuno aveva mai visto aprirsi le porte del cuore. Invece non ci riuscì, e si limitò a rigirare la pozione con un gran sospiro. Averill era ostinata, non voleva che le leggesse tutta la verità negli occhi. Era sua, intima e dolorosa. Si faceva già abbastanza pena da sola. Aveva buttato all'aria la sua vita e la sua carriera per un uomo. L'uomo in questione non sapeva nemmeno chi fosse. A malapena si ricordava di lei quando era una ragazzina. Arrossì al ricordo delle parole di quella mattina che quello stesso uomo le aveva detto. Ora non provava altro che rimorso e vergogna, per gli atti mancati, per quelli intrapresi e poi rimpianti, e piangeva, sola, trascinandosi definitivamente in un silenzio di tomba.

 

   
 
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