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Autore: Tempie90    22/06/2013    13 recensioni
Un'ambulanza che non arriva, una Kate trafelata e la sala autopsie di Lanie!
Ok non è un granchè come riassunto ma giuro che non so come presentarvi questa storia! XD
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Lanie Parish, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Questione di fiducia: Nico's Adventures!!'
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Ok questo è veramente l'ultimo capitolo! E' un po' più lungo ma non potevo dividerlo, avrebbe rovinato la linearità della storia...
Spero vi piaccia e che non arriverò a deludere nessuno. In caso contrario, per favore non tiratemi pomodori, al massimo acqua gelata, quella l'accetto volentieri! XD Si muore di caldo T_T
Vi auguro una buona lettura e come sempre aspetto le vostre opinioni, belle o brutte che siano, va bene lo stesso! =)
Ci leggiamo sotto.
Tempie. =)


                                            Capitolo 3


La mattina del giorno seguente Kate suonò il campanello di casa Castle pronta a rivelargli tutto anche se terrorizzata dalla sua possibile reazione.
Quando Castle aprì, non poteva credere ai propri occhi: cosa ci faceva Kate alla sua porta con il bambino nella sua piccola cesta?
“Ciao..” Disse timidamente la donna.
“Ehi.” Rispose l’uomo ancora stupito. “Tutto bene?” Chiese.
“ Si, tutto bene.” Rispose.
“Lui sta bene?” Indicò il bambino cercando furtivamente di scorgerne almeno il visino. Kate sorrise a quel comportamento così curioso ma allo stesso tempo discreto.
“ Si, benone direi. Dorme praticamente sempre.” Rispose sorridendo.
“Meglio così!” Esclamò di rimando Castle. “Scusami, vuoi entrare?”
“Si, grazie.”
Castle si fece da parte prendendole la cesta dalle mani e posandola sul tavolino di fronte il divano.
“Siediti, sarai stanca.” Le disse riferendosi al fatto che pochi giorni prima aveva partorito quella meraviglia.
“ Non più di tanto.” Gli disse sorridendo lievemente.
“Ti vedo molto meglio dall’ultima volta. L’ospedale fa miracoli.” Scherzò sedendole accanto.
L’atmosfera si era freddata. C’era un evidente imbarazzo tra i due e una particolare confusione in Castle che non capiva il motivo di quella visita.
“Sei…Sei sicura che vada tutto bene? Insomma, a casa, con…Josh! Tutto bene?” Chiese titubante.
A Kate non sfuggì la pausa che fece lo scrittore prima di pronunciare il nome del dottore. Doveva dargli davvero fastidio! Beh era più che normale.
“Si, cioè no..” Rispose incerta.
“No?” Chiese con tono allarmato. “Perché? Cosa è successo? Stai bene? Il bambino sta bene?” Continuò a raffica.
Kate lo guardò un attimo sorpresa, colpita dalla sua preoccupazione per una donna che lo aveva ferito così tante volte in quegli anni e nell’ultimo periodo.
“Ehi, calmati. Si va tutto bene, noi stiamo bene.” Abbassò gli occhi sapendo che il momento era arrivato. Rick rimase in attesa avendo capito che la detective voleva dirgli qualcosa.
Kate fece un sospiro prima di parlare:
“Il fatto è…” Si bloccò subito in balia della sua paura più grande: essere rifiutata.
Castle le si avvicinò nel divano e le chiese con un sorriso:
“Qual è? Qual è il fatto?”
Beckett alzò lo sguardo e si trovò persa in quegli occhi color del cielo ancora spenti.
“Il fatto è che io ho bisogno di un uomo che mi ami e che mi stia accanto per sorreggermi e aiutarmi, che mi capisca e mi accetti così come sono e lui..” indicò il bambino ancora addormentato. “ Beh. Lui ha bisogno di un padre!” Concluse sperando che capisse il senso del suo discorso. Ma Castle aggrottò le sopracciglia.
“ Josh?” Riuscì solo a chiedere.
Kate scosse la testa: “Josh non è più parte della mia vita da tempo, Rick.”
L’uomo continuava a non capire. Lei allora proseguì.
“Quando ho scoperto di essere incinta, ho fatto altri test per sapere di quante settimane lo fossi. Ero di 8 settimane ma Josh era tornato dall’Africa da un mese.” Disse tutto d’un fiato.
Castle si alzò di scattò dal divano e si allontanò da lei:
“Cosa…Cosa stai cercando di dirmi, Kate?” Chiese con il presentimento di sapere già la risposta.
“Lui è…è tuo figlio, Castle!” Disse coraggiosamente. “E’ nostro figlio.” Aggiunse con un lieve sorriso sulle labbra.
Kate potè vedere i sentimenti contrastanti che attraversarono l’uomo fermo immobile davanti a lei con la bocca schiusa e gli occhi sgranati.
Lo vide assorbire e capire le parole prima di indietreggiare lentamente.
“No.” Disse con un fil di voce. “No, non è vero.” La guardò con astio. “Non può essere vero. Tu…Io…Per tutto questo tempo.” Faticava a mettere insieme una frase ma Kate aveva capito cosa volesse dire.
“Io ti ho mentito. Lo so. Non ho avuto il coraggio di dirti la verità dopo quello che ti avevo urlato la mattina dopo aver fatto l’amore. Ho avuto paura che mi respingessi e che non mi volessi, che non volessi questo bambino. Così ho scelto la strada più facile, come mio solito: ho detto a tutti che il bambino era di Josh, solo Lanie sapeva come stavano le cose e l’ho costretta a non dirti nulla. Ma dopo un paio di mesi non sono riuscita a mandare avanti quella farsa con Josh, così gli ho confessato tutto e lui se ne è andato…”
La donna fu interrotta dalla voce arrabbiata e ferita dello scrittore:
“Però sei stata bravissima a mandare avanti la recita con me, vero?”
Kate si sentì rimpicciolire dallo sguardo di fuoco che le rivolse.
“ Io…Volevo dirtelo ma non sapevo come fare…Temevo che ti saresti arrabbiato per averti mentito e..”
Ancora una volta fu interrotta:
“Certo perché adesso sono calmissimo, vero Beckett?” Tuonò riuscendo comunque a non svegliare il piccolo.
“Rick per favore non…essere così arrabbiato…Ho avuto paura e ho paura.”
“Hai idea di cosa abbia passato io invece? Ci hai mai pensato? Cosa provassi ogni giorno nel vederti con quello splendido pancione e quel viso così radioso per la vita che stava crescendo dentro di te, convinto che in tutto quello io non c’entrassi niente? Hai mai immaginato cosa potessi provare vedendoti guardare sorridendo quei vestitini che Lanie ti portava al distretto per lui? Hai mai pensato quanto male mi facesse vederti andar via con Josh e poi immaginarti a casa abbracciata a lui nel divano a toccarti quella pancia come avrei voluto fare io? Ti è mai importato Kate??” Concluse disperatamente con gli occhi lucidi.
Beckett si sentì morire. Aveva pensato tante volte alla sua sofferenza ma sentire uscire quelle parole così piene di dolore dalla sua bocca, riuscire a capire quanto il dolore fosse stato più grande di quanto lei stessa avesse immaginato, la fece sentire talmente in colpa che scoppiò in un pianto disperato.
“Oh no, Kate. Smettila di piangere. Non sei tu qui quella che dovrebbe piangere, ok? Perciò smettila. Sono stanco di doverti sempre consolare, sono stanco di essere sempre io a capirti e aspettarti. Questo bambino è mio figlio e io mi comporterò come un padre dovrebbe fare.” Concluse duramente.
Kate alzò lo sguardo terrorizzata interpretando quelle parole negativamente.
“No! Non portarmelo via ti prego! Castle non portarmelo via..” Ripetè nel panico e con gli occhi sgranati. Non poteva nemmeno pensare di vivere senza di lui. Era il suo bambino non poteva portarglielo via. Cominciò a respirare a fatica, come se non avesse abbastanza aria nei polmoni.
“Cosa? No, io non intendevo questo…” Ma non finì la frase perchè si accorse delle difficoltà respiratorie della detective.
Stava avendo un attacco di panico.
Si precipitò subito a sorreggerla con le braccia: “No Kate, non ho alcuna intenzione di portartelo via. Nessuna. Ok? Mi ascolti? Kate?” Continuò a chiamarla preoccupato. Lei lo guardò ancora impaurita.
“ No?” Chiese con una voce appena udibile.
“ No.” Rispose sincero. “ Dio Kate come hai potuto pensare una cosa così crudele di me?” Chiese ferito.
“ Voglio solo che mio figlio non cresca senza un padre come è successo a me. Non lo permetterei mai. Voglio esserci per lui, voglio insegnargli tante cose e voglio vederlo crescere sereno.” Concluse.
Kate abbassò lo sguardo mortificata.
“Scusami io…Ho pensato al peggio…Tu eri così arrabbiato…” Cercò di giustificarsi.
L’uomo sospirò. Le lasciò le braccia e si voltò verso il bambino:
“Comunque hai proprio ragione. E’ un dormiglione, non ha sentito neanche le nostre grida.” Disse divertito. Poi si voltò verso di lei allarmato:
“ Dobbiamo preoccuparci?”
Kate rise e sentì un calore al cuore per quel verbo usato al plurale:
“No. E’ normale che dorma così tanto. Sta’ tranquillo.”
L’uomo annuì serio.
“ Quindi…Te la senti? Voglio dire affrontare tutto questo noi tre, insieme?” Chiese speranzosa.
Castle la guardò stupito dalla domanda. Era stata molto diretta e chiara: voleva formare una famiglia con lui ed era quello che voleva anche lui solo che c’era un problema.
“ Kate…Io ho bisogno di tempo.” La vide allarmarsi. “ No, per lui sono prontissimo. Il problema siamo noi: dopo quello che mi hai detto io…non riesco a fidarmi di te!”
Quella confessione la colpì come una pugnalata dritta al cuore.
“ Ho sofferto così tanto e tu lo sapevi. Nonostante tutto non hai fatto nulla. Ogni giorno mi guardavi negli occhi e non dicevi nulla malgrado sapessi quanto mi facesse male anche solo pensarti con un altro, avere una famiglia con un uomo che non ero io. Mi hai preso in giro per tutto questo tempo… Io credevo di potermi fidare di te invece…” Lasciò la frase in sospeso sapendo che lei avrebbe capito.
“Rick..” Ma la donna fu interrotta dallo scrittore.
“Non sto dicendo di no. Io ti amo più di quanto credi ma amore significa anche fiducia e io in questo momento l’ho persa. Perciò non posso amarti come voglio. Ho bisogno di tempo per pensarci, per capire se sarò ancora in grado di fidarmi di te!” Concluse.
La donna lo guardò colpevole e con un nodo in gola. Sapeva che aveva ragione e che tutto questo era colpa sua. Non si aspettava un risvolto del genere quando aveva deciso di parlargli ma non poteva dargli torto. E poi non si stava tirando indietro, era disposto a prendersi le sue responsabilità nei confronti di suo figlio e questo era già una cosa meravigliosa. Le aveva mostrato ancora una volta che uomo fantastico fosse.
Un uomo che seppur ferito non avrebbe rinunciato a prendersi cura del loro bambino. Per il momento questo le bastava. Doveva pensare prima al bene del piccolo.
Annuì semplicemente, incapace di dire qualcosa.
Castle sembrò rilassarsi leggermente.
In quel momento gli sorse un dubbio:
“ Kate, non me lo hai ancora detto, come si chiama nostro figlio?” Chiese curioso.
Beckett alzò lo sguardo imbarazzata:
“ Ecco, io…non gli ho ancora dato un nome.” Rispose titubante.
“ Non ha un nome?” Chiese stupito lo scrittore.
Kate negò col capo.
“ Io volevo che lo scegliessimo insieme. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, come farebbe piacere a me parlarne e trovarne uno insieme.” Disse rossa in viso.
Castle sorrise felice. Non si aspettava che Kate volesse condividere quella cosa con lei.
“ Grazie.” Le disse riconoscente.
Kate sorrise di rimando.
“ Allora? Che mi dici?” Chiese un Castle tutto eccitato.
Si avvicinò alla cesta dove il bambino dormiva ancora pacatamente.
“ Hai qualche idea, detective? Ha la faccia da Gregory secondo te?”
Kate sgranò gli occhi.
“Cosa? Non chiameremo nostro figlio Gregory!!” Disse riacquistando il suo solito carattere da guerriera contro le castronerie di Castle.
Rick sorrise, era tornata la sua Kate.
“ Bene allora tu che proponi?”
“ Non lo so, ho detto che l’avrei scelto con te. Ma non si chiamerà Gregory!” Ribadì decisa.
“Ok. Allora…Bill?”
“ Stai scherzando, vero?” Si avvicinò all’uomo ormai seduto sul pavimento per stare più vicino al piccolo.
“ No? Mhm…Clinton!”
“ Prima Bill, poi Clinton..Castle hai qualche particolare simpatia per gli uomini della Casa Bianca?” Chiese con un sopracciglio alzato.
Si stava davvero divertendo. Era da tanto che non succedeva.
Si sentiva così bene!
“ No, però tu me li bocci tutti?” Disse col broncio.
“ Castle ne hai detti 3 e ammettilo, li hai sparati senza pensarci.”
“Non è vero!” Rispose piccato.
“ Vuoi dirmi che ci hai pensato seriamente a chiamare tuo figlio così? Ti prego rispondimi di no!”
“….No?” La sua risposta era più una specie di contentino per paura di essere ripudiato come padre.
“ Non ci posso credere.” Kate alzò gli occhi al cielo. “ Era meglio se lo sceglievo da sola.”
“ Ehi!” La riprese Castle offeso.
“ Ahahah, scherzavo. Però Castle, concentrati. Cerchiamo di limitare i traumi a questa povera creatura.”
Rick la guardò stralunato.
“In che senso?”
“ Beh avere un padre come te non sarà un trauma da poco, se gli rifiliamo anche qualche nome imbarazzante, credo che non si riprenderebbe più!” Rispose tentando di rimanere seria. Con scarsi risultati perché un secondo dopo scoppiò a ridere davanti la faccia stupita e poi offesa del suo scrittore.
“ Ti diverti non è vero?” Chiese con un finto broncio. In realtà era felice che Kate avesse ritrovato il sorriso quel giorno. Amava vederla ridere e amava di più quando era lui a riuscire a strapparle quelle risa.
Si fermò a fissarla incantato dalla sua bellezza.
Quando Kate finalmente si calmò gli chiese cosa avesse da fissarla in quel modo.
“ Nulla!” Rispose velocemente. “ Allora continuiamo?”
Kate lo guardò per qualche secondo prima di sorridergli e annuire.
In realtà sapeva perché Rick la stava fissando: lei ai suoi occhi era sempre bellissima.
Aveva imparato a capire i suoi sguardi, a sapere cosa esprimessero.
Gli aveva chiesto il motivo per cui la stesse fissando perchè sperava che glielo dicesse lui stesso, ma era troppo presto.
Sapeva che l’amava, gliel’aveva detto anche pochi minuti fa ma le aveva anche chiesto del tempo; e lei gliel’avrebbe dato perché anche lei era innamorata di lui ed era sicura che aspettarlo ne sarebbe valsa assolutamente la pena.
“Uh ho trovato!” I suoi pensieri furono interrotti dalla sua voce esaltata.
Attese.
“Lalo!” Disse contento.
Kate lo fissò un minuto buono.
“Lalo? LALO? Ma dico che razza di nome è mai questo??? LALO? Sembra il nome di un lecca lecca, Castle!!” Disse esasperata.“ Se non ne dici uno normale giuro che ti sparo!”
“ Come mi spari? E permetteresti al piccolo Norton di crescere senza un padre? Dopo tanta fatica nel venire a casa mia e confessarmi tutto?” Chiese col suo solito sguardo da cucciolo impaurito.
“ Beh si in effetti hai ragione…” Disse lei ritrovando la calma. Ma durò solo un attimo perché…
“ Norton? Cosa è un antivirus?”
“ Magari da grande farà l’ingegnere informatico. Pensa che divertimento… ‘Piacere Norton inventore di antivirus’.” Disse ridacchiando.
“ CASTLE!!”
“ Mi sembra di capire che Norton non ti piace…”
“ Davvero perspicace!” Disse esasperata. “ Vuoi dirne uno che non sia troppo imbarazzante?”
“ Si ma tu non mi aiuti…Possiamo chiedere a lui? Si si, adesso lo sveglio…”
Si avvicinò alla cesta con il vero intento di svegliarlo, sotto lo sguardo shockato della detective.
“Ehi piccolino sveglia. E’ il tuo papà che ti parla…Su dai apri gli occhietti, dobbiamo darti un nome e abbiamo bisogno del tuo parere. Si sai, se è di tuo gradimento o meno…” Lo puntellò al pancino nell’attesa che si svegliasse. Sembrava un bambino che faceva una marachella al suo fratellino senza farsi scoprire.
“ CASTLE CHE DIAVOLO STAI FACENDO?”
Lo scrittore saltò in aria.
“Kate mi hai fatto prendere un colpo. Così lo spaventi? E potrebbe mettersi ad urlare.”
Neanche finì di dirlo che il bambino cominciò a piangere infastidito dal baccano attorno a lui.
“ Ecco hai visto? L’hai fatto piangere.” Disse accigliato Castle mentre lo prendeva tra le braccia.
Kate alzò gli occhi al cielo. Ma prima che potesse rispondergli si bloccò rapita dall’immagine stupenda che le si presentò davanti.
Castle stava cercando di calmare il loro bambino cullandolo dolcemente e avvicinando il proprio viso a quello del piccolo per cantargli una specie di ninna nanna.
Era uno spettacolo meraviglioso.
Rimase a fissarli commossa pensando che non le importava quanto esasperante potesse essere quell’uomo, ne era completamente innamorata.
Forse non era bravo con i nomi ma era perfetto nel suo ruolo di padre.
Rick si accorse dello sguardo di Kate e incrociò i suoi occhi solamente per regalarle un sorriso sincero continuando a canticchiare dolcemente.
Continuarono a rimanere incatenati con lo sguardo mentre il loro bambino ritornava nel mondo dei sogni cullato dalla voce rassicurante del suo papà.
In quel momento realizzarono che non importava quanto tempo sarebbe servito, ci sarebbero riusciti: sarebbero stati una vera famiglia.

Tempie's corner:
Allora? Come vi è sembrata?
Ho pensato di concludere così la storia e non con un bacio o cose del genere, non perchè non lo volessi (io sono una romanticona da diabete quasi XD) ma perchè secondo me dopo quello che Kate ha fatto, 'passarci sopra', così come se nulla fosse, non sarebbe stato realistico(e nemmeno accettabile, se mi permettete XD).
Mi auguro comunque di avervi lasciato almeno col sorriso sulle labbra!
Per me è stato così!
Colgo, infine, l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito o sono semplicemente passati a dare un'occhiata =)
Voglio solo dire che non mi aspettavo così tante recensioni per una storia che, per essere strana, è strana XD Perciò GRAZIE!
Davvero!
Speriamo di leggerci presto...
Un abbraccio,
Tempie. =)

  
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