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Autore: _Ery1999_    22/06/2013    1 recensioni
Nemmeno il pensiero di essere decisamente fuori orario impedì alla strega di fermarsi nel bel mezzo del corridoio con il battito regolare del suo cuore pulsante nelle tempie.
Nelle orecchie, invece, il vago rimbombo di passi sulla pietra e in testa, il riflesso di una luce di terrore in un paio di occhi opachi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Astoria

 
Hermione Granger doveva andarsene da lì. Al più presto. Sentiva che i polmoni non rispondevano più, faceva fatica a respirare. Poco prima di varcare la soglia che l’avrebbe riportata all’esterno, urtò un’anziana donna con una pila di giornali della Gazzetta del Profeta strette al petto, che si sparpagliarono inesorabilmente al suolo, frusciando e disperdendosi sotto le sedie. La strega non si curò del danno, limitandosi a scusarsi con uno sguardo desolato. Una volta fuori, immersa nella brezza che andava intensificandosi, le parve di udire alle sue spalle un Maleducata! che si spense immediatamente nel vociare della locanda. Non le importava. Usando la Smaterializzazione si teletrasportò velocemente a due passi dal suo appartamento, salì una rampa di scale, sorreggendosi al corrimano per evitare di cadere, e varcò con impazienza la porta in legno massiccio che teneva affisso il numero “43” su una targa in ottone. Una volta sola e in pace, lasciò che il dolore scoppiasse dentro di lei, bruciando nell’esofago come una cascata di lava incandescente. Cadde in ginocchio sul parquet lucido e cerato, tenendosi la testa fra le mani e conservando nelle palpebre lo sguardo che Draco Malfoy le aveva rivolto poco prima. Uno sguardo che le aveva spezzato il cuore. Non c’era solo delusione in quegli occhi, no, quello avrebbe potuto sopportarlo. C’era l’incertezza, il dubbio, il non essere a conoscenza del motivo della fuga di lei, senza dire una parola, senza scrivergli un biglietto, senza lanciargli un ultimo sguardo d’addio. Niente di niente. In quegli occhi c’erano le notti insonni che lui aveva trascorso rigirandosi nel letto vuoto e freddo, impregnando quelle lenzuola immacolate di lacrime che non riusciva a trattenere. C’era anche il senso di colpa, quel morbo che lo logorava, per non averle mai detto quanto tenesse a lei, quanto amasse il modo in cui si riavviava i capelli dietro l’orecchio o quanto adorasse il suo sorriso, la sua risata armonica. Hermione restò immobile sul pavimento, e pianse. Pianse rimpiangendo tutti i momenti passati con lui - come quando inalava il suo profumo mentre gli accarezzava gentilmente la testa abbandonata sulle sue ginocchia - ma soprattutto quei momenti che non c’erano stati, un futuro che si era perso per sempre ed era impossibile riavere. Il passato la stava uccidendo. Si alzò, barcollando sulle gambe malferme, e si diresse in camera da letto accovacciandosi per prendere una scatola, nascosta sotto le doghe. Tolse il coperchio, con gli occhi che le brillavano dall’emozione, e ne estrasse un rettangolino bianco e nero. Una foto che aveva scattato anni fa, ad Hogwarts, qualche mese prima di partire. Lei, sorridente, infagottata in un cappellino di lana e in una sciarpa a strisce rosso e oro, e Draco accanto a lei, con un ciuffo biondo a coprirgli parte dell’occhio destro. Draco Malfoy non era molto fotogenico, a dire il vero. Da come gli era stato insegnato – e così anche in ogni altra ricca famiglia Purosangue – non sorrideva mai di fronte all’obiettivo. Gli aristocratici erano abituati a seguire pose ben precise, aveva raccontato una volta ad Hermione. Se in piedi, le braccia dovevano ricadere lungo i fianchi; se seduti, in grembo. Il viso doveva restare freddo, lo sguardo indifferente, le labbra mute ed immobili. Eppure, con grande stupore di lei, in quella foto Draco sorrideva. O meglio, atteggiava l’espressione a ciò che poteva essere considerato un sorriso. Aveva arcuato leggermente l’angolo della bocca verso l’alto, e gli occhi scintillavano di gioia. Le si strinse il cuore quando il ricordo di loro due abbracciati fra le foglie secche, un attimo prima dello scatto, le riapparve vivido alla memoria.
- Eravamo così felici... – un’ultima  lacrima solitaria le solcò la guancia, scivolando rapida verso il mento. Si affrettò ad asciugarla prima che si infrangesse sulla foto che teneva ancora stretta fra le mani, mentre l’accarezzava con tenerezza. Come aveva potuto cancellare quello che c’era stato tra di loro, così, senza nemmeno fargli sapere in qualche modo della sua partenza? Cosa aveva dovuto provare lui, rendendosi improvvisamente conto che lei era sparita per sempre dalla sua vita? Hermione non era mai stata una vigliacca. All’epoca, aveva pensato che partire senza lasciare traccia fosse la decisione più saggia da prendere, il modo meno doloroso possibile per affrontare quella separazione che avrebbe distrutto entrambi. Si rese conto solo in quel momento di quanto fosse stata egoista e irrispettosa. Con quel gesto aveva gettato al vento il loro amore, in un passato che non sarebbe più potuto ritornare a causa della sua scelta. Colta da un tremendo attacco di gelosia, le venne in mente la donna bionda aggrappata al braccio di Draco. Lo sguardo e il sorriso paradisiaco che gli aveva rivolto. Lui le aveva sorriso a sua volta ma gli occhi erano rimasti spenti. Hermione si sentì in qualche modo sollevata. Oh, ricordava perfettamente le sensazioni che provava quando lui la guardava. Nessuno l’aveva mai fatta sentire così. Ogni volta, sembrava volesse imprimere nella mente ogni cellula del viso di lei, ogni capello, ogni grinza delle labbra. Faceva scorrere l’indice lungo tutto il suo corpo, provocandole dei brividi, partendo dalle dita, risalendo lungo il polso, e poi su, incontrando il tessuto della maglietta – Draco riusciva a riconoscere ad occhi chiusi gli indumenti di lei – fino ad arrivare all’incavo del collo, dove si soffermava a lungo, facendole socchiudere appena le palpebre, ed infine le dita di lui si perdevano in quella chioma scura e ribelle, dove conficcava le unghie traendola a sé per baciarla. Un’ondata di nostalgia la travolse, facendole girare la testa, costringendola a sdraiarsi un attimo. Si sentiva stanca e divorata dai rimorsi. Senza accorgersene cadde in un sonno profondo, con quella foto testimone dei suoi ricordi ancora stretta fra le mani.

Draco Malfoy cammina nervosamente per le vie di Londra, rese calde dal Sole e rumorose dalle persone che vi si soffermano a chiacchierare. La donna accanto a lui non fa altro che indicare vetrine e negozietti d’alta moda, prendendo in considerazione ora questo, ora quel vestito.
- Tu che dici? – Astoria si volta verso di lui, indicando con l’indice un abitino bianco dall’altra parte della strada. Lui non sa cosa risponderle, sta pensando a tutt’altro.
- Ti starebbe benissimo – dice prontamente con nonchalance facendola sorridere. Era proprio ciò che voleva sentirsi dire. E’ una di quelle donne schifosamente ricche e affascinanti, abituate ad avere tutto e subito senza curarsi del resto. Attente al proprio aspetto, perché l’unica cosa che conta davvero per loro è l’apparenza, una maschera che sanno portare divinamente di fronte alla società e che sono restie a togliere. Fanno di tutto per essere impeccabili in qualunque occasione, così da risultare sempre al centro dell’attenzione. Lei, ad esempio, ama sentirsi invidiata dagli altri. Quando alle feste nota le altre donne che le guardano lo spacco del costosissimo vestito che indossa, o i numerosi diamanti sulla borsetta rigorosamente abbinata a scarpe e gioielli. E’ nata per essere costantemente sotto ai riflettori, e ama la propria vita alla follia per questo. Come si potrebbe darle torto? Eppure tutti i soldi del mondo non comprano l’amore. Draco Malfoy spesso la guarda e paragona i suoi modi di fare a quelli di Hermione Granger. La osserva mentre ripassa continuamente il trucco sul suo bel viso, tingendosi le labbra di un rosso fuoco o calcando i grandi occhi azzurri di un nero pece. Ascolta la sua risata, mai veramente allegra e libera, soffocata da una mano candida davanti la bocca. Certe volte, quando la sente respirare debolmente accanto a lui nel letto, è tentato di svegliarla e chiederle di andarsene, di sparire, di lasciare quel Maniero che avrebbe dovuto accogliere non lei, bensì un’altra donna. La stessa donna che Draco ama tuttora alla follia e di cui ha dovuto imparare a fare a meno, una mattina, senza sapere né come né perché. E’ sparita lasciandolo logorato e vuoto, sempre più arrabbiato con se stesso e con il mondo, sempre più ubriaco dopo aver trascorso l’intera notte nelle osterie. Ora però cerca di non pensarci, non vuole soffrire ancora per lei dopo così tanto tempo, adesso che è finalmente riuscito a ritrovare un equilibro in quella vita. Quella vita in cui lei ha lasciato un baratro incolmabile.
- Amore, ho caldo. Perché non entri e chiedi se c’è posto? Vedo tanta gente da qui – la domanda che Astoria gli ha appena posto non è di certo una richiesta, no. E’ un ordine. Un ordine dettato con voce gentile e capricciosa, da principessina viziata. Ma Draco si sente troppo stanco per litigare, così la lascia sola e si avvia verso un locale stracolmo di gente. Appena varca la soglia, viene sopraffatto dall’allegro chiacchiericcio che infesta la sala, dalle teste e i volti dei clienti che ridono, discutono, si agitano sulle sedie bianche. Ferma una cameriera e le domanda gentilmente se è rimasto un tavolo libero per due. La giovane si guarda in giro con aria spaesata e gli chiede di aspettare un momento. Lui annuisce e rimane in piedi, controllando spazientito l’orologio affisso alla parete. Sono le 13.07. Vorrebbe soltanto tornarsene a casa, da solo, e immergersi nella vasca da bagno colma fino all’orlo di acqua bollente. Sente il mal di testa pulsargli nelle tempie. Volta lo sguardo annoiato senza un vero e proprio motivo, e in quel momento il suo cuore perde un battito. Non può essere lei la donna che lo sta fissando così intensamente, pochi tavoli più in là. No, non è possibile. E’ la sua mente che, a causa del dolore, gli sta tirando brutti scherzi. Invece sì, è proprio Hermione Granger, con quei capelli ricci e crespi, le guance arrossate dal caldo, le labbra leggermente schiuse. Non è cambiata affatto, pensa in quel momento Draco Malfoy. Sempre la stessa espressione saccente e lo sguardo così vivo e brillante. Si perde per un attimo in quegli occhi scuri. E tra di loro, scorre tutto ciò che non hanno potuto dirsi a parole in questi anni che li hanno visti separati. Lui vede i rimorsi che la stanno torturando da quando lo ha lasciato, gli incubi che ogni notte l’assalgono e le fanno gridare invano il suo nome, la speranza che ciò che si è perso possa essere ricostruito, adesso, in questo preciso momento. Addirittura gli sembra che lei voglia alzarsi e corrergli incontro, ma improvvisamente questa sensazione sfuma. Gli occhi di Hermione vengono oscurati da un’ombra. Quasi contemporaneamente sente Astoria che gli piomba addosso, abbarbicandosi al suo braccio sinistro come una scimmia ad un ramo. Gli sorride di un sorriso falso, uno di quelli che sfoggia sempre quando vuole che la accontenti per qualcosa. Gli stessi che usano i bambini dopo aver combinato qualche casino, grazie ai quali sperano di non essere sgridati dai genitori. Draco ricambia il sorriso, facendole capire immediatamente che non ha né tempo né voglia per soddisfare i suoi capricci, e nel frattempo sente per lei un odio profondo nascergli nel ventre e risalire fino alla gola. Lancia un ultimo sguardo ad Hermione, che adesso sta parlando con quel rompiscatole di un Weasley, prima di essere trascinato nuovamente fuori, mentre Astoria lo prega e lo implora, indicando una collana di rubini che, a dire di lei, non è affatto troppo costosa. Lui cerca di mantenere la calma, per evitare di mollarle un ceffone o di schiantarla con un incantesimo.
- Bene, comprala tu allora – non gli importa di essere stato sgarbato. Le dà le spalle e spera di ritrovare tra la folla il viso della donna che ama. Ma ben presto si rende conto che il suo cercare è inutile. Lei è già sparita. Draco ignora le urla isteriche alle sue spalle e, scosso dalla rabbia, si materializza nel giardino del suo Maniero. Non resiste alla tentazione di un bagno caldo e, immerso fino al collo nell’acqua fumante, sente ancora come tatuato sulle palpebre lo sguardo di Hermione Granger. Uno sguardo carico di desiderio.  


Angolo Autrice

Ecco finito l'ottavo capitolo! Diciamo che ho voluto scrivere lo stesso incontro ma dal punto di vista di Draco. Spero vi sia piaciuto... Se potete, commentate per favore.
Un bacio,

_Ery1999_
  
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