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Autore: madoka94    23/06/2013    5 recensioni
Salve a tutti!!! ecco il seguito della mia precedente fic " The Black Lady of Carnival" ^-^
Ovviamente qua troveremo Ezio alle prese con la testardaggine di Sara, l' allieva di Leonardo. Da un pò di tempo il nostro Assassino si sente strano dopo quella fatidica notte di Carnevale...riusciranno questi due testardi ed orgogliosi a lasciare il loro passato alle spalle, andare avanti e accettare ciò che provano oppure no? Sta a voi a scoprirlo! ^^
Spero che vi piaccia e buona lettura!
PS:Ho voluto metterlo a capitoli questa volta, cercherò di non farla tanto lunga.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Nuovo personaggio, Rosa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sono passate alcune ore da quando ho lasciato la casa di Leonardo, chissà che ha fatto la piccola Sara appena mi sono dileguato.
Lei sa bene che ho una buona vista, che non venga a dirmi che controllava il fuoco sulla pentola, non sono così allocco a questo punto!
Sicuramente era lei che bolliva, non il minestrone.
Mi scoppia un attimo un risolino al solo pensiero, è semplicemente una piccola vendetta niente di che.
"Però lì c' era Leo..."
Mi fermo un attimo nel bel mezzo della strada, mentre i viandanti mi sorpassano squadrandomi straniti dalla mia azione, magari c'è qualcuno che mi spintona leggermente e non ne faccio peso. Non lo noto minimamente.
No, dovevo smetterla, assolutamente. Non mi comportavo così con Cristina, figuriamoci con Sara.
Già...Cristina...delle volte mi domando come sta con suo marito, se ha avuto dei figli da lui.
-Vi vedo molto confuso, messere.-
Mi volto verso sinistra, incuriosito da quella strana frase che mi è stata rivolta da quella voce sconosciuta.
Una donna sulla trentina d' anni, coi capelli nero carbone raccolti in un fular rosso ciliegia, due occhi azzuri quanto due lastre di ghiaccio, un abito viola con dei ghirigori dorati a delinearle le curve e a far vedere bene il decollete.
Stranamente non è stato il suo seno ad attrarmi, ma i suoi occhi che brillano di luce propria, hanno una bellezza tutta loro.
Siede davanti a un tavolo con un mazzo di carte posato su di esso, una chiromante dunque.
-Voi dite, madonna?-chiedo ironico.
-Oh sì e non credo che il vostro sia il volto di chi ha perso la strada per Venezia, ma per tutt' altra strada che voi non troverete mai se ci girate sempre in torno come un pesce nella sua boccia d' acqua.-
Oggi i filosofi li piglio tutti io a quanto pare!
-E voi saprete guidarmi attraverso ad essa con l' ausilio delle vostre carte?-
-Mai dire mai! Prego, accomodatevi.-
Mi indica la sedia cordiale, sono incerto se fidarmi, non che io creda a queste cose, ho sempre pensato che il destino lo creo da me, però chissà, magari ne viene fuori una conversazione divertente. Spero solo che non mi faccia sborsare chissà quanti soldi.
Quindi mi siedo davanti a lei senza toglierle gli occhi di dosso, voglio vedere quanto è brava ad imbrogliare le persone.
-Strano, non mi chiedete il mio nome?-mi domanda mentre mescola le carte.
-Perchè mi fate una domanda del genere?-
-Un uomo che sa come godere del piacere di una donna all' altra dovrebbe ben saperlo, solo perchè avete il volto coperto non significa che non abbia capito che siete di bell' aspetto. Lo si vede anche dalle vostre labbra piene, quella brutta cicatrice non vi rovina così tanto alla fine. Ah, la prossima volta che vi farete vedere da una dama mettetevi un fazzoletto sul collo o verrà scoperta la vostra marachella prima o poi.-
Mi metto dritto nell' ascoltare ciò, come faceva a vedere che avevo un succhiotto?!
-Pensavo che foste più cauto su queste cose...-ridacchia coprendosi leggermente la bocca con nonchalance.
-Di solito lo sono.-
-Non dormite ultimamente?-
Resto un attimo muto, ammetto che in qualcosa ci ha azzeccato.
-Ultimamente no.-
-Uhm...notti insonni non portano a una vita serena, sopprattutto se riguardano una ragazza.-
Strinsi il pugno sotto il tavolo, era solo una coincidenza, solo una piccola coincidenza.
-Qual' è il vostro nome?-gli chiedo con curiosità.
-Chiamatemi pure Stella, Ezio.-
Questa invece non può essere una semplice coincidenza.
-Come fate a sapere il mio nome?- mi avvicino di più a lei quasi sussurandole.
-In verità non lo sapevo, mi è venuto in mente a guardare il vostro cappuccio a forma d' aquila. Sapevate che  "Aètios" in greco significa appunto "aquila", che a sua volta venne sviluppato dagli antichi romani con "Aetius" e venne quindi creato il nome "Ezio"?-
Ogni parola pronunciata da questa donna mi lascia basito.
-Come fate a sapere tutte queste cose?-
-Sono una chiromante, dovrebbe essere lampante no? Cominciamo con la prima carta.-
Appena finito di mescolare appoggia la carta con la sua mano affusolata, ingioiellata da alcuni anelli e braccialetti.
La carta raffigura un uomo barbuto, seduto in trono di profilo, con una gamba incrociata sull'altra, regge uno scettro con la mano destra. Sotto al Trono è appoggiato uno scudo con un'aquila araldica.
-Bene, bene, L' Imperatore...lei contiene il "potere eterno", messer Ezio?-mi sorride ammiccante.
-Non saprei, ditemelo voi.-
-Credo che i vostri occhi dicono tutto, come il vostro bracciale sinistro.-dice con tono profondo e senza peli sulla lingua, scivolando con gli occhi verso il braccio sinistro.
D' istinto porto l' altra mano verso di esso, come a proteggerlo, poi la lascio scivolare verso l' altra mano intrecciandole tra loro, facendole vedere che niente mi aveva turbato. Questa donna è strana, non è stata assoldata da soldati che lavorano per il Borgia, li avrei notati altrimenti e non ce ne sono nè sui tetti nè nelle vicinanze. Non ho notato nemmeno se c' è qualcuno che mi scruta da lontano o vicino che sia.
Sapevo che le chiromanti e le zingare sapevano truffare bene i malcapitati, ma questa sembra riuscirci bene con il sottoscritto.
Meglio non abbassare la guardia. Seppure sembra cortese, oltre che dice ciò che pensa senza alcuna difficoltà, è da tenere d' occhio.
-Mmh...ovviamente L' Imperatore non può stare senza la sua Imperatrice.-
L'Imperatrice è una donna dal viso sereno e dal corpo voluttuoso, abbigliata da una morbida veste decorata con melograni. Il capo, sovrastato da dodici stelle a sei punte, è cinto da una corona di alloro. A sinistra, all'interno di uno scudo a forma di cuore, vedo il simbolo di Venere. In primo piano vi è un campo di grano, e sullo sfondo una vegetazione lussureggiante.
-Qual' è il suo significato?- chiedo con la curiosità che cresce in me man mano che passo il tempo con questa donna.
-Lei è la forza creativa della natura. È una donna forte, calda, consapevole del suo potere, capace di portare energia e guarigione. Come madre, lei dona la vita e la protegge. Come Dea dell'Amore, è un'amante calda e appassionata. Ogni tipo di progetto creativo verrà stimolato e protetto dalla sua energia.- sorride sornione mentre si sofferma sulla parte della " Dea dell' Amore".
A pensarci Sara è così: è creativa, forte, calda, porta energia quando sorride e scherza, farebbe di tutto pur di proteggere qualcuno e da vita a ciò che crea sulle tele.
-Dunque è così anche lei?-mi chiede Stella con gli occhi inteneriti e un dolce sorriso a contornarle le labbra.
-Lei chi?-
-Colei che vi ha rubato il cuore con così tanta innocenza e dolcezza, ma allo stesso tempo con tanta crudeltà da farvi uscire pazzo. La vostra Imperatrice.-
Rido al sentire ciò, ma non con l' intento di prenderla in giro, solo per il fatto che quello che ha appena detto è fin troppo assurdo.
-Oh, andiamo, non siete forse stata voi a dirmi che sono un uomo che sa godere della compagnia delle donne?-
-Di tutte le donne tranne una che vi resiste in qualche modo.-
La mia risata muore in gola, come se mi avessero tagliato la trachea di netto. La guardo in volto, è seria, le mani intrecciate tra di loro davanti alla bocca. In questo momento è partita una sfida tra di noi di chi cede per primo ad abbassare lo sguardo.
Non ho mai accettato perdere e non lo avrei fatto adesso con una donna.
Ma quei occhi smeraldini, trasparenti come vetro di bottiglia, sono così stranamente puri e glaciali...da stregarti. Nel vero senso della parola.
Porto gli occhi a guardarmi le spalle, farò finta di farle capire che ho sentito qualcosa che mi ha fatto stare all' erta.
-Qualcosa non va, messere Ezio?-mi chiede guardandomi con un espressione strana, come se avesse capito invece che l' avevo fatto apposta.
-No...niente. Dicevate prima?-
-Che con questa dama vi è difficile stare.- incrocia le braccia al petto e accavalla le gambe, sorridendomi con scherno -Ma la domanda che ora mi sovviene è se è lei che non vi accetta nel suo cuore, se siete voi ad insistere o amate così tanto a giocare con il cuore delle persone che, quando finalmente avete trovato la persona giusta, continuate a farlo anche con lei per non ammettere i vostri sentimenti nei suoi confronti a causa del vostro continuo aggrapparvi al passato?-
Ora sta esagerando, davvero, non è possibile che dopo avermi visto nemmeno pochi istanti io sia un libro aperto a questa sconosciuta. Il suo è un mestiere dove riesce a trarre profitti dagli sprovveduti che cadono vittime nei suoi discorsi illusori (oltre al suo bell' aspetto), non riuscirà a fare di me uno di quei tanti.
Incrocio anche io le braccia al petto, stando sulle difensive.
-Tutto ciò non vi riguarda!-
-Non c'è bisogno che voi me lo diciate, mio buon signore, ho già capito qual' è la risposta.-
Bene, anche se il Credo mi dice di non uccidere gli innocenti questa Stella la metterò nella mia personalissima lista nera, fa troppo la saputella per i miei gusti.

Nel tanto che Ezio era occupato, la cara allieva di Leonardo passeggiava per i quartieri di Venezia nella zona del mercato.
La scusa che ella riferì al suo maestro era che erano finite le uova e il pane ma l' artista aveva ben capito che voleva essere lasciata sola per un attimo.
Così Sara prese il cesto e se ne uscì dalla bottega, pur sapendo che poteva incontrare l' Assassino in qualsiasi momento.
I rapporti tra di loro non potevano andare peggio di quanto potevano andare prima; almeno, anche se non si parlavano quasi affatto, andavano d' accordo.
Perchè l' amore doveva essere sempre così spietato con lei?
Già una volta aveva sofferto a causa di un uomo che tradì la sua fiducia ed in quel momento sembrava di essere ritornata in quei periodi bui.
Fu per quel motivo che non aveva alcuna fiducia in lui, eppure voleva ritentare e non essere tanto testarda nei suoi confronti.
Ma se l' avesse fatto cosa sarebbe successo dopo? Sarebbe di nuovo caduta in quella ragnatela infida e insidiosa che tutti chiamavano tradimento oppure si sarebbe sbagliata e avrebbe vissuto i suoi giorni con lui?
-" Che devo fare...?"- pensò mentre continuava a camminare con la testa bassa.
Non si accorse che era finita in un vicolo buio, dove c'erano soltato lische di pesce e gatti randagi, di persone non ce n' era alcuna traccia.
Una volta era abituata a vagare in vie oscure come quelle, a tendere il braccio in aria con la speranza di ricevere cibo o soldi, scappare per le strade dai soldati che la inseguivano per aver rubato qualcosa per soppravivere nei giorni seguenti. Finchè un giorno a tendere la mano non fu un giovane col sogno di diventare un grande artista e scienziato dicendo che sarebbe stato bello avere una allieva in casa sua, nonostante in questo periodo alle donne vi era negato fare lavori che erano soliti fare gli uomini.
Quel giorno in cui era stata strappata via dalla strada giurò di non voler più ritornare in quei luoghi bui, fece dei passi indietro sentendo dentro di sè che se sarebbe rimasta ancora qualche istante di più sarebbe successo qualcosa di spiacevole.
Infatti, dopo un passo, si scontrò contro qualcosa di massiccio, più che altro contro qualcuno.
-Fate attenzione, madonna, potevate farvi male.-
La voce dietro di lei la fece tremare un attimo, si voltò guardando alcuni uomini in divisa militare e un ghigno perverso che faceva intuire cosa si celava nei loro pensieri.
- P-perdonatemi...io...-balbettò ma il capitano prese tra le mani la sua mascella, rabbrividì.
-Cosa ci fa un bel fiore come te in un posto lurido come questo?-
-Lasciatemi...mi fate male messere!-
-Se ti sei persa possiamo accompagnarti...-
La voce languida dell' uomo le faceva rivoltare lo stomaco, sapeva cosa sarebbe successo se non sarebbe scappata.
-"Ezio!"-
Nella mente si stupì di pensare a quel nome, altri non ne venivano.

Questa volta scatto attento voltandomi a guardarmi dietro le spalle, non era una scusa, il mio istinto dice che c' è qualcosa che non va.
-Oh...-il sospiro stupito di Stella mi fece voltare di colpo preoccupato.
Non pronucio parola perchè i miei occhi sono fissi a guardare la carta che aveva poggiato sul tavolo: la Morte.
Uno scheletro con un'armatura nera è sopra un cavallo bianco. Nella mano destra regge una bandiera raffigurante un fiore con cinque petali. Davanti a lui si trova un sacerdote con le mani giunte e due bambini; a terra giace il corpo riverso di un re. Sullo sfondo una barca su un fiume e due torri tra le quali splende il sole.
Cosa andava a significare quella carta?
-Raramente mostro questa carta ai miei clienti, di solito significa che deve esserci un cambiamento imminente, che deve finire qualcosa e...-
Si blocca con un espressione fredda e dispiaciuta allo stesso tempo lasciandomi sulle spine.
-E cosa?-
-Beh, di solito è anche la fine di una vita.-
Restai muto e mille pensieri presero a stravolgermi la testa, come la cavalcata funesta di una mandria di cavalli sbizzarriti.
Cosa sarebbe successo? Sarei stato io a troncare delle vite o...?
-Ezio!Ezio!-
La voce di Leonardo mi fece sobbalzare dalla sedia.
-Leonardo! Che ci fai qui?-
-Ti ho cercato ovunque! Sara non è ancora tornata a casa, aveva detto che avrebbe preso solo delle uova e del pane. Per caso l' hai vista?- la voce dell' artista e i suoi occhi parevano molto preoccupati.
Un fulmine perfora la mia anima. Penso di aver capito.
Mi volto verso Stella ma lei è sparita, come un fantasma. Sul tavolo un foglietto con su scritto le seguenti parole:

                                              Lascia andare il passato e vivi il presente. Libera il tuo cuore, giovane Aquila.

è ufficiale, quella donna è davvero strana!
Ma non c' è tempo da perdere, come avevo già detto il mio istinto non sbaglia mai.
-Leo, andiamo subito al mercato!- gli dico con voce decisa come i miei passi svelti.
-S-sì!-mi raggiunge un pò a fatica, non è mai stato abituato a correre.
Il mio cuore aveva cominciato a battere all' impazzata, spero solo che i miei timori non siano del tutto fondati. Che quella zingara abbia mentito.
Che quella carta non abbia alcuna importanza. Non voglio che capiti di nuovo come dieci anni fa. Non di nuovo!
...di solito significa che deve esserci un cambiamento imminente, che deve finire qualcosa...anche la fine di una vita...
Le parole di Stella rimbombano nel cranio come un martello che continua a battere sull' incudine. è insopportabile!
Mi sento afferrare la spalla e come d' abitudine faccio scattare la lama da sotto il mantello, mi giro e rilasso subito i muscoli mentre incontro gli occhi azzurrini di Leonardo.
-Ezio...calmati. Sicuramente sta bene, sono solo io che come al solito mi angoscio per niente.-
La sua voce è calda e rassicurante. Che ironia, dovrei essere io a rassicurarlo per la sua giusta preoccupazione e invece è esattamente l' incontrario.
Ricaccio la lama con un leggero scatto della mano, mi sento come una belva che viene tranquillizzata dal suo ammaestratore.
-Scusa, hai ragione.-sospiro cupo.
-No amico, sono io che devo le mie scuse. D' altronde ho chiesto io il tuo aiuto.-
-Fa niente. Per ritrovare la bella del mio migliore amico questo e altro.- faccio un falso sorriso, il tanto per convincerlo che sto bene.
Vedo che il biondo fa un sospiro infastidito, come se fosse irritato o stufo di qualcosa.
-Accidenti, sei proprio duro di comprendonio! Ora capisco perchè Sara sia diventata così acida nei tuoi confronti!-
-Cosa vorresti dire con questo?-
-Amico, io e lei...-
Ma la mia attenzione si direziona da tutt' altra parte, tappo subito la bocca all' artista e gli faccio segno di tacere.
Si sentivano delle urla, erano deboli ma per me erano chiare, girai la testa lungo una via stretta e buia.
Dico a Leo di restare nascosto per precauzione, avanzo con passo lento e calcolato, senza fare alcun minimo rumore.
Vedo degli uomini in divisa, li conto, sono quattro. Due che dovevano controllare i dintorni e invece stanno a guardare cosa fanno gli altri compari.
L' urlo della donna che cercano di disonorare il suo corpo è acuto e...famigliare. Fin troppo.
Sento lo stomaco ribollire dalla collera, credo che non avrò alcuna pietà nei loro confronti, nemmeno una briciola!
Cerco di calmarmi più che posso respirando piano, una volta me l' aveva insegnato Zio Mario questo trucco e qualche volta funziona quando sono sotto pressione.
Infatti riesco a mantere il respiro regolare, come cerca di esserlo il battito del cuore.
Guardo i primi due immaginandomeli già a terra con il sangue che fuoriesce dalle loro teste, gli altri ci avrei pensato sul momento cosa fare delle loro miserabili vite. Di certo non li avrei risparmiati.
Calcolo la distanza, sono abbastanza vicino e non mi hanno ancora scoperto. è arrivata la loro ora!
Scatto con decisione entrambe le lame celate conficcandoli nei crani dei due che mi davano le spalle. Che bambocci.
Gli altri che tenevano la ragazza si girano all' inizio con sguardo allucinato e incredulo, poi uno si scaglia contro di me tirando fuori il pugnale dal fodero urlando con tutto se stesso.
Mi sposto all' ultimo e lo schivo facendogli lo sgambetto, cade a terra ma non gli lascio il tempo di alzarsi perchè con una delle lame gli taglio la gola di netto. Un lavoro pulito e senza alcun rumore.
-F...FERMO!-grida l' ultimo rimasto alle mie spalle.
Mi volto e per un attimo vengo pietrificato da quel che vedo. Il bastardo la tiene per entrambe le braccia con una mano, l' altra tiene un coltello con la lama che sfiorava la pelle di lei.
-Arrenditi o la ammazzo!- mi minaccia pressando di più quel pezzo di ferro tagliente sul suo collo.
Quanto avrei voluto essergli a un palmo dal naso e fracassarglielo per ciò che aveva fatto.
Poi guardo la ragazza...guardo il corpo di Sara con le vesti quasi completamente strappate, un seno scoperto con segni di morsi violenti.
I miei occhi scorrono sul suo viso, nei suoi occhi castano scuro una volta lucenti e pieni di vita.
Ora sono lucidi dal pianto, ma non ha versato lacrime altrimenti l' avrei notato subito, però riuscivo e vederne la paura, mi chiedevano aiuto.
"Stai tranquilla, tra poco sarà tutto finito."
Ricaccio all' interno dei bracciali le lame, la mia unica possibilità sarebbe la pistola ma ha la testa troppo vicina alla sua e rischierei di colpirla.
-Bene, vedo che capisci al vo...- mi scarnisce ma si blocca dopo aver ricevuto un colpo sordo dietro alla nuca.
Davvero, ringrazio che Leonardo esiste!
Il corpo si affloscia a terra e il biondo afferra subito Sara.
-Va tutto bene Sara, ci siamo noi adesso. Va tutto bene.- la rassicurava mentre la sua corta chioma castana affonda sulla sua spalla. Stringe le sue vesti.
-Ma...estro...-sta soffocando i singhiozzi.
La capisco, vuole cercare di essere forte. Una volta Leo mi aveva raccontato che l' Allevi non aveva avuto una vita facile e nonostante tutto non le aveva visto versare nemmeno una lacrima. Ma so che questa brutta esperienza era la prima...
Stringo i pugni dirigendomi sul copro della guardia, sta riprendendo poco a poco conoscenza, mi inginocchio su di lui prendendolo per il colletto della maglia avvicinando il viso contro il suo. Volevo che mi vedesse bene in faccia, che mi ricordasse quando sarebbe andato a bruciare nelle fiamme dell' Inferno.
Lo guardo bene anche io e lo riconosco, so chi è questo cane.
-Corrado Scipioni, ex colonnello delle forze armate di Venezia. Se non sbaglio fosti congedato per accuse di violenze carnali su giovani donne.-
Lui mi guarda con occhi assottigliati e mi sputa in faccia.
-E tu invece sei l' Assassino Ezio Auditore da Firenze, colui che ha messo fine alla vita di Dante Moro e Silvio Barbarigo. Anche su di te le voci girano.-
Mi ripulisco senza battere ciglio e sfodero un ghigno che so che lo sta facendo metter sotto dalla paura.
-Per lo meno io combatto per la giustizia. Ma tu...-prendo il coltello e lo porto a contatto con il cavallo tra le sue gambe.
Sento che ha appena sussultato e trema. Non mi basta.
-...tu, come altri figli di cagna come te, prendete le giovani donne come bambole di pezza. Come se fossero le vostre personalissime puttane.- gli sussurro all' orecchio, gli taglio la stoffa delle braghe con decisione e ritorno a premere sul suo amico laggiù, a contatto diretto con la lama.
Ora suda freddo e mi stringe le braccia cercando di fermarmi, ha molta paura.
-Fermo...ti supplico...-
Lo guardo con freddezza, le sue preghiere non mi toccano minimamente.
-Ti sei fermato quando te lo chiedeva? Mentre la toccavi con le tue sudice mani...mentre abusavi di lei?- premo ancora il coltello e lui geme con le lacrime agli occhi.
Voglio che assapori ciò che stava per fare con Sara. Voglio che provi il suo dolore. Voglio che soffra. Anche a costo di non rispettare il Credo.
Mi avvicino, soffiandogli sulle labbra, con un ghigno malvagio dipinte sulle mie.
-Voglio lasciarti un ricordo prima che te ne vada al Creatore.-

Erano andati via da quel buco stretto e buio e mai più ci avrebbero messo piede. Questo valeva sopprattutto per Sara.
Da Vinci, gentile e premuroso come sempre, la ricoprì con la sua mantella rossa.
Tutto ciò che le disse fu solo: -Andiamo a casa.-
Lei non annuì, restò con la testa china a terra mentre aspettavano l' Auditore che ritornasse.
Appena lo vide ritornare alla luce del sole voleva correre ad abbracciarlo, ma non lo fece.
Non ne aveva le forze e pensava che cel' avesse ancora un pò con lei, eppure sentiva dentro che non era così.
Vedeva che anche lui non si azzardava di avvicinarsi alla ragazza, ma restava comunque ad osservarla in silenzio.
-Ezio...-mormorò appena l'artista al posto dell' Allevi.
-State bene?-chiese per assicurarsi che fosse così.
Leonardo stava per rispondere ma venne battuto sul momento dalla sua allieva.
-Sì...grazie.-fece lei quasi in un sussurro.
L' Auditore fece un sorriso appena accennato per poi incassare dei passi svelti e oltrepassare i due. Dando loro la schiena.
-Vi scorto fino alla bottega.-
In quello stesso istante Venezia era immersa nel rosso e arancio del tramonto. Lo stesso rosso che scorgava nelle pozzanghere di quella via scura a qualche passo dal mercato.

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Weeeee sera a tutti!!!! Finalmente, dopo diversi mesi in cui avevo il cervello in pappa tra test e compiti all' ultimo momento dei professori, dopo che sono iniziate le vacenze estive, RIESCO A METTERE IL NUOVO CAPITOLO DELLA STORIA! YEEEEAH!!! scusatemi se ci ho messo tanto! T^T

 

Ezio: era ora che lo facessi! Mi stavo annoiando sai?

io: tra non molto non ti annoierai perchè dovrai sopportarmi nel periodo di scuola guida *ghigna*

E: aspetta *si mette il casco di protezione in testa* sono pronto ^^

io: ....uomo di poca fede -_-*

 

Tornando a noi, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che non vi abbia fatto annoiare sopprattutto la parte iniziale. Non convinceva tanto anche a me >.> ma sarei più che felice di sentire i vostri pareri ^^

Ringrazio infinitamente :


Gallifrey_96


giuliaxace


pallinaMcCartney


Sarah Bennington


FlaviaBat

 

per aver recensito, messo nelle preferite, seguite, ricordate la fic. Ma anche coloro che hanno aspettato tanto per leggerla!

 

E: grazie anche che la sopportate!

io: *tira la padella in piena fronte*

E: *K.O.*

 

ed ora vi do la buona notte!

Baci, bacioni

 

madoka94




  
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