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Autore: La Kurapikina    23/06/2013    1 recensioni
Aphrodite è un semplice ragazzo Svedese che sente qualcosa di sbagliato in sè... sono capitoli in cui descrivo pezzi della sua vita anno dopo anno.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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16 anni:

 

Il soffio del vento gli accarezzava piano le guance, senza riuscire a cancellare le lacrime salate.

Era stanco.

Così stanco che avrebbe potuto anche lasciarsi cadere da quel balcone del sesto piano e chiudere gli occhi per sempre, ma sarebbe stato controproducente: era quasi un anno ormai che era fuggito dalla Svezia, sua patria, e si era rifugiato in Groenlandia, sparendo nel nulla. Lì, dove nessuno lo conosceva, aveva ricominciato inseguendo la bellezza, con successo. Dieta ferrea, solo cibi salutari, esercizi tutti i giorni per rimanere in forma, solo i prodotti migliori per pelle e capelli… stava funzionando. Era sempre stato carino, ma ormai stava diventando ogni giorno più bello.

E pessimo.

“Non sono una troia…” sussurrò al cielo sfregandosi con rabbia gli occhi, ma il respiro profondo del ragazzo che dormiva nudo nel letto non gli dava ragione.

In un modo o nell’altro devo tirare avanti.

Era sempre quella la scusa che si dava quando si faceva portare a casa ogni giorno da qualcuno, senza nemmeno saperne il nome.

Da loro posso dormire, mangiare, lavarmi… rubare oggetti preziosi, i trucchi delle madri, mogli o sorelle, i loro vestiti o quelli dei figli.

Non aveva problemi con i ragazzi che se lo portavano a letto in assenza dei genitori, ma per i vecchi provava veramente disgusto. Uomini sposati, con famiglia, che si eccitavano a toccare un ragazzino. All’inizio li evitava, li rifiutava, li sfotteva… poi aveva dovuto abbassarsi ancor più.

In un modo o nell’altro devo tirare avanti.

Era fuggito in cerca di fama, gloria, successo, bellezza… questa almeno l’aveva ottenuta. Certo, con prodotti rubati o regalati, ma ce l’aveva fatta.

Ormai quasi si divertiva a ricattare i vecchi, minacciandoli di urlare al mondo le loro perversioni ed ottenendo in cambio prodotti di bellezza ed abiti alla moda.

Sì, forse era una puttana, ma con stile.

Doveva solo riuscire a mettere a tacere il suo cuore in lacrime e rinchiudere i sentimenti in un angolino.

Lui che era fuggito rincorrendo il paradiso era caduto all’inferno. Ma con i demoni non si trovava bene.

Ci sarebbe riuscito.

Ci si sarebbe abituato.

Non sarebbe mai tornato a casa: lì non era nessuno.

Almeno ora… cosa? Come si poteva sperare di ottenere qualcosa da quella vita? Allora perché non si decideva a tornare indietro?

Perché era stupido ed orgoglioso: non avrebbe mai ammesso di aver fallito.

Doveva solo imparare a mentire anche a se stesso e sarebbe stato meglio.

Forse, con il tempo, avrebbe ottenuto qualcosa… forse se ne sarebbe dovuto andare di  nuovo. Polonia, Finlandia, Austria… il mondo era grande.

Arrivare in Groenlandia non era stato difficile: aveva radunato le sue cose, rubato tutto ciò che c’era di prezioso in casa e con quello era fuggito mentre i suoi erano al lavoro.

Semplicemente era sparito nel nulla.

Era incredibile quante cose avesse fatto grazie alle persone che gli era stato insegnato a chiamare criminali.

Ariel Kalevi Aphrodite era morto e al suo posto era arrivato Daniel. Un nome molto meno importante e molto più banale.

Il sole stava sorgendo: doveva muoversi. Non aveva tempo da perdere piangendosi addosso: aveva voluto fare una cazzata e ora ne doveva affrontare le conseguenze. Punto.

Tornò silenziosamente nella stanza lanciando un’occhiata al ragazzo mulatto che dormiva tranquillo. Nemmeno sapeva come si chiamava.

Radunò i propri vestiti, si lavò con la velocità che quella nuova vita gli aveva imposto, rubò qualche abito del ragazzo, i trucchi della madre e l’argenteria. Tornò nel bagno, nascondendo tutto nella propria valigia blu con cui aveva detto addio alla Svezia, sorrise al proprio riflesso nello specchio e fuggì.

Di nuovo.

Quel ragazzo, come tutti gli altri, si sarebbe vergognato troppo per dire la verità ai genitori. Per non parlare dei vecchi pervertiti: con loro era persino più facile.

La polizia della Groenlandia era inefficiente e lui, per loro, non esisteva.

A casa, in Svezia, c’era solo Aphrodite. Lì, Daniel.

Si allontanò veloce, nel buio, fino a quando la casa non fu che un puntino lontano.

Per tutto il tempo non si accorse di aver dimenticato in quel bagno l’unica cosa veramente importante: il proprio cuore.
  
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