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Autore: Fateless    23/06/2013    3 recensioni
dal capitolo due:"Ritorno a casa verso le quattro di mattina. Mi dirigo verso la mia stanza con l'unico mio compagno: il silenzio. Sono di nuovo solo. Ed è pesante, mi opprime, mi da quasi fastidio. Apro il primo cassetto del comodino, ci sono le loro foto. Le persone più importanti della mia vita. Una chissà dove e l'altra in paradiso."
dal capitolo tre:"-non si fuma muori prima!- mi urla dietro Danny. E quando mi giro per guardarlo male mi accorgo che ne ha una tra le labbra pure lui. Quel ragazzo mi fa morire. "
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kill me.
 
Ogni è il gran giorno, incontrerò finalmente mio padre. Sono emozionato oltre ogni dire, d’altronde non lo vedo ormai da quando ho sei anni. Se devo essere sincero sono un po’ preoccupato, non posso fare a meno di pensare a quello che mi ha detto mia madre ancora tempo fa. No, è assolutamente impossibile, lui non è pazzo, non rilascerebbero mai dal carcere una persona con problemi mentali. 
Prendo la mia giacca, metto nelle tasche le sigarette, l’accendino, un po’ di soldi e il mio cellulare ed esco di casa. La macchina non ce l’ho, James l’altro giorno si è offerto di accompagnarmi ma io non voglio, devo essere solo, quindi preferisco andare in autobus. 
Aspetto alla fermata e sento pian piano l’ansia salirmi al petto e opprimermi, non ho mai avuto questo problema, ma ora fatico proprio a respirare. 
Salgo sull’autobus che si è fermato davanti ai miei occhi e timbro il biglietto, per poi sedermi sul primo posto libero che vedo. 
L’hotel non è molto distante, a dir la verità sarei potuto benissimo andare a piedi. Dopo dieci minuti scendo e mi ritrovo davanti all’albergo. E’ molto grande, avrà si e no circa quattro piani. Prendo un ultimo respiro ed entro nell’edificio. Mi guardo attorno confuso. L’ambiente è molto caldo, e un lampadario di cristallo pende al centro del salone. Alla mia destra c’è una sala enorme, dove sono stati posizionati dei divani, un televisore e un tavolino in legno. 
-posso esserle d’aiuto?- una voce femminile cattura la mia attenzione. Volgo lo sguardo e vedo una donna sui trent’anni seduta dietro il bancone della reception.
-si grazie, io starei cercando una persona- mi torturo le dita per l’ansia e poi proseguo- si chiama Chris Bruce, dovrebbe alloggiare qui-
La donna fruga numerose carte sul tavolo, si mette alla tastiera del computer e digita qualche tasto per poi ritornare a guardarmi. 
-allora, il signore sta nella stanza B17, al secondo piano- dice sorridente. 
-grazie mille- rispondo per poi dirigermi verso l’ascensore. 
Ho sempre odiato queste maledette cabine che mi fanno sentire intrappolato. La puzza è insopportabile, un misto di tabacco, sudore e chiuso che mi fa stare ancora peggio. 
Finalmente esco da quell’inferno e inizio a camminare per il corridoio in cerca della stanza. 
Me la ritrovo davanti a me. Ora però vorrei tornare solo indietro, vorrei scappare. Faccio un lungo e profondo respiro e busso piano alla porta. 
L’attesa mi uccide, e l’ansia mi opprime. Poi finalmente la porta si apre e davanti a me vedo il volto di un uomo. 
E’ lui.
-ciao papà- sussurro con le lacrime agli occhi e il magone in gola.
-ciao Ben- mormora abbracciandomi.
Mi lascio stringere da quelle forti braccia e respiro il suo profumo. Quanto mi è mancato.
Dopobarba e bagnoschiuma. 
Lo guardo in volto, è cambiato moltissimo. Delle rughe sono apparse sulla sua fronte e attorno agli occhi, ma per me è sempre lo stesso. E’ sempre mio padre.
-accomodati Ben- mi fa segno di sedermi sul letto, mentre lui preferisce una sedia.
-sei cresciuto- lui mi osserva mentre si accende una sigaretta e libera il fumo.
-perché non dici nulla?- chiede continuando ad osservarmi.
-cosa dovrei dire, è così strano, non ti vedo da quando sono piccolo e ora mi ritrovo accanto a te- sorrido debolmente e sento il groppo alla gola. Deglutisco ma non si vuole sciogliere.
-sai che non è stata colpa mia se non ci siamo mai visti.- fissa la sua sigaretta tra le dita e prosegue- per quello ringrazia tua madre.- 
Io non riesco a parlare, sono bloccato, non so cosa dire, in realtà questo giorno non me lo immaginavo così.
-io non sono il colpevole Ben, io non lo sono, io non sono un assassino- mi guarda con quei suoi due occhi così simili ai miei e io non riesco a distogliere lo sguardo da quelle iridi così verdi.
-lo so- mormoro. 
-dicono che io sia un pazzo, ma non è così- piega la testa di lato e continua a guardami sorridente. E’ inquietante, sento i brividi salirmi su per il corpo. 
-lo so- sussurro di nuovo.
-io non sono il colpevole!- urla e si avventa su di me facendomi cadere sul pavimento. 
Ho paura, in testa ho la confusione, non riesco a capire cosa stia succedendo.
-cazzo Ben smettila!- continua ad urlare e sento il suo fiato colpirmi  il  viso.
-no Ben, non lo ucciso, finiscila non è vero! Lasciami stare Ben! Smettila, io non sono un assassino!- 
-io non sto dicendo nulla!- alzo la voce anche io e tento di alzarmi dal pavimento, lo scanso e mi rimetto in piedi.
-Ben credimi, io non l’ho ucciso, io non sono cattivo.- il suo sguardo e perso nel vuoto, rimane incantato a fissare un punto indefinito nella stanza e poi piange come un bambino ritornando ad urlare. 
-Per piacere credetemi! State zitti! Mi avete sfinito! Zitti ho detto!- si tappa le orecchie con le mani e chiude gli occhi inginocchiandosi.
In me regna il caos, le mie mani tremano e le sue grida disperate mi opprimono. Poi poso lo sguardo sul comodino. Pasticche. Aveva ragione mia madre, è solo un pazzo. Dovevo fidarmi di lei.
 
 
POV Danny
-Qualcuno sa dov’è Ben?- entro nel salotto e chiedo ai ragazzi.
-smettila Danny, non ti vuole vedere.- risponde Cameron continuando a fissare lo schermo del suo computer.
Non è per quello. Qui qualcosa non va, lo sento. 
Sento una strana sensazione, sul petto. Non riesco a stare fermo, è come se fossi iperattivo. 
Le mie gambe non riescono a stare ferme e immobili nemmeno per un secondo. Mi torturo le dita e ritorno a fissare i ragazzi.
-sicuri che nessuno sa dov’è?- chiedo insistente. 
-no Danny e ora finiscila- risponde acido Sam ritornando a sdraiarsi sul divano chiudendo gli occhi.
-e tu James?- 
-no, non lo so- tiene lo sguardo abbassato sul suo cellulare, ma io non credo me la stia raccontando giusta, non ha nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi mentre me lo dice. 
-sicuro?- 
-si Danny - mormora.
Intanto la sensazione non se ne va via, è ancora qui, sullo stomaco, sono quasi sicuro che c’entra Ben, per forza. E io devo trovarlo. Sento il bisogno di vederlo, di vedere se sta bene,  ho un brutto anzi pessimo presentimento. 
-per piacere è grave e urgente- faccio il serio stavolta, li guardo negli occhi uno ad uno mentre loro rimangono in silenzio.
-perché Danny..-chiede Cassells.
-perché credo che si sia messo in un bel casino- sussurro.
Il batterista apre la bocca per dire qualcosa ma la richiude all’istante. 
-ti prego James…- 
-è andato a trovare suo padre- abbassa lo sguardo e io sento il terreno crollarmi sotto ai piedi.
-cosa? Dove?- sono stupito, devo raggiungerlo. Ormai sono sicuro che è successo qualcosa. 
-portami da lui- mi alzo in piedi di scatto e afferro la giacca.
-non se ne parla- risponde.
-ti prego è urgente- 
-ha detto che voleva stare da solo- 
-e io ti dico che sta succedendo qualcosa- lo guardo negli occhi serio, forse sto addirittura tentando di trasmettergli un po’ di pietà, e devo dire che ci riesco. 
Prende le chiavi della macchina e saliamo. 
-dai veloce accelera- dico in preda all’ansia e ora non so perché, ma mi sale anche il panico.
Cassells poggia il piede sull’acceleratore e l'auto si velocizza, arrivando così in meno di dieci minuti davanti ad un hotel.
Scendo velocemente dalla macchina e inizio a correre verso l’entrata, è come se questo non fosse più il mio corpo, le gambe corrono veloci verso il bancone della reception guidate dal panico.
-la prego, dov’è Chris Bruce – chiedo alla donna che inizia a frugare tra le carte, ma io non ho tempo, impreco e corro verso le scale, scalino dopo scalino finchè sento delle urla provenire dal secondo piano, mi dirigo alla fine del corridoio, davanti a me ora la porta di una stanza. Là dentro l’inferno. Poi sento la sua voce. Le sue urla.
Do una spallata alla porta che si apre di scatto. Davanti a me una scena raccapricciante. 
Un uomo con un coltello in mano urla disperato mentre osserva Ben. 
Il chitarrista è con le spalle al muro, urla il mio nome e tenta invano di divincolarsi.
L’uomo avvicina il coltello al suo petto.
No, non può succedere, io lo amo. 
In una frazione di secondo mi fiondo addosso a loro e sento improvvisamente una fitta al petto. 
Il sangue cola sulla mia maglia, è così rosso e scuro da sembrare nero. 
Immagini a rallentatore, tutto rallenta. 
Poi il dolore fisico, la ferita fa tremendamente male, mi sento squarciato in due.
Vedo Ben urlare il mio nome disperato e gettarsi sul mio corpo che si accascia lentamente al terreno.
Gli sorrido debolmente e sussurro un “ti amo”.
Sono così stanco, la vista di appanna e le palpebre si chiudono. 
 
-non andartene!- le grida di Ben giungono alle mie orecchie, mi sfiora una mano e piange come non mai. La disperazione. 
-non lasciarmi qui da solo! Io ti amo...- sento le sue lacrime colare e bagnarmi le mani. 
-io non morirò- sussurro con la poca forza che mi rimane prima che mi trasportino con la barella.
 
 
 
 
 
Lascio a voi commentare, vi dico soltanto di non preoccuparvi.-.
ormai siamo quasi alla fine di questa ff che forse, udite udite, diventerà una serie c: 
buonanotte a tutte, mi spiace se è triste sto capitolo t.t 
-Fateless
  
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