Hallo!!!
Le riflessioni della mia mente, oggi iniziano qui! Ci tengo a dire che la
storia che mi sono immaginata, come probabilmente chi ha già letto il secondo
capitolo avrà intuito, partiva dal presupposto di una
cosa per me fantomatica…Suspance…i dialoghi in
tedesco! Tuttavia sono lacerata dal dubbio…in parte
perché totalmente priva di qualsiasi conoscenza linguistica al riguardo (non
basatevi sul mio tedesco perché potrei scrivere strafalcioni enormi. Qualsiasi
persona di tale nazionalità potrebbe infatti guardarvi
malissimo e rispondere “Was?”) e poi perché
probabilmente non sono l’unica persona che non conosce questa lingua. Comunque, in conclusione, troverete sicuramente frasi nella
lingua nativa dei nostri eroi…farò del mio meglio per rendere il tuo comprensibile,
armata del mio amato traduttore! Ho finito! Viel Danke!!!
Hilf Mir fliegen… Drei
Die wichtigste Liebe ist die
versteckte Liebe…
Mi allontanai
silenziosamente, uscendo dalla stanza. Mi trovai su un corridoio. Alla mia
sinistra c’era un bagno, alla mia destra un balcone! Cercai di trattenermi
dall’urlare dalla gioia. Sicuramente dietro alle porte che si affacciavano su
quel corridoio, qualcuno dormiva.
Raggiunsi la
portafinestra e l’avvicinai dietro di me, chiudendola. Mi accesi la sigaretta,
tentando di calmarmi.
Il freddo mi aveva
svegliato del tutto. Quello che era accaduto sembrava solo un sogno lontano ed
io ricomincia ad interrogarmi del perché e del come, fossi
giunta in quella casa.
Improvvisamente vidi un
movimento e una luce. Qualcuno era strisciato fino al bagno e ci era entrato. Pochi minuti dopo quel qualcuno uscì.
Di fronte a lui, la
sigaretta accesa, lo studiai.
Mezzo
addormentato, indossava solo un paio di boxer enormi, che evidenziavano ancora
di più la sua magrezza. I lunghi capelli gli ricadevano in un modo
strano. A quella distanza, col buio, lo osservai assai stupita. Sbadigliò, poco
elegantemente, e si fregò un occhio con la mano destra. Quando
lo riaprì guardò nella mia direzione e mi vide.
Adesso urla come una
ragazzina isterica! Mi dissi, abbastanza preoccupata.
Ma lui rimase in
silenzio, limitandosi a scrutarmi. Poi si allontanò, entrando in una stanza. I
piedi nudi percorrevano lesti il pavimento.
Non ebbi nemmeno il
tempo di ricominciare a sentire il freddo, che lui riapparve. Ma stavolta non era più mezzo nudo.
Portava un paio di
jeans enormi ed una felpa extra large. Un sorriso
malizioso stampato sul volto. Si avvicinò, aprendo la finestra.
“He!
Gibst du mir eine Zigarette?”
Ehy! Mi dai una sigaretta? Domandò.
Io scoppiai a ridere, e
lui subito mi imitò.
“Gewiß!”
annuii, porgendogli il pacchetto.
Lui fece un passo verso
l’esterno, rabbrividì e mi gettò un occhiata strana.
Indietreggiò e sparì ancora.
Mi grattai la testa,
esterrefatta. Ancora una volta lo vidi tornare, affrettandosi per il corridoio.
Aveva una coperta enorme fra le braccia.
Uscì sul balcone e la
stese, un pezzo solo a terra, il resto contro il muretto.
“setzs
du dich hin!”
disse piano ma con un tono che non permetteva repliche. Io obbedii e mi sedetti.
Il ragazzo si avvicinò, sedendosi e chiuse un pò la
coperta, avvolgendoci.
Prese una sigaretta dal
pacchetto, l’accese, poi scosse la folta chioma che,
solo in quel momento, notai essere composta da rasta.
Lui sorrise ed esclamò,
come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Ha! Ich bin Tom,
natürlich!”
Io risi ancora. “Ja, ja. Natürlich!”
risposi.
Lui appoggiò
la testa contro la mia spalla, il volto rivolto verso il cielo. Rimase
in silenzio per un paio di minuti, poi parlò, la sua voce scandiva lentamente
le parole, come se per lui fosse abbastanza difficile pronunciarle “Bill ha già urlato?” chiese.
Io lo guardai un
secondo in volto. Era impassibile, come se stesse parlando del tempo o di ciò
che avrebbe voluto fare l’indomani.
Annuii, capendo immediatamente
a cosa si riferisse. Lui fremette e sospirò,
espellendo il fumo. “Lo sapevo che sarebbe successo…Scheiße. Pensavo che l’avrei sentito anche se avesse dormito in
salotto…Scheiße…Devo andare a vedere come sta…”
iniziò, alzandosi e gettando il mozzicone dal balcone, sulla ghiaia
sottostante.
Per l’ennesima volta,
non seppi cosa fare. Poi pensai che sicuramente si sarebbe sentito meglio,
vedendolo dormire tranquillo, per cui non dissi nulla.
Lui sparì per il corridoio.
Mi accesi un’altra
sigaretta, aspettando un probabile ritorno. Due minuti e fu di nuovo lì. Il
volto esterrefatto. Sorrideva.
“Dorme!” esclamò con
voce allegra e sollevata. Si passo una mano tra i rasta.
Mi sorrise.
Io gli
porsi di nuovo il pacchetto e, mentre lui si infilava la sigaretta fra le
labbra, risposi “Lo so. Non appena ha capito che era un incubo, si è calmato
subito…”
Tom mi fissò esterrefatto.
Per poco la sigaretta accesa non gli cadde sui pantaloni. Chiuse gli occhi, si
ricompose e poi tornò a sorridere. “Perfekt!” disse
“Sarebbe un sollievo se riuscisse a smettere di fare quell’incubo…Per
lui e per me…Sono dodici anni che lo affligge…E la colpa di tutto…comunque è mia…” concluse, la voce seria.
Lo guardai in volto
mentre si alzava. Tornò a sorridere. “Viel Danke…” mormorò con voce sincera.
“Bitte…” risposi,
incerta. In realtà non avevo fatto nulla.
Mi diede le spalle,
entrando. Poi si fermò di nuovo a guardarmi.
“Morgen.
Zehn Uhr.” Disse soltanto.
Io lo fissai,
interdetta.
Lui mi gettò uno
sguardo malizioso e concluse “Ich
werde unter Dusche sein... Ich sage dir ihn,
ich wollte eventuell mit mir
kommen...” Sorrise, l’orecchino sul labbro brillò.
Anch’io risi, spiazzata da
tanta malizia, mostrata con disinvoltura. La sua naturalezza era tale, da far
pensare la cosa come ovvia e perfettamente normale.
Hai di fronte un vero maestro, mi dissi.
Tom non aspettò alcuna
risposta, il suo sorriso accattivante ancora sulle labbra. Mormorò solo un
lieve “Gute Nacht…” e si
allontanò.
Non appena fu sparito,
mi ritrovai a pensare a ciò che aveva detto. Tradussi la frase nel mio
cervello. Sarò sotto la doccia…te lo dico, in caso
volessi venire con me… Arrossii e scoppiai a ridere.
Mi alzai, chiusi la porta alle mie spalle e tornai in salotto.
Bill riposava, il suo
respiro tranquillo, proprio come quando lo avevo lasciato. Non riuscii a
frenare la curiosità e mi avvicinai. Per guardarlo meglio. Al parco e durante
la crisi di poco prima non avevo avuto molto tempo per
farlo.
Aveva un’espressione
dolcissima sul viso, come un bambino piccolo che dorme
con la madre al suo fianco.
Sorrisi ancora. “Gute Nacht, Bill…”
mormorai, allontanandomi.
Mi sdraiai di nuovo e
mi coprii, tentando di prendere sonno. Non ci riuscii immediatamente ed uno
strano desiderio si impossessò di me. Mi voltai di
scatto. Lui era lì. Sentii di nuovo una sensazione strana. Questa volta però
non proveniva da lui, ma da me. Arrossii, mi diedi della stupida e mi rigirai,
imponendomi di fissare la porta.
Accanto alla stipite stava Tom, in piedi,
di nuovo con solo il paio di boxer addosso. Mi guardò e sorrise. Salutò con la
mano. Svanì.
Per Selina89: Hallo!!! In realtà…Bill non scappa,
semplicemente corre da lei. Scusa se non ho specificato, ma a me piace lasciare
le cose un po’ in sospeso. Ho tralasciato anche il pezzo in mezzo perché mi
sembrava che la storia sarebbe diventata troppo pesante. Nella mia mente, Bill corre da lei, poi accende il cellulare (che ha tenuto
spento perché aveva paura di non trovare nessuna chiamata di Tom) trova la chiamata di Tom
(gioia immensa!) e poi agisce, ovvero si fa venire a prendere da Georg e la porta via con se, perché non se la sente di
lasciarla lì. (Anche perché, la zona vicino alla statua di Otto
non è molto raccomandabile!) Spero di esserti stata utile! E
sono felice che la storia piaccia! Io comunque faccio
del mio meglio! Per qualsiasi domanda. Sono qui!