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Autore: givemejames    26/06/2013    5 recensioni
Quella tra me e Louis era una guerra combattuta ad armi pari, fatta di amore e di odio, perché sapevo che avevamo lo stesso carattere, ma che lui era decisamente migliore di me.
***
'Sei una stronza, Verity'
'Me lo dicono tutti, Tomlinson' risposi, poi girai i tacchi e mi avviai a casa.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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You’re a bitch.


La mia gita emozionante dal preside non aveva fruttato niente, anche i muri sapevano che non si dovevano dire parolacce in classe e che mi dovevo dare una calmata, che fare?
L’unica cosa positiva era che avevo passato un’ora e mezza a sentire la sua inutile ramanzina annuendo come un robot e promettendo che avrei preso più camomille. E avevo saltato matematica.
Le cose negative invece erano parecchie, come ad esempio il fatto che avrebbero chiamato mia madre che si sarebbe infuriata, oppure che all’uscita avrei sentito di nuovo tutte quelle irritanti voci della gente.

‘Brown spero di non incontrarla domani’ mi salutò il preside mentre mi dirigevo alla porta di vetro.

‘Lo spero anche io’ risposi poi uscii e fui quasi sommersa da tutta quella gente che scalpitava per uscire da quella prigione. Come dargli torto, ma se avessero evitato di spintonarmi a destra e a sinistra sarebbe stato molto meglio.

‘E levati coglione’ dissi dura ad un cretino che mi era venuto addosso, lui si scansò alzando le mani per paura di essere preso a schiaffi. Avevano così tanta paura di Verity Brown?


Decisi che avrei lasciato tutta la mia roba nell’armadietto, tanto il giorno dopo avrei avuto teatro, purtroppo, ed uscii a grandi passi per dirigermi a casa, dove sapevo che mi avrebbe aspettato mia madre super incazzata.

Incrociai Niall intento a dividere un pacchetto di patatine con una tizia, prima di quella ero l’unica con cui divideva il cibo. Le cose non sarebbero mai tornate uguali. Uscii dal cancello e cercai di dileguarmi velocemente da tutto quel trambusto.

‘Com’è andata dal preside Brown?’ mi schernì quell’idiota di Louis, dopo oggi a pranzo aveva intenzione di fare ancora lo stronzo?

‘Senti perché non te ne vai? Fammi un favore, vai a rompere le palle a tutte quelle che ti sbavano dietro, che sono pure contente’ risposi guardando dritto avanti a me, accelerando il passo sperando che non mi raggiungesse, anche se sentivo il rumore dei suoi passi che invece di diminuire e sparire stavano accelerando.

Tutte le cose che erano successe in quella giornata, che in teoria doveva essere normale e calma, mi avevano innervosita così tanto che se avessi potuto avrei urlato per strada a quello stupido pel di carota tutte le parolacce che avevo nel mio vocabolario, ma decisi di contenermi perché altrimenti qualcuno avrebbe chiamato la polizia, o la protezione civile, o peggio, un manicomio.

‘Veri voglio farmi perdonare’

‘Mi hai causato troppi problemi oggi, ce l’ho a morte con te, e non puoi fare niente’ risposi sprezzante, tutto quello che volevo era che non mi procurasse altri problemi e che si dileguasse in tutta velocità.

‘Sei andata dal preside per colpa mia?’ chiese con un tono divertito nella voce, beh tecnicamente lui c’entrava qualcosa.

‘Uhm sì, una mezza specie. Colpa delle tue spasimanti’

‘Spasimanti?’
rise, non c’era niente da ridere, erano scoccianti. Forse a lui faceva piacere di averle tutte ai suoi piedi, ma io odiavo le loro occhiatacce quando passavamo insieme nel corridoio.
Se lo amavano tanto potevano benissimo proporsi come Giulietta, invece che lasciare la parte a me, povera acida sfigata che voleva solo vendicarsi della pallonata.

‘Lascia perdere’ lo scansai e cercai di tornare a casa da sola, ma mi seguì ancora.

‘Veri vuoi uscire con me oggi pomeriggio?’ me lo stava chiedendo sul serio? Mi fermai in mezzo alla strada con un mezzo sorriso che gli mise un po’ di speranza, gli si leggeva negli occhi.

‘Ehi carotina hai avuto un’iniezione di bontà in queste due ore?’ gli chiesi acida inventando un altro soprannome, lui rispose alla mia occhiataccia con uno sguardo quasi deluso.

‘Sei una stronza, Verity’

‘Me lo dicono tutti’
risposi, poi girai i tacchi e mi avviai a casa.

‘Ci vediamo dopo Brown’ mi urlò, sorrisi ma non mi girai.

                                                                                                                                                                            *** 


Appena rientrata a casa trovai mia madre appoggiata allo stipite della porta che mi guardava male, perfetto, la scuola l’aveva avvertita della mia scenata.

‘Vado in camera mia?’ chiesi prevedendo le sue parole, lei annuì nera in volto.

Ora solo perché io sbraitavo davanti a tutti venivo punita, mentre lei che tradisce suo marito che combatte per la patria vive tutta rosa e fiori. Tenni i miei commenti per me e mi distesi sul letto. Aspettavo solo che la porta di casa si chiudesse per scendere in salotto ed accendere il camino.
La casa senza mamma è così calma, semplicemente perché non ho nessuno con cui litigare.
Decisi di perdere un po’ di tempo a struccarmi, a legarmi i capelli a cipolla e a mettermi i soliti vestiti per casa, una felpa enorme con il cappuccio e un paio di leggins. Scesi sotto e scoprii che mamma era andata via, per fortuna, accesi il fuoco e mi feci una camomilla, giusto per tener fede alla promessa fatta a quel vecchio del mio preside, anche se sapevo che non mi avrebbe di certo calmata un estratto di fiori.

Era così piacevole il caldo del fuoco sulle mie guance, anche se si stavano arrossando tutte, stavo per addormentarmi sul tappeto come fanno quei cani dei film quando suonò il campanello.
Troppo inebetita dal caldo mi alzai senza sparare qualche insulto tra me e me e mi diressi alla porta barcollando. La aprii sbadigliando e trovai Louis, strabuzzai gli occhi.

‘Non ti dai per vinto eh?’ chiesi scherzando appoggiandomi allo stipite.

‘Sembri un’ammalata’ scherzò a sua volta, mi ricordai di essere struccata e in condizioni pietose, ma sinceramente non me ne curai. Forse se avesse visto quanto potevo essere spaventosa mi avrebbe lasciata in pace..

‘Mi stavo scaldando’ risposi e lo feci entrare.

‘Oh e non ti sei sciolta?’ continuò con quel sorrisetto.

‘Vaffanculo’ risposi e tornai a sedermi vicino al fuoco, lui mi seguì.

‘Ti ho portato una cosa’ disse a un certo punto, lo guardai sorridendo con gli occhi che brillavano, amavo le sorprese.

‘Cosa?’ chiesi curiosa, lui frugò in tasca e cacciò un altro fiore, come quello di quella mattina, bianco e rosa. Me lo mise tra i capelli.

‘Qualcuno ha intenzione di estirpare tutti i fiori dalle piante di scuola?’ chiesi scherzando, lui scoppiò a ridere.

‘Prego Veri, è sempre un piacere farti dei regali’ scherzò, io lo abbracciai.

‘Grazie Lou’.



Spazio autrice:
PERDONATEMIIIIIIII per il solito ritardo, sono una frana lo so, ma è colpa dell'estate, è lei che mi fa tralasciare le cose serie! ahahaah
perdonatemi anche perchè questo ennesimo capitolo ha pochissime novità, ma vi prometto che dal prossimo ci saranno dei colpi di scena abbastanza interessanti
come al solito questi due litigano, ma che vi devo dire, io li adoro con tutto il cuore, sono una loro shipper ahahhaha
a proposito di shipper poi, siccome sono anche larry shipper (non mi ammazzate) ho scritto una os larry un po' di giorni fa e mi chiedevo se avevate voglia di passare, se lo fareste mi farebbe moltissimo piacere c: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1903719&i=1
detto questo vi lascio e vi prometto che aggiornerò il prima possibile, se non lo farò sarete liberissime di venirmi a trovare a casa e pestarmi di botte ahahha
grazie infinite per tutte le recensioni, siete favolose ed io vi adoro tantissimo, alla prossima!
-ele <3
   
 
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