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Autore: Cip_    26/06/2013    8 recensioni
“Why, Sir, you find no man, at all intellectual, who is willing to leave London. No, Sir, when a man is tired of London, he is tired of life; for there is in London all that life can afford.”
— Samuel Johnson
Ero alla continua ricerca di qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita, alla disperata ricerca di segnali che ormai avevo imparato a collezionare da tempo, come piccoli tasselli dispersi di un puzzle ancora incompleto. Non dimenticherò mai quell’estate.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Little Things


Inizio col fare una premessa, è da quasi due anni che avevo voglia di scrivere una storia così ma non mi sono mai mollata realmente. Adesso ho deciso che vale la pena provare..  So benissimo che è tutto frutto della mia immaginazione, non ho certo bisogno che qualcuno venga a dirmi “tesoro mio, quello che scrivi non si avvererà mai” perché lo so benissimo, ma semplicemente mi andava di scrivere questa storia e di sognare per un po’. In fondo, che male c’è? Sono qui inoltre per qualsiasi chiarimento sulla storia o domanda, anche su di me, magari inizieremo a conoscerci o a conoscerci meglio, chi lo sa! Non è la prima volta che pubblico una storia qui su efp, proprio come l’estate scorsa, adesso torno a scrivere. Spero di non deludervi e che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate, accetto tutte le critiche ovviamente, esclusi gli insulti hahaha. Per qualsiasi cosa, potete contattarmi con un mp sul sito o su twitter, il nickname è lo stesso :)

Dedico questa storia a tutte le persone che non smettono mai di credere nei propri sogni, sarebbe un mondo più buio senza sogni e senza speranza, non credete anche voi? Inoltre dedico questa storia a tutte le persone che mi hanno sempre incoraggiata, ascoltata e sostenuta in questi ultimi due anni. Vi ringrazio, non ha prezzo.

Capitolo Primo


“Why, Sir, you find no man, at all intellectual, who is willing to leave London. No, Sir, when a man is tired of London, he is tired of life; for there is in London all that life can afford.”
— Samuel Johnson

Ero alla continua ricerca di qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita, alla disperata ricerca di segnali che ormai avevo imparato a collezionare da tempo, come piccoli tasselli dispersi di un puzzle ancora incompleto. Non dimenticherò mai quell’estate.

***

I giorni che ho trascorso a Londra sono sempre stati troppo pochi e mai abbastanza. Vorrei poter essere qui per restare, ma so che questo è solo un assaggio, una breve anticipazione della vita che vorrei vivere, nel secondo posto al mondo in grado di essere chiamato casa. Quale migliore stagione dell’estate per viaggiare? E se la parola giusta non fosse proprio “viaggiare”? Viaggiare è qualcosa che implica la scoperta di nuovi posti, mentre per me ormai è come un rito, ritornare a casa dopo molto tempo, in una città che ormai conosco quasi a memoria, ma sotto una luce diversa. Sono impaziente, quasi euforica, ho voglia di ritrovare gli innumerevoli aspetti della città che amo, i colori caldi dell’estate e quelli della fine di una stagione che negli altri paesi europei viene vissuta al mare, sotto il sole cocente e sulla sabbia fine e delicata che rimane sulla pelle e non va più via, proprio come certi ricordi. Mi ha sempre fatto questo effetto Londra, viaggio dopo viaggio, emozione dopo emozione, follia dopo follia. Sono sempre stata quel tipo di ragazza che si affeziona ai posti che visita in base alle emozioni che le sanno dare, o alle esperienze che vive, a ciò che accade e che la segna un po’ per sempre. Londra è uno di questi posti, ed è forse il più prezioso al mondo per me. Ritornare significa rivivere le emozioni passate, ma ritornare significa anche viverne di nuove, sapendo che forse il momento migliore è proprio quello dell’attesa. Restare delusi è un rischio che nella vita a volte bisogna correre, e se non si corre quando si è giovani, allora quando? Sono sempre stata innamorata dei suoi rossi alti autobus, che fanno pendant con le famose cabine telefoniche, dei viali verdeggianti e dei numerosi parchi che si ritagliano il loro angolo tra le case vittoriane. Del lungo Tamigi, che ho sempre sognato di percorrere a piedi, del Big Ben e dei suoi forti rintocchi. Ma anche dello shopping, un po’ ovunque, dai grandi negozi di Oxford Street al mercato di Portobello, con le sue note case variopinte. Delle stranezze di Camden Town, con i suoi colori, sapori e odori provenienti da tutto il mondo. Dei musical e gli spettacoli, i concerti e i numerosi eventi sportivi. Una città che mi rende libera, dove posso essere me stessa senza essere sottoposta ai giudizi della gente. Una città che adesso ho la possibilità di vivere ancora una volta, totalmente. Ripartire, ricominciare, fuggire dalla realtà opprimente di tutti giorni anche solo per un po’, senza voltarsi indietro.

Quando metto piede in terra britannica tutto cambia. Sarà l’emozione, l’euforia, tutta l’adrenalina che ho in corpo, ma riesco a sentirmi diversa, come nuova. Riesco a provare emozioni vere e ad amarmi un po’ di più, riesco a sentirmi a casa. Ogni cosa mi incuriosisce e mi emoziona, tutto ciò che c’è ancora da scoprire e che non ho ancora scoperto. Amo gli aeroporti, amo viaggiare, amo l’attesa di uscire dalle porte di vetro e prendere il pullman per la capitale inglese. Amo ciò che ho già conosciuto di Londra, ma amerò anche ciò che farò per la prima volta. Le lunghe passeggiate sul Tamigi, i pomeriggi sul prato dei più famosi parchi. Ho sempre amato camminare a piedi e mi sono imposta di girare tutta la città senza l’uso di quella fantastica invenzione che è l’underground di Londra. Ho quasi paura questa volta, ho paura e non so perché.

Ho sempre pensato di essere un po’ sensitiva, o forse ho solo un grande intuito. Riesco a percepire quando accadrà qualcosa e so che questa è la volta buona, sarà il viaggio più indimenticabile di tutti. Forse sto solo cercando di autoconvincermi, forse lo penso davvero, ma i miei pensieri vengono interrotti bruscamente dall’arrivo del pullman che dall’aeroporto di Stansted mi porterà a Victoria Station, sto davvero per tornare a Londra. Si torna a casa.
Il viaggio non è molto lungo, ma come ogni volta vengo accompagnata da una colonna sonora, che sia la radio o che siano i brani casuali del mio lettore musicale. Non c’è mai stata una volta in cui non abbia sentito la canzone giusta al momento giusto. Se solo la vita potesse andare allo stesso modo, se fosse così facile proprio come quando senti la canzone perfetta nel momento più giusto al mondo. Se solo le persone che incontriamo, le esperienze che viviamo accadessero al momento giusto. Se solo ci innamorassimo delle persone giuste al momento giusto, e non nel momento più sbagliato al mondo. Ma cos’è la vita se non un susseguirsi di errori e sbagli e ancora errori? Perché se si potesse tornare indietro e cancellare il tempo, rivivere i ricordi, allora sarebbe tutto troppo facile. Perché il destino a volte gioca brutti scherzi. Incontri una persona, sai che è quella giusta, non hai mai provato niente di simile al mondo, senti che tutta la tua vita sta per cambiare, e quando te ne rendi conto è già sparita. Il momento è finito, andato, perso per sempre. Non abbiamo una macchina del tempo, ma forse possiamo lottare per recuperare ciò che è andato perso, per ripartire da dove c’eravamo fermati prima, che sia stata colpa nostra o del destino. Non tutto è perduto, possiamo ancora lottare. E finché siamo giovani sappiamo che il destino è nelle nostre mani. Sta a noi cambiarlo.

 
   
 
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