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Autore: _Eleuthera_    09/01/2008    8 recensioni
"...Prima o poi, si diceva, prima o poi tutto ciò sarebbe finito. Prima o poi avrebbe smesso di pensarci e avrebbe recuperato il sonno perduto. Prima o poi tutto sarebbe diventato lontano e impossibile da ricordare. Pensava.
Matsuri aveva sedici anni, ma credeva di essersi innamorata di Gaara molto tempo prima."
Quattro brevi capitoli per l'intreccio che vede il trio di Suna cinque anni dopo lo Shippuden. L'amore di Matsuri per Gaara è sospeso su di un baratro. Alcune cose sono cambiate, altre andranno in modo diverso da come penseremo.
La commedia degli equivoci sta per iniziare.
[MatsurixGaara] [KankuroxIno] [ShikamaruxTemari / TemarixShikamaru] [GaaraxSakura] [Dedicata a bambi88]
Genere: Commedia, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari, Shikamaru Nara, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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SLEEP, AND THEN WAKE UP


Terzo Atto


You just gotta let it go
[Tu devi solo lasciarlo andare]
You just gotta let it go
[Tu devi solo lasciarlo andare]
You just gotta let it go
[Tu devi solo lasciarlo andare]
Eels - I need some sleep

«Sei nei guai, stavolta, eh?»

Gaara lo squadrò, freddo.

«Taci, Nara.»

Shikamaru non si scompose, appoggiato al muro ed accendendosi una sigaretta.

«Temari sembrava furibonda.» commentò, aspirando una boccata.

«Non solo lei.»

Il chunin della Foglia sorrise appena.

«Sono piccoli problemi di cuore...»

Gaara lo fulminò con lo sguardo, un certo riflesso assassino negli occhi.

«Evita certe battute, Nara.»

«Ma è la verità, o mi sbaglio?»

«Ti sbagli.»

«La storia con Sakura, però, c’è stata.»

Un altro sguardo, un po’ più omicida di prima.

«Nara, ti avevo detto di stare zitto!»

«Kazekage-sama, non vi conviene negarlo. Me lo ha raccontato Ino.»

Gaara tacque. Si appoggiò al muro, sbuffando, le braccia incrociate.

«Questi sono affari che non ti riguardano, Nara.»

«Però si tratta della verità.»

«Con Sakura è finita.»

«Matsuri non sembra della stessa opinione.»

«Matsuri...»

Il nome si dissolse sulle labbra del Kazekage, come aria nel vento. Shikamaru lo guardò di sottecchi.

«Matsuri crede di sapere tutto, ma non è così.» proseguì Gaara. Le parole sembravano pesargli enormemente.

Shikamaru rise.

«Che c’è da ridere?»

«Sembri me quando frequentavo Ino e Temari era furiosa.»

Gaara spalancò gli occhi acquamarina con un certo disgusto.

«Che cosa!?»

«Temari si comportava esattamente come Matsuri. Mi teneva il muso e faceva finta di niente, ma in realtà stava male, anche se non lo ammetterà mai.»

«La situazione è decisamente diversa-»

«Gaara, quella ragazza per te farebbe qualunque cosa. Chissà da quanti anni è innamorata di te e non diceva niente. Se ha reagito così vuol dire che è un sacco di tempo che...»

«Non ho bisogno della tua retorica, Nara!» lo sguardo di Gaara s’era incupito, il verde acqua sembrava tremare. Nascosti nella posizione delle braccia, i pugni erano stretti.

Shikamaru tacque, alzando le spalle.

Per qualche istante fu solo silenzio.

«Certo, con Sakura... non l’avrei mai detto.»

Gaara non si preoccupò neppure di guardarlo.

«Colpa di quell’Uchiha, come al solito.» sibilò.

Shikamaru sussultò, la sigaretta stretta fra i denti.

«Sasuke?»

Gli occhi di Gaara saettarono verso il deserto.

«Sakura rivedeva in me Sasuke, è l’unica cosa da dire.»

--

«Mi dispiace.» gli occhi di Sakura erano bagnati. Gaara, invece, fissava un punto invisibile con sguardo fermo e insostenibile.
< «Io vedevo lui in te, Gaara. Nei tuoi occhi... vedevo le stesse ombre dei suoi.»

Gaara aveva incassato il colpo. Forse neppure lui aveva amato veramente Sakura. Forse era solo attratto da quell’amore che lei sentiva dentro, quell’amore che a lui era [stato] negato.

Il dolore, però, c’era. Flebile, incessante, all’altezza del cuore.

«Sakura... non c’è niente da dire.» aveva detto, la voce salda come al solito. «È una fine, solo questo.»

--

«Queste donne» sospirò Shikamaru «una peggio dell’altra...»

«Per una volta sono d’accordo con te, Nara.»

Gaara fissava un punto invisibile di fronte a sé. Come quella volta.

«Ma Matsuri è diversa, no?»

Gaara si voltò di scatto verso Shikamaru, come se quelle parole lo avessero colpito in pieno.

«Voglio dire, Matsuri per te è diversa dalle altre, no?»

proseguì Shikamaru con un sorrisetto obliquo.

Gaara tacque, riprendendo a fissare quel punto di fronte a sé.

--

Finalmente il rumore del chiavistello che girava. I due sussultarono.

Temari varcò la soglia con un’espressione soddisfatta sul volto.

«Ciao, tesoro.» fece Shikamaru, ironico «Non ti preoccupare di darci una giustificazione per averci fatto aspettare qui fuori due ore e mezza-»

Lei gli diede un bacio sulla guancia, ridendo. «Per stasera no comment.» Fissò il fratello, seria. «Adesso non ti conviene.»

Gaara annuì. Senza una parola, si avviò verso il palazzo del Kazekage.

--

Notte. Vagavano per le strade di Konoha da un’ora buona.
Ino praticamente avvinghiata al suo braccio, forse aveva bevuto un po’ troppo. Lui si reggeva bene in piedi, per ora almeno.

Varcarono le porte, uscirono fuori dalla città. Caddero sull’erba, ridendo della loro stessa goffaggine. Si sdraiarono supini con il cielo nero sopra agli occhi.

Kankuro non era abituato a quella fredda aria notturna di Konoha. Sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

«Sono felice di averti incontrato.» disse Ino dopo un po’ «Sembri diverso.»

«Sembro diverso?»

«Da quando avevamo quattordici anni.»

L’immagine di lui e dei suoi fratelli martellò la mente di Kankuro in un colpo solo. Rivide sé stesso all’epoca in cui Gaara era stato rapito dall’Akatsuki. Erano passati cinque anni da allora.

«Sei cambiata anche tu.» ammise, ricordandosi la bionda ragazza vanitosa che era rimasta impressa nei suoi ricordi per tutto quel tempo.

Ino non disse nulla. Abbassò le palpebre, respirando a fondo l’aria della notte.

Kankuro sentì un sordo colpire nel proprio petto, qualcosa che si muoveva là dentro, in quel baratro in mezzo ai polmoni.

«Sei bellissima.» disse. La seconda volta che se lo faceva scappare nella stessa serata. Serrò la mascella.

O sono un idiota oppure...

«Bellissima?» Ino si tirò su a sedere di scatto. Sembrava molto più lucida di poco prima. Si portò una mano al labbro ferito, sfiorandoselo e scrutando il volto per una volta privo di trucco dell’altro. «Anche con questa cosa?»

«Anche con questa cosa.» asserì Kankuro. Il cuore gli batteva nelle orecchie.

Non era propriamente in sé quando sfiorò le labbra di Ino con le sue, e la sentì irrigidirsi improvvisamente sotto le sue mani, poi rilassarsi e infondere più energia al bacio, circondandogli le spalle larghe con le braccia. Kankuro aveva avuto un paio di storie in passato, ma non era mai stato così. Qui era tutto sé stesso a desiderarla. Questa volta era ogni suo senso a bramare le labbra di Ino, il suo corpo sottile. Questa volta se ne era innamorato, e lei ricambiava con una passione travolgente e insolita.

I gesti si fecero più sicuri, circondati da un’improvvisa nebbia di tenerezza, un torpore che trapelava di corpo in corpo.

Fu quando si accorse che le mani erano scivolate sotto la maglietta di lei che si fermò.

Si scostarono l’uno dall’altra, rompendo l’equilibrio che si era creato fra i propri sguardi.

Kankuro si mise a sedere, la mente improvvisamente lucida.

«Scusami... io-»

«Non fa niente.»

Si alzarono in piedi quasi simultaneamente. Ogni strano torpore, ogni ombra di tenerezza, tutto sembrava essersi dissolto in quell’istante in cui il loro sguardo si era infranto.

Come a nascondersi l’uno dall’altra, erano rimasti zitti, avviandosi verso Konoha.

E ora, affiancato al travolgente calore nello sterno, Kankuro avvertiva anche un gelido spasmo nelle profondità dell’anima.

--

Per l’ennesima volta, Gaara non riusciva a dormire.

Da quando aveva perso lo Shukaku aveva lentamente imparato cos’era addormentarsi, ma erano mesi che faceva più fatica del solito.

Quella notte neppure riusciva a regolarizzare il respiro. L’aria gli sfuggiva dai polmoni, e a lui sembrava quasi di doversi ricordare di respirare.

Chiudeva gli occhi, e il volto di Sakura svaniva per fare posto agli occhi scuri di Matsuri.

Gaara si girò, supino, osservando il soffitto.
Le parole di Matsuri erano un tormento nella mente.

[Perché io per tutti questi anni ti sono stata vicina, e quando nessuno voleva essere tuo allievo perché aveva paura io ho trovato il coraggio di fidarmi di te, sensei, per anni ho creduto in te, ho guardato al di là di quella fama e delle voci che giravano sul tuo conto!]

Aveva una gran voglia di gridare anche lui. Sì, perché non si sfogava pure lui, come aveva fatto Matsuri? Perché non le aveva gridato in faccia di tacere, di non dirgli quelle cose? Cosa diavolo lo aveva frenato dall’urlare? Forse quello sguardo scuro che lo accompagnava da anni?

Ed ora aveva anche il peso di quelle parole sulle spalle.

E si sentiva schiacciare.

--

La testa affondata nel cuscino, Matsuri non cercava la luce accesa fuori dalla finestra.

Ormai non aveva più importanza. La vergogna era più grande di tutto il resto.

E ciò nonostante l’indomito bruciore nel petto, quel sentimento che la tormentava da anni non si era ancora ritirato nelle profondità sconosciute di sé stessa, come invece avrebbe voluto.

Era un sussurro nelle orecchie, un desiderio soffocante.
Le sembrava che il mondo le fosse crollato addosso, e la colpa era sua.

--

L’alba, ed erano alle porte della città.

Kankuro e Ino camminavano distanti, come se avessero il timore di sfiorarsi.

Si fermarono, ad un certo punto, poco dopo l’entrata principale.

«Quando parti?» gli chiese lei senza guardarlo.

Kankuro si stupì di avere ancora voce. «Stamattina, ormai.»

Non fece a tempo a voltare lo sguardo verso di lei che Ino già aveva bloccato le parole con le sue labbra. Quella frase era già niente, inghiottita dal tocco della kunoichi, e Kankuro, questa volta perfettamente lucido, socchiuse gli occhi lasciando che fosse lei a tessere il legame di sguardi che avevano già conosciuto.

--

Era stato un sonno frammentato, trasparente ed effimero. E Matsuri, quando si era alzata, era più stanca di quando era andata a dormire.

Non poteva fuggire da sé stessa, questo lo sapeva bene. Ma poteva fuggire da tutto il resto.

Temari, Gaara, da tutti.

In quel momento aveva bisogno solo di stare con sé stessa, e con i propri ricordi. Doveva, sentiva il bisogno impellente di pensare. Di essere lei a governare i suoi pensieri.

Accettare la cosa. Facile a dirsi.

Indossò i suoi soliti abiti, uscì dalla porta, sentendosi investita dal calore dell’alba, quel tepore non ancora violento che scendeva sulla città come una densa nebbia incolore.

Suna non era circondata da delle mura o qualcosa del genere. Il Villaggio Nascosto nella Sabbia. C’era un motivo se era “nascosto”. Non dava nell’occhio.

Matsuri aveva la fortuna di conoscere molto bene quella che era la sua città natale. C’era un posto, infatti. Una vecchia torre costruita nella roccia. Doveva servire a scopi difensivi, una volta, probabilmente. Ma adesso in pochi erano al corrente della sua esistenza.

Corse rapida per le strade deserte, respirando il silenzio del mattino. Si arrampicò svelta e pratica sulle scale che conducevano a quella reliquia di tempi andati. Infine, aveva guardato giù.

La città davanti a sé, enorme, e in fondo il palazzo del Kazekage.

Strinse i pugni.

Non avrebbe più fatto nulla. Non sarebbe stato giusto. Non per lui.

--

«Che ca... Temari...»

Shikamaru afferrò le coperte con una furia non sua, avvolgendosi nel lenzuolo.

«Senti, torna a dormire, per favore...»

«Niente affatto! Devo uscire.»

Shikamaru spalancò gli occhi assonnati.

«Sono le cinque e mezza del mattino!»

«Devo andare a parlare con Gaara.»

L’altro, da sotto le coperte, sospirò.

«Lascialo in pace...»

«Devo dirgli qualcosa di importante.»

«Alle cinque e mezza del mattino?»

«Gaara è sempre sveglio a quest’ora.»

«A tuo rischio e pericolo, se non torni più indietro declino ogni responsabilit-»

Shikamaru imprecò, ficcandosi sotto le coperte.

«...spalanca di nuovo di colpo le finestre come hai appena fatto e sarà l’ultima volta che vedrai la luce del sole...» mugugnò.

Temari, con un sorriso – o un ghigno, gli mandò un bacio e uscì dalla stanza.

--

Era come la nebbia di un sogno vecchio, vecchissimo, distesa davanti agli occhi.

Lei a contemplarla, ad osservare i propri ricordi muoversi tra i labirinti delle strade polverose.

Ogni singola pietra della città conteneva un pezzo della propria vita. Ogni sguardo lanciato verso Suna tornava indietro portandosi appresso un ricordo sfocato di una giornata o di un istante o di una parola.

E lo sguardo più lontano, lo sguardo che correva verso il palazzo del Kazekage con una foga quasi ansiosa, e vi si posava sopra con la trasparenza della tristezza, quello sguardo portava indietro sensazioni che Matsuri avrebbe voluto seppellire, distruggere, dimenticare, e allo stesso tempo tenerle il più possibile vicino alla sé stessa che aveva dentro, perché le sembrava fossero le uniche cose veramente importanti.

Non piangeva più, Matsuri. Si vergognava di piangere. Lo sguardo fissava il palazzo del Kazekage. Fermo. I m m o b i l e.

Perduto in una cortina che solo lei poteva vedere. Poi il fruscio appena percettibile dietro di lei. E Matsuri aveva sempre avuto ottimi sensi.

Sobbalzò, e si maledisse per quella dannata inquietudine.

Si voltò verso l’intruso, un balenare assassino negli occhi. Neanche qui posso stare in pace!?

«Chi ca...» la frase rimase in sospeso, ripiombando giù nei pensieri confusi di Matsuri.

Ora capiva perché era stato così silenzioso a salire. Deformazione professionale.

Gli occhi balenarono, mentre si distoglievano rapidi dallo sguardo gelido dell’altro.

[Era forse quello, il confronto che lei temeva?]

--

Così, adesso, la strada da Konoha a Suna aveva assunto un altro significato per lui.

La prima volta che l’aveva percorsa era stato per andare all’esame di selezione dei chuunin. Aveva quattordici anni, un mondo a parte rispetto ai venti che aveva adesso. Correva veloce, appesantito da Karasu legata sulla schiena, con a fianco un ragazzo dai capelli rossi che lo terrorizzava con la sola presenza.

Erano cambiate molte cose, da quel giorno.

E quella strada che prima si stendeva liscia e compatta tra i boschi e poi si perdeva nella sabbia del deserto per molto tempo l’aveva vista solo come un ritorno – la ricerca disperata di quell’idiota di Sasuke, il salvataggio di Matsuri, poi.

Ma adesso poteva immaginarsela in un altro modo. Come un viaggio di andata, ogni tanto.

E sarebbe stato bellissimo ogni granello di sabbia sotto le scarpe, ogni ombra scaraventata addosso dagli alberi.

Tutto sarebbe stato impregnato di attesa, e bellissimo, nella foga silenziosa dell’aspettare un arrivo sempre più prossimo.

Sorrise, gustandosi quel pensiero nella profondità della mente. Non sarebbe passato molto tempo prima che diventasse realtà.

Kankuro si muoveva veloce, guardando quella strada scura con occhi diversi, per la prima volta.

--

«Accidenti.»

Shikamaru sussultò. Era sveglio già da alcuni minuti, ma quella porta che sbatteva e quell’imprecazione a mezza voce avevano avuto la stessa valenza del colpo di grazia.

Si tirò su a sedere, ormai perfettamente sveglio.

«Temari?» sollevò gli occhi intelligenti, cercando lo sguardo di lei.

Temari osservava l’alba di Suna, in piedi davanti alla finestra, la fronte appoggiata sul vetro.

«Hai parlato con Gaara?» proseguì l’altro, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, senza nessuna voglia di alzarsi.

«No.» rispose lei «Non c’era.»

«Ah.»

«Mi chiedo dove possa essere.» proseguì ancora Temari dopo un istante.

«Alle cinque e mezza del mattino? A dormire, forse?»

Lei lo fulminò con lo sguardo. «No, non c’era proprio. Deve essere fuori. Per forza.»

Shikamaru rimase qualche istante immobile, come per riflettere.

«Gaara è il Kazekage ed è pure maggiorenne, di qualsiasi cosa si tratti se la può cavare da solo.» concluse, affondando la testa nel cuscino.

Temari rispose con un sorriso forzato, convincendosi che non c’era da preoccuparsi.

E una mezza idea di dove potesse essere, inoltre, ce l’aveva.

«Maledetto, e io che mi ero alzata a quest’ora assurda apposta per lui.» borbottò, gettandosi sul letto completamente vestita.

Il materasso sobbalzò, e Shikamaru con esso. Si voltò verso di lei, gli occhi stretti in due fessure.

«Okay, a questo punto mi pare ovvio che non riuscirò più a dormire.» commentò, un velo di ironia nel tono beffardo.

Temari sorrise, gli prese le mani e le guidò verso i propri fianchi, mentre un filo sottile si plasmava con gli sguardi scambiati tra lei e Shikamaru.

Il suo pensiero, inaspettatamente, andò a Gaara e a quello che, con ogni probabilità, stava per fare.

Buona fortuna, Matsuri.












.................corner A
Okay, "Sleep, and then wake up" è ufficialmente diventata una commedia di quattro atti. Sennò diventava troppo lungo da leggere al computer^^ Mi sto un po' scatenando con questa fic, cadendo nel romanticismo sviscerale al dramma interiore che mi piace tanto. Be', mi stavo divertendo. Poi è iniziata la scuola.
Agh.

Ringraziamenti: arigato ai lettori e ai commentatori, e anche a chi inserisce la fan fiction tra i preferiti. Chi di questi non ha commentato subirà la mia ira T_T ...vabbé... no^^

xari-chan: di niente^^ di sei fatta una maratona di lettura KankuIno? Be', se ti piace la coppia questo capitolo dovrebbe esserti piaciuto allo stesso modo ^//^ Grazie per i complimenti!

arwen5786...essì, piccola deformazione professionale, mi piace teatralizzare molto le fan fiction. Come "Nine scenes of the play". Mi manca quella storia ç_ç Bando ai sentimentalismi, andiamo al commento. Grazie mille per i complimenti, Cami-sempai, degna Mosca Nera! Che ne dici di questo capitolo? Teatrale pure questo, forse anche troppo, ma mi sono divertita esageratamente a scrivere i dialoghi tra Gaara e Shika, in particolare il nostro chuunin-con-i-capelli-a-carciofo.

celiane4ever: le MatsurixGaara in effetti scarseggiano, e peccato, perché sono una coppia stupenda. Grazie del commento, sayonara!! ^^

sammy4ever be', sono felice che ti sto facendo piacere questo paring. Io lo adoro*-* Grazie mille per il commento. Ciao!

stefy90 no no, Temari certamente non voleva farlo apposta, e in fondo è stata anche la cosa migliore. Almeno Matsuri si è sfogata. In questo capitolo ho svelato anche al relazione con Sakura, e Kankuro e Ino hanno avuto una gran parte di storia solo per loro *-* quanto li adoro quei due! Grazie ancora per i complimenti, sei gentilissima! A presto!

bambi88: oh Roberta-sensei/sempai, uhm... senspai, ecco^^ i suoi complimenti mi fanno enormemente piacere. Ricevuti da colei che ha inventato l'OMN *-* uao... ebbene, ti dirò che sono molto curiosa di conoscere il tuo parere su quest'ultimo aggiornamento. Questo capitolo è un po' il pezzo forte, mi sono divertita veramente tanto a scriverlo. Ma, lo ripeterò all'infinito, se non avessi letto le tue shot non mi sarei mai appassionata così tanto a questi paring. Te lo devo, l'ispirazione per questa fan fiction mi è venuta dopo aver letto la tua "Just my sensei?", anche se tra il barlume dell'ispirazione e l'inizio della storia è passato un bel po' di tempo. Quindi grazie, senmpai&sensei, sia per l'ispirazione che per il commento^^ Sayonara!

Kowalski: ed ecco l'aggiornamento^^ sono felice che ti piaccia così tanto la fan fiction. Spero che anche il nuovo capitolo ti sia piaciuto. Non so dirti con esattezza quando aggiornerò, l'ultimo atto è ancora in lavorazione. Grazie ancora, mata ne!

Queen_of_sharingan_91: uao! Sono davvero felice di riuscire a farti apprezzare almeno un po' gli altri due paring della fan fiction. Capisco che per una fan dello ShikaIno non deve essere piacevole leggere scerte scene tra Shikamaru e Temari, come quelle di questo capitolo. Potrei dire: i paring sono belli perché sono vari. Frase da bacio perugina, in effetti... ad ogni modo sono veramente contenta del tuo commento, sei gentilissima e il mio EGO ama quel tipo di recensioni gratificanti *-* credo che ormai sia cosa nota. Grazie ancora!^^

Ragazzi, la scuola è iniziata da tre giorni e già sono completamente risucchiata nel suo infernale meccanismo. Non so quando aggiornerò, sarò sincera, l'ultimo atto è in alto mare.
Nel frattempo, sognate. E sognando attendendo. E vedrete che quando non ci spererete più... arriverà l'Ultimo Atto.
...effetti collaterali dopo aver letto "Sei personaggi in cerca di autore" di Pirandello. Scusatemi.
Sayonara!
Ele.
   
 
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