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Autore: someeonelikeu    29/06/2013    3 recensioni
« A tutti i ragazzi,una volta compiuti i sedici anni,che siano del nord,del sud,dell’est o dell’ovest,lo stato cancella la memoria.
Per questo non è permesso avere piu’ di un figlio e per questo facciamo nascere tutti i bambini nello stesso giorno,nessuno deve venire a conoscenza di questa procedura.
Noi vogliamo solo il meglio per i nostri cittadini e speriamo che questi siano capaci di crearsi una propria vita senza l’aiuto dei genitori.
Adesso tu attraverserai quella porta lì infondo,quella bianca,ti verrà cancellata la memoria in modo assolutamente indolore e poi sarai fatta entrare in un’altra porta che ti condurrà in una nuova città.
Sai,Cassandra,vogliamo sempre migliorarci,rinnovarci,questo è il perché sarete tutti mandati via,in modo che le persone piu’ anziane possano avere una dolce morte mentre le vecchie città vengono distrutte per far spazio alle nuove.
Nel giro di un mese la tua città sarà distrutta,ma tu non ricorderai nulla.»
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evangeline

Evangeline probabilmente non aveva ancora realizzato ciò che era successo pochi secondi prima, eppure le immagini le scorrevano in mente come un fiume in piena corsa; i momenti si ripetevano veloci, come se la ragazza li continuasse vivere ancora e ancora.
Lo sguardo di Evangeline era rivolto verso la propria immagine, riflessa in uno specchio talmente pulito da non sembrare vero: il suoi occhi erano rimasti dello stesso colore, i suoi capelli anche, continuava ad essere Evangeline Blackmood.
Ad un certo punto, come se avesse realizzato ciò che aveva appena vissuto, la ragazza strinse il mazzo di chiavi tra le mani, tanto forte da bucarle la pelle. 
Aprì d’istinto la mano ferita, le chiavi caddero a terra con un sonoro tintinnio.
Si guardò allo specchio e cominciò ad urlare talmente forte, un grido tagliente come ghiaccio, che poté giurare di aver visto lo specchio rompersi e mille schegge frantumarsi sul pavimento, ma la ragazza non ne ebbe mai la certezza.
Prima che potesse succedere altro, le sue gambe si mossero automaticamente in direzione dell’uscita di casa.
Evangeline cominciò a correre per le scale del palazzo, come se stesse scappando da qualcosa o da qualcuno: cercava di scappare dalla realtà che l’aveva appena investita in pieno.
Uscita dall’edificio la ragazza sentì il fiato mancare, l’ aria non arrivava ai suoi polmoni, si sentiva in trappola. Ma le sue gambe non si fermavano.
La sua le sembrava una corsa contro il tempo, una corsa inutile, una fatica che si sarebbe potuta risparmiare, eppure non avrebbe mai smesso di correre.
La ragazza non si fermò né fece troppo caso agli sguardi della gente, ad un’anziana che aveva urtato per sbaglio, vedeva gli occhi delle persone vuoti, sguardi silenziosi.
Non pensava a niente: la mente non era proiettata verso un pensiero specifico, ma mille voci e immagini correvano con lei nella sua mente: il discorso che le aveva fatto il magro, anziano signore prima che due uomini dalle tute gialle la prendessero e la chiudessero in una cabina di vetro, i nuovi dati che aveva ricevuto. 
Tutto, adesso, le sembrava meno chiaro, più confuso.
Le sue orecchie sentivano il vociare della gente - “aiuto, è pazza”-“perché corre, cosa avrà fatto?”-“ ma cosa sta succedendo?”-“chiamate la polizia” – ma il suo cervello non registrava nulla. Continuava a correre, senza curarsi di niente e di nessuno.
Delle voci più alte e autoritarie si unirono al coro e, in qualche modo, riuscì a capire di essere inseguita.
L’affanno cominciò a farsi sentire, ma la ragazza sapeva che non era quello il momento di crollare, sentiva che, se avesse continuato a scappare, prima o poi ci sarebbe stata un’ancora di salvezza per lei. 
Non si girò mai indietro per vedere chi la stava inseguendo, ma aveva ben chiaro nella mente il suono dei passi di quegli uomini perché, evidentemente, si doveva essere allontanata dalla folla, dato che l’unico rumore che rompeva il silenzio era quello delle scarpe sull’asfalto.
Accelerò la corsa e, sentendo di aver seminato tutti i suoi inseguitori, si gettò in un vicolo alla sua sinistra.
Per la prima volta la ragazza si voltò indietro, non trovando nessuno.
Avrebbe fatto bene a guardare ancora avanti, però, dato che andò a sbattere contro qualcuno e, in poco tempo, si ritrovò distesa a fissare due occhi azzurri che, a differenza di tutti gli altri, sembravano parlare e dicevano esattamente ciò che Evangeline avrebbe voluto gridare al mondo intero.  .
« io ricordo tutto. » sussurrò, ancora con il fiatone per la lunga corsa.
Riuscì a vedere una luce passare per una frazione di secondo nelle iridi azzurre del ragazzo: ciò che aveva percepito, Evangeline lo aveva percepito in maniera corretta: lui era come lei.
Improvvisamente tornarono i passi sull’asfalto.
Prima di poter pensare a qualcosa Evangeline si ritrovò in piedi con le dita intrecciate a quelle dell’estraneo che stava scappando con lei.
Il ragazzo, con un salto che non poteva essere definito umano, riuscì a scavalcare il muro del vicolo portandola con sé; Evangeline quasi si stupì per essere riuscita a fare quell’azione.
La ragazza ricominciò a correre. Era più veloce di prima perché adesso stava scappando da qualcosa di concreto, non più da una realtà che non poteva evitare. 
I due corsero senza meta, mano nella mano, senza rivolgersi neanche una parola; Evangeline però sentiva che, se l’avesse lasciata, il mondo le sarebbe crollato addosso. 
Le immagini passavano davanti al viso della ragazza come tante diapositive proiettate senza pausa, erano veloci, non riusciva a ricordarsi tutti i dettagli. 
Davanti ai suoi occhi, come se fosse spuntato dal nulla, apparve un edificio dall’aria antica. Un castello.
Evangeline si sentiva stanca, avrebbe voluto riposare e bere; il castello le dava una sensazione di sicurezza e, in poco tempo, forse avrebbe avuto quello che desiderava.
Intanto i passi degli inseguitori cominciavano ad affievolirsi; i due dovevano essere davvero veloci o gli inseguitori dovevano ormai essersi scoraggiati.
Arrivati davanti al castello, che era più grande e imponente di quello che sembrava da lontano, i due fuggiaschi bussarono violentemente alla porta, fino a che questa non si aprì.
Evangeline non vide nulla, ma sentì una mano stringere la sua e venne trascinata nel buio.
« Ne manca uno. »
Riuscì a sentire qualche altra parola confusa prima di perdere completamente i sensi.
  
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