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Autore: _moonlight    01/07/2013    10 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO:
“E chi ti aspetta. Ero anche io con un figo da paura,” mormora al cellulare, osservando con un sorriso appena visibile il display illuminato.
“E così io sarei un ‘figo da paura’?” sussurra una voce assonnata, prima di sbadigliare.
In questo momento Lily lo sa per certo, che il destino la odia e che sta pagando anni di arretrati di fortuna solo in questo momento, quando c'è lui nel suo letto che la guarda divertito e c'è lei con una faccia da pesce lesso, che sobbalza e urta dolorosamente la scrivania mentre fa un passo indietro.
“Cosa?!”
“Eh?” Scorpius accenna una risata, tirandosi a sedere sul letto, incurante della trapunta che scivola via. “Non fare la finta tonta.”
{ Lily&Scorpius is always the way. ♥ }
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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(Ringrazio thenightsonfire e d r e e m per aver betato e letto la storia.)
dedicata a Nina, perché è stupida e io amo le persone stupide.

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La luce del sole filtra pigramente dalle tende malmesse della finestra, illuminandole il volto assonnato e stanco.

Placidamente – e con tutta la calma del mondo – la mano di Lily passa su entrambi gli occhi nocciola, stropicciandoli più del necessario.
Ci sono delle cose che Lily Luna Potter odia in particolar modo.
La prima è, ovviamente, svegliarsi la mattina presto quando si tratta del suo giorno di ferie a lavoro.
La seconda, sempre ovviamente, è quella maledetta luce solare che sembra voglia accecarla.
La terza – ed ultima – è  quella che le viene ricordata da un lieve mal di testa: l’odio profondo (e evidentemente ricambiato) per le sbronze del sabato sera.
Eppure, mentre sgranchisce pigramente le gambe ancora aggrovigliate nelle lenzuola, Lily riesce a poco a poco a ricordare ogni dettaglio della serata precedente – sgranando così tanto gli occhi a quel pensiero che quasi non le prende una sincope.



[ “ Sei sicura che sia questo il locale? “ borbottò Lily, cercando di coprire il più possibile la scollatura del tubino nero.
La ragazza affianco a lei la prese sotto braccio, avvicinandola maggiormente a sé, mentre la lasciava barcollare sui suoi tacchi
eccessivamente alti.
“Certo che sì! Non ti ho mai parlato di questo posto?”
La voce femminile e acuta che le arrivò alle orecchie lasciò Lily interdetta – mentre cercava di racimolare tutti i ricordi di qualche ora prima. “Uhm, no, in realtà no.”
Uno sbuffo, uno strattone, due occhi azzurri che la guardano male.
“Hai intenzione di tenere il muso per il resto della notte?”
“No, certo che no. È che vorrei essermi portata un paio di scarpe di riserva.”
Janette sorrise, lasciando oscillare la sua folta chioma bionda. Passò una mano sulle spalle della rossa e cominciò a camminare verso la porta del locale, trascinandosi l’amica al seguito.
“Hai vent'anni, nel locale ci sono più maghi e streghe che babbani – senza contare gli alcolici… okay, questo non importa. Potrai cambiarti tra poco. Ora fammi un bel sorriso, dolcezza, e cerca di non farmi un incontro ravvicinato con il pavimento ancor prima di entrare.”
Lily incurvò le labbra in un sorriso, lasciandosi scappare una leggera risata, mentre si ritrovava a pensare che sì,  forse l’idea di pregare tutti i fondatori per non cadere non era poi una cattiva idea. ]



Panico.
Agitazione.
Il procinto di un aneurisma.
Si sente le palpitazioni – e questa volta non è colpa del caffè – quando un movimento un po’ troppo brusco le fa tremare appena le gambe e, accidenti, è indolenzita sul serio.
“Non può essere,” mormora, tastandosi i capelli in disordine. “No, no, no, no, no."
Infila la testa sotto le coperte con fare circospetto, imprecando mentalmente quando si accorge che il suo pigiama non c’è.
Come non c’è il suo reggiseno (non che le serva, poi), le sue calze e, cosa davvero importante, le sue mutande.
Dove-diavolo-sono-le-sue-mutande.
“Oh, maledizione!” 
Fa risbucare la testa da fuori le lenzuolo, dà una veloce occhiata alla sua camera – accertandosi che sia la sua, per prima cosa –, per poi decidere di fare l’ultimo tentativo per assemblare i pezzi e vedere se tutto ciò è vero o solo uno stupido sogno.
Si mette a sedere lentamente, volta lo sguardo verso la seconda piazza del letto, allunga la mano verso il lenzuolo, lo tira piano, il cuore in gola e…



[ Il motivo preciso del perché ogni volta finiva così lei non lo sapeva.
Janette era sparita chissà dove in quel locale e Lily era rimasta lì, al centro della pista, muovendosi come meglio riusciva mentre la musica le rimbombava nei timpani e le luci andavano e venivano, di colori sempre diversi.
Non aveva mai avuto un modo di ballare preciso, si muoveva e basta: ancheggiava, poi sorrideva, chiudeva gli occhi e come andava, andava.
Fingere di essere in camera sua, a saltellare sul letto con la musica ad un volume decisamente esagerato, era il trucco del mestiere per quelle come lei, per cui ad ogni passo corrispondeva una scivolata e un atterraggio di culo per terra.
Seguire il ritmo, invece: a quello c’era abituata da una vita.
E forse era quel bicchiere di troppo a renderla fluida nei movimenti, a renderla così sciolta nell’ancheggiare e lasciar oscillare i capelli in mezzo alla mischia.
Le venne spontaneo scoppiare a ridere quando vide con la coda dell’occhio una ragazza tirare uno schiaffo ad un ragazzo mezzo ubriaco, e vederlo seguirla fin fuori l’uscita del locale urlando delle scuse. Ma fu un attimo, il tempo che due mani si posassero piano sui suoi esili fianchi – e sobbalzò impercettibilmente per lo spavento improvviso.
Non era la prima volta che qualcuno provava a ballare con lei, nonostante molte delle volte precedenti avesse rifiutato (non) garbatamente l’invito, questa volta il sentire un tocco più leggero e gentile le fece pensare che, ma sì, per questa volta ballare insieme ad un ragazzo non era poi la fine del mondo.
Vent'anni.
Se lo ripeteva spesso.
Venti, non quindici o diciassette.
A quest’età certe cose si fanno. ]



Quando il lenzuolo scivola via velocemente, Lily si stupisce di se stessa accorgendosi che, be', non è per niente incredula nel vedere chi c’è lì.
Con i suoi capelli biondi un po’ in disordine, le braccia nude - e non solo quelle, pensa la rossa, abbassando di poco lo sguardo verso il petto del ragazzo - che abbracciano il cuscino e un’aria tranquilla dipinta sul volto.
Non abbia mai visto così, ora che ci pensa.
Aveva sempre un’aria così distaccata o quel sorriso strafottente stampato in faccia, che poche volte Lily si era soffermata a pensare a qualche altro tipo di espressione – soprattutto su di lui.
In sette anni di Hogwarts, lei e – e lui avevano condiviso solo quei soliti battibecchi stupidi, un odio generale per la famiglia dell’altro, e forse era scappato qualche bacio durate una delle tante punizioni, ma poi – finita Hogwarts per lui – ciao ciao e tanti saluti.
A lui non piaceva lei, a lei non interessava lui.
I due anni successivi per Lily erano stati una pacchia, senza Scorpius Malfoy che le rovinava la vita.
E poi, fatalità, due anni dopo, quando neppure si rivolgono parola… ci è finita a letto insieme.
La cosa sconcertante è che quello che ormai aveva consumato l’aveva fatto di propria volontà e lucidamente – rincoglimento mattutino a parte.
“Stupida,” borbotta piano, attenta a non svegliarlo, mentre scivola fuori dal letto con l’unico pensiero di tutto quello che è successo quella notte ad invaderle la mente.
Come diavolo ha fatto a dimenticarsene?



[ Lasciò che i movimenti del ragazzo la guidassero, concedendogli perfino di accarezzarle piano la pancia con dita, mentre lei, dandogli ancora le spalle, spostava i capelli lungo una di esse.
Erano rare le volte in cui si lasciava andare in quel modo, ma la sensazione di sentirsi
sicura nonostante si trovasse tra le braccia di uno sconosciuto era così forte che per una volta – una volta sola – decise di sciogliersi e lasciare che i brividi le invadessero il corpo quando lui le baciò appena la pelle sensibile del collo.
“Come ti chiami?” soffiò lui, piano.
‘Bye, bye magia. Ragazzo sconosciuto, era meglio se non aprivi bocca’
Le bastò quello. Solo un quel sussurro in mezzo a tutti quei rumori assordati.
Le bastò pochissimo per ricollegare quella voce ad un solo ragazzo.
Ma le bastò, e non seppe neppure lei come.
La frazione di secondo che ci mise per poggiare le mani sulle sue e voltarsi, in modo da poterlo guardare dritto in volto,  fu eterna. Le bastò intravedere la sua sagoma alta e potente, a differenza della sua, minuta ed esile, per capire.
Quella frazione di secondo bastò perfino a lui, che a vederla spalancò gli occhi e – contemporaneamente – le labbra.
Le stesse che stavano il baciando il collo di lei qualche secondo prima e…
“TU?”
“Cosa ci fai qui?!”
Sbottarono all’unisono, facendo entrambi un passo indietro. Sconvolti.
“Come sarebbe a dire cosa ci faccio qui! Non posso venire a divertirmi insieme ad una mia amica? È vietato ai Potter?”
Scorpius aggrottò le sopracciglia, alzando appena le braccia, interdetto.
“Ti hanno rifilato qualcosa nel drink? Perché ogni volta che devo parlare con te la conversazione diventa uguale a quella che puoi fare con un bambino delle elementari?” 
Che Lily non avesse capito un accidente, a parte la seconda metà della seconda frase, era palese. Urlare in quel modo in mezzo ad una pista non era poi un granché.
Si passò una mano tra i capelli vermigli, ravvivandoli e allontanandoli dal suo viso accaldato e ignorando lo sguardo perso di Scorpius,  che si umettò piano le labbra secche, guardandola in quello stato.
“Senti, non importa… goditi la serata.”
Unica e secca risposta da parte di lei, che girò abilmente i tacchi – attenta a non inciampare proprio in quel momento – e fece per andarsene il più in fretta possibile.
Contando sul fatto di poter benissimo confondersi tra la massa, cominciò a sorpassare tutto quel groviglio di ragazzi ubriachi, euforici e caotici, sperando di sparire il più presto possibile dalla pista.
L’orologio del locale segnava le tre e un quarto del mattino.
Janette era sparita completamente dalla sua vista ed aveva urgente bisogno di cercarla per scappare via di lì. Si era divertita abbastanza.
Fece in tempo solo a mettere un piede fuori dalla pista che il suo polso fu stretto in una morsa forte e decisa;
la stessa che aveva adorato per tutta la festa.
Voltò di scatto la testa all’indietro, incatenando gli occhi nocciola a quelli grigi di lui.
“Ehi! Aspetta… aspetta.”
“Hai bisogno di qualcosa?”
Scorpius mollò la presa dal suo polso, sorridendo impercettibilmente.
“No,” cominciò, per poi fermarsi e scuotere la testa con vigore. “No... in effetti ci sarebbe qualcosa.”
Lily strinse le labbra, annuendo lentamente. “Bene––cosa?”
Due secondi di silenzio, solo musica.
Scorpius dischiuse le labbra e si grattò il capo, prima di sorridere – quel
suo sorriso – e a Lily morì per un secondo il cuore.
“Ti va di prendere qualcosa da bere?” azzardò lui.
La rossa,  rimasta piacevolmente stupita, cominciò – nel breve lasso di tempo che le serviva per rispondere e non fare la figura dell’idiota – a pensare a tutti i pro e i contro di quel ‘qualcosa da bere’.
Perché non dargli una possibilità? Erano passati cinque anni, dopotutto.
Non doveva essere per forza tutto come prima. Le persone cambiano, e quello era solo uno
stupido e unico drink. Perché non avrebbe dovuto accettare? Era una richiesta innocente, non doveva per forza finire male.
Una sera sola, in compagnia (di un idiota) e poi via; chi si è visto si è visto – com’era già successo una volta.
Così inclinò la testa di lato, nei suoi occhi c’era un po’ di malizia –  Malfoy se ne intendeva – e poi sorrise con sicurezza.
“Paghi tu?” domandò, beffarda. ]

Continua...


   
 
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