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Autore: p a n d o r a    01/07/2013    6 recensioni
Harry Styles è un fiero ragazzo omosessuale, non molto popolare ma con abbastanza amici quanto basta. Louis Tomlinson è, invece, un ragazzo solo, strano e triste, ma soprattutto nei suoi occhi non c'è niente, è come se fosse morto. Ed è quando Harry nota che in Louis c'è qualcosa che non va, sarà per il suo corpo troppo magro, per la sua espressione sempre triste o altro che decide di volerlo conoscere e, possibilmente, aiutarlo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dead eyes.
- Prologo.





Mi chiamo Harry Styles, ho sedici anni e sono un fiero ragazzo omosessuale. Sì, esatto e non me ne vergogno nemmeno un po’. Tutti nella mia scuola lo sanno. C’è chi mi guarda male, ma non mi interessa, omofobi del cazzo. C’è chi mi prende d’esempio per il mio coraggio. Ci sono ragazze deluse e ragazzi curiosi. In effetti sono un ragazzo di bell’aspetto. Magro, abbastanza alto, occhi verdi, guancie abbastanza paffute e capelli ricci castani. Le ragazze mi reputano ‘un grande spreco’, dicono cose tipo “tutto quel ben di dio sprecato” oppure “ma i ragazzi di oggi sono tutti gay? Soprattutto quelli belli?” ma a me non interessa più di tanto.
La cosa buona è che nessuno mi ha preso in giro o trattato male finora, sarà che hanno un certo rispetto nei miei confronti? Anche se effettivamente non sono nessuno, ma nemmeno di questo m’importa. Ho i miei amici e sto bene come sto. I miei due migliori amici si chiamano Zayn e Liam. Sono due tipi a posto. Liam è abbastanza taciturno e forse un po’ secchione, l’altro invece ha un ego smisurato però è buono e disponibile,  in più, non si fanno problemi della mia sessualità, anche perché ho espressamente detto che non sono i miei tipi.
Saluto mia madre prima di scendere dalla macchina e dirigermi verso la scuola. Le schiocco un bacio sulla guancia dicendo: «Ci vediamo stasera, vado a ripetere da Liam oggi pomeriggio.» dopodiché chiudo lo sportello della macchina e faccio per iniziare a camminare quando sento due braccia avvinghiar misi al collo. Mi giro e trovo due occhi color nocciola a guardarmi. «Buongiorno Demetria.» ridacchio. «E dai! Quante volte ti avrò detto di non chiamarmi così. Mi da fastidio.» sbuffa offesa quella che non è altro che la mia migliore amica. Mi trovo bene con lei, sono felice perché lei dice che la vera bellezza della gente si trova dentro e non fuori, rispetto molto il suo modo di pensare ed è stata una delle persone più vicine a me quando sono uscito allo scoperto. Le accarezzo i capelli scompigliandoglieli mentre lei si lamenta ed io rido.
Ed è in quel lasso di tempo che mi giro verso una macchina che ha appena parcheggiato e vedo scendere l’essere più bello che io abbia visto nel corso della mia vita. Sembra uno di quei modelli di quelle riviste snob, preso, staccato e trasportato nel mondo reale. Bruno, occhi azzurri, viso magro e ben delineato, un po’ basso ma non stona con il contesto del suo corpo. Scende da una monovolume nera lussuosissima indossando un maglione grigio, un pantalone nero attillato da sopra la caviglia che gli mette in risalto il sedere sodo, scarpe basse bianche e un cappello grigio di lana. Dall’altro lato scende il preside Tomlinson quindi deduco che quello sia il figlio.
Do un’ultima occhiata al ragazzo che si trascina visibilmente triste verso l’edificio prima di essere riportato alla realtà da Demi e noto, solo in quel momento, che quando si accorcia leggermente la manica del maglione con la mano, c’è qualcosa che non va, ma non riesco a prestarci molta attenzione che la voce e le mani spiaccicate sulle mie guance della mia amica bruna mi distraggono: «Ehi, bello addormentato! Dobbiamo andare in classe, è suonata.» Io borbotto un “si” distratto mentre lei mi trascina dentro la scuola strattonandomi. Tornato in balia delle mie facoltà, mi fermo davanti al mio armadietto per prendere i libri, lei mi aspetta. Prima ora. Algebra. Demi è nel tuo corso. Bene. Come volevasi dimostrare appena chiudo l’armadietto mi si para davanti guardandomi negli occhi, nonostante sia più bassa di me. «Chi stavi guardando con quell’aria da rimbambito?» Sento le mie guance tingersi di porpora e non so il perché. Mi limitò a rispondere un «Nessuno, mi ero solo incantato.» Ma so che non se la beve.
Fortunatamente, o sfortunatamente, in quel momento si parano dall’altro lato del corridoio il ‘re’ della scuola e la sua banda. Re. Pft, non so nemmeno perché lo definisco così visto che non è altro che un buffone. Justin Bieber. Il ragazzo più montato che io abbia mai visto in tutta la mia vita. A fianco, come un cagnolino, quella specie di ragazzo che si fa trattare da schiavetto personale credendosi figo, Niall Horan. E dall’altro lato la sua ragazza, Selena Gomez. Una volta Demi faceva parte di quella banda, usciva con Niall e Justin e Selena erano i suoi migliori amici, ma poi accadde un episodio spiacevole e da quel giorno non si parlarono più, sarà passato circa un anno ormai, io ero in secondo e lei in terzo (si, sono andato a scuola un anno prima). Quei tre passano vicino a noi e Justin per poco non mi fa cadere, stronzo. Ma come ho detto prima, non mi importa, di niente. Penso solo a farmi i miei restanti due anni e mezzo di liceo per poi potermene andare da quello schifo di posto. Suona la seconda campanella, segno che dobbiamo andare in classe.
Una volta arrivati mi siedo ad uno degli ultimi banchi in fondo all’aula, non ho voglia di seguire stamattina, non algebra almeno. Sono distratto da qualcos’altro, ma cosa? All’improvviso i miei pensieri tornano al ragazzo che quella mattina è sceso dalla monovolume nera, il figlio del preside. Credo si chiami Louis. Suo padre lo elogia sempre durante le assemblee “Louis ha una media molto alta, punta a Yale.” Oppure “Oggi mio figlio è diventato presidente di tre club, fondato quattro associazioni e partecipato a cinque concorsi, tutti vinti ovviamente.” Ma c’è qualcosa stamattina che non mi ha convinto in quel ragazzo, il modo moggio con il quale si trascinava dentro. L’espressione triste, angosciata, quasi depressa, sul volto. Ora mi è venuto in mente.
La manica alzata, quel qualcosa che non mi convinceva. Quel ragazzo era incredibilmente magro, tanto magro, troppo. Il suo polso era paragonabile allo spessore di un telecomando. Ok, faccio schifo nei paragoni, ma era per intenderci. Era D-A-V-V-E-R-O magro. Faceva quasi impressione. La professoressa che si schiarisce la gola per ottenere attenzione mi riporta alla realtà. «Styles, siamo pensierosi oggi, eh?» Io guardo verso Demi che è ai primi banchi in cerca di aiuto ma lei mi guarda con aria interrogativa così torno con lo sguardo sulla prof, sorridendo. «Sì, mi spiace. Da adesso starò più attento.» I professori mi adorano, si fanno imbambolare dalle mie fossette. Come volevasi dimostrare la professoressa e tornata a sedersi e io torno ai miei pensieri soltanto per un attimo prima di iniziare a seguire. Perché quel ragazzo è così magro?










angolino autrice:
allora, ehm, ecco... salve!
ecco una long larry che sto scrivendo da parecchio tempo e che, boh, sento molto come personale, ci sto mettendo molta me stessa qui dentro e l'ho pubblicata solo per fare la felicità di @ehirobert_ 
questo sarà l'unico angolo autrice in tutta la storia quindi: spero vi piaccia la fan fiction, spero che non sia troppo depressa, se c'è qualche errore fatemelo sapere e, soprattutto, se leggete recensite, per favore. :)
se volete cercarmi su twitter sono @xunionjsvoices

a presto xx
vì.
  
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