Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Lilyth    01/07/2013    0 recensioni
Avere diciasette anni è difficile per tutti, gli ormoni danno alla testa e la vita sembra volerti solo prendere violentemente a calci.
Gipsy non è una comune adolescente; una nonna che sembra un generale, due gemelli tremendi, una madre svampita e un padre che sembra estraneo alla sua situazione familiare.
La vita di una strega non è facile, soprattutto se un giovane mago del 700 fa capolino nella confusione più totale.
è una storia che sta ancora prendendo forma, vediamo un po'.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La campanella della sesta ora mi scosse dal mio profondo stato di temperato distacco dal mondo.
Feci la cartella ritmicamente e seguii Chicco e Lella verso le scale.
Non sapevo cosa sarebbe successo dopo l’allegra chiacchierata con Michele, forse l’avrei rivisto, forse no.
In ogni caso non doveva, non poteva mancarmi.
Davanti al portone c’era Simon, non lo aspettavo eppure era venuto a prendermi; gli dedicai quello che doveva essere un sorriso tirato (il primo della giornata) e lo seguii nel cortile esterno.
< come ‘è andata oggi? >
Alzai le spalle
< niente di che >
notai che i suoi occhi stavano perlustrando a fondo il mio viso, sapeva meglio di me che stavo mentendo
< hai per caso avuto modo di parlare con Michele? >
scossi la testa abbassando lo sguardo, poi però sentendo che lui continuava a fissarmi non potei smentire ciò che veramente era accaduto.
< è venuto a parlarmi, o almeno ci ha provato. Ma non importa. Ormai la frittata l’ha fatta. >
Mi sfilò lo zaino dalle spalle e me le cinse con un braccio
< andiamo a casa. Vedrai che tutto si sistemerà >
Beh, almeno lui ne era convinto. Io non ci credevo affatto.
Non avrei mai pensato che il mio affetto per quel coglione potesse raggiungere quel livello, eppure nel momento in cui lui aveva deciso di allontanarsi da me io avevo capito di volergli bene, ma allo stesso tempo di odiarlo con tutta me stessa.
Era un tale mix di sentimenti che non riuscivo neanche io a capirmi e a decifrarmi.
Lasciai che fosse Simon a condurmi a casa, evitai mia nonna che aveva iniziato a pormi domande a cui non avrei potuto rispondere neanche volendo, i gemelli iniziarono a corrermi intorno mostrandomi chissà quale nuovo trucchetto che avevano imparato leggendo libri non adatti a loro.
Ignorai tutti, salii lentamente le scale ed entrando in camera mi rannicchiai sul letto con le ginocchia al petto.
 
Non mi andava di parlare con nessuno di niente, tanto meno di Michele.
Nessuno della mia famiglia in realtà aveva ancora chiesto nulla su di lui, ma sapevo che prima o poi la domanda sarebbe uscita fuori e volevo assolutamente evitare quel momento.
Sentii dei passi dirigersi verso la porta che si aprì.
Rimasi voltata mentre i passi continuavano verso il letto e si fermavano in prossimità di esso.
Simon si sedette vicino a me, non mi toccò
< so che forse non sono la persona più adatta per dirti questo, ma se vuoi, e solo se tu lo desideri, io per te ci sono. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa. Non so che rapporto ci fosse tra te e quel Michele, ma posso assicurarti che io, e mi impegnerò se questo dovesse essere un tuo desiderio, prenderò il suo posto per quanto mi sarà possibile. >
Mi sentii percorrere da un brivido, sarei voluta scoppiare a piangere, ma probabilmente avevo finito la riserva d’acqua del mio corpo.
Mi voltai appena e risposi con una voce da gatto strozzato
< grazie Simon, lo apprezzo, veramente >
Sorrise appena e mi sfiorò una mano prima di alzarsi e uscire dalla stanza.
Ci mancava solo questa, avevo vicino una persona che si stava offrendo di starmi vicino ogni qualvolta lo volessi e io non riuscivo neanche a pensare di poter sostituire quello che per anni era stato il mio supervisore.
Non avevo mai veramente avuto bisogno di lui, me l’ero sempre cavata da sola, eppure ora improvvisamente ne avevo bisogno più di quanto lui potesse essermi d’aiuto.
Ma non avrei mollato la presa, non mi sarei piegata alle sue pazzie, avevo una mia dignità e se voleva tornarmi vicino avrebbe veramente dovuto fare breccia in quella che ormai era diventata la mia scorza protettiva.
 
Non pranzai ne cenai quel giorno, non mi mossi dalla mia stanza neanche per un secondo e mi rifiutai di rispondere al telefono e di parlare con qualcuno che non fosse Simon.
Evitai perfino di parlare al telefono con Lella che aveva chiamato minimo 4 volte per sapere come stavo.
Intorno alle 20:30 gli occhi diventarono talmente pesanti che mi assopii tutta vestita senza neanche coprirmi.
Mi svegliai appena mi sentii sfiorare, spalancai gli occhi e mi alzai di botto.
Ero avvolta in una coperta di pile mi voltai di lato e riconobbi il profilo del bastardo
< che ci fai qui, chi ti ha fatto entrare? >
abbozzò una smorfia che doveva somigliare ad un sorriso
< tua nonna, sono sempre e comunque il benvenuto in casa tua. >
< non per me >
Infilò le mani nelle tasche dei jeans e sospirò
< quando potrò finalmente parlare con te e chiarire quello che è successo? >
mi irrigidii
< direi mai, visto che mi hai mollata appena ieri. Non sei più legato a me da nessun giuramento, nessun vincolo, sei libero Michele >
Rise piano
< detto così sembra quasi che io e te siamo legati da un patto matrimoniale >
mi infiammai di botto
< o, sta sicuro che non ti sposerei mai, neanche se fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra. Piuttosto mi faccio suora! >
Rimase in silenzio fissandomi, poi scosse la testa e uscì dalla stanza.
Mi lasciò come una scema, gonfia di rabbia ma allo stesso tempo lusingata e amareggiata per aver reagito in modo così freddo e impulsivo.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Lilyth