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Autore: NotFadeAway    02/07/2013    2 recensioni
Lo scambio culturale è il compromesso al quale molti studenti si ritrovano costretti a scendere pur di perdere qualche giorno di scuola in più. Esso risponde tuttavia anche al nome di “esperienza entusiasmante che ti cambia la vita” o al ben più tragico “incubo interminabile dettato dall’incompatibilità tra i soggetti interessati”.
Ad ogni modo, comunque lo si voglia chiamare, se ne avete mai fatto uno, saprete certamente di cosa sto parlando, ma per coloro estranei al mondo della condivisione del patrimonio culturale tra popoli, lasciate che io spenda qualche parola.
Lo scambio culturale, caro neofita, sebbene possa rispondere più che appropriatamente ai nomi sovra indicati, è senz’altro da esperire, ma tenendo bene a mente tre cose:
1. La scelta del proprio corrispondente è un momento cruciale, dovrai trascorrere molto tempo con il soggetto di cui sopra, per cui è opportuno prendere una decisione oculata. Se esso ti viene affidato arbitrariamente difficilmente si possono prevedere tempi lieti.
2. Il corrispondente non sarà MAI come da te auspicato.
3. Dal momento in cui il corrispondente metterà piede nella tua parte di biosfera, tutto potrà succedere.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Mai/Zuko, Suki/Sokka
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino dopo, Ron fu svegliato da una luce intermittente che gli si rifletteva sulle palpebre. Strizzandoli, infastidito, provò a rigirarsi tra le coperte, ma il respiro ritmato e intenso di qualcuno non gli dava tregua.
Dopo dieci minuti, esasperato, si arrese e si mise  a sedere, aprendo gli occhi. Non fu felice di scoprire che la causa della sua sveglia prematura era, in realtà, il suo corrispondente.
Zuko era seduto a gambe incrociate sul suo letto (erano stati aggiunti dei letti in più nei rispettivi dormitori, per gli ospiti), aveva gli occhi chiusi e il busto rigido. Il petto si muoveva ritmicamente ed ad ogni respiro, emetteva una piccola fiamma.
Ron provò un fortissimo istinto omicida.
-Che stai facendo?! – era un ringhio, più che una domanda vera e propria.
Zuko, che sembrava completamente assolto nella sua occupazione, cadde dal letto per la sorpresa. Questo confortò in parte Ron della malasorte di quella mattina.
-Stavo meditando – disse quello, a denti stretti, arrampicandosi di nuovo sul materasso.
-Che cosa?! Ma che ore sono? – scostò una tenda, il sole era ancora appoggiato placidamente sull’orizzonte, - Ma è l’alba! Saranno le cinque del mattino! – si ributtò sul cuscino, sconsolato.
-Lo so. Io mi sveglio appena sorge il sole –
Ron grugnì, infilandosi anche con la testa sotto le coperte, ma con suo grande orrore, Zuko ricominciò.
-La vuoi smettere! – disse, e stavolta fu un grido.
Le proteste, ora, non furono più solo di Zuko, che esalò una fiammata più grande delle precedenti, ma di tutto il resto del dormitorio.
-Ron, per amore di tutto ciò che è bene, STAI – ZITTO! – scandì Harry, mentre tutti gli altri non riuscirono a fare altro che mugugnare tra le coperte.
 
La Sala Grande, a colazione, era più affollata del solito. Ron, Harry, Zuko, Jet e tutti quelli che dormivano con loro, per qualche ragione, furono tra i primi a scendere. Hermione e Katara si fecero vedere mezz’ora più tardi, seguite da Fred, George ed Aang e da Ginny e Mai.
Katara si andò a sedere dove si erano sistemati tutti gli altri corrispondenti, mentre Hermione si diresse verso i due ragazzi.
-Già in piedi? – fece Hermione, sorpresa, non ricordando di avere mai visto Harry e Ron a colazione prima delle otto e mezza.
-Già. Ron si è messo a fare confusione alle cinque di mattina e ci ha svegliato tutti – fece Harry, affondando in una ciotola di latte.
-Non mi sono messo a fare confusione! – ribatté Ron – E’ stato quell’idiota del mio corrispondente che si ha cominciato a lanciare vampate di fuoco all’alba! –
Hermione lo guardò scettica, poi rivolse lo sguardo su Harry in cerca di conferma.
-In realtà stava solo meditando ed emettendo qualche scintilla. Niente di fastidioso, nessuno di noi si è svegliato per quello. Il problema è stato Ron, che si è messo ad urlargli contro – Harry di solito difendeva Ron, o almeno cercava di non accender e la miccia tra lui ed Hermione, ma quella mattina era troppo stizzito per come era stato svegliato, quindi non si diede pensiero.
-Stavi litigando ancora con Zuko, Ron? –
-Te l’ho detto, ha cominciato lui con quella sua stupida meditazione! Era l’alba! Non poteva farlo! – disse, agitando una salsiccia in mano.
-Ron, Katara mi ha detto che è una cosa normalissima. I Dominatori dell’Acqua sono capaci di restare svegli di notte molto più facilmente, perché traggono potere dalla luna. Per i Dominatori del Fuoco è il contrario: essi ricevono energia dal sole, quindi è normale che si destino appena sorga! –
-Va bene –disse con la bocca piena di carne e cereali – Ma che vada a fare le sue stupidaggini da monaco da un’altra parte! –
 
Nell’altra ala della Sala, in fondo al tavolo di Grifondoro, Suki era appena approdata alla colazione.
-Ah, finalmente qualcosa da mangiare! – esalò, iniziando ad prendere una poltiglia di uova e una ciambella. – Ragazzi, vi giuro, non ce la faccio già più con quella lì! –
Gli altri alzarono le teste dalle loro scodelle e la guardarono.
-Chi? La tua corrispondente? – chiese Katara.
-Sì! Non ha fatto altro che lamentarsi e piagnucolare tutta la sera! Mi ha voluto per forza raccontare tutta la sua vita e le sue pene d’amore! – disse, facendo gesti esasperati con le mani.
-Suki, proprio noi dovremmo essere in grado di capirla. Insomma, Hermione mi ha spiegato che anche loro sono in stato di guerra, anche se il loro Governo non vuole ammetterlo, quindi non puoi giudicarla così! – Katara incrociò le braccia.
-Appunto! Anche noi ci siamo passati, ma non credo che la prima cosa che tu abbia raccontato alla tua corrispondente siano i drammi della tua vita! – puntualizzò,  - Persino Zuko non ha sicuramente raccontato ancora a nessuno il perché della sua cicatrice! – aggiunse, indicando il ragazzo davanti a lei.
-Ehi, io non vado sbandierando al mondo intero il perché di questa cicatrice! – fece,  chiaramente offeso.
-Oh, non ti preoccupare, Suki, tempo due giorni e lo saprà mezza scuola – disse una voce dalle sue spalle. Era Sokka. Gli altri scoppiarono a ridere, tutti tranne Zuko ovviamente, mentre il nuovo arrivato si sedeva al tavolo
-Sokka! Non sai quanto sono contenta di vederti! – fece Suki, decisamente disperata dalla nottata appena trascorsa.
Dopo qualche spiegazione al riguardo, anche Sokka proruppe:
-La mia serata non è stata certo migliore della tua! I signor Capelli D’Oro si è rivelato uno snob spocchioso. Appena ha scoperto che non sono un Dominatore, mi ha apostrofato con una strana parola … Bobb … Babbi … -
-Babbano! – fece Katara.
-Sì, credo fosse quella, e se n’è andato, disgustato. – concluse,  - Che vuol dire quella parola, a proposito? –
-Hermione mi ha spiegato che loro chiamano Babbani per persone non dotate di poteri magici. Alcuni maghi sono molto selettivi in questi termini e considero i Babbani inferiori a loro. Addirittura, coloro che sono nati da un genitore mago ed uno Bab… -
-Sì sì, risparmiami la lezione di storia mattutina, Katara, e stai zitta … ho bisogno di carne … - fece, sbadigliando scompostamente.
-Com’è andata invece a voi altri? – chiese Suki.
Ottenne le risposte di Zuko e Mai semplicemente guardandoli, nelle loro facce scontrose e annoiate. Katara, invece, si pronunciò essere stata molto fortunata, dal momento che la sua corrispondente le somigliava molto, era simpatica, responsabile e sapeva moltissime cose.
Anche Aang sembrava soddisfatto.
-Io sono capitato con due gemelli, Fred e George.  Mi hanno insegnato già un mucchio di cose e hanno detto che presto intraprenderemo delle missioni contro alcuni membri del corpo insegnante! – esclamò, sorridente.
-Aang! Come ti saltano in mente certe cose? Vi caccerete nei guai, meglio evitare! Di’ loro che non puoi farl… -
Dei tonfi sordi fecero tremare il pavimento e i tavoli della Sala Grande: Toph era arrivata a colazione. Percy, da fedele mastino, le stava accanto, mano sulla spalla, e la stava scortando al tavolo. Lei aveva l’aria furiosa e maligna.
-Eccoci arrivati dai tuoi amici. Hai bisogno di altro, Toph? –
Toph agitò un dito e un piccolo spillo di pietra andò a conficcarsi sotto la suola di uno dei piedi di Percy, che strepitò, mentre la voce gli si spezza e finiva in falsetto.
-No, sto bene –  sorrise e si mise a sedere sul tavolo. – Non durerà a lungo – esordì, rivolta ai suoi amici.
 
Dal lato opposto del tavolo di Gridondoro, provenivano alcune fiammate di fuoco azzurro.
-E’ perfetto, è tutto perfetto, Ty Lee! – stava sghignazzando Azula – Il piano ha avuto inizio alla perfezione. Sono riuscita ad infiltrarmi nel Dormitorio di una delle Case e ho già controllato le ubicazioni delle sale dove alloggiano i più piccoli studenti della Scuola. Cominceremo da quelli della Casa del mio corrispondente, Ty Lee. Poi procederemo da quelli della tua, fino ad arrivare a tessere una rete che abbraccerà tutti gli alunni della scuola! – concluse, agitando due mani che sprizzavano scintille azzurre dappertutto.
Davanti a lei, un Colin terrorizzato la stava ascoltando. Era paralizzato e rigido sul posto, tremava vistosamente e fissava con preoccupazione il fuoco che lanciava ogni tanto.
-Ty Lee! Mi stai ascoltando? Rispondi! – sbottò Azula.
-S…sì… ho capito … Azula … - balbettò Colin.
-Ehi, fratello! Come va? E così questa è la tua corrispondente! Piacere Dennis! – fece un ragazzino più piccolo, sedendosi vicino a loro.
-Ah, perfetto, Mai, anche tu sei qui! Era ora che arrivassi! Avanti, Ty Lee, spiegale come stanno le cose, sono stanca di parlare! –
 
Quel giorno, le normali lezioni furono sospese, gli studenti vennero radunati nella Sala Grande, dove si sarebbe tenuto un corso sulla cultura dei corrispondenti. Harry, Ron e Hermione, con i corrispondenti al seguito, ritornarono mezz’ora dopo nella Sala in cerca di un posto.
Ron non sapeva se essere felice di saltare due ore di Incantesimi oppure imbronciato perché comunque doveva assistere ad una lezione.
-Vedila così, Ron. Nella Sala Grande, se ci mettiamo in fondo, nessuno ci disturberà. E poi non ci saranno test su quello che diranno in questo corso! – fece Harry, in uno slancio ottimista, sotto lo sguardo truce di Hermione.
-E’ così che ragionate voi due? Se non è richiesto agli esami, non lo studiate affatto? – disse, incrociando le braccia.
-Esatto! – rispose Ron, in tono di sfida.
-Avanti, Hermione. Abbiamo già montagne di compiti arretrati e miliardi di altre cose a cui pensare. Almeno questo possiamo risparmiarcelo! – intervenne Harry.
La ragazza sbuffò.
-Ma non ci metteremo dietro! Noi che abbiamo i corrispondenti dobbiamo essere seduti davanti e dare il buon esempio!  - afferrò Katara per un polso, stizzita – Vieni, Katara. Sediamoci laggiù - e con orrore di Harry e Ron, indicò un posto in prima fila.
Trascinandosi come avessero avuto un troll di montagna attaccato ai calcagni, anche i due ragazzi presero posto vicino ad Hermione, assieme a Zuko e Jet.
-Hanno anche tolto le cose da mangiare! – disse Ron, scandalizzato.
-E’ una lezione, Ron. Che ti aspettavi? Oh …shh…sta cominciando! –
Hermione si armò di posizione da ascolto, anche la sua corrispondente si raddrizzò sulla sedia. Sembrava che le avessero fatte con lo stampino.
Ron, Harry e Jet assunsero pose annoiate. Zuko non sembrava di buon umore, ma, a quanto pareva, lui non lo era mai, quindi non cambiò molto.
A quel punto, Silente, affiancato da altri due vecchi signori, introdusse l’argomento del giorno, facendo poi spazio a Bumi e Iroh, cosicché si presentassero,  per discuterne.
La prima mezz’ora si risolse in un lungo, noioso, lungo, interminabile, lungo, dettagliato, lungo excursus sulla storia delle loro terre, anche se  Harry e Ron recepirono sì e no un tredicesimo di quanto fu detto.
Il discorso divenne leggermente più interessante quando si spostò sui Domini e sull’Avatar, o meglio Ron aprì gli occhi quando il vecchio con una strana barba lanciò un’enorme fiammata a due piedi da lui e Harry alzò la testa dal tavolo quando l’altro fece volare delle pietre sopra la platea; per quando Aang fu invitato a dare una dimostrazione delle sue specialità, erano entrambi tornati nel dolce mondo dei sogni.
Alle undici, giubilo, tripudio, la lezione finì. Furono tutti invitati a ritrovarsi quel pomeriggio alle tre per la lezione sulla cultura dei maghi, quindi furono congedati.
-Grandioso! Ore extra di Storia della Magia! – sbuffò Ron.
 
Era una bella giornata, calda per essere novembrina, quindi si diressero verso il parco, assieme a mezza scuola, attirati dai rari raggi del sole.
Trovarono un lembo di terra libero, vicino al lago, e dopo un paio di … gentili … inviti, che inclusero due persone bagnate, qualche fiamma, un paio di coltelli e un po’ di terra,  Katara riuscì a convincere Sokka, Mai, Zuko e Toph a sedere in un unico gruppo con Ginny, Harry, Ron e Hermione.
-Voi avete visto Aang? – chiese Katara, cercando di pulirsi la veste.
-No – rispose Sokka – Però, Toph, la prossima volta prenditela solo con Katara!- protestò, lottando per uscire da una fossa di fango.
 
-Lo vedi quel tipo laggiù, Aang? Quello è Gazza, il nostro nemico numero uno dopo la Umbridge e Piton. – stava spiegando George, da dietro un muro, mentre assieme al fratello e al ragazzino pelato stava fissando un ignaro Gazza.
-Loro sono degli avversari più ostici… meglio procedere con ordine.- aggiunse Fred.
-Allora, Gazza è un Magonò, questo vuol dire che non ha poteri magici e la cosa viene a nostro favore –
Aang fece un cenno di assenso.
-Ora, il piano è semplice. Noi attiviamo la Caccabomba e tu fai quello che ci hai mostrato stamane – concluse Fred.
Il ragazzino lo guardò un po’ confuso.
-Ma non lo farà arrabbiare? –
-Senza dubbio! Ma è quello il divertimento! – fecero i gemelli all’unisono, con un sorriso beffardo sulla faccia.
Aang non sembrava molto convinto, ma accettò lo stesso. A quel punto, George posizionò la Caccabomba sul pavimento, mentre Fred la sfiorava  appena con la bacchetta, questa prese a ticchettare minacciosamente.
-Adesso, Aang! –
Il ragazzino si avvicinò di un passo, poi fece vorticare le braccia in complessi avvitamenti. Ne scaturì una tromba d’aria che fu diretta verso il custode nello stesso momento in cui la Caccabomba esplodeva. L’intero, lunghissimo, corridoio fu spazzato da una folata d’aria ed escrementi, che investì in pieno il custode e la sua gatta, questi furono sollevati per aria e ricaddero, schizzando melma marrone in ogni dove.
Fred, George ed Aang erano già due piani più sopra, boccheggianti per le risate.
-Bene … molto bene … - fece Fred, calcolatore, una volta ripresosi. – Questo sarà l’inizio di una lunga e proficua collaborazione, mio caro Aang –aggiunse, stringendo la mano all’avatar.
 
 
 
Cho era seduta vicino ad una finestra e guardava fuori con l’aria sconsolata. Lei e Suki erano rimaste nella Sala Comune di Corvonero a fare quello che Suki non avrebbe saputo descrivere in altri modi che deprimersi.
Qualsiasi tentativo di iniziare una conversazione che non ricadesse sull’ex ragazzo di Cho era inutile, sembrava che anche la lettiera del suo gatto glielo ricordasse. Così Suki si era rassegnata a tacere e si era defilata in un angolo, più lontana possibile dai lamenti della sua corrispondente.
-Un anno fa, in questo preciso giorno, eravamo ad Hogsmead. Ti ho parlato di Hogsmead, no? Il villaggio vicino alla scuola. Siamo andati da Madama Piediburro e abbiamo preso il tè e i cioccolatini … siamo rimasti abbracciati tutto il pomeriggio tra gli aromi di cannella e pan di zenzero … riesco ancora a ricordarne l’odore … - Suki roteò gli occhi all’ennesimo, infinito racconto sdolcinato di lei ed iniziò ad esaminare le vie di fuga – Poi, quando si è fatta sera, mezz’ora prima del coprifuoco, siamo andati al belvedere che dà sulla Stamberga Strillante, c’era un’atmosfera soffusa e surreale … - la porta era lì, ed era così vicina. Ma come raggiungerla? Lanciò uno sguardo alla ragazza: stava ancora fissando le nuvole. Se ne sarebbe accorta se fosse sgattaiolata fuori? - … quindi mi ha preso le mani … le aveva calde, le mie invece erano congelate … mi ha guardato negli occhi … aveva degli occhi fantastici lui, sembravano fatti di luce pura … - forse aveva anche iniziato a piangere, perché la voce le si era spezzata. Quello era il momento buono. Furtiva come solo lei sapeva essere, Suki mosse due passi felpati verso la soglia e fu libera.
 
-Ty Lee! Porta Mai subito qui, ho bisogno anche della sua collaborazione! L’approccio è una fase delicata e cruciale, non possiamo sbagliare! –  A parlare era stata Azula, un’Azula che si ergeva minacciosamente sopra un cumulo di mocciosi del primo anno, tutti ammassati contro un muro di un corridoio defilato. Lei aveva una palla di fuoco blu accesa su una mano e con l’altra stava gesticolando in direzione di una Ty Lee che in realtà era Colin. – Che cosa stai aspettando?! Muoviti! –
Il ragazzo scattò sul posto e corse via, cercando di impedire alle gambe tremanti di cedere sotto il suo peso. Azula lo seguì con lo sguardo, accigliata, poi tornò a concentrare la sua attenzione sui ragazzini davanti a lei.
Con due dita, iniziò ad arricciarsi una ciocca di capelli, facendo sbuffare qualche scintilla di tanto in tanto.
-Bene, bene … voi adesso siete miei prigionieri, nonché schiavi al mio servizio. E farete tutto ciò che vi dico, o  sarete banditi da questi terreni …- iniziò, in tono minaccioso.
 
-E così si fa la ruota, tutto chiaro?-
-Credo di sì –
-Allora provaci, avanti, è facile –
Ty Lee stava vorticando in giro su mani e piedi da dieci minuti, nel cortile interno della scuola, nel tentativo di insegnare alla sua corrispondente qualcuna delle sue acrobazie. Ma quando Luna provò ad imitarla, cadde a terra, escoriandosi le mani.
-Oh, ti sei fatta male? – fece Ty Lee, con la vocina dispiaciuta.
-Nulla di serio, anzi, guarda! – Luna si stava fissando il palmo della mano, dove, oltre a qualche decina di minuscoli taglietti, Ty Lee non riusciva a scorgere null’altro. –Li vedi? Sono i Nannò, sono piccoli quanto formiche, anche di più. Infestano le ferite appena aperte –
La ragazza con la treccia fece un “oooh” stupito.
-E non saranno pericolosi? –
-Non tanto. Ma dovranno mangiare pure loro, no? A volte mi faccio qualche piccolo graffio di proposito, per non lasciarli a bocca asciutta. – rispose Luna.
-Oh, ma è fantastico! – e senza alcun motivo, Ty Lee abbracciò l’altra ragazza.
-Ty Lee! Finalmente ho trovato qualcuno! – era Suki, spuntata all’improvviso da oltre il porticato.
-Suki! Ciao! Ti ho già presentato Luna, la mia corrispondente? – fece quella, in un sorriso.
-No, tanto piacere – si prese il pugno destro nella mano sinistra raccolta e fece un leggero inchino con la testa. – Tu non hai idea di che cosa stia passando! Hai visto gli altri? –
 
-Suki! –
Dai corpi gettati a peso morto sul prato del parco di Hogwarts, si levò una testa e una voce, poi un Sokka radiante ne emerse per correre incontro alla sua ragazza. – Finalmente! Mancavi solo tu!  Dov’eri? –
-La mia corrispondente mi ha riportato nel suo dormitorio. Ha passato mezz’ora a lagnarsi solamente! Insopportabile! – nel frattempo, erano tornati a sedersi. – Non parla d’altro che dei guai che ha passato! Com’è possibile che qualcuno si lamenti solamente? –
Il ragazzo con i capelli rossi mugolò, quando Suki ruppe il silenzio. Lui e l’amico con gli occhiali, difatti, sembravano decisamente dormire profondamente. L’altra ragazza che non conosceva, dai capelli crespi e castani, invece, stava cercando imperterrita di dare a parlare a Jet, dato che Katara, la sua corrispondente, sembrava essersi appisolata assieme agli altri. Toph, invece, era intenta a bullizzare un paio di ragazze il riva al lago, schizzandole di fango, senza farsi notare, e Zuko e Mai erano anche loro stesi, abbracciati, ma svegli, del loro solito umore ottimista e gioviale.
-Beh, almeno la tua corrispondente non ha cercato di ucciderti! –
-Sokka, per la ventesima volta, non stava cercando di ucciderti, sei sempre il solito paranoico! – Katara, evidentemente, stava solo fingendo di dormire, perché era subito intervenuta nella discussione.
-Ha puntato quella cosa puntuta contro di me due volte! Una persino mentre dormivo, facendomi svegliare di soprassalto! Dimmi tu se questo non era un tentativo di omicidio!- ribattè, gesticolando con il dito indice.
-Hai visto Aang, Suki? – disse, invece Katara, non calcolando il fratello.
-No, ma ho incrociato Ty Lee e Azula … ah, a proposito, Zuko, tua sorella stava ronzando attorno ad un gruppetto di ragazzini, con un po’ troppo fuoco tra le mani, poco fa … -
-Se la caverà – disse Zuko, parlando al cielo.
-Va bene, allora ti avviso quando l’intero castello sarà dato alle fiamme, okay? –
-Ancora mi chiedo perché ce la siamo portati con noi! È evidente che vada rinchiusa in un manicomio e poi estirpata la serratura – fece Sokka.
-Non essere così indelicato, Sokka, le farà bene quest’esperienza. Cambiare ari … - mentre stava parlando, Katara improvvisamente si interruppe e si abbatté al suolo, tornando a fingere di dormire.
-Ehm … tutto bene? – chiese Suki, perplessa.
-Sta cercando di non attirare l’attenzione della sua corrispondente. Ha deciso che non la sopporta. – le spiegò Sokka. Hermione, di fatti, si era girata nella loro direzione.
-Cosa? Ma se solo stamattina non faceva che decantarne le lodi – protestò Suki.
Sokka scosse le spalle, era evidente che aveva rinunciato da tempo a intromettersi in queste faccende. Così, mentre Suki iniziò a discutere bassa voce con Katara, si soffermò sul passatempo di Toph, in particolare sull’ottimo tiro che le fece centrare in pieno quattro ragazze in una volta sola.
 
L’ora di pranzo scoccò presto e studenti e corrispondenti conversero nella Sala Grande come un fiume nella stagione delle piogge, provocando un inquinamento acustico ai limiti del sopportabile.
Severus, già ben oltre la soglia della sopportazione, si prese la testa tra le mani e appoggiò i gomiti sul tavolo. Se avesse sentito anche solo un’altra parola sul tè, avrebbe rimesso mano alle Maledizioni Senza Perdono, senza alcuna esitazione.
-Allora, com’è andata la mattinata, amico mio? – un leggiadro Silente, con un tasso di allegria decisamente irritante nella voce, si andò a sedere accanto al professore.
Severus gli lanciò un’occhiata feroce, senza dire niente.
-Vedo che va tutto a meraviglia! – rispose, ironico – Insomma, cos’ha Iroh che non va? Mi sembra una persona molto in gamba, conosce moltissime cose e in più prepara un ottimo tè! –
Quella parola! Aveva pronunciato quella parola! Serrò i denti e si strinse il polso per evitare che la mano destra filasse ad afferrare la bacchetta.
-Qualcuno ha detto la parola “tè”? – e rieccolo, che avanzava gioviale verso di loro e che parlava di tè, ANCORA-UNA-VOLTA!
-Non sono ancora deciso a lasciarti andare via senza che tu mi abbia svelato qualche trucco del mestiere, Iroh – lo salutò Silente.
-Oggi pomeriggio, dopo la lezione, potrei rivelarvi qualche segreto, magari davanti ad una buona tazza di tè al gelsomino! – e fece una risata grassa, come se quello che aveva appena detto fosse divertente.
Severus si versò, sconsolato, del Vino Elfico nel bicchiere, mentre ascoltava Silente accettare con entusiasmo la proposta del vecchio fanatico.
-Ho chiesto a Severus di insegnarmi qualcuna delle sue tecniche di estrazione. Chissà che non potrebbero tornarmi utili! –
Eccolo che lo ritirava in mezzo. Svuotò il bicchiere, riversandosi il resto del contenuto in bocca.
-Mi sembra un’ottima idea, Iroh. Solo stai attento, Severus è di pessimo umore ultimamente, non vorrei che gli saltassero in mente strane idee… per precauzione non bere nulla di quello che ti propone. -
“Non tutti i veleni si devono necessariamente bere, Silente.” Pensò, facendo un catalogo di tutti i gas tossici che gli passavano per la mente. Conosceva persino un veleno che occorreva preparare al buio, perché la vista provocava l’accecamento. Non erano cattive idee.
Al vecchio hippie-fate-il-tè-non-fate-la-guerra, tuttavia, la cosa risultò di grande ilarità, perché si fece di nuovo prendere da un attacco di risate.
-Lo sai, mi ricordi molto mio nipote, Severus. Dovrò fartelo conoscere, avete molte cose in comune, credo –
Esistevano anche veleni tattili, sottili polveri che, se entrano a contatto con l’epidermide, possono causare anche la perdita di un arto.
-Non so quanto possa essere una buona idea. Trovi che sia prudente farli incontrare? – s’intromise di nuovo Silente, fingendosi preoccupato.
E poi c’era il crioveleno, bastava respirarne pochi milligrammi, perché congelasse gli alveoli polmonari e provocasse un arresto cardiaco nella vittima. Non era nemmeno così difficile da preparare …
E proprio mentre il pensiero di Severus si stava soavemente per soffermare sui suoi preferiti, i Veleni della Paracoscienza, che agiscono sull’inconscio del malcapitato, portandolo a istinti masochistici, fino al suicidio, l’altro vecchio pazzo, Bumi, si arrampicò sul tavolo dei professori.
-Aspettate tutti un momento. Nessuno si muova! – gridò a tutta la Sala. – Ho perso una lente a contatto! –
Calò un silenzio immacolato, che fu rotto solo dal teinomane parecchi istanti dopo.
-Bumi, tu non porti le lenti a contatto! –
-Oh …ecco perché non le avevo mai trovate prima!-
   
 
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