Intanto
Sara tornava nella sala da pranzo trovando Gabriele che stava per
uscire.
Sara: dove vai?
Gabriele: a casa
Giulia: uff… ho provato a farlo ragionare, ma niente.
È irremovibile.
La verità è che Gabriele aveva bisogno di
pensare. Soprattutto su quel ragazzo
che aveva preso Sara in braccio.
Sara: ok, ma fa attenzione.
Gabriele: a cosa??
Sara: a tutto e a niente.
Gabriele: non aprire la bocca solo per dargli fiato.
Le parole gli erano uscite senza che lui avesse potuto fermarle. Di
solito
queste uscite di Sara lo facevano ridere un sacco, ma ora era diverso.
Sara dal
canto suo era rimasta impassibile a ciò che aveva sentito.
Gabriele: vado prima di dire qualcos’altro.
Sara: basta che torni per cena, senno mi arrabbio.
Lo aveva detto un po’ ironica e un po’
perché davvero voleva che venisse.
Gabriele: ci sarò.
E se n’era andato senza dire nient’altro.
Giulia: credi sia arrabbiato??
Sara: no. Solo confuso.
Giulia: e di cosa??
Sara: non ne ho idea. Starà passando un momento difficile a
casa, forse.
Signora: SARA, VAI A PREPARARE LA CAMERA PER I NOSTRI OSPITI.
Sara: me n’ero completamente dimenticata. SUBITO MAMMA.
E sparì sempre nel solito corridoio.
Giulia, invece, tornò nella stanza da pranzo, dove stavano
parlando il dottor
Tofu con la madre di Sara e la guida sempre lì, a tradurre.
Simone ancora
beveva camomilla. Ukyo stava in disparte.
Giulia: signora, la posso aiutare a cucinare??
Signora: sono già le 13 e un quarto?? Forza andiamo! Ah,
Ukyo, mi faresti il
favore di aiutarmi anche tu a preparare il pranzo?? Avrei tante cose da
fare e
Sara ora non mi può aiutare visto che deve preparare ancora
le stanze.
Sempre con l’aiuto della guida, che, oltre a Sara, era
l’unica a saper parlare
sia giapponese che italiano, riuscirono a capirsi.
Ukyo: ma certo signora. Farò le mie oconomiyaki.
Signora: bene. Voi dottore, per favore, appena mia figlia
avrà finito di fare
le stanze e di assegnarle, potete visitarla un’altra volta
per farmi sentire
più sicura??
Dottor Tofu: ma certo, con molto piacere.
Signora: tu Simone, invece di bere e non fare niente, vai ad aiutare
Sara.
In quel
momento Sara era tornata dal corridoio e stava prendendo dei
asciugamani.
Sara: finalmente ti darai una mossa anche tu invece di stare a bere
litri di
camomilla.
Simone: si mi darò da fare ma solo dopo aver finito la
camomilla.
Sara: scansafatiche
E con queste ultime parole se ne andò di nuovo. Percorse il
solito corridoio e
bussò al bagno dove era andato Ranma.
Sara: Ranma ti ci vuole ancora molto??
Ranma: no, ho finito. Piuttosto, i miei vestiti sono tutti sporchi, non
è che
potresti prestarmene degli altri?
Simone: ho finito la camomilla.
Sara: capiti a fagiolo… presta a Ranma uno dei tuoi
vestiti,io vado a fare le
camere…
Simone: lo farei se solo ci capissimo.
Sara: scusa, me l’ero dimenticato. Ranma mettiti addosso un
asciugamano e
seguici.
Ranma: cos’hai in mente??
Sara: mio fratello non sa il giapponese e tu non sai
l’italiano, perciò, mentre
siamo in camera sua e io metto a posto la camera e traduco, voi intanto
scegliete i vestiti.
Ranma: ok…
Sara spiegò velocemente tutto anche al fratello. Quando ebbe
finito, Ranma
uscì.
Era tutto gocciolante, l’asciugamano, seppur coprendo le sue
parti intime,
lasciava intravedere troppo bene i muscoli. Sara restò un
po’ a fissarlo, era
davvero bello, ma nessuno dei due se ne accorse.
Sara: ok, andiamo?
Attraversarono tutto il corridoio e, poco prima della rampa di scale
per andare
al piano superiore, entrarono in una porta.
Sara: avrò molto da lavorare, qui è tutto in
disordine. Allora, Simone, aiutalo
a scegliere i vestiti, io intanto do una riordinata qui.
Simone si avviò verso quello che doveva essere
l’armadio e tirò fuori alcuni
vestiti fra i quali Ranma poteva scegliere.
Ranma scelse una casacca blu, simile alla sua, e dei pantaloni da
ginnastica.
Sara:ok! Io esco, tu provali. Simone, continua a mettere a posto la tua
stanza,
io vado a vedere se mamma ha ancora bisogno d’aiuto.
Qualsiasi problema,
chiamatemi.
Simone: ok sorellina. Ma dove metterai Ranma?
Sara: ho deciso di fargli un letto per terra nella tua stanza
Simone: qui da me?? E poi perché per terra??
Sara: si da te. Per terra perché me la chiesto lui.
Ranma guardava da una parte all’altra seduto sul letto ancora
con l’asciugamano
addosso.
Sara: Ranma, se non ti sbrighi a mettere quei vestiti, ti ammalerai.
Ora vado.
Sara se ne andò così Ranma poté
cambiarsi in pace e Simone rimettere in ordine
la sua stanza.
Così, senza aspettare oltre, andò da sua madre.
Sara: mamma, cosa posso fare ora?
Signora: hai finito di fare le stanze??
Sara: si, ho fatto.
Signora: bene allora fatti visitare dal dottor Tofu, così
starò più tranquilla.
Sara: ok, mamma!
Sara parlò con un tono un po’ contrariato e
stancato. Non gli andava di
disubbidire a sua madre, ma si sentiva bene e, secondo lei, non aveva
bisogno
di essere visitata
Sara andò dal Dottor Tofu che stava ancora seduto a leggere.
Dottor Tofu: su, andiamo in camera tua. Devo vedere se è
tutto a posto.
Sara: certo dottore, scusi ma prima devo fare un’altra cosa.
Lei intanto vada
in camera mia. Tanto la strada la conosce, io arriverò
subito.
Dottor Tofu: certamente. Ma non metterci troppo.
Sara: grazie per la sua disponibilità.
Dottor Tofu: *chissà perché questa ragazza mi
ricorda un po’ Kasumi quand’era
più giovane, per alcuni versi, per altri mi ricorda tanto
Akane* e con questi
pensieri per la testa si avviò verso la camera di Sara.
Intanto Sara stava andando da Akane. Doveva darle vestiti puliti e
mostrarle la
sua camera.
Sara arrivò davanti il bagno di Akane e bussò.
Akane: si, cosa c’è?
Sara: se hai finito ti do i vestiti puliti e ti mostro la camera.
Akane: eccomi.
Era uscita dal bagno avvolta da un accappatoio rosa molto elegante.
Sara: vieni.
Arrivarono alla seconda porta del corridoio. Entrarono in una stanza
con un
bellissimo e comodissimo letto, un piccolo comodino di fianco e una
piccola
scrivania con dei libri sparsi sopra.
Sara: mi dispiace ma ora non ho tempo di togliere quei libri, il dottor
Tofu mi
aspetta per un’altra visita. Ecco tieni. Questi li puoi
mettere. Ho visto che i
tuoi vestiti erano sporchi, perciò li ho presi.
In mano aveva un fagotto fatto di vestiti puliti.
Sara: credo che anche tu debba farti vedere dal dottor Tofu per via
della
caviglia. Se vuoi ti aspetto che ti cambi, basta che ti sbrighi.
Akane: ok! Dammi solo 2 minuti.
Akane si vestì in tutta fretta e uscì con Sara
dalla stanza per andare dal
dottor Tofu.
Sara: eccomi dottore. Ho portato anche Akane.
Dottor Tofu: oh! Molto bene. Sara distenditi sul letto forza.
Sara: sì!
Sara si distese e il dottore cominciò a visitarla. La
controllava dappertutto.
Akane intanto si era seduta su una sedia lì vicino e
osservava Sara. Il dottore
le aveva fatto togliere la maglietta e i pantaloni per restare solo in
biancheria intima. Akane vedeva in quella ragazza una perfezione nelle
sue
curve femminili da mozzare il fiato, anche per una ragazza come lei.
Era ancora
più sexy di Ranma ragazza.
Dottor Tofu: mi sembri in perfetta salute. Comunque dopo
farò altri controlli
più approfonditi.
Sara: mi dica quando dottore e sarò da lei.
Dottor Tofu: molto bene puoi rivestirti. Tocca a te Akane.
Sara si rivestì in tutta fretta.
Sara: ora dovrei andare.
Dottor Tofu: ok, ma non stancarti troppo.
Sara: senz’altro.
E con queste ultime parole uscì dalla stanza e
andò dalla madre.
Akane: dottor Tofu, siete sicuro che Sara stia bene?? Mi sembrava molto
stanca.
Dottor Tofu: infatti non sta molto bene.
Akane: e allora perché non le ha detto niente??
Dottor Tofu: perché non so spiegarmi una cosa. Sai, Akane,
lei, parlando di
corpo e organi interni, è in perfetta salute, ma non si
può dire lo stesso del
suo chi. È irrequieto. Aspetta solo di poter prendere il
controllo, come se
avesse volontà propria, e quella volontà
è, come posso spiegarlo… ahh!! Ecco!!
Selvaggia.
Akane: quindi lei mi sta dicendo che Sara potrebbe perdere il controllo
in
qualsiasi momento??
Dottor Tofu: non ne ho idea, è per questo che non le ho
detto niente. Prima
devo fare delle ricerche. Chiederò a Sara se ha dei libri
antichi qui in casa,
forse mi aiuteranno.
E dopo questa frase prese a visitare Akane senza proferire
più parola.
Sara intanto stava andando dalla madre. Quando arrivò la
vide che aveva
apparecchiato la tavola e stava mettendo il pranzo nei piatti.
Sara: mamma, come ti posso aiutare?
Signora: andando a chiamare tuo fratello e i nostri ospiti.
È pronto.
Sara andò in giro per la casa a chiamare tutti. La guida
stava con Ukyo e sua
madre, il dottor Tofu stava ancora con Akane nella sua camera mentre di
Ranma e
suo fratello nemmeno l’ombra.
Sara: scusa mamma sai dove sono Simone e quel ragazzo col codino??
Signora: dovrebbero stare fuori in giardino. Prima erano venuti qui per
farsi
tradurre alcune frasi dalla guida e hanno deciso di andare
lì, ma non so se ci
sono ancora.
Sara: capito, vado a vedere.
Il giardino si trovava dietro la casa nascosto da tutti. Si vedeva solo
da
alcune finestre della casa. Era 3 volte, come minimo, di quello della
famiglia
Tendo. C’era anche una piccola palestra coperta dove suo
fratello si allenava
ogni pomeriggio, mentre lei ci andava solo qualche volta per sfogarsi.
Si sentivano dei rumori che provenivano dalla palestra… dei
suoni ritmici, di
lotta aveva pensato Sara. Non ce la fece ad entrare subito, era troppo
curiosa
di vedere cosa stava succedendo, perciò, prima di entrare,
guardò dalla
finestra.
Vide Ranma e suo fratello che tiravano pugni. Era affascinante guardare
i colpi
che dava Ranma. Si muoveva tecnicamente, ma era di
un’eleganza stupenda. Anche
suo fratello in quel momento gli sembrava più virile. Dopo
qualche minuto Sara
decise che non poteva restare imbambolata lì fuori e che la
stavano aspettando
così entrò.
Sara: è pronto. Tutti a tavola.
Lo disse prima in italiano poi in giapponese. Lei era un po’
imbarazzata per
averli spiati così, ma non era riuscita a resistere.
Simone: uff che fatica! Io vado, ho troppa fame.
E dicendo questo uscì dalla palestra senza nemmeno un cenno.
Intanto era come se Ranma non avesse sentito. Continuava ad allenarsi.
Sara: tu che fai, non vieni??
Ranma: Non so. Ho fame ma voglio continuare ad allenarmi.
Sara: se vuoi dopo puoi sempre tornare, d’altronde la guida
ha chiamato la
scuola, resterete a dormire anche qui, oltre che mangiare.
Ranma: non diamo troppo disturbo??
Sara: è perché mai dovreste disturbare?? Anche
voi mi avete aiutata, tu mi hai
portata, il dottor Tofu invece è stato così
gentile da curarmi… e poi… qui
dentro non c’è mai un po’ di
vitalità, con voi invece è tutta
un’altra storia.
Inoltre mio fratello si è già affezionato a te.
A Ranma colpirono sopratutto le ultime parole.
Ranma: affezionato a me??
Sara: si! È mio fratello, lo capisco, soprattutto da come ti
guarda. Con
ammirazione, tantissima ammirazione. Soprattutto da come combatti.
Perché devi
sapere che lui non ha molti amici. Fin da piccolo si è
interessato solo allo
studio e alla lotta, è molto solo. Nostro padre se ne andato
7 anni fa, e da
allora lui è molto triste. Era una guida per lui, ma anche
per me. Da allora
mia madre ha dovuto mandare avanti la casa da sola.
All’inizio qui c’era mio
zio, ma non poté più restare e si
trasferì con la famiglia in Giappone. Mi
manca. E manca anche a lui. La casa sembra così vuota da
quando se ne andato.
Ma non pensiamoci, ora dobbiamo solo mangiare. Forza, andiamo.
Si era girata di scatto. Non ce l’aveva fatta a frenarsi. Gli
aveva raccontato
tutto. Non capiva neanche il perché, sentiva solo di doverlo
fare. Sicuramente
Ranma aveva visto quella piccola lacrima che gli aveva solcato il viso.
Era
scesa silenziosa com’era arrivata.
Ranma: lo capisco fin troppo bene. Andiamo a mangiare, ho una fame.
Alle ultime parole si era aperto un sorrisone e aveva spinto la schiena
di
Sara. Erano andati così fino alla porta della sala da pranzo
poi lui l’aveva
lasciata e lei aveva aperto la porta. In quel momento tutti si erano
girati
verso di loro.
Sara: scusate per il ritardo, ma si era staccato un pezzo di un
attrezzo che
sta in palestra, e Ranma mi ha aiutata a rimetterlo a posto.
Ukyo: di la verità, ne hai approfittato per mettergli le
mani addosso, è così,
non è vero??
Sara: assolutamente no!
L’aveva detto con una calma glaciale che non ammetteva
obiezioni e il sorriso
era sparito dal suo volto per riapparire l’attimo successivo.
Sara: allora… mangiamo??
Ranma: non vedevo l’ora, ho una fame da lupi.
Il pranzo si svolse piuttosto pacificamente. Ranma aveva dato il solito
spettacolo di poca educazione a tavola, abbuffandosi come al solito,
mentre
Ukyo cercava di fargli mangiare i suoi cibi e Akane mandava la solita
energia
blu, senza però dire niente e continuando a mangiare.
Al punto
del dessert, però, successe una cosa…
Signora: vado a prendere il dessert.
A quel punto suonò il citofono della porta
d’ingresso.
Signora: Sara vai ad aprire.
Sara: subito mamma.
Sara andò ad aprire la porta d’ingresso. E in quel
momento accadde…
Sara: AHHHHH!!!!!!
Allora…
cosa ne dite?? Questo capitolo è fatto un po’ in
fretta e non ho potuto
rileggerlo tante volte come i precedenti, quindi, per favore, non
uccidetemi se
ci sono troppi errori grammaticali e non è scritto molto
bene.
Apple92:
mi fa piacere che questa storia ti piaccia e che continui a
commentarla. Sto
cercando di tenere i personaggi il più fedeli alla storia,
ma non sempre ci
riesco. Spero di non averti delusa con questo capitolo.