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Autore: Bloody_Mary    06/07/2013    1 recensioni
Voldemort non è mai tornato, la guerra non c'è mai stata, cosa succederebbe se Hogwarts decidesse di accogliere nella propria scuola un'altra socialmente diversa e mentalmente chiusa in fatto di integrazione? Qualcosa di uguale ma diverso, se non peggio, a Durmstrang? I 3/4 del Castello sono contrari a questa decisione, solo gli Slytherin sembrano essere i più felici.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di JK Rowling, eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione introdotti nel contesto di Harry Potter; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 

Kings and Queens

 

 

 

Chapter I: As a rhythm of drums

 

 

Il pranzo si è concluso da poco e come tutti si aspettavano i figli del Nord, i barbari come li definiva Hermione, sono giunti; come successe con il Triwizard Tournament e l’entrata della Scuola di Durmstrang, hanno attirato fin da subito l’attenzione giungendo sul Lago Nero con una grande ed immensa drakkar con il muso intagliato per mimare un drago e che una volta riemerso dalle acqua ha iniziato a sputare fuoco; qualcosa di scenico senza dubbio, come è stato scenico il loro ingresso nella Sala Grande.

Il suono di quei tamburi era possibile udirlo già a distanza, un lieve ticchettio all’inizio, un semplice eco che risuonava lungo tutti i corridoi del Castello, aumentando la curiosità dei quadri magici che hanno potuto sentirli, un tam tam abbastanza ipnotico susseguito dal suono tipico di bastoni di legno che si schiantano contro qualcosa di duro, contro la pietra, e che aumentava di intensità ogni secondo che passava… ancora prima del loro arrivo: una cinquantina di ragazzi dalle più svariate età, vestiti interamente con divise militaresche fatte di pelle e di pelliccia, dallo sguardo austero e freddo, imperturbabile, alti e possenti i ragazzi, slanciate e toniche le ragazze, per la maggior parte tutti dai capelli chiari, così come lo sguardo che mai si è posato su nessuno dei presenti per tutta la durata del pranzo e dove gli appartenenti a Hogwarts non hanno mai smesso di commentare sommessamente ogni singolo movimento degli stranieri.

 

Un pranzo che sembrava interminabile, tutti per volere del Preside Silente si sono guadagnati un giorno di riposo, per quelli di Åsgård utile a riprendersi dal viaggio e per quelli di Hogwarts utile per conoscere i nuovi giunti; alcuni si sono trattenuti nella Sala Grande intenti a fraternizzare mentre la maggior parte si è divisa raggiungendo il cortile interno.

 

Il cortile interno del castello è gremita di gente, in ogni angolo di quel loco è possibile incontrare figure molteplici, gli stranieri più piccoli hanno già instaurato alcune amicizie con i propri coetanei di Hogwarts, mentre i più grandi sembrano piuttosto rimanere nei soliti gruppetti a voler fare trincea, un qualcosa che obiettivamente non viene visto di buon occhio.

« Io continuo a dire che è una pessima, pessima idea. » è ormai da dieci minuti buoni che Ron cerca in tutti i modi possibili e immaginabili di far cambiare idea ai suoi due amici, Harry e Hermione, di andare a mostrarsi più solidali ed educati nel voler accogliere chi è così tanto diverso da loro nel loro territorio.

«Dobbiamo dare il buon esempio, Ron. » un sospiro da parte di Hermione, che va a spostare lo sguardo li nei dintorni, senza rendersi conto che dall’altra parte dello stesso cortile il gruppetto di Slytherin sembra aver puntato gli stessi ragazzi. « Non possiamo passare per i razzisti di turno solo perché sono loro ad essere quelli da riportare sulla retta via. »

« Ma hai visto quanto sono grossi? Potrebbero farci diventare un sandwich con uno schiocco di dita. » qualunque tentativo di Ron risulta essere vano perché niente sembra fermare l’incedere dei tre Gryffindor che mano a mano si avvicinano a un gruppetto composto da cinque membri in tutto: tre ragazzi e due ragazze, dove quest’ultime si trovano sedute su una delle tante panche di pietra raggomitolate su se stesse mostrandosi più piccole di quelle che sono in realtà.

Ragazzi che avranno si e no sedici o diciassette anni dai tratti ben delineati ad identificarli del nord, i maschi dai cortissimi capelli biondi e castano chiarissimo e abbastanza imponenti di stazza, tutti fin troppo alti e grossi e non perché grassi, ma più allenati e temprati e le femmine più mingherline, dai lunghissimi capelli legati in una treccia a lisca di pesce, l’una bionda e l’altra dai capelli colore del rame, l’una dagli occhi verdi e l’altra grigi e che scoppiano a ridere lasciandosi andare nella loro lingua madre dopo qualche attimo, probabilmente a causa di una qualche battuta proveniente dai compagni.

« Ehm… ciao! » Ron prende la parola, venendo spinto da Hermione e Harry in combo, arrossendo visibilmente in volto e alzando la mancina a scuotere lievemente la stessa mano. « B-e-n-v-e-n-u-t-i a H-og-w-a-r-t-s. » va a scandire in maniera abbastanza lenta e chiara ogni singola parola, facendo anche una certa fatica mentre gli stranieri interrompono le loro chiacchiere per dare attenzione ai nuovi giunti, aggrottando visibilmente la fronte con un che di confuso.

« Parliamo la vostra lingua. » Uno dei ragazzi si fa avanti, parlando in maniera a dir poco perfetta l’inglese seppur sporcata inverosimilmente da quell’accento nordico, che fa risultare tutto decisamente più duro di quello che vorrebbe far intendere. « Non c’è bisogno di scandire. » ed è la ragazza bionda che subito dopo si mette in mezzo, piegando le labbra carnose in un sorriso cortese, mettendo in pieno risalto quella marea di lentiggini a sporcarle il volto dalla carnagione fin troppo chiara.

« Ah... » il rossore di Ron si fa più visibile, cosa che provoca uno stendersi maggiore delle labbra da parte della ragazza bionda, divertita sotto sotto dal contesto. « Allora beh… come detto prima benvenuti a… a Hogwarts. »

« Quello che sta cercando di dire è che se avete bisogno di qualunque cosa non fatevi problemi, la casata dei Gryffindor è a vostra disposizione. Io sono Hermione Granger, il Caposcuola. » si presenta come è giusto che sia la ragazza, compiendo un passetto in avanti così da prendere il comando della discussione visto che Ron non sembra essere in grado di continuare. «Loro sono Ron Weasley e Harry Potter, nel caso non doveste trovare me, rivolgetevi tranquillamente a loro, sono affidabili ve lo assicuro.» e va anche a mostrare un sorriso che trasuda cortesia da tutti i pori, indicando i suoi migliori amici, prima che lo stesso sorriso scemi non appena incrocia l’arrivo di una testa color platino abbastanza conosciuta ai più con tanto di spilla dalla forma di C appuntata sul petto. « Dire che Weasley e Potter sono affidabili è come dire che i Centauri volano, Granger. »

« Nessuno ha chiesto il tuo parere, Malfoy. » Secca lei, mentre va a lanciargli un’occhiata per niente carina e coccolosa, carica di disappunto e di poca gentilezza. « E nessuno ha chiesto il tuo, babbana. »

« Babbana? Muggleborn? » gli stranieri sembrano risvegliarsi proprio adesso, puntando gli occhi proprio su Hermione, senza ricadere nel dispregiativo di sangue sporco, ma qualcosa di più corretto e meno razzista, osservandola con una certa curiosità di fondo.

 

- Il primo che inizia a insultare Hermione giuro che lo diffindo seduta stante. -

 

Ron stesso va a compiere un passo portandosi proprio di fronte alla compagna, a volerla difendere senza tuttavia ancora estrarre la bacchetta, ma comunque proteggendola. « Avete qualche problema? » e tutto quel rossore in volto viene sostituito da uno sguardo deciso, dove gli occhi chiari saltano su ogni singolo presente, evitando accuratamente di posarsi su Malfoy che lo irrita al sol pensiero.

« Sul serio? » E’ la ragazza dai capelli color del rame che va a prendere parola, abbandonando la seduta sulla panca stendendo le gambe e successivamente mettendosi in piedi: una figura che supera di almeno di cinque o sei centimetri lo stesso Ron, abbastanza slanciata e a causa della divisa è impossibile definirne le forme femminili, il volto mostra dei tratti abbastanza marcati che vanno in piena contraddizione con il sorriso genuino che va a piegarle le labbra carnose mostrando la candida dentatura. « Prima di avvicinarti rispondi alla domanda chiunque tu sia. » Anche Harry adesso va a fare da scudo umano assieme a Ron, lanciando un’occhiata abbastanza dura nei confronti della ragazza che dopo aver osato un passo, si ferma del tutto. « … perché? Non faccio niente. » scrolla rapidamente le spalle lei, piegando un poco il capo color rame per osservare meglio Hermione. « E’ la prima volta che ne incontro uno. » ammette poi con innocenza che trasuda da tutti i pori.

« E’… curioso? Curioso, ja. » alza rapidamente lo sguardo al cielo libero da nubi, lasciando sfumare quell’inglese per la sua madrelingua annuendo poi con un cenno del capo. « Avete il permesso di studiare con i maghi? » domanda poi senza badare a Ron e Harry ma rivolgendosi unicamente ad Hermione stessa che va ad osservare la ragazza con un che di confuso.

« Solo da poco… solo da poco purtroppo. » Malfoy va a mettersi in mezzo, cosa che genera un’occhiataccia da parte di tutti i Gryffindor. « Certo che si, siamo maghi anche noi anche se qualcuno non ci definisce tale… » e l’occhiata eloquente per Draco c’è tutta, prima di tornare su di lei. « da voi non è così? »

« No! » tutti e cinque i ragazzi all’unisono vanno a rispondere con un certo sconcerto che non riescono a nascondere. « I Muggleborn non sono maghi da noi… vivono con i babbani, crescono come babbani, non hanno alcun diritto di esercitare la magia e il Ministero non li riconosce. » la bionda risponde, con estrema nonchalance, nemmeno stesse parlando del tempo a momenti, come se fosse la normale amministrazione.

 

« Come dovrebbe funzionare qui. »

« Malfoy chiudi il becco prima che riferiamo tutto al Preside!» Sbotta Hermione adesso, visibilmente adirata, cosa che provoca uno sbuffo abbastanza sentito da parte dello Slytherin che la ignora volutamente rivolgendosi unicamente agli stranieri. « Slytherin… venite da noi se vi serve qualcosa, siamo gli unici che vi accetteranno sul serio a Hogwarts. » mormora solo questo alla volta dei presenti prima di allontanarsi anche con un certo passo svelto, riunendosi al suo gruppetto solito, non prima di lanciare un’occhiata abbastanza sprezzante ai Gryffindor.

« Odio quello stupido furetto. » Borbotta Ron, scuotendo rapidamente il capo non senza mostrare una smorfia abbastanza infastidita in volto.

« Quindi da voi i nati babbani non hanno alcun riconoscimento…. Capisco. » mormora solo questo Hermione, trattenendosi dal pronunciare altro, facendo perno sul suo autocontrollo per evitare di rovinare tutto proprio adesso, senza badare si essere vista come l’attrazione del giorno per chi è così diverso da lei.

« Come vi chiamate? » Harry fortunatamente prende la parola, mostrando un rapido sorriso amichevole alla volta della compagna, per non farle pesare niente, per farla stare tranquilla in qualche modo. « Io vado da quel tipo. » annuncia uno del gruppo, uno dei ragazzi che mostrando una rapida smorfia si allontana rapidamente, lasciando abbastanza allibiti i propri compagni. « Sivert! Kom tillbaka! Nu! » la stessa ragazza con i capelli color rame va ad urlare dietro al giovane che per tutta riposta continua ad avanzare per unirsi al gruppo dei serpe verde poco più avanti. « Lui è Sivert… mio fratello e… scusatelo. » mostra una rapida smorfia prima di chinare un poco il capo in segno di scuse. « Io mi chiamo Kajsa. Kajsa Freyndottir, loro sono Ella Jandottir » e va ad indicare la bionda e successivamente i due ragazzi rimasti. « Ivar e Isaak Danielson. »

« Ja, della Hird di Thor. » aggiunge poi quello identificato come Ivan, con una certa fierezza nella voce.

« Cos’è? »

« Voi avete le casate no? Noi abbiamo le Hird, sono quattro e sono… congreghe, truppe come volete chiamarle voi, non ci vincola niente, non abbiamo benefici di niente se non insegnamenti diversi. » continua a spiegare non appena vede la confusione nello sguardo dei ragazzi.

« E voi che insegnamenti ricevete? E gli altri? » domanda Harry, con una certa curiosità nella voce.

« Lo vedrete stasera, il nostro Preside ha chiesto il permesso alla scuola di poter mostrare a voi chi siamo realmente noi. » Ella si mette in mezzo, prima di spostare lo sguardo verso un punto a caso del giardino. « Da noi questi giorni sono sacri, li chiamiamo Giornate di Tyr, perché dobbiamo dimostrare agli Dei che siamo degni di loro, ma… vedrete stasera, ci stanno richiamando. » e difatti poco più avanti un gruppetto di ragazzi si sta proprio sbracciando per richiamare la loro attenzione.

« Ci si becca! » chi più chi meno va a salutare i ragazzi, allontanandosi subito dopo da loro per raggiungere i propri connazionali, lasciando quindi Harry, Ron ed Hermione completamente da soli.

 

 

« Che giornata… » un sospiro da parte di Hermione, la mancina che si porta alla fronte quasi a voler lenire un principio di mal di testa. « Vedremo che combinano stasera, sperando non ricadano in barbarie varie perché davvero… io mi ritiro. » solo questo, non attende nemmeno risposta dai suoi due amici perché va ad allontanarsi per andarsi a schiarire le idee; non la lasciano sola per molto perché gli stessi vanno a darsi una gomitata di intesa prima di correre dietro all’amica.


 

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Finito il I capitolo, so che è più di introduzione e non succede niente di ecclatante, ma se avete proposte o commenti da fare per aiutarmi a migliorare sono ben accetti!

Al prossimo capitolo!

  
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