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Autore: Shellyng    06/07/2013    6 recensioni
Sfoglia annoiata la pila di fogli accatastati, poi si volta dalla finestra. Le sembra impossibile essere arrivata ad essere uno dei più temuti avvocati di New York. Ma suo padre gliel’aveva sempre detto.
“Tu sarai una stella, Santana”
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Let the memories be good.

La città le sembra diversa, quella sera. I contorni più sbiaditi, le voci più ovattate, gli odori meno pungenti. Santana non lo sa, perché, certo è che la terra sotto i suoi piedi sembra più instabile.

Tutta la sua vita sembra più instabile.

Quando si fa spazio tra i corpi che ballano nel locale, la bottiglia di birra stretta in mano, Santana sente il bisogno di urlare. Farli fermare, chiedergli che cazzo stanno facendo.

Le verrebbe voglia di scuotere quella coppia di ragazzini sui vent’anni che in un angolo, sulle poltrone in pelle nera, si sorride in maniera zuccherosa.

‘Poveri illusi’, pensa, buttando giù l’ennesimo sorso di bevanda.

Come diavolo ha fatto, a non capirlo prima, è un mistero.

Certo che è sposata, non poteva mica aspettare te, Santana.

Continua a ripetersi, mentre i corpi al centro della pista le si attaccano addosso. Un paio di ragazzi la accerchiano, portando le loro mani sui fianchi della ragazza.

La testa di Santana è più leggera, con tutto l’alchol ingerito, e quel tocco non sembra sortire nessun fastidio. Butta la testa indietro, lasciandosi accarezzare da quelle mani, fingendo che quella sensazione che le opprime lo stomaco non esista.

Il corpo che sinuoso si muove tra quello degli altri due ragazzi, amplificando la sensazione di leggerezza. Un paio di labbra si posano sul suo collo, i denti che graffiano leggermente la pelle ambrata.

Poi succede tutto troppo in fretta, e Santana si ritrova una mano di Puck stretta intorno all’avambraccio, quasi a farle male. Ha lo sguardo corrucciato e attento, il grembiule leggermente sbilenco sulla vita.

Santana lo guarda, mordendosi le labbra, gli occhi bassi.

Puck non parla. Fa solo un cenno del capo verso i due ragazzi che si dileguano, la stretta ancora ferrea sul braccio della sua migliore amica.

La trascina fuori attraverso l’uscita d’emergenza. Il metallo della scala che tintinna sotto i loro passi pesanti. Puck la lascia andare, ma rimane muto a guardarla e Santana sente l’aria rinfrescarle il viso.

Il sapore di bile nella bocca. SI piega in avanti quel tanto che basta a poggiarsi al muro, mentre rigetta il troppo alchol mandato giù. Puck le è accanto, tenendole i capelli e strofinandole la schiena.

Santana si rialza qualche minuto dopo, le lacrime agli occhi e il respiro pesante.

«Mi dispiace Puck.. »

Non le è mai piaciuto, chiedere scusa. Eppure, in una sola giornata ha dovuto farlo con il suo migliore amico e con Quinn.

Il solo ricordarlo le stringe lo stomaco. La mano di Ted sul fianco della ragazza. I loro sorrisi, la loro confidenza, i loro silenzi. La dolcezza di Quinn nel sfiorargli le labbra.

La porta cigola facendoli voltare entrambi. Quinn è in piedi, l’espressione concitata. Ha le guance rosse e il respiro accelerato.

Ha corso, pensa Santana.

«Quinn! » Puck la abbraccia, e la ragazza sorride, ricambiando la stretta.

Santana li guarda attentamente interagire. Se non fossero stati così ciechi, e se Quinn avesse dato a Puck una seconda possibilità, al liceo, sarebbero stati la coppia perfetta.

Belli abbastanza da far abbassare lo sguardo a tutte le altre coppie nel giro di chilometri. Puck avrebbe combattuto per lei, l’avrebbe fatta sentire come una regina.

Non sarebbe mai stata la seconda scelta di nessuno.

Il rimorso di non averle dimostrato nulla, di averla sempre delusa, nel corso degli anni, porta Santana a rimettere nuovamente. Questa volta le mani attorno alla sua vita sono più sottili. La voce che le parla all’orecchio, decisamente non è quella di Puck.

«Va tutto bene, va tutto bene»

***

«Mi stai dicendo che le hai lasciate da sole lì fuori? »

Kurt apre la bocca un paio di volte, sbigottito. Puck continua a strofinare i bicchieri, passandoli poi alla cameriera bionda che gira per i tavoli, mentre di fronte a loro il dj comincia a chiacchierare allegramente con il pubblico.

Sebastian ghigna divertito e un po’ sbronzo, le mani che giocano con il ciuffo dei capelli di Kurt, che infastidito gliele prende, posandole sul legno del bancone.

«Vuoi stare fermo!?

Sebastian ride, abbastanza divertito da tutta quella situazione. Ha sempre conosciuto Santana, in un certo senso, si è sempre rivisto un po’ in lei. Quella stessa voglia di prevalere sugli altri. Quella paura nascosta di non essere mai abbastanza.

E sa esattamente che l’unico motivo per cui Santana quella sera ha bevuto fino a star male, non è stato per dimenticare, no. Santana ha bevuto per attirare l’attenzione.

Perché si è sentita messa da parte. Da Puck, che non le ha rivelato l’arrivo di Quinn pur essendo il suo migliore amico. E da Quinn, perché, nella sua piccola e stramba visione del mondo, Santana aveva sperato che l’avrebbe aspettata per sempre.

Che si sarebbero riviste, un giorno, e che quella storia lasciata a metà anni prima, sarebbe ripartita esattamente da dov’era rimasta. Due donne innamorate e troppo spaventate.

Ma Sebastian ha imparato a conoscere anche Quinn, dai racconti degli altri.

Affrontare tutto quello che lei ha affrontato, alla tenera età di quindici anni, l’aveva forgiata. Quinn era una dura, Sebastian poteva dirlo. Non c’era niente che potesse spaventarla. Ed era intelligente, sicuramente.

Ma tra i difetti di Quinn, bè, tra i difetti di Quinn c’era quella paura, insensata, di rimanere da sola.

Si era aggrappata a Puck, a Finn, a Sam.

Aveva trascinato tutti nella sua follia. Aveva cambiato look, amici, abitudine per cercare sé stessa. Per cercare quella parte mancante, quella che la lasciava sola, svuotata.

Quella parte che era andata via con Beth.

Puck e Kurt stanno ancora parlottando quando la voce di Sebastian, alta e rude si fa spazio tra di loro.

«Secondo me dovreste farvi i cazzi vostri»

Entrambi i ragazzi, le fronti aggrottate e gli occhi sbarrati si voltano a guardarlo.

Sebastian si alza, scuotendo le spalle.

«Sono due donne grandi e vaccinate. E se non ve ne siete accorti, sono perse una per l’altra. Non sarà un marito di turno a fermare quello che c’è tra loro»

Kurt sorride, le fossette che si disegnano sulle sue guance. Gli prende il viso tra le mani e gli schiocca un bacio sulle labbra, un bacio che sa di alchol e passione e amore.

«Questo è mio marito! »

Trilla, felice.

Puck scuote la testa, pregando che Sebastian abbia ragione.

***

«Quindi come sei finita a fare l’avvocato? »

Sono sedute entrambe sulla scala antincendio. Una accanto all’altra. Santana ha la testa poggiata sulla spalla di Quinn e sospira.

Il solo rialzare il viso le sembra un’impresa impossibile, ma le piacerebbe guardare Quinn negli occhi e parlarle. Chiederle scusa per tutte le volte che le ha mentito, o l’ha fatta sentire poco importante.

Chiederle scusa per non aver capito, anni prima, quanto avesse bisogno di sentirsi dire che si, possiamo provarci a stare insieme.

Le stringe una mano e sorride quando l’altra non la ritira.

Poi la sua fronte si aggrotta, pensando a come rispondere alla domanda della bionda al suo fianco.

«E’ una storia buffa»

Biascica, fissando il cielo scuro.

«Abbiamo tempo. »

Santana annuisce, arricciando il naso. L’odore nauseante di quel vialetto le entra nelle narici, facendole contorcere lo stomaco. La mano di Quinn stringe la sua un po’ più forte. I loro sguardi si incrociano e Santana scuote la testa, rassicurandola.

«Facevo la spogliarellista, lo sai…» Quinn schiocca la lingua, il sopracciglio alzato e un mezzo sorriso bastardo sulle labbra.

«Una sera questo tizio mi mette le mani addosso, cercando di.. sai.. »

Entrambe abbassano gli sguardi. Quinn piena di rabbia e rancore verso quell’uomo che ha tentato di fare male a Santana. Se solo fosse stata lì..

«Il buttafuori è arrivato e ovviamente me l’ha staccato di dosso. E poi non so perché mi sono messa a urlare contro quell’eunuco che cosa avrebbe rischiato se solo avessi fatto quattro passi fino alla centrale di polizia»

Quinn aggrotta la fronte, confusa.

«Bè, quella sera nel locale c’era il signor Nolan. Mi ha lasciato il suo biglietto da visita e mi ha detto ‘Sa, signorina, se un giorno volesse studiare legge, avrebbe un futuro assicurato’. »

La risata di Quinn rompe il silenzio. Cristallina, aggraziata, vera. Santana si morde le labbra e la fissa, sorridendo a sua volta nel vederla così spensierata.

«Quindi, hai trovato un lavoro mentre ti comportavi da stronza! »

«Ehi, quel maniaco mi ha messo le mani addosso! » Ribatte Santana, e Quinn torna seria e le scosta una ciocca di capelli dal viso.

«Fortunatamente non è successo nulla»

Le dita cominciano a formicolarle non appena vengono a contatto con la pelle di Santana. E’ una scossa, le ritrae veloci, quasi come se si fosse scottata, lasciando l’altra ragazza confusa e imbarazzata.

Quinn si alza, sospirando profondamente. Aveva sperato che quella dannata sensazione sarebbe passata. L’aveva giurato a sé stessa sei anni prima, quando Santana era uscita dalla sua vita lasciandola sola per l’ennesima volta. Si era ripromessa che mai, mai Santana l’avrebbe fatta sentire di nuovo così vulnerabile.

E invece no, ora era lì, in balia delle sensazioni che il suo corpo non riesce a combattere. Ottenebrata dalla risata di Santana. Dalla sua voce.

«E tu? Come ci sei finita sposata tu, Quinn? »

La bionda si passa le mani tra i capelli, posando una mano sulla maniglia della porta.

«E’ una lunga storia, Santana. Torniamo dentro, saranno preoccupati»

***

Sono sensazioni, ricordi, frammenti di una vita passata che tornano in un momento che non ti aspetti.

Quando è notte fonda, e la persona accanto a te ti abbraccia. La barba ruvida che strofina sulla tua schiena e per la prima volta dopo anni ti infastidisce.

E’ l’odore di un profumo che non è quello del tuo compagno. E’ un profumo più dolce, più intenso, più vero. E’ un profumo che hai sentito solo qualche ora prima e che ti è rimasto addosso, nelle ossa.

Quinn si rigira tra le lenzuola, scostando il braccio di Ted dalla sua vita.

Il ricordo dell’ultima notte con Santana. Della sua bocca, delle sue mani, del suo corpo. La loro storia le torna alla mente nitida e chiara come un film appena visto.

Quella prima volta durante il matrimonio del signor Schuester. Quella risata sarcastica quando le aveva detto che no, l’amore con una donna non era una cosa che faceva per lei.

Santana l’aveva sempre presa in giro per una sua presunta cotta nei confronti di Rachel. Ma Quinn non ci aveva mai fatto caso. Era Santana, dopotutto e la sua vita consisteva per una buona parte nel renderle insopportabile gli anni di scuola.

E poi quella sera, quella fatidica sera in cui erano finite a letto insieme, Santana gliel’aveva sussurrato appena.

«Sono sempre stata gelosa di come guardi Rachel. »

Quinn arriva in salotto quasi meccanicamente, le mani che si stringono attorno al telefono cellulare. Il numero di Santana sullo schermo.

Sarebbe così facile, perdersi nei ricordi, lasciarsi guidare. Chiamarla e tornare a dov’erano rimaste.

Sarebbe tutto così facile.

Ma quando la voce di Ted la strappa fuori dai suoi pensieri, preoccupata e assonnata, Quinn ripone il cellulare e pensa che, forse, i ricordi possono bastare.

Angolo degli alcolisti anonimi.

Io buh. Avevo scritto tutt’altra cosa. Poi, suddenly, in una notte buia e profonda, mi viene voglia di scrivere e viene fuori questa cosa.
Vi giuro che non riesco neanche a commentarla.
Ma non credo di poter far di meglio, ad essere onesti. Sono in una crisi mistica da ispirazione che non se ne vien fuori XD quindi buh, spero che non faccia schifo, ecco /o\
Grazie a tutti, tutti, tutti. Siete bellerrimi <3
(Ovviamente scusatemi eventuali errori. Fustigatemi in caso io abbia scritto cavolate \o/)

  
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