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Autore: EuphemiaMorrigan    07/07/2013    10 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Nuovo inizio... Sempre uguali-

 

Note dell'autrice: BuonSalve e Buona Domenica. Allora dirò una cosa seria (?)... So da me che posso apparire, forse, antipatica alle volte. O magari troppo... Mmmh... Menefreghista (?)... È che faccio veramente, ma veramente, schifo con i ringraziamenti, però non credete che non sia grata di ciò che è diventata Gensaku-sha. Non vedo l'ora di pubblicare un nuovo capitolo, cerco sempre di dare il meglio (Anche quando sono giù di morale) e cerco di non far passare troppo tempo, perché capisco che aspettare un aggiornamento che non avviene mai è una rottura. Tutto questo perché sono veramente grata del seguito che ha, del fatto che amate (Spero) questi personaggi e questo mondo un po' folle dove sono stati “rinchiusi”...

...E così tento di fare con le altre fic, anche se alcune mi prendono più tempo! Perché il fatto che piaccia, almeno un po', ciò che scrivo è un'immensa soddisfazione. Credo sia ipocrita negarlo, fa piacere quando si è apprezzati, questo è un dato di fatto. Che poi la scrittura non si debba basare solo su questo è un altro, lungo, discorso ^^'.

Detto questo, alcune spiegazioni per la lettura del capitolo: Si inizia con Yugito, la sua ultima apparizione, poi c'è una parte dopo qualche settimana dalla sua morte e alla fine si “sfuma” di qualche mese e si torna al comico, quindi dai prossimi capitoli torneranno i toni leggeri.

La foto che ho inserito alla fine è come mi immagino Daisuke, quando l'ho vista mi son detta “Cavolo, è lui”... Ovviamente senza le orecchie da coniglio (?)... Gatto (?)... Volpe (?)... Che piffero di animale è??! Vabbè, non è importante!

Un bacio, buona lettura!

NB: È un capitolo diviso in due, circa (Nel prossimo ci sarà la conclusione di questo e l'apparizione di alcuni nostri vecchi amici ^^')... Perché ci avrei messo altri giorni e visto che ne sono passati 10, mi pare, dall'ultimo aggiornamento, non me la sentivo di rimandare ancora! Scusate eventuali errori di distrazione!

 

 

Mi mancherà!

In ogni sorriso, in ogni sguardo...

...In tutti i miei futuri respiri.

Per sempre.


 

Il fitto silenzio di quelle quattro, sterili, pareti accresceva la sua ansia in modo esponenziale.

Trascorreva le giornate osservando il cielo, a volte plumbeo altre cristallino, al di fuori della finestra. Oppure, quando si sentiva fisicamente meglio, usciva dalla struttura Ospedaliera, sedendosi ai piedi di un grande albero di ciliegio, nel piccolo giardino che circondava l'edificio.

Tutto questo contro il parere degli specialisti, ma... Cosa sarebbe cambiato rimanendo rinchiusa nella sua stanza? Nulla. Si fosse riguardata o no, non poteva di certo sfuggire alla sicura morte che l'attendeva.

Quel giorno, lungo e noioso come gli scorsi, si sentiva terribilmente stanca e debilitata; per questo s'accasciò contro il duro materassino, sospirando leggermente. Con lentezza si portò dinanzi al volto l'unica foto di suo figlio che aveva con sé, stirando le labbra in un tenue sorriso.

In verità non avrebbe dovuto averla con lei, conscia che con il trascorrere del tempo il distacco si sarebbe fatto sempre più doloroso, ma non aveva avuto la forza di lasciarla in un cassetto, di dimenticarla.

Dimenticarlo.

Era testarda. Sicura delle decisioni prese, e scomparì completamente dalla vita del bambino, come si era ripromessa all'inizio.

Come, secondo Yugito, era giusto fare.

Però... Aveva paura.

Non di morire... Era il morire sola che la intimoriva, più di qualsiasi altra cosa.

Osservò ancora una volta fuori dalla finestra mentre carezzava la superficie liscia di quell'immagine, senza pensare a nulla.

Ciò che doveva fare era stato fatto.

Ciò che doveva dire, detto.

Non aveva più alcun rimpianto!

*°*

Difficile.

Tutto tremendamente difficile.

Così tanto che Naruto cominciò a provare una strana sensazione di soffocamento ogni volta che rientrava nella sua dimora.

Daisuke non parlava quasi mai e, tutti i giorni, doveva costringerlo con la forza a mangiare, almeno un poco.

Non sapeva cosa fare, cosa dire.

Si sentiva impotente. Sconfitto dagli eventi e... Odiato.

Lo vedeva distintamente: ogni qualvolta forzava Daisuke a mandar giù un boccone; quando lo costringeva a lavarsi e vestirsi, trascinandolo di peso all'asilo... Questo accresceva il suo disprezzo nei confronti dell'uomo dai capelli biondi.

Naruto credeva di essere stato accettato e invece...

Questo l'aveva fatto smagrire e impallidire sempre di più. Diviso tra il lavoro, suo marito e chi, dentro di sé, considerava un figlio e amava come tale.

Quella sera stava trascorrendo come le altre... Come un circolo inarrestabile.

Aveva perfino dimenticato cosa accadde il giorno in cui Yugito morì, quel pianto straziante, quelle emozioni deleterie, non riusciva a ricordare. Non voleva. E quando tentava di farlo avvertiva solamente un gran mal di testa e la voglia di rimettere il pasto.

E Sasuke... Sasuke... Si era nuovamente chiuso nel suo spesso guscio protettivo, in quell'impenetrabile corazza d'indifferenza. Quello sguardo freddo, duro, lo uccideva ogni dannata volta che si posava su di lui. Era lì, ma pareva quasi che non ci fosse.

Si dava la colpa, denigrandosi per l'incapacità di non far soffrire le persone che amava.

Ci aveva provato, all'inizio, aveva tentato con tutto se stesso di fare qualcosa. Qualsiasi cosa, cambiando perfino il suo carattere essenzialmente freddo e arcigno.

Ma non era in grado di forzare le labbra del figlio come faceva Naruto, di udire quel pianto strozzato tutte le notti e scacciare i suoi incubi con un abbraccio.

Non era in grado di fare il padre, lo aveva sempre saputo.

E li vedeva, ogni sera, addormentarsi nel piccolo letto di Daisuke, abbracciati.

E li udiva, ogni mattina, discutere.

Ed ogni giorno, non importava l'ora, quelle cinque parole distruggevano il compagno e egli stesso: “Tu non sei mio padre”...

E a Sasuke gli si seccava la gola mentre lo stomaco si contraeva dolorosamente.

Cosa doveva fare?

Perfino gli assistenti sociali, al loro primo incontro, rimasero insoddisfatti dal pallore e dal dimagrimento di Naruto... Non appariva abbastanza in salute per occuparsi di un minore, così dissero, causando un nuovo potente colpo al cuore di Sasuke.

A quello del marito.

Lo vide, distintamente, trattenersi dallo scoppiare in lacrime dinanzi a quegli sconosciuti. Rinchiudersi in bagno e crollare poco dopo che se ne erano andati.

Perché tutto stava andando in pezzi?

Cosa poteva fare lui? Lui... Che non era mai stato in grado di approcciarsi alle persone che lo circondavano. Sostenerle, capirle, dimostrare il suo bene...

«Daisuke... Ti prego...» Il mormorio di Naruto lo distolse dai suoi pensieri e spostò gli occhi su di lui: seduto accanto al bambino, con una mano a sorreggersi la nuca sicuramente dolorante, poteva avvertire il pulsare continuo della fronte e le vertigini che colpivano il marito.

«No!» Ribatté ostinato il minore, scacciando le bacchette con un gesto stizzito della mano, facendo cadere il riso sul pavimento e assottigliando le labbra ancora di più.

Uzumaki deglutì pesantemente e si chinò per pulire, l'ennesima volta, successivamente si posizionò di nuovo dov'era seduto in precedenza e ricominciò tutto da capo.

All'infinito.

Basta! Basta! BASTA!... Si urlò in testa Uchiha, esasperato. Dopo settimane e settimane percepiva l'irrefrenabile bisogno di parlare, aveva perso la pazienza, così sbatté le mani sul tavolino e ringhiò, rivolto al figlio, «Fai ciò che dice tuo padre... -Sottolineò quella parola con forza- ...E smettila di dare la colpa a lui per qualcosa che non ha causato. È morta! Non tornerà, accettalo!».

Sia Naruto che Daisuke s'irrigidirono a quelle parole e il biondo provò a far ragionare l'altro e placare la sua furia «Sasuke, ora esager...».

«NO!... -Gridò contro di lui, interrompendo le sue proteste- ...Mangia, fatti una doccia e vai a riposarti. Non ha bisogno di te, non ti vuole, no?... -Domandò sarcastico- ...Allora che dorma da solo questa notte e ti proibisco di alzarti al suo pianto, a costo di legarti a letto!» Concluse scoccando un'occhiata raggelante a suo figlio, facendogli strabuzzare gli occhi. Il piccolo si alzò tremante e impaurito dal tavolo, guardò quasi supplicante Naruto e poi corse nella sua stanza con gli occhi gonfi di lacrime.

«No... P-perché?» Domandò Uzumaki tentando di raggiungerlo, ma la mano del marito gli afferrò saldamente un polso, voltandolo verso di lui.

«Lascialo solo!».

«Non posso... Lui...» Cercò di parlare con voce flebile.

Sasuke lo strinse contro al suo petto e ripeté addolcendo il tono «Lascialo solo», percependo un attimo dopo le lacrime di Naruto bagnargli il collo, di nuovo.


 

La mattina dopo Sasuke si ridestò con una strana sensazione d'acidità alla gola.

Forse non avrebbe dovuto urlare in quel modo, attaccarlo. Magari aveva peggiorato la situazione, ma non era più riuscito a trattenersi.

Spostò lo sguardo verso il lato del letto dove di solito riposava Naruto e, come sempre, non lo trovò. Tirò un profondo sospiro e si preparò psicologicamente alle urla, gli insulti e le preghiere che, da tempo, riempivano le mattine in quella casa... Stranamente non udì nulla quel giorno.

Ancora in pigiama comminò lentamente verso la cucina e li vide. In silenzio.

Daisuke, già vestito, si portava pigramente un cucchiaio di cereali alla bocca, e Naruto zuccherava il suo caffè perso nei suoi pensieri.

«Buon giorno...» Sussurrò il biondo rivolto al marito che, prima ancora di poter rispondere o chiedere delucidazioni per quella strana atmosfera, venne interrotto dal figlio «Oggi... Oggi... Mi porti tu all'asilo?» Domandò incerto, mantenendo i suoi occhi rivolti alla ciotola della colazione.

«Mmmh... Per quale motivo me lo stai chiedendo?» Indagò con tono basso e calmo, incrociando le braccia al torace scoperto e assottigliando le labbra.

«P-perché... N-naru ha da fare!» Pigolò in tono impercettibile. Aveva trascorso la notte precedente solo, ad inzuppare il cuscino di lacrime e sentendo la mancanza di qualcuno accanto... Forse Oto-san ha ragione...

«Va bene... -Disse Uchiha avvicinandosi a lui e passandogli gentilmente una mano tra il groviglio di capelli bruni- ...Va' a pettinarti, non vorrai diventare come il dobe?».

Daisuke arricciò le labbra in un lieve, quasi inesistente, sorriso e mosse il capo in un gesto affermativo. Spostò per una frazione di secondo gli occhi su Naruto, che continuava a martoriarsi il labbro inferiore tra i denti, e poi si alzò da tavola. Dirigendosi docilmente in bagno.

Sasuke incorniciò il viso del più grande tra le mani e scrutò attentamente gli occhi cerulei, lucidi dalle lacrime trattenute, capendone il motivo. Daisuke non lo aveva mai chiamato Naru in quelle settimane, si limitava a rivolgersi a lui con epiteti sgradevoli e distaccati, ferendolo sempre di più. Quella piccola, stupida, parola aveva profondamente colpito il biondo.

Lo abbracciò stretto come la sera precedente, avvertendo le ossa delle scapole sotto i palmi delle mani, e mormorò al suo orecchio «Da ora ci penserò io... Andrà tutto bene, Naruto» Promise con una sicurezza che poche volte aveva avuto in quella situazione.

Non poteva andar male...


 

Circa due mesi dopo.

Un tormento.

Un vero e proprio tormento, che perdurava da anni.

«PORCOSPINO GIGANTE, APRIMI. ORA!» Urlò la donna sempre più forte, sbattendo il pugno chiuso contro l'uscio della porta serrata e sghignazzando interamente. Felice di dar fastidio al suo “amore”.

«MUORI, STREGA IMMONDA» Gridò l'uomo di rimando, bloccando l'entrata trascinando dinanzi a questa la scrivania del salone. Dannazione, e se avesse un Ariete?!

Lei scoppiò a ridere sonoramente, poi urlò ancora fingendosi profondamente addolorata «MADARA, IO TI AMO. MI STAI SPEZZANDO IL CUORE!».

«IO NO! CREPA DOLOROSAMENTE» Rispose scostando circospetto le tende dalla finestra e trattenendo un grido spaventato, quando la vide fargli l'occhiolino e mandargli un bacio. Che i Kami mi salvino da lei!

Da tre, lunghissimi, anni doveva sopportare la persecuzione di quell'orribile, orribile, donna. Che donna non pareva visto che si vestiva come un uomo, picchiava come un uomo (E lui ne portava i segni su tutto il corpo) e parlava come un uomo. Forse era veramente un uomo, un travestito...

«BASTARDO!... -Il tono era cambiato, in quel momento sembrava realmente infuriata- ...FAMMI ENTRARE, OPPURE BUTTO GIU' LA PORTA A CALCI. FIGLIO DI PUTTANA!» Appunto, nessuna donna normale si comporterebbe in quella maniera.

L'uomo lanciò, con sforzo sovrumano, la scrivania a venti metri da lui. Estrasse dalla tasca dei jeans neri che portava il coltello a serramanico e lo fece scattare, scardinando quasi la porta d'ingresso «Come osi, sgualdrina?».

Lei scrollò le spalle incurante, si portò le mani dietro la schiena, gonfiò il petto e disse, sbattendo le ciglia scure, «Usciamo insieme, tesoruccio?».

Madara boccheggiò per per qualche secondo, sconvolto, poi chiarì per l'ennesima volta «Ascoltami bene Anko Mitarashi... -Puntò l'arma in direzione della sua gola- ...Ti odio, ti disprezzo con tutto il mio cuore e non uscirò MAI con te!».

Chiunque a quelle parole, gesti e all'espressione pericolosa del viso dell'Uchiha sarebbe fuggito a gambe levate... Anko no «Almeno facciamo sesso!».

«Sei la donna meno femminile che esista!» Mormorò esasperato.

«È un sì?» Chiese lei speranzosa, saltellando quasi dalla contentezza. Quella... Cosa, perché donna non poteva essere definita, non era normale. Non aveva le reazioni logiche delle altre persone, come poteva cambiare umore ogni due secondi? Come poteva passare dall'essere la reincarnazione del Diavolo ad una adolescente iperattiva? Forse dovrei farla curare...

«NO!... -Ribadì, sfiorando l'urlo isterico- ...Si può sapere che vuoi da me?».

Anko sorrise sorniona, gli tolse il coltello dalle mani e avvolse il suo collo pulsante con le braccia «Voglio fare sesso con te, sposarti e diventare la madre dei tuoi figli. Non chiedo molto, tesoruccio» Soffiò sulle sue labbra contratte.

Perché a me? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?... La scostò da lui, spintonandola senza alcuna grazia, «Senti... -Devo trovare una soluzione per levarmela di torno- ...Sono gay!» Mentì, scrutandola con occhi attenti.

Lei scoppiò in una nuova fragorosa risata e disse «Tzs... Non ci crederò mai. Arrenditi!».

Stronza... «Sono... -Inventati qualcosa o questa ti perseguiterà in eterno, pensa ad un uomo adatto allo scopo... Gli suggerì il suo cervello- ...Fidanzato, sì, sono fidanzato con Hash... -NO! Cazzo, il demente è sposato, poi chi la sente Mito?- ...Tobir.... -Ma porca zozza, no! L'altro, inutile, sporco Senju no!- ...Con... NARUTO! Sì, si chiama Naruto» E vaffanculo a mio nipote, che me lo presti per un po' di tempo!

Anko gli sfiorò una pallida guancia con le dita della mano, provocando un suo conato di vomito, e sussurrò con tono maligno «Posso conoscerlo?».

«Ovviamente no!» Esclamò Madara, schiaffeggiando il suo arto.

Lei sorrise consapevole «Allora non è vero!».

Maledetta... «Ok, domani» Devo preparami psicologicamente ad apparire gay... Grazie al cielo ho Izuna come esempio!

«No, oggi» Ribatté lei con un ghigno poco raccomandabile.

Ok, la uccido! No, cazzo se lo faccio dovrò occultare il cadavere e sarà faticoso... Si disse maledicendo la sua pigrizia e il fatto che l'omicidio fosse illegale, doveva cambiare qualche legge in proposito. La guardò ancora per qualche secondo, sfidandola con gli occhi, poi grugnì «Perfetto!».


 

Non appena si liberò di lei per qualche ora, non capendo nemmeno lui come ci fosse riuscito, sfondò letteralmente la porta di casa Uzumaki-Uchiha «Tu... Che cazzo hai in testa?!» Domandò inclinando il capo e sbarrando gli occhi scioccato.

Naruto sobbalzò preso di sorpresa, si tolse lo strofinaccio che aveva legato alla nuca e balbettò imbarazzato «Io... Io... Stavo spolverando! Che diavolo ci fai in casa mia?» S'informò cambiando argomento di discussione.

Madara, d'un tratto, si ricordò il motivo che l'aveva spinto a rinunciare al suo sonnellino pomeridiano e ordinò «Da oggi sarai il mio finto fidanzato!».

«EH..? COSA?» Domandò confuso ed irritato. A volte aveva la netta impressione che Madara avesse qualche problema di testa. Molti problemi.

«Hai capito benissimo... -Rispose atono, osservandosi intorno- ...Dov'è quell'altro scemo? Come mai non è qui che mi starnazza contro?» S'informo genuinamente curioso.

Naruto si posò una mano alla fronte dolorante, gli era tornato il mal di testa, e disse «È andato a prendere nostro figlio all'asilo!».

«Fantastico!» Esclamò sorridendo. E questo era molto preoccupante.

«Fantastico, cosa?» Indagò guardingo Uzumaki. Fortuna voleva che fosse proprio vicino ai pensili della cucina, poteva almeno tentare di difendersi puntandogli contro una mannaia, un coltello, o la prima cosa che avesse trovato disponibile.

Uchiha annuì a se stesso e parlò «Sì, le dirò che abbiamo un figlio. Così la smetterà definitivamente di tormentarmi, è un'idea geniale».

«Madara... -Mormorò cercando di riportarlo in sé- ...Non riesco a comprenderti pienamente, ma comunque dalle tue parole, non credo che Sasuke sarà molto d'accor...».

«Internalo per qualche giorno, legalo, fa' come vuoi! Ma tu sarai il mio finto fidanzato, è un ordine!» Lo interruppe duramente, senza possibilità di replica.

Proprio in quel momento la porta di casa scattò e Sasuke, assieme al bambino, fecero il loro ingresso, osservando confusi e incuriositi il loro “ospite” discutere con Naruto.

«Ciao, zio Madara» Squittì Daisuke, per poi fiondarsi verso il biondo, chiedendogli di prenderlo in braccio. Cosa che questi fece ben volentieri.

«Ciao moccioso, chiamami pure pap...».

«MADARA!» Gracchiò Uzumaki, sovrastando fortunatamente la sua ultima parola, ma rischiando di rompere i timpani al bambino che fece una smorfia dolorante. Lo posò nuovamente a terra e si scusò carezzandogli il viso.

In quel momento Sasuke, che aveva seguito il discorso fumando di rabbia, decise di intervenire e chiese rivolto al parente «Si può sapere cosa vuoi? E che diavolo ci facevi da solo... -Ringhiò quelle due parole- ...Insieme a mio marito?» Sottolineò queste ultime.

Madara si voltò in sua direzione e lo informò con tono di sufficienza «Ascoltami scoiattolino, fatti una vacanza a spese mie. Ci penserò io alla tua famiglia per un po' di tempo!».

«Di che cazzo sta parlando?» Domandò furioso, rivolgendosi al marito.

«Sasuke, le parolacce no!... -Lo ammonì Naruto fulminandolo con lo sguardo, poi si rivolse a Daisuke- ...Non ripeterla, ok?».

Il piccolo annuì e pigolò «Ok». Gli adulti parevano tutti molto arrabbiati per qualcosa, non era il caso di accrescere ancora di più la loro furia.

Non voleva rimetterci la pelle!

«Naruto, mi vuoi rispondere?!» Lo interpellò per l'ennesima volta Sasuke, rischiando il collasso cerebrale a causa dell'odio che stava provando per quel maledetto metallaro troppo cresciuto.

«Non ne ho idea!» Esclamò esasperato l'altro, allargando le braccia e sbuffando sonoramente.

«Fate silenzio... -Intervenne Madara, stanco di quelle chiacchiere inutili- ...Tu, alle quattro precise presentati a casa mia, con il moccioso. E tu... -Indicò il giovane Uchiha- ...Prenditi un calmante!» Concluse, uscendo a grandi passi dall'abitazione, senza voltarsi indietro.

Lo ammazzo. Lo ammazzo. Qualsiasi cosa sia, lo ammazzo... Pensò Sasuke mentre Naruto s'accasciava sul divano chiudendo gli occhi e avvertendo la nuca pulsare dolorante. Forse non era stata una buona idea andare a vivere accanto a Madara Uchiha.

Una pessima, terribile, idea... Si disse udendo i ruggiti del compagno e i suoi passi farsi sempre più pesanti mentre loro figlio li osservava con il capo inclinato d'un lato, chiedendosi per quale motivo il suo Oto-san dovesse, ogni giorno, arrabbiarsi con lo zio Madara.

A me lo zio sta simpatico, anche se è un po' folle... Magari quel pensiero l'avrebbe tenuto per sé.

«Maledetto porcospino, ti uccido!».

Sì, sarebbe stato molto meglio non farlo sapere al suo Oto-san.

Mai.

Per nessuna ragione al mondo.

*°*

Dopo aver, letteralmente, legato Sasuke al loro letto matrimoniale, aveva usato la tecnica del giochino erotico per rilassarlo e farlo fesso, Naruto s'incamminò, assieme al bambino, verso la dimora di Madara Uchiha. Voleva capire, con calma, cosa stesse accadendo.

«Naru?... -Lo richiamò Daisuke- ...Cosa vuole lo zio?» Domandò curioso.

L'adulto scosse la testa e rispose «Non lo so, ce lo faremo spiegare».

«A volte fa un po' paura!» Confessò storcendo il naso e stringendo lievemente la mano tesa dell'altro.

«Ma no... -Sorrise questi- ...In fondo è una brava persona» Menti Naruto, menti e non spaventarlo ancora di più... Oddio! E se trovassimo in casa di Madara le ossa dei suoi nemici? No, no. Impossibile, è troppo pigro per uccidere realmente qualcuno... Come il Teme, gli Uchiha sono tutti uguali. Hanno anche il marchio di fabbrica... Cominciò a delirare, chiedendosi dove avrebbe potuto trovarsi suddetto marchio.

Su una natica? No, il culo di Sasuke lo conosceva fin troppo bene. Come il resto del suo corpo d'altronde. Ma allora dove? Sull'attaccatura dei capelli? In effetti lì non ci aveva mai controllato. Si ripromise che una volta tornato a casa, possibilmente vivo, si sarebbe tolto quel dubbio.

«Naru, siamo arrivati!» Esclamò il piccolo, riportandolo nuovamente nel mondo reale.

Il signor Uzumaki-Uchiha (Proprietà esclusiva di Sasuke Uchiha, non di altri) indurì lo sguardo dinanzi al campanello, suonò e si preparò alla Guerra.

Se rimango in vita trascinerò la mia famiglia a vivere da eremita su una montagna... Si ripromise con convinzione.

Intanto in camera da letto di casa Uzumaki-Uchiha:

Bastardo... Ringhiò dentro di sé Sasuke, scrollando la testa e tentando di rimuovere il bavaglio, arcuò la schiena e strattonò le funi... Dove le ha prese delle funi?!... Che lo tenevano legato e si provocò alcune abrasioni sui polsi... Oh, Naruto. Quando ti rifarai vivo ti inchioderò a questo stra-cazzo di letto e ti fotterò finché non chiederai pietà! Si ripromise anche lui, strattonando ancora di più le braccia e premendo la lingua sulla stoffa per farla scivolare in basso.

Quel giorno sarebbe stato sempre ricordato come l'inizio, il prosieguo e conclusione della Prima, Seconda, Terza, Quarta, anche un po' Quinta, Guerra Mondiale... Ninja.

Il tutto a discapito di Naruto, ovviamente.

   
 
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