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Autore: Allegra_    12/07/2013    5 recensioni
"Noemi, per tutti conosciuta come Noe, è una sedicenne fiorentina che ha solo un pilastro portante nella sua vita: l'amore che provano verso di lei i suoi amici ed i suoi familiari, i quali la sostengono sempre e la accompagnano in ogni sua mossa.
Ma il suo equilibrio inizierà a rompersi man mano dopo la separazione dei suoi genitori ed il suo trasferimento a Torino, città nella quale Noe imparerà cosa significa amare ed essere amata davvero."
Spero vi piaccia, mi sono impegnata davvero molto per scriverla, quindi lasciate una recensione se avete cinque minuti, ve ne sarò grata
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 35

Broken Francescos Pov

 

Rabbia.
Delusione.
Voglia di spaccare tutto.
Tristezza.
Ero arrivato talmente al limite da non riconoscere nemmeno più i sentimenti che provavo.
Tutto intorno a me sembrava urlare, tremare.
Il vaso sulla finestra con quei dannati fiori colorati pareva stare per rompersi, lo specchio sopra il comodino sarebbe andato in frantumi a momenti.
Ma forse ero soltanto io che stavo cadendo a pezzi, senza neppure capire come fosse stato possibile.
Come avevo fatto ad innamorarmi?
E perché proprio di lei?
Ricordavo ancora il giorno in cui la vidi per la prima volta: era assolutamente odiosa e … unica.
 
Ero in treno con i ragazzi, e tanto per non cambiare stavamo facendo casino.
Ormai era d’abitudine.
Perfino la vecchietta che ogni sacrosanta mattina ci ritrovavamo seduta dietro aveva smesso di rimproverarci.
<< Dai! Sul serio Micaela e Hilary non si parlano più? >> domandò pettegolo Dodo.
Annuii prima di spostare il mio sguardo su qualcosa di decisamente più interessante rispetto al mio amico.
Una ragazza bionda veniva verso di noi e dall’espressione sul suo viso doveva essere parecchio scocciata.
<< Scusate se vi disturbo >> iniziò sorridendo in modo palesemente forzato << Ma potreste gentilmente placare le vostre soavi voci ?? >>
Insomma, eravamo più che consapevoli di avere un tono da stadio, ma era proprio quello il bello, no?
Evidentemente la principessina non sembrava pensarla allo stesso modo.
Quegli idioti dei miei amici si zittirono di colpo e lei sorrise soddisfatta.
Ma io non gliel’avrei data finta.
<< Perché? >> mormorai scocciato.
Più acida di un limone esclamò: << Perché stanotte non ho dormito, e vorrei approfittare di questo viaggio per riposarmi un po’. >>
Quanto era fastidiosa quella sua vocina stridula!
<< E perché non hai dormito ??? Follie con il tuo ragazzo ??? >> insinuai  malizioso.
<< Per tua informazione, non ho un ragazzo con cui fare follie la notte, ci sono fin troppi stupidi in giro per Torino che mi tolgono il sonno con i loro stupidi motorini, e … >> sospirò.
<< E? >> sopracciglio sollevato con disappunto: a momenti mi avrebbe sbranato, ma ci stavo prendendo gusto a provocarla.
<<  E quindi vedi di abbassare quella cavolo di voce che ti ritrovi! >>
 
Ricordavo di aver imprecato per quasi un’ora con gli altri, sperando che finisse sotto un autobus o chissà cosa.
Ma poi le avevo inspiegabilmente prestato la mia felpa quello stesso giorno, restando a mezze maniche ad Ottobre inoltrato.
Dovevo ammettere che però ero stato ricompensato per quel gesto, dopotutto l’avevo vista sfilarsi la maglietta bagnata di caffè che le avevo versato addosso!
<< Fra’! >> la voce assordante di Edoardo mi rimbombò nelle orecchie.
<< ‘Cavolo vuoi? >> sbottai scocciato andando a posizionarmi davanti allo specchio per vedere com’ero conciato.
Avevo indossato un jeans chiaro e una leggera felpa azzurra, le blazer ai piedi.
I capelli li avrei sistemati con il phon, ma il vero problema erano quelle stramaledette occhiaie che testimoniavano il mio sonno perduto quella notte.
Maledetta Noemi!
<< Ma come siamo simpatici stamattina! >> esclamò il rosso entrando nella camera che – ahimè! – condividevamo.
Dopotutto sempre meglio lui che quel rompiscatole di Giò o quel traditore di Ste’!
Sbuffai appena infilandomi il bracciale che ormai portavo da quasi due mesi.
Avrei dovuto avere il desiderio di buttarlo perché sapeva pienamente di lei, eppure era l’unica cosa che poteva ancora farmi illudere di averla accanto, era tutto ciò che era rimasto a me di noi.
Come ero ridotto male!
<< Continuo a chiedermi perché non le hai mai detto di averlo >> mormorò Dodo indicando il mio polso.
Avevo fatto fare quel bracciale quando le avevo regalato il ciondolo per Natale: era una fascetta abbastanza larga di cuoio completamente nera all’esterno, mentre nella parte interiore avevo fatto scrivere la stessa frase della sua collana.

Qualche stella sta lì per noi.

Non l’avevo mai fatto vedere a lei perché me ne ero sempre vergognato: ero troppo preso, e quello non era altro che l’ennesima prova di ciò.
Probabilmente mi sarebbe scoppiata a ridere in faccia, anche se il mio amico continuava a ripetere che le avrebbe fatto più che piacere.
<< E io continuo a chiedermi perché la mia vita debba essere la tua soap opera preferita! >> sbuffai ancora.
<< Purtroppo mi sono perso una puntata visto che ieri sera non hai voluto aprire bocca >> esclamò accomodandosi sul mio letto << Perché non mi aggiorni? >>
Mi voltai a guardarlo non poco infastidito.
<< Mi lasci fare il depresso in pace per altri due minuti e poi inizi a rompere? >>
Sorrise appena prima di citare con aria fin troppo filosofica: << Ci aggrappiamo al dolore perché è l’unica cosa che ci resta >>
Alzai il sopracciglio scettico.
<< E questa da dove l’hai tirata fuori? >>
<< Gossip girl >> rispose semplicemente stringendosi nelle spalle.
Per poco non mi soffocai con la risata che cercavo a stento di trattenere.
Ne avevo conosciuti di tipi strani, ma il rosso li batteva decisamente tutti.
Come poteva Micaela amare un ragazzo del genere?
Anzi, come poteva una qualsiasi persona normale innamorarsi di un tipo come Dodo?
Ma del resto come poteva qualcuno, come poteva Noe, amare me?
Ah già, dimenticavo.
Lei non mi amava.
<< Ad ogni modo, Tom e Charlotte vogliono che scendiamo a fare colazione tutti insieme >> annunciò poi il mio amico avviandosi verso la porta << Quindi sfoggia il sorriso falso migliore che hai e ci vediamo di sotto >>
E nemmeno il tempo di guardarlo lasciare la stanza che l’odioso bip del telefono mi annunciò l’arrivo di un nuovo messaggio.
Poco me ne importava, a dirla tutta.
Ma quasi mi paralizzai nel vedere che sia il blocco schermo che lo sfondo erano rimasti gli stessi, dato che non avevo avuto neppure la forza di cambiarli quella sera.
Uno era la sua foto con il vestito per il compleanno di Mic che mi aveva inviato il giorno dopo la nostra gita in Liguria, mentre l’altro una foto di noi due, troppo intenti a baciarci per accorgerci che Dodo ci stava immortalando.
Ed in un secondo le immagini del nostro primo bacio m’invasero la mente.
 
Se ero agitato per l’assurdo pegno che Giò ci aveva obbligato a svolgere? Si.
Se l’avevo dato a vedere? Ovviamente no.
Ero bravo nella nonchalance, a differenza della ragazza accanto a me che camminava quasi avesse avuto piombo al posto di piedi e gambe, sbuffando un secondo si e l’altro pure.
<< Che razza di pegno !! >> brontolò poggiando le spalle al muro scocciata, una volta che fummo arrivati al piano superiore.
<< Dai, secondo me invece è utile !! >>  risposi come un idiota.
Da dove l’avevo tirata fuori quella ?
<<  Che vuoi dire ?? >> mi domandò palesemente stranita.
In effetti non aveva senso la mia frase, ma come spiegarle che il desiderio di fare mie quelle sue labbra stava iniziando seriamente a tormentarmi?
Anche di notte le sognavo, ed erano tutt’altro che incubi i miei!
<< Che non resisto più, quindi per favore stai zitta. >> borbottai allontanandomi quel poco che bastava per non sentire il suo meraviglioso profumo prendersi gioco di me.
<< Ti do così tanto fastidio ??? >> sbottò irritata.
<< Non tu, mi da fastidio che io muoia dalla voglia di baciarti !!! >> buttai giù scocciato.
Perché tentavo di accantonare quel pensiero ormai costante?
Perché beh, con tutte le ragazze che avrei potuto avere, non aveva senso prendere una fissa proprio per lei: l’acida ed odiosa Noemi Guardia.
Eppure al sentirla così vicina non ci vidi più e le rubai il nostro primo bacio che quanto ad emozioni provate sembrava essere anche il mio.
 
Scesi le scale borbottando qualcosa di incomprensibile.
Perfetto: ero scontroso, borbottavo, avevo due tremende occhiaie e camminavo mettendo violentemente un piede davanti all’altro.
Brontolo dei sette nani mi faceva un baffo!
<< Good morning, Francesco! Yesterday I see you crying … >> esclamò Charlotte, una donna inglese di circa cinquant’anni, che non si sa come era perfettamente sveglia e pimpante a qualsiasi ora del giorno e della notte.
<< Oh, it’s impossibile! >> mormorai semplicemente sedendomi tra Dodo e Giò.
Vidi Stefano trattenere a stento una risata.
<< Beh, forse tanto impossibile non è >> esclamò divertito << Che succede? Hai litigato con la fidanzatina? >>
<< Perché non pensi alla tua di fidanzatina, eh? >> sputai acido iniziando a spalmare del burro su un toast.
Avrei sempre potuto usare quel coltello per sgozzarlo se avesse ancora aperto bocca!
<< Non ho bisogno di pensarci, va tutto fin troppo bene! >> allora ci aveva preso il vizio a parlare! << Noe non ti ha raccontato dei nostri progetti ?>>
Mai persona aveva pronunciato quella parola con tale malizia.
Ero più che certo che perfino Charlie e Tom – che l’italiano non sapevano neppure cosa fosse – avessero capito a cosa alludeva.
<< Non vedo perché avrebbe dovuto >> mormorai soltanto sperando vivamente che il discorso finisse lì.
Ma evidentemente pretendevo troppo per il cervello andato a male che quell’idiota si ritrovava.
<< Sai, visto che ti è piaciuto tanto baciartela in aeroporto, pensavo potesse interessarti! >>
Non riusciva a capire che si stava dando del cornuto da solo?
<< Al posto tuo inizierei a chiedermi perché era tanto coinvolta in quel bacio invece che aspirare a cose che non succederanno mai >> esclamai guardandolo torvo.
Perché nonostante fosse stata lei la prima a dirmi che l’avrebbe fatto, una parte di me continuava a ripetere e sperare che ciò non sarebbe mai successo.
<< Non ti sei chiesto che forse gli facevi tanta pena da concederti una cosa così insignificante? Ti ricordo che tra i due lei ha scelto me! >> si pavoneggiò il cretino.
Era vero, lei aveva scelto lui.

Vorrei semplicemente che non smettesse mai di amarmi, perché anche solo sapendolo ho la forza di vederla con quell’idiota accanto, perché ama me, perché ha scelto me, perché sceglierebbe sempre me. E posto davanti a 100mila opzioni io non avrei dubbi, lei sarebbe l’unica che anche solo valuterei.

Eh si, ero stato io il cretino a pronunciare quelle parole appena qualche giorno prima.
Ma ripensandoci, era tutta un’enorme bugia.
Noemi aveva scelto Stefano quando quel giorno in palestra aveva lasciato che lui le asciugasse le lacrime, le quali le ricoprivano interamente il viso.
Aveva scelto lui quando si era lasciata baciare la sera di capodanno, poco prima che prendessi coraggio e le dicessi che l’amavo.
Aveva scelto lui gli aveva detto di amarlo quel giorno al parco, mentre io fantasticavo sulla nostra relazione appena cominciata.
Aveva scelto lui quando, dopo esserci appena lasciati, l’aveva baciato in corridoio, provocando la rissa tra me e quell’idiota.
Aveva scelto lui quando aveva accettato di avere con me una storia in segreto, perché non aveva il coraggio di lasciarlo.
Aveva scelto lui quando dopo il nostro bacio in aeroporto gli era corsa dietro.
Aveva scelto lui quando aveva accettato la sua proposta.
Aveva scelto lui quando mi aveva ucciso raccontandomelo.
Per quanto per troppo tempo avessi cercato di credere il contrario, era chiaro come il sole che lei non aveva mai, mai, scelto me davvero.
E nonostante tutte quelle belle parole, i suoi gesti parlavano più che chiaro, e per quanto Stefano fosse deficiente, in quel momento aveva più che ragione.
Ma non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi soffrire.
Sebbene avesse centrato perfettamente il punto, ero abbastanza forte da resistere.
Anche perché ormai, a parte quel pizzico di orgoglio, non mi era rimasto più niente.
Ero vuoto.
E rotto.
Come quel vaso di fiori sul davanzale che avevo gettato a terra per il nervosismo nel vederlo dondolare.
E anche se avessi provato a ricompormi, lei era l’unico pezzo che non avrei più potuto incastrare.
 


Piccolo Angolo Di Luce
Hola! Allora, questo è il secondo ed ultimo capitolo scritto interamente dal punto di vista di Francesco, che ho deciso di postare in modo da farvi capire i suoi pensieri dopo la scena dello scorso capitolo.
Beh, il litigio con Stefano era d’obbligo visto che sono ospitati dalla stessa famiglia e sono costretti a stare più vicini di quanto entrambi riescono a sopportare.
Che cosa ne pensate? Aspetto di leggere le vostre recensioni, grazie di tutto.
Un bacino <3
xoxo

   
 
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