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Autore: Sharel    14/07/2013    1 recensioni
"Mi hai fatto del male fino all’ultimo…fino a quelle ultime parole che avevo sperato di non sentir mai pronunciare.
Voglio che voi due stiate insieme.
Non avresti dovuto. Mi hai spezzato il cuore un’ultima, definitiva volta."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Buona sera, gente! Avrei dovuto aggiornare martedì. per cui vi chiedo scusa per il ritardo! Tecnicamente la storia è finita, ma mi è venuto in mente un piccolo seguito; non è ancora deciso, mi rimetto a voi! Ma bando alle ciance, vi lascio alla lettura! Ringrazio tutti coloro che hanno letto, inserito la storia tra le preferite, seguite e da ricordare. E' sempre un piacere scrivere su questo fandom!
*buona lettura*











 

NASCITA

Sentii come un masso comprimermi il petto, e tutt’a un tratto l’aria entrò nuovamente nei miei polmoni. Aria. Com’era possibile che potessi ancora respirare? Dovevo essere morto, ormai polvere al vento, un essere senza alcun diritto di camminare ancora tra la gente; bandito dal Paradiso e dall’Inferno, un’anime senza luogo d’appartenenza.
Gli ultimi ricordi che avevo riguardavano Yuuki e Zero, le ultime due persone cui avevo detto addio. Una morsa mi strinse lo stomaco a quel pensiero.
 
Voglio che voi due stiate insieme.
 
Come aveva potuto dire una cosa del genere? Vero, era in punto di morte; vero, erano le due persone più importanti della sua lunga vita; vero, non li avrebbe più rivisti, ma come aveva fatto a lasciare Yuuki nelle mani di Zero? Sapevo che quella ragazza ne era stata sempre innamorata, lo avevo visto sin dai primi anni della Cross Accademy, sebbene allora pensasse di essere persa per me; ma era sempre solita tornare da Zero, come se solo vicino a lui il suo cuore riuscisse a sospirare “casa”. Aveva provato a dividerli, quando aveva fatto tornare Vampira Yuuki, credendola sua sorella; ma vedevo che anche così il suo animo era tormentato dal ricordo di Zero, dal suo profumo di lavanda, dalla sua pelle nivea, dai suoi capelli argentei e i suoi occhi ametista. Per essere un uomo divenuto Vampiro, avevo sempre pensato che fosse Zero il vero Figlio della Luna, l’unico essere che avesse il diritto di camminare sotto la sua luce argentea. Quando lo vedevo fare i suoi giri di ronda, sembrava avere un alone intorno, come se la Luna volesse proteggerlo da qualsiasi cosa potesse ferirlo. E come biasimarla? Tutti pensavano che fossi io l’essere superbo e splendido, con il mio modo silenzioso e carismatico, con il mio essere Pureblood; ma in realtà Zero aveva tutto il fascino del misterioso e tormentato ragazzo che io non sarei mai riuscito a replicare. Era lui quello che doveva essere venerato…lo avevo pensato anche quando lo vidi ancora bambino insieme al fratello. Quei suoi bellissimi occhi ametista osservavano il mondo con gli occhi curiosi del bambino che tutto vuole scoprire e di tutto vuol conoscere i segreti: occhi così limpidi e sinceri che oscuravano anche la presenza del gemello. Quando lo rividi, alla Cross Accademy, non riuscivo a capacitarmi che quel ragazzo fosse lo stesso bambino che aveva fissato imbambolato per un’ora buona. Shizuka aveva fatto un buon lavoro nel distruggere l’anima splendente e la limpidezza degli occhi, così io mi ero dovuto accontentare della freddezza dei suoi modi, dell’odio che sprigionava da ogni poro verso ogni Vampiro, verso anche se stesso! Si odiava per non essere riuscito a difendere la propria famiglia, per essere prigioniero delle compresse ematiche e per dover sopportare la mia continua derisione. Sin da quando lo avevo visto da piccolo, avevo sentito l’impellente bisogno di avere i suoi occhi incollati su di me, e il suo ostinarsi a fare finta che non esistessi (visto che ogni volta finiva in una sua umiliazione), faceva venir a galla tutto il sadismo che avevo dentro di me. Lo dovevo colpire in qualsiasi modo, umiliarlo, farlo sentire non all’altezza di Yuuki, solo una pedina nelle mie mani…faceva venir fuori il lato peggiore di me perché non ero in grado di prenderlo tra le mie braccia e amarlo com’era sacrosanto dovere fare. Una persona così non era da sbeffeggiare, ma da amare teneramente, con ogni fibra del proprio essere… Ma a quel tempo ero ancora troppo stupido e cieco per capire.
Quando per la prima volta gli concessi il permesso di mordermi, sentii una scarica di brividi serpeggiarmi lungo la schiena, una morsa stringermi lo stomaco e l’inguine pulsarmi dolorosamente…e non dirò di aver avuto le farfalle nello stomaco! Non sono certo una ragazzina cotta del proprio idolo, io!
Quello che avevo sentito era più profondo di ogni altra cosa mai provata prima. Non avevo mai lasciato a nessuno il permesso di mordermi, ma non avrei mai pensato che potesse essere così…perfetto, eccitante e particolarmente emozionante. Zero fu comunque il solo che mi fece sentire così, perché, quando tempo dopo lo permisi a Yuuki, non fu neanche lontanamente paragonabile, la cosa.
Quell’azione mi spalancò gli occhi: avevo lasciato entrare Zero troppo a fondo, e non solo letteralmente! Aveva aperto una breccia in quel cuore che avevo faticosamente chiuso negli anni, e la cosa mi spaventò non poco. Fuggii con Yuuki, lontano dalla Cross Accademy; ma soprattutto lontano da Zero. M’illudevo di averlo fatto soprattutto per Yuuki, perché il Silver-head non era per lei, perché lei doveva aspirare a più alti livelli. La verità era che avevo paura delle emozioni che avrei potuto riscoprire stando fianco a fianco con lui ogni giorno, ma ero anche spaventato dalla gelosia che sentivo nei confronti di mia “sorella”. Non sopportavo di vederla vicino a Zero, che loro avessero quest’affinità data da anni di convivenza sotto lo stesso tetto; e poi sapevo che il Silver-head aveva forti sentimenti per lei. Fu anche per questo che gli permisi di bere il mio sangue: non sopportavo che divenisse indipendente da Yuuki. Volevo fosse dipendente dal mio sangue, lo volevo mettere sotto una campana di vetro…o meglio, lo volevo rinchiuso alla vista degli altri in camera mia, possibilmente perennemente svestito.
Quando fu ricostituita la Night Class, sapevo che Yuuki lo avrebbe avvicinato, fortuna che fu lui a mantenere le distanze. Non si nutrì più del suo sangue, e questo da una parte mi faceva imbestialire, perché voleva dire che aveva un altro donatore; ma non potevo non essere felice che mantenesse le distanze da lei. Solo una volta m’intromisi nelle loro vite: quando Yuuki stava praticamente morendo di fame. Erano giorni che non si nutriva da me, perché c’eravamo separati ed io non potevo mostrarmi, avevo altre questioni da affrontare; ma anche lei non riusciva a digerire le compresse ematiche, proprio come Zero. Fu quasi sul punto di morderlo, e proprio in quel momento mi palesai a loro, ritrovandomi una Yuuki incantata dal profumo profondo e corposo del sangue di Zero, a pochi centimetri dal suo collo. Me la caricai in spalla e, una volta in camera, la lasciai bere il mio sangue. Non volevo che lei saggiasse il suo sangue prima di me anzi! Non doveva proprio toccarlo il sangue di Zero, neanche annusarlo da vicino! La mia gelosia faceva paura persino a me, ma lasciai crescere in me ancora il desiderio di Zero, di averlo per me, di poterlo amare nel buio della nostra camera, di lasciarmi mordere ancora una volta da lui, di poter gustare finalmente il suo nettare…
Poi la guerra mi prese completamente: la rivolta per rovesciare il Senato e finalmente porre fine alle vite di quegli esseri inutili. L’ascesa di Zero a capo degli hunter mi aiutò molto; non mi sarei mai aspettato il suo appoggio, non dopo tutto quello che gli avevo fatto negli anni, e sentii la mia gelosia crescere ancora di più: perché pensavo lo facesse per Yuuki; perché vedevo quel professorino guardarlo con occhi diversi, più simili ai miei e lo vedevo sempre al suo fianco; perché era cresciuto, era andato avanti senza di me. I muscoli che si tonificavano, l’intelligenza che si acuiva, la sua bellezza che diveniva ogni giorno più evidente sotto gli occhi di tutti. Ed io ero lasciato indietro.
Quando gettai il mio cuore tra le fiamme, mi sembrò come dire addio anche ai miei sentimenti. Non avrei più potuto dire a Zero quello che provavo, non avrei più potuto guardare male il professorino, né avrei potuto chiedere scusa a Yuuki per averle nascosto tante cose. Mi raggiunse subito, gettandosi tra le mie braccia; la strinsi forte, non mi sarei mai perdonata di lasciarla da sola, ma non potevo agire diversamente. Poi giunse anche Zero, e il mio cuore (sì, è buffo da dire) sobbalzò, una morsa stritolò il mio stomaco: stavo per lasciare anche lui, non lo avrei più rivisto; quei suoi occhi ametista che mi osservavano di nuovo limpidi e trasparenti come quando era bambino, la paura e l’incredulità dipinte in quelle polle.  Parlai tranquillo a entrambi, non era poi così male che io me ne andassi e le mie ultime parole dovevano essere per entrambi.
Come avevo potuto voler che stessero insieme? Vero è quanto fossero simili, ma con quale coraggio riuscii a cedere Zero a Yuuki? Forse non ci voleva molto per capire che era quello che entrambi volevano, stare finalmente l’uno tra le braccia dell’altra, ma posso assicurare che l’unica cosa che mi fece sragionare fu sentire finalmente il corpo di Zero pressato contro il mio; irrazionalmente lo avevo stretto a me, mentre pronunciavo quelle assurde parole. Lo sentii trattenere il fiato e irrigidirsi, cosa che mi fece sorridere. Poi, non ricordo più niente, se non Yuuki che scivolava via dal mio abbraccio e Zero che ancora mi teneva vicino a se. Io continuai a sorridere, felice di trovarmi da solo, finalmente tra le sue braccia. E tutto sfumò…anche la sua voce che mi sussurrava ultime parole.
«Kaname! Io…io ti…»
Aspetta Zero…non capisco…le parole…ripet…Zero…
 
Strizzo gli occhi. Non è possibile che io riesca a sentire qualcosa, non è possibile che io sia ancora vivo. Eppure percepisco distintamente il calore di un raggio di sole…non è possibile! Io non posso stare al sole per troppo tempo; deve trattarsi per forza di un sogno. Ma i morti  sognano?
Apro piano gli occhi, per abituare la vista, dato che ci vedo sfocato ed essa non ne vuole sapere di stabilizzarsi per un bel po’. Comunque provo lo stesso a dare un’occhiata in giro…più che altro volto la testa da una parte e dall’altra, visto che mi sento tanto sfinito da non riuscire a sollevarmi. Noto giusto una macchia poco distante da me, ma non ci faccio troppo caso, dato i contorni sfocati. Tengo chiusi per qualche altro minuto gli occhi chiusi, e quando decido di aprirli mi si presenta lo spettacolo più bello, impossibile e assolutamente perfetto di tutta la vita: Zero Kiryuu mi osserva con due intense ametiste felici, accese di rassicurazione e un fuoco che ancora non riesco a distinguere; le labbra distese in un sorriso che mi fa dolere lo stomaco più della fame che ho, tanto è dolce e tenero.
«Bentornato Kaname» sussurra leggermente, da non spezzare l’atmosfera.
Continua a sorridere, lui, e continuo io ad essere calamitato un po’ da quelle polle profonde e un po’ da quelle labbra da mordere.
Sorrido di rimando ancora intontito. Eh sì! Bentornato Kaname.

  
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