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Autore: Globe    17/07/2013    1 recensioni
Tom Wilson è il Quaterback della Globery University. Una sera dopo una partita di football, spia la sua compagna Stacey Bell mentre uccide un mostro in mezzo al campo. I giorni successivi Tom tenterà di saperne di più, ma lei si ostinerà a mantenere il segreto.
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Mi piacerebbe conoscere i vostri giudizi, :) magari darmi anche qualche consiglio per migliorare. E' il mio primo romanzo in assoluto e vorrei sapere cosa ne pensate :( . PER FAVORE COMMENTATE :D
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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capitolo II
Come ogni mattina Tom si alzò per andare a scuola, sembrava tutto normale, o meglio, lui voleva che lo fosse: non poteva scordare quello che la sera prima aveva visto. Quelle immagini gli rimanevano impresse nella testa in modo troppo vivido per essere scordate. Non era normale che una ragazza di sedici anni, che frequenta il secondo superiore  vada in giro ad ammazzare mostri. La cosa era troppo strana per essere dimenticata da un giorno all'altro. 
La cosa peggiore è che non poteva raccontarlo a nessuno: nessuno avrebbe creduto ad una storia simile. Fece capolino su chi gli avrebbe creduto: i genitori? Nah, troppo ottusi; il suo migliore amico Simon ? Forse lui si. In fondo si conoscevano dalle elementari e frequentavano la stessa scuola da due anni, per non parlare che giocavano pure nella stessa squadra: già, forse lui gli avrebbe creduto.
Tom guardò l'orologio. Segnava le otto passate: era tardissimo. La madre come al solito non si era degnata nemmeno di svegliarlo. Tom imprecò pensando al ritardo che si sarebbe aggiunto per l'ennesima volta alla sua lista. Si vestì in fretta, prese la felpa rossa, un paio di jeans e scese le scale di gran carriera, tanto che mancò poco che scivolasse.
<< Ciao tesoro. Ho preparato le frittelle. >> lo salutò la madre, mentre sembrava impegnata a sistemare il grembiulino del fratello più piccolo, James.
<< Ciao mamma, scusa ma sono in ritardo, non posso mangiarle. >> si affrettò a rispondere.
<< Come al solito. >> rispose in tono sarcastico il fratellino, con la sua voce volontariamente melliflua.
<< Non ho tempo per te, rompiscatole. >> disse Tom.
 James per tutta risposta uscì la lingua. Tom per ripicca rispose con la stessa smorfia, mentre piano piano scompariva dietro la porta d'ingresso.
<< Bambini... >> bofonchiò la madre.
 
<< Tre... due... uno... >>
<< Buongiorno professore ! >> disse affannato Tom.
<< Otto e mezza. Puntuale come sempre signor Wilson. >> scherzò.
<< Mi scusi professore, è che... la sveglia... >> fece per giustificarsi Tom.
<< Si, si, l'abbiamo già sentita questa, signor Wilson. Prenda posto perfavore. >>.
Tom attraversò la fila di banchi prima di arrivare al suo, e  si accorse che la classe ancora sogghinava per le squallide battute del prof. Il prof era un tipo simpatico, forse troppo: aveva sempre la risposta pronta. Nessuno era riuscito a metterlo sotto pressione fino a quel momento, e nessuno era riuscito a farlo arrabbiare, al massimo qualcuno solo a stufarlo. Tom si sedette e pe qualche nanosecondo adocchiò la classe per vedere i presenti. Stacey era seduta al suo solito posto: all'angolo della classe. Aveva una felpa nera, il cappuccio tirato su, e dalla felpa usciva qualche filo dorato di capelli che teneva sempre legati. Nel giudizio generale era carina, ma nessun ragazzo osava avvicinarsi per via del suo sguardo di ghiaccio e quell'alone di freddo che portava sempre con sè. Non per niente fin dal primo superiore sedeva sempre sola. Eppure, pensò Tom mentre la fissava con occhi curiosi, la sera prima non sembrò tanto cattiva come adesso, anzi il contrario: la sera prima aveva pianto. Notò che lei non ebbe nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui, non che la cosa non era normale, dato il fatto che non dava confidenza a nessuno, ma entrambi sapevano il vero motivo per cui non lo faceva.
<< Dai bello, smettila di fissarla. Finirai per prenderti una cotta. >> scherzò il suo compagno di banco. Era Simon il suo migliore amico. Aveva un cardigan grigio che si abbinava alla sua pelle scura.
Tom lo guardò in faccia per qualche secondo e pensò se era il caso di raccontargli quello che aveva visto. Per un momento pensò di doverlo fare, ma poi si ricordò quanto la cosa poteva sembrare folle e non lo fece. E , carico di pensieri, distolse lo sguardo verso il basso.
<< Dai, amico. Stavo solo scherzando. >> disse Simon. Ma Tom lo ignorò.
Durante l'ora il professore continuò a spiegare e a spiegare. Tom di tutta quell'orda di parole non ne capì nemmeno una, non che la cosa fosse anormale, ma questa volta era avvolto nei suoi pensieri più delle altre volte. Avrebbe voluto delle risposte, il perchè lei stesse combattendo con quel mostro, e cosa lei fosse in realtà. Nella mente di Tom si aprì un barlume di speranza e piano piano si convinse che nell'ora successiva sarebbe andata da lei per saperne di più.
L'ora suonò e ognuno dei compagni si accinsero ad andare nei propri armadietti. La prima ad uscire dalla classe fu Stacey seguita da Tom. Tom era dietro di lei, poteva vedere il corpo perfetto e sinuoso, temperato chissà da quante battaglie; si fece coraggio e gridò il suo nome << Stacey. >> 
Lei fece finta di nulla e continuò imperterrita ad andare avanti. << Stacey, aspetta. >> Ancora niente.
Al che Tom stufo della situazione la prese per il braccio scoperto e la tirò a sè. Lei trasalì. 
<< Che cosa vuoi ? >> gridò secca lei.
<< Che cosa è successo ieri sera ? >> chiese lui.
<< Non so di che parli. >> lo liquidò lei.
<< Oh, si che lo sai ! >> disse. << Ti ho visto fare un volo di dieci metri. >> gli sussurrò Tom.
<< Non è affar tuo. >> lo intmidì lei. Lo guardò in cagnesco, dopo di che si girò dall'altra parte e riprese a camminare.
<< Almeno dimmi che cos'era. >> gridò a lei che ormai era già dall'altre parte del corridoio, oltre gli armadietti verdi.
<< Lasciami in pace. >>
<< Ehi, amico adesso parli pure con lo " spaventapasseri " >> scherzò Tyler.
Tyler era il caposquadra della squadra di palla-canestro. Era un tipo alto, robusto, spalle larghe, e con un cervello insopportabilmente minore alla media. Si faceva il bullo con chiunque, non aveva rivali. Secondi le ragazze era il tipo più figo della scuola, e non per niente la sua ex era stata Clary Catten la ragazza più carina della scuola. Non si sa come quel tipo è riuscito ad ammaliarla. 
<< Stai zitto, Tyler. >> disse seccamente Tom.
<< Non dirmi che ti piace lo " spaventapasseri " ? Ti sei innamorato ? >> scherzò lui, girando la testa come per cercare sguardi di intesa. Tutti gli astanti si unirono in coro alla risata. 
Tom si girò e gli tirò un destro dritto sul naso, lo prese in piena faccia, ma Tyler era un duro e sicuramente quello non era il primo pugno che incassava nella sua vita. Ad Tyler gli usciva sangue dal naso, ma questo non bastò fermarlo: si chinò e atterrò Tom con un placcaggio da maestro. Tyler si sedette su Tom e cominciò a tirare ganci sulla sua faccia da entrambe le mani. Un paio li scanzò Tom, ma altri gli finirono dritti in faccia. 
Intanto attorno a loro si creò una folla di curiosi che alimentava ancor di più la rissa in atto con incitamenti. << Tyler! Tyler! Tyler ! >>.
<< Tom! Tom! Tom! >> 
Tom appena potè si liberò dalla presa di Tyler: con un calcio lo scaraventò dall'altra parte, facendogli fare un volo di mezzo metro. Entrambi si rialzarono in modo sincronizzato. Tom caricò il pugno per l'ultima volta, ma quando lo tirò prese per errore  il preside della scuola, che improvvisamente , poco prima, si fece largo tra la folla per sedare la rissa.
  
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