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Autore: ShanHoward    18/07/2013    2 recensioni
…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro.
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi???
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ovviamente anzi direi purtroppo, i Muse non mi appartengono, perciò tutto quello che leggerete è il frutto della mia mente malata =) è la mia prima ff perciò...siate buoniii =)


I think our lives have just begun 

Avete presente quando vi alzate una mattina con una strana sensazione in corpo e nulla di tutto ciò che vi circonda può distogliervi da quel pensiero?  Né gli uccelli che cantano, né la sensazione di aver fatto una buona dormita, né tanto meno ascoltare le vostre canzoni preferite?  Beh quella mattina accadde anche a me e quella strana sensazione rimase costante…
Tutto cominciò un sabato pomeriggio quando, come d’abitudine, passavo il fine settimana insieme ad una delle persone più importanti della mia vita, ovvero la mia adorabile cugina/sorella Spencer. Ultimamente la vedevo sempre più stressata e fredda ma non riuscivo a capire che cosa avesse che non andava. Tutte e due vivevamo in famiglie in cui per ottenere qualcosa bisognava sacrificarne altre, e quindi comprendevo pienamente il clima di oppressione che si creava quando i tuoi genitori non fanno altro che ripeterti che devi trovare un lavoro, che a casa qualunque cosa tu faccia non è mai abbastanza, che devi farti più amicizie e che la musica non risolve i tuoi problemi.
Sin da piccole siamo sempre state insieme, ci vediamo quasi tutti i giorni, dove va lei vado io e viceversa, abbiamo le stesse idee, e il più delle volte una finisce le frasi dell’altra, altrimenti parliamo nel medesimo istante, praticamente viviamo in simbiosi… Solo che ultimamente la vedevo distante e le nostre telefonate erano fredde e distaccate, e le nostre ore al telefono non lo  erano mai state.
Entrai a casa sua e diedi una carezza al suo cagnolino che più che un cane sembra un peluche.   La cercai, finché non la sentii chiamarmi dalla stanza che divideva con il fratello, dall’alto del suo maestoso letto a castello. Salii le scale e la trovai sul letto che leggeva come suo solito uno dei suoi libri preferiti  “I diari delle streghe”, e mi scappò un sorriso perchè probabilmente era la milionesima volta che lo leggeva. Anche in questo eravamo simili, una volta che un libro ci attirava ci dimenticavamo di tutto il resto, come accadeva spesso quando i nostri mp3 si sintonizzavano sulle nostre canzoni preferite. Salii sul letto, e mi sedetti a gambe incrociate di fronte a lei, determinata a capire che cosa ci fosse di così brutto o triste da non riuscire nemmeno a dirmelo o quantomeno accennarmelo… Evidentemente comprese appieno il fatto che fossi li per quella ragione, così chiuse il libro, si sistemò meglio sul letto prendendo un respiro profondo…
“Sai, ieri dopo l’ennesima litigata con i miei, mi sono chiusa in camera per 3 ore di fila a pensare a cosa potessi fare per cambiare un po’ la mia vita”. La guardai un po’ sospettosa e dissi
“E  a quale conclusione sei arrivata?”
“Al fatto che ho girato per internet per diverse ore e ho prenotato un biglietto di sola andata per Londra. Voglio cambiare aria e stile di vita, non ce la faccio più a stare qui e sentirmi giudicata ogni giorno.”
Rimasi spiazzata nel comprendere che non stava affatto scherzando, e ne ebbi la conferma quando mi guardai intorno e vidi tutte le sue cose che stavano per essere chiuse dentro un mare di valigie…
“Non puoi andartene così” le dissi. “Dove andrai? Cosa farai? Dove starai? E soprattutto non puoi lasciarmi qui!!! Io ho bisogno di te!!!”
Si asciugò una lacrima in un gesto veloce, probabilmente per non prolungare la sofferenza. Mi strinse una mano e sorridendo disse…
“Lo so, anche io ho bisogno di te…ma non posso andare avanti così…ti chiederei di venire con me, ma ho già parlato con tua madre e non vuole sentire ragioni…soprattutto quando gli ho detto che più o meno Londra  è la patria dei nostri adorati Muse. Comunque non preoccuparti starò bene, una conoscente di vecchia data possiede un negozio da quelle parti e mi ha detto che posso stare da lei senza problemi.”
Con un velo di lacrime che mi offuscava gli occhi la guardai. Era incorreggibile, nessuno poteva fermarla se prendeva una decisione… era una forza della natura, lo era sempre stata. E proprio per questo motivo evitai di tormentarla con ulteriori domande sul perchè di tutto, e semplicemente strinsi la sua mano ancora più forte e l’abbracciai.
“Sei hai deciso così, sai che non ti fermerò…ma non perchè non voglia, semplicemente perchè so che almeno una delle due deve poter vivere felice in qualche maniera” Abbozzai un lieve sorriso, che venne tradito da una piccola lacrima che scese lungo il mio viso.
“C’è solo un problema” disse.
“Sarebbe?”
“Non voglio che mio padre mi accompagni all’aeroporto, perciò ho pensato che potessi chiederlo a te. In questo modo saresti l’ultima persona che vedrei, e sai benissimo che non c’è nessun altro con cui voglia condividere un momento del genere.”
Senza neanche il tempo di farle terminare la frase la abbracciai fortissimo lasciandole capire che mi avrebbe fatto veramente felice essere li con lei, anche se questo significava soffrire un po’ più del dovuto nel momento critico in cui avremmo dovuto separarci.
 
Due giorni dopo passai a prenderla e caricammo le valigie in macchina. Una volta salite partimmo alla volta dell’aeroporto e nessuna delle due riuscì a proferire parola. Lei con lo sguardo perso fuori dal finestrino pensando alla piega improvvisa che la sua vita avrebbe assunto di li a qualche giorno; io perennemente immersa nel mio mondo fatto di musica dove ogni momento della mia vita era scandito da una precisa canzone…perfino quello. Una volta arrivate e fatto tutto il necessario, ci sedemmo aspettando che il suo volo venisse chiamato, e nella mia mente speravo il più tardi possibile. Mi tormentavo ogni singolo secondo pensando ininterrottamente a come avrei fatto senza di lei. Con chi avrei condiviso i miei tormenti? Con chi avrei potuto parlare per ore ed ore al telefono di ogni genere di cosa? Con chi avrei fatto la pazza cantando con una spazzola in mano davanti lo specchio?
Un’ora dopo il suo volo venne chiamato e fu allora che i nostri cuori persero un battito, fermamente consapevoli che non sapevamo nemmeno se ci saremmo riviste…ci alzammo e la accompagnai…non potei trattenere una risata isterica quando mi  disse “non preoccuparti, appena mi sarò sistemata troveremo un modo per farti venire da me, costi quel che costi!”. La guardai era bella come sempre piccola e indifesa nei suoi pantaloncini preferiti, le sue adorate canottiere e le se sue converse…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro. La abbracciai con tutta la forza che avevo in corpo, e lei si allontanò con un sorriso forzato sulle labbra e il sonoro “I love u” che eravamo solite dirci…
 
Non appena uscita dall’aeroporto salii di corsa in macchina intenzionata a non far notare alla gente le mie lacrime. Una volta salita sfogai tutto quello che avevo dentro accendendo la radio e mettendo su un cd a caso dei miei amatissimi Muse…
Partii con l’intenzione di tornare a casa e cercare di affrontare i giorni a venire non curandomi della traccia che scorreva in sottofondo, persa com’ero nel corso dei miei pensieri. Finché, quasi a darmi conferma del fatto che avrei solo dovuto avere pazienza con tutto quello che mi aspettava a casa, le parole di Bellamy mi portarono alla realtà…
“They will not force us, they will stop degrading us...They will not control us, we will be victorious…”
E così facendo tra una lacrima e l’altra continuai il mio viaggio di ritorno cantando a squarciagola e immedesimandomi in ognuna di quelle canzoni…
Rimasi con questo pensiero fino a che tornai a casa e dopo aver cenato ed essermi fatta una doccia mi gettai sul letto. Sentii il cellulare vibrare e constatai con un sorriso a 32 denti che era la mia Spencer che mi informava del fatto che era arrivata e stava benissimo…
E me ne andai a letto così…con la speranza di rivederla un giorno o l’altro e cullata dalle note anestetizzanti di Exogenesis III.
Li avevo adorati sin dall’inizio, mi erano entrati nella mente e nell’anima, con quelle canzoni, toni e melodie che sembravano e sembrano tutt’ora fatte apposta per me… Tre personaggi indescrivibili sotto ogni punto di vista…tre personaggi che agli occhi di chi non apprezza o semplicemente snobba, possono apparire come tre idioti che non fanno altro se non creare rumore e distruggere ogni cosa. La verità era che comunque e in qualunque circostanza, erano i miei idoli, e chissà se un giorno mai sarei riuscita ad incontrarli…
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi??? 

   
 
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