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Autore: Askie    19/07/2013    2 recensioni
Varcai la soglia della porta di casa mia, preoccupata come non mai.
“Andrà bene, piccola.” Mi disse mia madre.
Speravo che avesse ragione. Speravo di non ripetere un anno come quello appena passato. Speravo qualsiasi cosa positiva. Ma mi sbagliavo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II


Continuai a sfogliare il giornalino imperterrita, nonostante quelle immagini mi facessero un gran male. Visi perfetti, fisici statuari, sederi di marmo, sodi, cosce che non si toccavano. Tutte cose che mai sarei stata. Altre lacrime caddero sul mio volto, mentre continuavo ad ascoltare Demi. Improvvisamente mia madre mi chiamò.

“Pam! Scendi!”

Istintivamente mi alzai e mi trascinai lungo le scale, che sembravano ogni giorno sempre di più. Aprii la porta della cucina.

“Che c’è?” le dissi con un grugnito.
“E’ pronto, nel caso non sapessi che sono le sette e mezza di sera.”
“Davvero? Non me n’ero accorta che fosse passato così velocemente il tempo.”

Corsi velocemente in bagno a lavarmi le mani, odiavo mangiare avendole sporche. Mi asciugai sul mio asciugamano celeste e tornai in cucina. Fumanti piatti di pasta al forno e un pollo arrosto adornavano la tavola. Mi bloccai sull'uscio della porta.

"Cosa c'è che non va? Vieni a mangiare!" mi incitò mia madre.
"Mamma... Non mangerò stasera tutto questo."
"E perché questa novità?"
"Perché sono grassa, non mi piaccio."
"Ma non sparare cazzate!" si stava alterando.
"Non sono cazzate queste!" mi stavo innervosendo anche io.

Digrignai i denti e poggiai i pugni sul tavolo colmo di tutto quel cibo.

"IO SONO GRASSA." scandii bene.
"La devi smettere." si alzò dalla sedia.
"No, mamma. Basta, io stasera non mangio."

Salii su in camera, lasciando lei sola in cucina a mangiare. Facile parlare per lei, che era snella e semplicemente bella. Io non avevo manco una virgola apposto. Nulla.
Mi buttai sul letto nel quale mi addormentai 20 minuti dopo.
Mi svegliai il mattino dopo alle 6:50 per colpa della sveglia. Avevo fame, molta fame. Mi alzai strascicando in piedi e mi lavai.
Notai di avere molti trucchi che non ho mai usato in vita mia. Un fard, un fondotinta, ombretti, eyeliner e rossetti. Perché li avevo se non ne facevo uso?
Ad ogni modo decisi di provarli. Stesi un velo di fondotinta per coprire alcuni brufoletti fastidiosi sulle guance, misi il fard e un rossetto rosa perlato. Poche cose che però facevano vedere la differenza. Mi vestii esattamente come gli altri giorni ed uscii di casa. Mia madre non era in casa per fortuna, non avrebbe potuto fare commenti.Mi sentivo insicura come ieri, esattamente. Ero sola per Londra, ogni cosa mi creava un certo timore. Decisi di prendere la metro come il giorno prima. Scesi nella stazione di Redbridge prendendo un biglietto che comprendesse la zona 1, 2, 3 e 4.
La signora della cassa, diversa dal giorno prima, mi chiese quanti anni avessi. Evidentemente le sembrava strano che una sedicenne prendesse un biglietto per mezza Londra. Passai il biglietto dai lettori sui tornelli e scesi nella Tube. La metro sarebbe arrivata in due minuti, perfetto. La attesi, e nel giro di venti minuti giunsi a scuola.
Non vidi Tasha e non capii perché. Come poteva essere assente proprio il secondo giorno di scuola? La campanella suonò e tutti gli studenti entrarono. Non vidi neppure i ragazzi che mi fissavano l'altro giorno. Non ci fesi caso e mi diressi direttamente in classe. Allo scocco della terza ora, vale a dire nell'intervallo, feci un giro della scuola con alcune mie compagne di classe con cui ero riuscita a fare amicizia. Girai l'angolo e sbattei contro un torace, profumato di pulito. Alzai il naso e i fermai in due acquemarine azzurre che mi scrutavano imperdonabilmente.

"Scusa, davvero!" dissi al ragazzo, senza guardarlo nel volto.
"Tranquilla." e se ne andò.

Mi era familiare, lo avevo già visto nell'istituto. Mi recai alle macchinette, avevo una fame assurda. Presi ciò che era più dietetico, ossia uno snack di cereali della Kellog's e tornai in classe durante il suono della campanella. Altre tre ore passarono lentamente e finalmente uscii. Ad alcune mie compagne chiesi il loro numero di telefono, chiesi se avevano il numero di Tasha e lo ottenni. Le avrei scritto appena sarei tornata a casa.
Notai il ragazzo che scontrai, lo riconobbi non dal viso, ma dalla maglietta bianca con lo scollo a V aderente sul petto. Mi avvicinai timidamente per salutarlo, ma mi guardò con un certo disprezzo. Cambiai immediatamente rotta, rimanendoci un po' delusa. Evidentemente ero disprezzata per il mio corpo. Era ufficiale, avevo bisogno di mettermi a dieta.Iniziai a pensare come fare. Capii che dovevo fare almeno del movimento fisico, così iniziai a girare per Oxford Street. Visitai parecchi negozi, il mio preferito in assoluto era GAP. La mia taglia non c'era. Una ragione in più per dimagrire. Scrissi a mia madre che sarei rimasta fuori con alcune amiche, ma invece ero da sola. Improvvisamente mi ricordai di Tasha, e le scrissi un messaggio.

'Tasha, come stai? Perché ieri non sei venuta?
Pam xx'

Nel giro di cinque minuti ottenni la risposta.

'Ciao Pam, ho la febbre x'
'Stai tranquilla, riprenditi presto! xx'

E misi il telefono in tasca. Ce ne voleva di sfortuna però, ad avere la febbre nei primi giorni di scuola. Mi fermai ad Hyde Park, e vidi il ragazzo biondo della mia scuola con il famoso ragazzo che avevo scontrato. Mi fissavano e si giravano e ridevano. Perfetto direi! Dal loro gruppetto sentii degli urletti, il più brutto di questo era:"Oh, c'è una balena!".
D'accordo. Mi stavano sfottendo. Mantenni la calma per vedere cosa sarebbe successo e mi morsi il labbro per fermare le lacrime.
"Ma un momento" mormorai tra me e me.
'Balena' è il nome con cui mi ha chiamato uno sconosciuto in quel messaggio. Bene, avevo capito chi era che si divertiva. Il biondo era quello che più mi stava sul cazzo. Sembrava uno che se la tirava troppo, e non l'avrei retto per molto tempo ancora. Mi alzai e me ne andai, suscitando le risate del gruppetto.
Attraversai frettolosamente la strada, quando udii un colpo forte di clacson, mi ritrovai a terra.
  
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