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Autore: LuluXI    21/07/2013    1 recensioni
“Il cosmo a noi ostile abbraccia una vasta area, in cui ora regna la morte” prese la parola Shaka “Non so dire quanto sia forte il suo possessore, fatto sta che ha il controllo sulla periferia di Atene. Ha eretto una barriera, molto simile a quella che circondava il castello di Hades.”
“Ma perché seminare tutto questo terrore?” domandò Shun “Cosa lo spinge a comportarsi così?”
"Il desiderio di Vendetta" (Dal Capitolo 2)

___________
Per grazia di Atena e delle altre divinità, i Saint ritornano in vita. La priorità di Death Mask è quella di ritrovare sua figlia che, nel frattempo, lotta per sopravvivere nelle terre gelide della Norvegia. Dopo tre anni di pace, Death Mask è costretto ad interrompere le sue ricerche infruttuose: un nuovo nemico minaccia Atene e i suoi abitanti e lui, Ikki e Shiryu devono recarsi nel covo nemico; agli altri Saint il compito di vegliare sul Santuario, su Atene e su Rodorio, per spergiurare la catastrofe.
[Seguito de "La Maschera della Morte e la Vendetta", di cui non è strettamente necessaria la lettura; possibli OOC, dato che il tutto è una "What If?": cosa sarebbe successo se Death Mask avesse avuto una figlia?]
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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Ed ogni perdita
ed ogni luce
in ogni verità che neghi

ed ogni rammarico
ed ogni addio
era un errore, un modo per nascondersi
e la tua voce è tutto ciò che ho sentito
e diceva che ottengo solo ciò che merito

(Linkin Park, New Divide)

 
Aletto ricomparve, un istante dopo aver lasciato la casa, su un’altura posta fuori dalla città; da lì poteva vedere benissimo Atene, nonostante fosse notte.
Istintivamente, mise al collo il ciondolo di Shunrei e si avvicinò al bordo dello strapiombo, per osservare la città, ormai deserta.
Da lì riusciva a scorgere qualche gruppo di Saint di pattuglia per le vie di Atene: di lì a non molto sarebbe stato dato l’allarme e lei sarebbe dovuta fuggire.
“Si, ma dove?”si chiese.
Aveva aspettato per mesi quel giorno, ma nulla era andato come aveva sperato: la sua barriera era troppo esile per proteggere davvero la casa, lo sapeva, ma sperava comunque di riuscire a tenere il nemico fuori abbastanza a lungo; si era sopravvalutata. Istintivamente, strinse i pungi: possibile che fosse andato tutto così male? L’unica sua consolazione  era che il cosmo utilizzato per forgiare quei ciondoli non era andato sprecato: quelli, almeno, erano serviti a qualcosa.
“Possibile che io non sia in grado di fare altro che questo?”si chiese, alzando entrambi i polsi, per osservarli meglio. “Possibile che io possa occuparmi solo di morte?”
 
Aveva sempre sperato di diventare più forte, ma i risultati tardavano ad arrivare. Non sveniva più lanciando il Sekishiki Meikaiha, ma non era in grado di fare molto altro. La tecnica affinata in Norvegia era effettivamente dannosa solo se coglieva l’avversario alla sprovvista; altrimenti, era totalmente inutile. Poteva essere più efficace con un maggior afflusso di anime, ma richiamarle dai vari ciondoli, significava sprecare una grande quantità di energie.
L’unica cosa che le riusciva davvero bene era giocare con le anime: lo faceva da sempre e, probabilmente, non sarebbe riuscita a fare molto altro.
Poteva muoversi superando la velocità del suono, ma non quella della luce. Poteva accedere alla valle della morte e imprigionare le anime in quei ciondoli. Volendo, se le condizioni di due corpi erano affini, poteva scambiare le anime dei due occupanti.
“O forse, quello della mamma, è stato un colpo di fortuna…”
La mamma; quel pensiero le attraversò la mente in un lampo: l’aveva lasciata indietro.
Si sedette a terra, torcendosi le mani: l’aveva lasciata con suo padre.
 
“Aletto? Come stai?”
“Meglio… mi sono ripresa ormai. Dov’è il Signor Azzarà?”
“E’ fuori per delle compere.”
“Posso uscire anche io, vero?”
“Certo, ma prima devi fare una cosa.”
“Cosa?”
Si era messa a sedere sul letto e la aveva osservata: forse le avrebbe chiesto di pulire un po’ la casa, o di rifare il letto. Suo padre non voleva che lei se ne occupasse, ma per una volta poteva fare uno strappo alla regola.
“Voglio che tu ridia a mia sorella il suo corpo.”
 
Le si era gelato il sangue nelle vene, quella volta.
“No” aveva risposto, con cocciutaggine.
“Aletto, tutti muoiono. Io ero destinata a morire quella notte e così è stato. Mia sorella aveva una lunga vita davanti e doveva vivere: è giusto che riabbia indietro il suo corpo. Io non sono diversa dalle altre persone, non è giusto che io abbia una possibilità in più.”
Non le aveva parlato per tre giorni, dopo quella richiesta. Poi, sentendosi un po’ in colpa, era tornata a parlarle, ma ogni volta che le era stato chiesto di ricambiare le anime, aveva rifiutato.
“Se vuoi la riporto in vita: ma dopo la ucciderei comunque” aveva detto un giorno e Sara si era convinta a non ritentare con quella richiesta.
 
Ma avrebbe potuto chiedere a suo padre. O peggio: lui avrebbe potuto farla fuori lo stesso, pensando che fosse Serena. E lei non poteva tornare indietro, perché era troppo pericoloso.
Istintivamente, la mano andò a sfiorare i due ciondoli che aveva al collo: il suo e quello di Shunrei, e si sentì più tranquilla dato che ne aveva lasciato uno identico a Sara.
“Papà  non sa come liberare l’anima…”
Era rincuorata, certo, ma aveva un altro problema: suo padre. Pensava di portargli la notizia di un successo: la morte del Dragone o, se si fosse rivelato un avversario imbattibile, quantomeno lo avrebbe informato che vendetta era stata fatta, uccidendo la ragazza.
Fatto ciò, suo padre si sarebbe dimostrato orgoglioso e le avrebbe detto che era diventata forte.
O, almeno, così sarebbero dovute andare le cose, nella sua testa. Purtroppo per lei la realtà si era presentata in maniera assai diversa: suo padre era arrivato ad attaccarla assieme agli altri due. Certo, lui non poteva sapere che si trattava di lei, ma dopo averla riconosciuta, la prima cosa che le aveva chiesto era di smettere. Di arrendersi.
“Perché papà? Cos’è successo? Cos’è cambiato?”
Non si era nemmeno complimentato per la conquista dell’armatura.
 
“Sacerdotessa: che cosa ci fate qui?”
Colta alla sprovvista, Aletto balzò in piedi, voltandosi velocemente verso la voce fin troppo nota; con un rapido gesto, lasciò che i due ciondoli scivolassero dietro le sue spalle, in modo da nasconderli coi capelli, riuscendo così a mostrare al suo interlocutore solamente il cordoncino a cui erano legati.
“Dovreste essere di ronda, in città…” proseguì Camus
“Pensa Aletto, pensa in fretta… una scusa…”
“Sono appena arrivata dalla Norvegia, Cavaliere” disse, istintivamente, posando un ginocchio a terra e abbassando il capo. Mentalmente, ringraziò la sua maschera: difficilmente il Saint dell’Acquario che l’aveva vista solo un paio di volte da bambina sarebbe riuscito a riconoscerla. Inoltre, se si fosse liberata di lui in fretta, poteva riuscire a scappare: probabilmente, in quel momento il Dragone e gli altri non avevano ancora dato l’allarme.
“Dalla Norvegia?”
“Si. Ho conquistato da poco l’armatura e sono venuta qui il più in fretta possibile.”
“Infatti non ti avevo mai vista al Santuario: come ti chiami?”
 
“Pål?”
“Dimmi lite lys(*)…”
“Hai detto che non hai mai conosciuto il tuo papà… Ma la tua mamma com’era? Era buona?”
“Si, era buona…si chiamava Rikke. E la tua mamma?”
“Io non ce l’ho una mamma…”
 
Rikke. Rikke della Gru”
“Rikke…” ripetè il nome Camus, pensieroso “E chi ti ha addestrato?”
“Pål dell’Altare, Cavaliere”
“Pål dell’Altare?” ripetè Camus stupito.(**)
“Camus!” d’istinto Aletto sollevò la testa e guardò oltre le spalle dell’Acquario: anche se ormai era notte le stelle e la luna illuminavano tutto, tanto da permetterle di riconoscere la figura di Milo che, avvolto nella sua armatura, li stava raggiungendo.
“Notizie dal Santuario?”
“Hanno trovato il nemico, ma è fuggito.”
“Dannazione!”
Avevano dato l’allarme: ora doveva andarsene, il più in fretta possibile; mentre Camus fissava Milo, Aletto scivolò all’indietro, verso il bordo dell’altura.
“L’ordine è di catturarla e basta, senza farle del male” disse Milo, giunto ormai accanto a Camus “E’ una sacerdotessa, capelli rossi, maschera con dei segni blu: indossa l’armatura della Gru.”
Quella definizione bastò a Camus: si voltò di scatto, pronto a colpire.
“FREEZING COF…”
Un lampo di luce costrinse i due Gold Saint a chiudere gli occhi: quando li riaprirono, Aletto era sparita.
 
“Dannazione Milo!” disse Camus, voltandosi verso di lui “Ma non potevi dirlo prima?”
“Bhe, anche tu non sei stato molto furbo… non ti sembrava un po’ strano che una Sacerdotessa così giovane fosse qui senza permesso?”
“Vorrei ricordarti Milo, che noi quando abbiamo ricevuto l’investitura andavamo comunque in giro senza permesso. Che poi scusa, quanti anni ha?”
“Penso undici… dodici forse, non ricordo con esattezza”
“Pensi?”
Milo, per un istante, non rispose direttamente a Camus, e gli fece cenno di aspettare.
“Shura?”
“Dimmi Milo”
“Io e Camus l’abbiamo mancata. Death Mask l’ha raggiunta?”
“No, purtroppo. Ma la prossima volta non la mancheremo. Se ci sono novità, Aphrodite ed io vi aggiorneremo. Se sapete qualcosa, non esitate ad avvisarci.”
“Va bene Shura, solo una domanda”
“Dimmi.”
“Quanti anni hai detto che ha la bambina?”
“Non l’ho detto… ma questo cosa centra?”
“Ero curioso di saperlo…”
Nessuna risposta.
“Ebbene?” domandò Camus, alzando un sopracciglio.
“Shura non vuole dirmelo; comunque sia, è sfuggita anche a Death Mask. Il che è strano: pensavo che si facesse avvicinare almeno da lui…”
“Perché scusa?”
“Te la ricordi la bambina che hai mollato in mezzo alla neve qualche anno fa, per ordine del Sacerdote?”
“La figlia di Death Mask?”
“Si”
“E’ LEI?”
“Eh già.”
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
Aletto si catapultò nella Valle della Morte il più in fretta possibile ma, non appena vi mise piede, si accorse di suo padre che, non molto lontano da lì, si guardava attorno. Non appena la vide, si mosse verso di lei e, per puro istinto, la bambina si spostò nuovamente, abbandonando il luogo un istante prima di essere raggiunta.
Atterrò di pancia su un letto e, per un po’, rimase in silenzio: nessun rumore.
Alzò leggermente la testa per guardarsi attorno, riconoscendo il luogo del suo arrivo. Istintivamente, davanti al pericolo, si era recata in un luogo a lei familiare: la casa di Sebastian Azzarà, dove era rimasta per qualche tempo.
In punta di piedi, scese dal letto e si affacciò sul corridoio, avvicinandosi al ballatoio che dava sul piano di sotto;le scale erano lì, alla sua sinistra.
Con un po’ di fortuna avrebbe trovato Azzarà e gli avrebbe chiesto di nasconderla per un po’, fino a quando non si fossero calmate le acque. Nel peggiore dei casi, Sebastian era morto.
Gli aveva lasciato un ciondolo apposta, come protezione, ma non era mai stata molto convinta della sua partecipazione al piano.
 
“Lascia che ti aiuti!” aveva detto lui.
“Perché? I Saint non hanno forse fatto molto per te?” aveva domandato lei, diffidente.
“Te lo spiegherò, un giorno”
“No, non se ne parla. Non mi saresti di nessun aiuto.”
“Si invece: potrei crearti un diversivo.”
 
E, effettivamente, il diversivo aveva funzionato: Rodorio era stata messa a soqquadro con l’invenzione dell’epidemia, attirando l’attenzione dei Saint, tanto quanto la finta strage di Atene. Certo, non si poteva dire che fosse servito a molto, ma almeno aveva diminuito il numero dei Saint che si erano recati a casa sua, dato che sicuramente qualcuno si era dovuto occupare di riportare l’ordine nel piccolo villaggio.
Aletto stava per scendere la scala, quando la porta d’ingresso si aprì.
Istintivamente, si ritrasse, nascondendosi nell’ombra; dalla porta, entrarono Shura e Aphrodite.
“Milo e Camus non sono riusciti a prenderla… Death Mask nemmeno”
“Non preoccuparti Shura, presto la riprenderemo. Sicuramente, ora che è stata scoperta non attaccherà direttamente, ma cercherà un rifugio.”
“E’ per questo che siamo qui?”
“Anche” rispose Aphrodite, vago “potrebbe ricomparire qui, o comunque da qualche parte a Rodorio, per questo ritengo opportuno rimanere di ronda. Le strade rimarranno deserte fino a nuovo ordine. Se è per strada, la troveremo, se è in una casa, basterà ispezionarle tutte.”
Shura annuì in risposta e Aletto si mosse appena: doveva strisciare contro il muro e rientrare nella camera da letto, per scappare dal tetto.
“Però è confortante sapere che quelle persone non sono ancora morte…” aggiunse Shura, avanzando nel salone “In fondo è solo una bambina…così tante vite spezzate in così poco tempo.”
“E’ figlia di Death Mask Shura… io non ci avrei messo la mano sul fuoco.”
Ancora un passo,  due…
SGNEEEK.
“No…”
Un’asse aveva cigolato e, nello stesso momento i due Saint alzarono la testa verso di lei.
“Di sopra” disse Shura, scattando, seguito a ruota da Aphrodite.
Aletto si mise a correre.
 
 
 
NOTE:
(*)Lite lys = piccola stella
(**) Camus rimane un po’ perplesso perché ogni Saint (con eccezione dei Gold Saint), per ottenere un’armatura dovrebbe essere addestrato da un Saint di grado superiore (= un Bronze Saint deve essere addestrato da un Silver Saint/Gold Saint, un Silver Saint da un Gold Saint),ricordo di averlo letto da qualche parte… per questo, ho deciso di sfruttare questa piccola cosa per la mia storia, giusto per instaurare un sospetto un po’ più forte in Camus. Aletto, ovviamente, questa cosa non la sa, per questo mente dicendo che ad addestrarla è stato un Silver Saint.
 
Immaginatevi la faccia di Camus. Vi prego, immaginatevela nel momento in cui Milo gli dice a chi stanno dando la caccia. Non lo so, per come me la immagino io, fa davvero ridere xD. Che dire… per la gioia di qualcuno, ho provato ad allungare un po’ i capitoli (ma non garantisco che questa lunghezza duri ancora molto ù.ù). Ormai la nostra cara Aletto è braccata, ha alle calcagna l’intero Santuario. Però, se è riuscita a sfuggire a Camus (scusate se non glie l’ho fatta catturare, ma sarebbe finito tutto il divertimento!), potrebbe scappare di nuovo, voi che dite? Io, per ora, non vi dico nulla, vi toccherà aspettare il prossimo capitolo che, però, non so quando arriverà: la mia partenza per le vacanze è sempre, inesorabilmente, più vicina… Potrei non aggiornare più fino a settembre…vedremo! Muahahahah!

   
 
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