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Autore: _zia cla_    21/07/2013    2 recensioni
Anni '30. Broadway.
dal testo:
14 Gennaio 1947 Westerville, Tenuta Smythe
Carissimo,
è stato un piacere ricevere la tua lettera.
Devo dire che il tuo desiderio di conoscere la mia storia mi stupisce e, in un certo senso, mi onora. Hai ragione, la mia vita è stata …interessante.
Ho sempre amato immaginarla come un musical! Sicuramente c’è stata molta musica…
E come tutti i migliori musical, questa storia parla d’amore.
Hai mai conosciuto l’amore, quello vero?
Io l’ho fatto. E non parlo dell’amore da romanzo rosa, dove tutto finisce bene, dove tutto è fin troppo facile.
No, nulla è mai stato semplice…per noi.

AU nata durante l'ascolto della discografia di Cole Porter e dalla mia immagine mentale di Sebastian Smythe in doppiopetto.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo XIII






 

 
 
I mutamenti dell’animo umano colpiscono senza preavviso; è buffo, inizialmente non ce ne rendiamo conto, ma qualcosa dentro e fuori di noi cambia inequivocabilmente.
Può essere un atteggiamento che fino a quel momento non avevamo mai avuto, alcune frasi, il modo in cui pronunciamo un nome o compiamo un gesto.
E’ buffo sì, perché solitamente non siamo mai noi i primi ad accorgercene, ma quelli che ci sono intorno; semplicemente perché a noi non è concesso il privilegio di guardarci dal di fuori.
A quelle persone non sfuggirà che hai smesso di riferirti a qualcuno con il suo titolo, ma hai preferito pronunciare il suo nome, che sulla tua lingua ha un suono tanto strano quanto meraviglioso, o che hai smesso di guardare le cose con calcolata freddezza e hai lasciato che uno sguardo negato ti facesse sentire la sua mancanza. 
Ma c’è una crudele ironia nei cambiamenti dell’animo, perché non tutti sono disposti ad accettarli con tanta semplicità, non tutti vogliono aprire gli occhi…
 
 
Blaine stava camminando da una buona mezz’ora lungo la Avenue, rasentando i muri dei palazzi, stringendosi nel cappotto e calciando i mozziconi di sigarette abbandonati sul marciapiede.
Era uscito di casa sbattendosi la porta dietro le spalle, in modo forse troppo violento, dopotutto tutta la discussione con Kurt non era stata accompagnata né da urla né da gesti inconsulti, era stata anzi, forse troppo civile. Niente di melodrammatico, niente di esageratamente teatrale; ghignò amaro, mentre si metteva le mani in tasca e scendeva dal marciapiede per cominciare a camminare al centro della strada deserta, pensando all’ironia della situazione.
Aveva sentito il bisogno di uscire da quella casa, di sottrarsi alla visione di Kurt sull’orlo delle lacrime che gli rinfacciava, no, che gli chiedeva di ammettere di essersi innamorato di un altro.
Innamorato. Kurt era molto lontano dalla realtà. Qualsiasi cosa provasse per Smythe si avvicinava decisamente più alla confusione che all’amore.
Il gracchiante suono di un clacson lo ridestò dai suoi pensieri, costringendolo a risalire sul marciapiede mentre una Rolls Royce lo superava lentamente e il suo conducente gli lanciava qualche indistinta maledizione. Seguì l’automobile con lo sguardo, notando che il traffico era stranamente aumentato; si guardò intorno e si accorse che era arrivato quasi sulla Broadway, aveva percorso più di tre isolati senza accorgersene.
Rivolse lo sguardo dietro le proprie spalle, non aveva voglia di tornare a casa, non così presto. Continuò a camminare senza una meta per qualche metro, quando un’insegna luminosa di un hotel dall’altra parte della strada attirò la sua attenzione.
Lo riconobbe subito, era un luogo piuttosto conosciuto nell’ambiente gay, nonostante lui non ci fosse mai andato. Fissò lo sguardo sulla scritta intermittente: un locale clandestino, unospeak easy travestito da albergo di terzo ordine, dove trovare marchette e troppo poco scotch di contrabbando.
Si schiarì la gola, sentendo nascergli un’improvvisa sete, lanciò uno sguardo veloce nei dintorni e attraversò la strada.
 
 
 
  

*

 
 
 
Il locale in cui fu introdotto, nel seminterrato del palazzo, esattamente sotto l’albergo, era decisamente meno squallido di come Blaine se lo era immaginato: non era eccessivamente grande ed era arredato in modo semplice, ma era ben illuminato, il bancone del bar prendeva solo una piccola porzione di spazio sulla parete sinistra, infondo una piccola pista da ballo con un pianoforte solitario, tutti intorno tavolini. Si chiese dove venissero ospitati i clienti che non erano li per bere; immaginò ci fosse una seconda uscita, dietro qualche separé, che portasse alle camere da letto ai piani superiori. Infatti poco dopo individuò due uomini dirigersi lentamente verso un pesante tendone, il primo sparì immediatamente, l’altro che reggeva il pesante drappo gli rivolse uno sguardo felino, prima di scomparire anch’egli. Blaine deglutì serio e si diresse verso il bancone del bar; non era lì per cercare le attenzioni di un gigolò, aveva solo sete.
In realtà Blaine non aveva mai bevuto molto in vita sua, ma tutte le emozioni provate quella sera, la rabbia, la tristezza, gli avevano fatto salire in gola il ricordo e la voglia di qualcosa di talmente forte da distrarlo il più possibile dalla realtà e dagli avvenimenti delle ultime ore.
Il locale era semivuoto, c’era solo una mezza dozzina di avventori, nonostante ciò Blaine si accorse troppo tardi dell’uomo seduto al bar, e si freddò sul posto.
Sapeva di essere ormai troppo vicino per poter scappare senza essere visto, era già entrato nel suo campo visivo, così rimase immobile mentre l’uomo si voltava leggermente per vedere chi fosse la presenza alle sue spalle.
‘’Blaine?!’’
Blaine non disse niente, rimase fermo lì, ad un paio di passi da Sebastian che ora lo stava fissando interrogativo e sorpreso, le dita sospese stancamente sul bicchiere di scotch poggiato sul bancone. Continuarono a guardarsi per qualche istante, poi Sebastian lasciò perdere il bicchiere e si voltò completamente verso l’attore.
‘’Cosa ci fai qui?’’
‘’Avevo voglia di bere un goccio.’’ Disse serio, cercando di nascondere l’iniziale tremolio della voce. Sebastian gli rivolse uno sguardo incuriosito, poi gli fece cenno di accomodarsi sullo sgabello accanto al suo; si voltò e riprese il bicchiere in mano, prendendone un sorso.
Blaine esitò, incerto se quella fosse una buona idea. ‘’N-non penso sia…’’
‘’Hai detto che vuoi bere, non devi parlarmi per forza.’’ Disse secco Sebastian, senza distogliere l’attenzione dal suo drink.
Blaine schiuse le labbra, trattenendo il respiro. Strinse i pugni lungo i fianchi; guardava il profilo della schiena di Sebastian Smythe e il suo lato razionale gli urlava di andarsene da quel posto, di scappare di nuovo.
Sebastian nascose un sorriso dietro il bicchiere quando sentì il rumore dello scranno che veniva spostato e notava con la coda dell’occhio la figura di Blaine accomodarsi, ordinare una birra e attendere nel totale silenzio.
Sebastian voltò il viso verso Blaine e vuotò il bicchiere; voleva sapere cosa l’aveva portato in quel locale, in realtà sperava con tutto il cuore che fosse semplicemente stato spinto dalla sete e non dalla fame di qualcos’altro. L’attore era teso, poteva notarlo dalle sue spalle rigide, il suo sguardo puntato su un punto non ben definito, che ogni tanto saettava nella sua direzione. Blaine era a disagio in quel momento e Sebastian sapeva anche il perché: orgoglio.
‘’Non siamo in teatro Blaine. Qui non ci conosce nessuno, possiamo essere chi vogliamo. Allora perché per i prossimi minuti non fingi che io non sia un fottutissimo figlio di puttana?!’’
‘’Perché, cosa vuole che faccia?’’ chiese brusco l’attore, guardandolo con astio.
‘’Parlarmi.’’ Sebastian gli sorrise tranquillo e Blaine pensò che lo stesse prendendo in giro, ma era uno sguardo strano quello che gli stava rivolgendo. Stranamente sincero.
‘’Perché?’’ mormorò titubante Blaine.
‘’Perché bere da soli e in silenzio è una cosa piuttosto triste, soprattutto per un astemio come te.’’ Ridacchio Sebastian, bevendo l’ultimo sorso di scotch e ordinandone un altro.
‘’Io non sono astemio.’’ Sbottò Blaine, esageratamente colpito dalla battuta.
‘’Ah, no?! Non mi sembri un tipo che beve di norma.’’ Affermò con strafottenza l’autore.
‘’Forse perché ci sono talmente tante ristrettezze sull’alcool in questi tempi da essere costretti a bere di nascosto in luoghi del genere.’’ sbottò Blaine con supponenza, non sapeva proprio a cosa servisse parlare se quello era il loro livello più alto di conversazione.
‘’Però tu non sei mai venuto qui.’’
Blaine boccheggiò, era un’ottima obiezione.
‘’N-non ne ho mai sentito l’esigenza. E poi quando bevo troppo perdo il controllo di me stesso.’’
Sebastian si fece serio, il suo sguardo si incupì impercettibilmente. ‘’Immagino che perdere il controllo non sia un’opzione.’’
Blaine si morse il labbro, dedicando nuovamente attenzione al suo boccale. ‘’Esattamente.’’
Non dissero più nulla per un po’. Blaine finì di scolarsi la sua birra e non ordinò altro, mentre Sebastian continuava a bere, senza neanche darsi il tempo di assimilare l’ultima goccia di ogni bicchiere.
‘’Dovrebbe smettere di bere così.’’ Mormorò Blaine dopo un po’.
‘’Ti preoccupi per me, killer?!’’ ghignò Sebastian, la voce leggermente impastata.
Blaine sospirò sconfortato, ruotando gli occhi. ‘’Non proprio.’’
‘’Bene, perché sarebbe un inutile dispendio di energie.’’
‘’La vuole smettere!’’ Sebastian lo guardò confuso ‘’Ha detto che voleva parlare, voleva che dimenticassi che razza di persona è lei, ma mi diviene un po’ difficile se continua a comportarsi da idiota!’’ Blaine glielo urlò quasi in faccia. Aspettò una replica che non arrivò, così sogghignò, scosse la testa e scese dallo sgabello. ‘’Sa, non capisco proprio questa sua ostinazione a farsi odiare da tutti. E’ triste, perché mi era sembrato di intravedere un uomo diverso in lei.’’ Si allontanò da lui; era quasi arrivato all’uscita quando la voce si Sebastian lo fermò.
‘’E’ per te.’’
Blaine si voltò, l’espressione stanca e interrogativa. Sebastian schiuse le labbra ma non continuò a parlare; Blaine percepì che era qualcosa di intimo, così si riavvicinò a lui e si sedette nuovamente, guardando Sebastian in aspettativa.
‘’Bevo così tanto perché, quando lo faccio, per una manciata di ore dimentico la mia vita.’’
‘’Cos’ha che non va la sua vita?’’
‘’Nulla. Ho una bella vita, sono famoso, sono sposato con una bellissima donna e vivo in un’enorme casa. E’ una vita perfetta, per un uomo che non sono io.’’ Sebastian sogghignò triste, evitando lo sguardo di rimprovero di Blaine.
‘’Ha molto più della metà della gente che vive in questo Paese, di cosa si lamenta?’’
‘’Di non poter essere me stesso! Pensi che a me piaccia odiare tutti a prescindere, comportarmi come uno stronzo ventiquattrore al giorno?! Lo faccio perché devo. Perché allontanare le persone è l’unico modo che ho per sopravvivere. E il bere è l’unica cosa che non mi trascina nell’oblio, sembra grottesco ma è cosi.’’ Strinse le labbra e prese un altro sorso dal suo bicchiere ‘’E sai una cosa? Fino a qualche tempo fa tutto ciò non mi dava neanche troppo fastidio, accettavo la mia vita come un dato di fatto, limitandomi a scaricare i bisogni della mia natura con uomini occasionali; finchè non sei arrivato tu. Da quando sei entrato nella mia vita, sei diventato tu l’unica cosa da dimenticare.’’
Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso, o più precisamente un colpo al cuore; durò un attimo. Blaine vide Sebastian rivolgergli una strana smorfia.
‘’E’ ubriaco.’’
Sebastian scoppiò in una risata alticcia. ‘’E’ probabile.’’
Blaine abbassò il capo e sospirò affranto. Era certo che non avrebbe mai ricevuto una risposta onesta da parte di Sebastian Smythe, lo stava di nuovo prendendo in giro. Poi sentì delle dita sfiorargli il viso, alzò il volto per incrociare lo sguardo di Sebastian.
‘’Resta comunque la verità, quindi non rimanerci così male.’’ Sorrise malinconico.
Blaine boccheggiò per un paio di istanti e si ritrasse dal tocco dell’autore. Quella era una situazione surreale, quello che stava provando era surreale. Perché non poteva essere sollievo quello che gli stava riscaldando il petto. Non poteva desiderare davvero che fosse così. Tutta la sua confusione si stava riflettendo sul suo volto probabilmente, perché l’espressione di Sebastian si spense; si morse le labbra e si raddrizzò sulla sedia, come a voler ristabilire quel distacco incolmabile che c’era tra loro. 
 Fece per avvicinarsi di nuovo il bicchiere alle labbra ma Blaine lo bloccò con un gesto.
‘’No.’’ Disse deciso Blaine ma Sebastian sembrava un bambino capriccioso, gli scansò la mano e tentò di nuovo di bere, fortunatamente Blaine fu più veloce. ‘’Ti prego no… Ti prego, Sebastian.’’
Sebastian si arrestò immediatamente, si voltò verso Blaine con gli occhi sgranati. Il suo cuore aveva certamente perso un battito, dal momento che ora stava battendo freneticamente per riuscire a recuperarlo. Era strano, era riuscito appena a sentirlo nella confusione del momento, ma era comunque riuscito a sortire un effetto tale su di sé. Solo la certezza di sembrare irrimediabilmente patetico lo convinse a non chiedere a Blaine di ripetere il suo nome.
Lo guardò negli occhi color miele, ora così confusi, e poggiò con un movimento secco il bicchiere al bancone. ‘’Ok.’’
Blaine spalancò gli occhi, stupito. Poi la sua espressione si sciolse in un sorriso sollevato.
‘’Beh, è un passo avanti.’’
‘’Ora tu sai che, in mancanza di scotch, dovrai intrattenermi in un altro modo…’’ sorrise sornione Sebastian. Blaine sgranò gli occhi, arrossendo e balbettando qualcosa di indefinito. Ma anche stavolta Sebastian mise a tacere i suoi pensieri, avvicinandosi terribilmente al suo viso.
‘’Raccontami. Chi sei tu, Blaine Anderson?’’
 
 
Non seppero come, ma si ritrovarono a parlare per tutto il tempo come vecchi conoscenti. Man mano che la serata proseguiva, si scoprirono l’un l’altro, si mostrarono l’un l’altro. Nessuna maschera questa volta; era come se in quel frangente non ci fosse nessun ostacolo, in un certo senso, erano liberi.
Parlarono del più e del meno, delle loro scelte di vita- Sebastian spiegò a Blaine perché avesse deciso di sposarsi e Blaine raccontò del suo primo amore, finito quella sera stessa- condividendole o meno, ma mai giudicandosi. E soprattutto risero, come non facevano entrambi da tempo.
 
‘’Quindi non hai mai avuto nessuno di… speciale?!’’
Sebastian roteò gli occhi all’insistenza di Blaine che gli aveva posto quella domanda già tre volte.
‘’No. L’alternarsi di uomini nel mio letto è sempre stato frequente quanto il ricambio delle lenzuola. Tu invece, sei stato sempre monogamo?’’
‘’Sì, Kurt è stato l’unico finora.’’ Ammise Blaine con un mezzo sorriso malinconico.
‘’Perché?’’ chiese Sebastian, curioso.
‘’Beh, immagino non ne sentissi alcuna necessità. C’eravamo noi due e mi bastava. E’ così quando si è innamorati, Sebastian.’’
L’autore sorrise, fissando Blaine totalmente affascinato.
‘’Cosa c’è?’’ chiese l’attore con tono intimidito.
‘’Niente, solo… niente.’’ Distolse solo per un attimo lo sguardo, giusto per rompere quella sottile cappa di imbarazzo che si era creata, poi tornò a guardare Blaine, totalmente calamitato verso di lui.
‘’Non credi anche tu che questo posto sia un po’ troppo silenzioso?’’ sbottò improvvisamente l’attore.
‘’Cosa?’’
Blaine gli rivolse un sorriso sardonico, scese dallo sgabello, girandogli intorno e si diresse verso la pista. Quando Sebastian lo vide sedersi al pianoforte, non potè far altro che scoppiare a ridere divertito. Era davvero una prima donna. Si sistemò meglio sulla sedia, pronto ad ascoltare. 
L’attore non disse nulla, si limitò a premere qualche tasto del piano a caso, per saggiarne il suono, prima di poggiare entrambe le mani sulla tastiera e cominciare a suonare.
Poche timide note inizialmente, poi una melodia più definita, dolce ma suadente.
 
Love for sale,appetising young love for sale.
Love that’s fresh and still unspoiled,Love that’s only slightly soiled, love for sale.
Who will buy?
 
Quando riconobbe la canzone, Sebastian schiuse le labbra sorpreso. Una canzone come quella in un locale di quel genere era perfetta, ma mentre ascoltava la voce di Blaine, incrinarsi in alcuni punti, rendendola perfetta, vera, mentre lo vedeva rivolgergli intensi sguardi su frasi precise, Sebastian non riuscì a pensare che c’era qualcosa di più in quel gesto che non fosse la semplice voglia di ravvivare l’ambiente.
 
I’ve been through the mill of love;
Old love, new love
Every love but true love.
Love for sale.
 
“Adoro questa canzone.” Alle spalle di Sebastian apparve Unique, si poggiò con i gomiti al bancone, allungando il collo verso di lui ‘’Chi è quel tizio?’’
Avrebbe fatto prima a chiedere chi non era. Sebastian non si prese la briga di risponderle, troppo concentrato su Blaine, inoltre non avrebbe saputo quali parole usare per descriverlo.
‘’Portami due shot, Unique.’’
Il donnone alzò occhi e mani al cielo, in un gesto di stizza, e si allontanò per prendere ciò che gli aveva ordinato. Quando tornò con i due bicchieri, Unique li poggiò sul bancone e si soffermò sullo sguardo che in quel momento si stavano scambiando i due uomini; quando l’autore si voltò, si ritrovò addosso gli occhi accusatori della proprietaria del locale.
‘’Cosa c’è?’’
‘’Quel tizio mi rovinerà gli affari.’’
Sebastian la guardò con un sopracciglio alzato, quasi interrogativo, ma lei non gli diede soddisfazione, si limitò ad allontanarsi sconsolata.
La canzone si concluse, Blaine si alzò dal pianoforte e si diresse con passo incerto verso Sebastian. Rallentò vistosamente quando notò cosa aveva in mano l’autore.
‘’Sebas-, avevamo detto…’’
‘’Un ultimo bicchiere. Ho voglia di fare un brindisi.’’ Gli sorrise Sebastian.
Blaine sogghignò, prendendo il bicchierino in mano e avvicinandolo a quello di Sebastian. ‘’A cosa brindiamo?’’
Sebastian inclinò il suo bicchiere, facendoli tintinnare. ‘’A tutto quello che vuoi, Blaine.’’
 
 
 

*

 
 
 
Era notte fonda quando uscirono dallo speak easy, le strade erano deserte; Sebastian si era offerto di scortare Blaine fino a casa, incurante del fatto che poi avrebbe dovuto rifare il doppio della strada per tornare alla sua auto. Blaine dal canto suo non era riuscito a rifiutare: era tempo che non passava una serata cosi piacevolmente. Guardava il profilo di Sebastian, illuminato dalla fioca luce dei lampioni, mentre parlava, e gli parve tutto così semplice, così naturale. Gli sembrò così surreale sentirsi così bene con un uomo del quale non si era mai fidato, un uomo che avrebbe dovuto odiare per tanti motivi. Eppure era bastato un brindisi, una confessione e un sorriso per cancellare tutto quello che era accaduto, tutto. Non riusciva neanche a sentirsi in colpa per Kurt. Si sentiva bene Blaine e non riusciva a smettere di sorridere. Per una manciata di ore aveva avvertito la sua vita scomparire, non esisteva altro che non fosse la sua risata fusa con quella di Sebastian, che non fossero i suoi magnetici occhi verdi che lo guardavano con una sorta di venerazione. Mentre camminavano, Blaine si rese conto che quella sera i suoi sentimenti per Sebastian avevano perso gran parte del loro stato confusionario, non sapeva ancora che nome dare a quello che provava, ma di sicuro era qualcosa di tangibile e reale.
Purtroppo la notte volgeva a termine, il loro tempo era finito e Blaine sentì un velo di tristezza cadergli lentamente addosso; ad un tratto si arrestò, senza un minimo di preavviso, tanto che Sebastian continuò a camminare per un paio di passi prima di voltarsi interrogativo.
‘’Siamo arrivati.’’
Sebastian si voltò verso il palazzone che si ergeva alla sua destra e Blaine sorrise davanti alla sua espressione, era un misto di delusione e comprensione; in realtà era piuttosto buffa.
‘’Abiti qui?!’’ chiese l’autore, non distogliendo lo sguardo dai finestroni che ricoprivano l’intera facciata del complesso popolare.
‘’S-sì.’’ Blaine tentennò, rendendosi improvvisamente conto che Sebastian era abituato a ben altri tipi di abitazione, più eleganti e signorili, improvvisamente si sentì inadeguato. Ogni sua sensazione di disagio fu però spazzata via dalle parole dell’autore.
‘’Sono passato davanti a queste abitazioni tante di quelle volte; alzavo la testa e guardavo le finestre, cercando stralci di vita ma non trovandone mai nessuno di particolarmente interessante. Eppure, tu sei sempre stato qui, sotto i miei occhi.’’ E poi sorrise, melanconico e languido, prima di abbassare lo sguardo e incatenarlo a quello di Blaine che lo stava fissando affascinato, le labbra schiuse, incapaci di dire alcun che. Rimasero così per una manciata di minuti, ad annegare ognuno negli occhi dell’altro, a stazionare in quella foschia di parole non dette.
Poi una goccia. Poi un’altra e un’altra ancora. Blaine le sentì distintamente sul suo collo e sulla testa; alzò lo sguardo verso il cielo minaccioso, coperto di nuvole.
‘’Sta per piovere.’’ Disse a mezza voce. Sebastian mormorò un assenso ma non disse altro, continuò solo a guardarlo.
‘’E’ meglio che io entri ora.’’
Sebastian abbassò il capo e si schiarì la gola, arricciando le labbra in una smorfia. ‘’Sì, forse dovresti.’’
Blaine trattenne un sospiro, mentre la pioggia cominciava a cadere un po’ più insistentemente ma ancora timida. Si spostarono entrambi verso il piccolo porticciolo in fondo alla piccola scalinata che conduceva al portone d’ingresso, cercando di ripararsi, o meglio, Blaine lo fece; Sebastian rimase sul secondo scalino, lasciando che le sporadiche gocce di pioggia gli inumidissero il cappotto.
‘’E tu? Ti separano più di quattro isolati dalla tua macchina.’’ Blaine fece un passo avanti in sua direzione, scendendo un paio di scalini in modo da essere frontalmente a Sebastian, pochi centimetri sopra di lui; non si sentiva a suo agio a parlargli da troppo lontano, riparato, mentre l’autore rimaneva esposto alla pioggia.
Sebastian sogghignò divertito. ‘’Un po’ di pioggia non ha mai fatto male a nessuno e poi sono ancora un po’ alticcio, mi rinfrescherà le idee.’’
Blaine sorrise ma il cielo diventava sempre più pesante, se l’avesse colto un temporale sarebbe arrivato alla sua auto completamente fradicio. Aveva bisogno di un… ombrello?!
‘’H-ho ancora il tuo ombrello di sopra.’’ Mormorò Blaine, indicando distrattamente il palazzo. ‘’Vado a prenderlo.’’ Fece per voltarsi, ma Sebastian lo bloccò per un polso; Blaine per un attimo trasalì, si voltò confuso.
‘’No, Blaine. E’ un regalo.’’  Disse Sebastian, inclinando la testa e sorridendogli dolcemente.
Blaine inarcò le sopracciglia e sbattè un paio di volte le palpebre.
‘’Un regalo. Un ombrello?!’’ scoppiò a ridere e Sebastian aggrottò le sopracciglia, allargando il suo sorriso, un po’ incerto. ‘’Che c’è da ridere?!’’
Blaine si coprì la bocca con una mano, cercando di ricomporsi. Che inopportuno, gli era scoppiato a ridere in faccia! ‘’Scusami, è che è un regalo un po’ insolito.’’
‘’Preferivi un mazzo di fiori?’’
‘’N-no, solo…’’ ad un tratto si sentì uno stupido, abbassò lo sguardo imbarazzato da quello che aveva lasciato insinuare a Sebastian, sicuramente non poteva pretendere nulla di romantico da lui, perché avrebbe dovuto.
‘’Ha una sua storia e un grande significato per me.’’ La voce suadente di Sebastian gli fece sollevare nuovamente gli occhi.
‘’Quale?’’ sospirò curioso. Sebastian ridacchiò, alzò gli occhi verso le nuvole sempre più minacciose.
‘’E’ una storia un po’ lunga da raccontare sotto questo cielo. Buonanotte, Blaine.’’ Gli lasciò andare il polso e scese un gradino, ma questa volta toccò a Blaine fermarlo, lo trascinò sotto il parapetto della porta in modo da ripararsi dal temporale che ormai aveva cominciato ad imperversare; era stretto e Blaine nello strattonare Sebastian quasi se l’era fatto cadere addosso, erano a pochissimi centimetri di distanza, poteva distinguere ogni sfumatura dei suoi occhi Blaine. Deglutì. ‘’La pioggia non è più un problema.’’ Sorrise sornione; Sebastian abbassò il capo, scuotendolo. Tentennò per qualche secondo ma poi si lasciò andare ad un sospiro. ‘’E’ stato il primo dono che mi sono concesso con il primissimo stipendio da musicista. Ero in Italia in quel periodo, mi era diplomato da un anno al Conservatorio di Napoli e componevo in modo compulsivo, sperando che qualcuno mi notasse. Naturalmente per un anno rimasi alla spasso, nessuno era interessato ad un giovane musicista francese, sconosciuto. Stavo quasi per gettare la spugna, fortunatamente non lo feci. Un giorno riuscii a vendere una mia canzone, una sola, ma fu per me un traguardo importante. Mi fece capire che avevo una speranza di futuro come autore, che potevo farcela anche senza l’aiuto di nessuno. Così per festeggiare decisi di farmi un regalo, pensai ad uno status symbol, uno di quegli oggetti con i quali vai in giro anche se non ne hai realmente bisogno. Ero un giovane uomo con delle prospettive e… i vestiti fradici.’’
Blaine aggrottò la fronte e Sebastian rise alla sua reazione. ‘’Il giorno che vendetti la mia prima canzone era una giornata di pioggia, esattamente come adesso. Avrei potuto comprare un cappotto o un cappello, ma poi la vidi: la bottega del più famoso artigiano ombrellaio di tutta Italia: era perfetto. Entrai e comprai l’ombrello più costoso del negozio, in tessuto nero a coste e il manico in ciliegio, una sciccheria.’’
Blaine lo guardava con una strana espressione, non riusciva a capire dove volesse andare a parare, Sebastian se ne accorse e gli sorrise. ‘’Quello che sto cercando di dirti Blaine è che quello non è solo un pezzo di legno e tessuto; in qualche modo rappresenta la parte di me che non si è arresa, la mia passione, rappresenta l’inizio del mio tutto, e io la dono a te, Blaine.’’
Blaine sgranò gli occhi ‘’I-io non poss-‘’
‘’Devi. E’ il mio personale augurio per una tua fiorente carriera e per…’’ sospirò, sorridendo languido, anche se il suo sguardo rimaneva serio, fissato sul viso di Blaine.
Blaine sorrise, boccheggiando una risposta che non riuscì a trovare.
‘’La parola che stai cercando è grazie.’’ Gli suggerì Sebastian con un ghigno, e scoppiarono entrambi a ridere. ‘’Ora vai, domani è la nostra ultima replica, voglio che tu sia splendente.’’ Gli bisbigliò quelle parole vicino all’orecchio per poi allontanarsi di scatto e scendere le scale. Si voltò un’ultima volta a guardarlo negli occhi prima di allontanarsi sotto la pioggia.
Blaine rimase a fissarlo tutto il tempo finchè non vide scomparire la sua figura tra la fitta pioggia. Si appiattì ancora di più al portone d’ingresso, non distogliendo lo sguardo dal punto in cui aveva visto sparire Sebastian. Sospirò pesantemente, sentiva come se non avesse più molta aria nei polmoni; poteva essere solo una sua impressione, forse era solo una fantasia, ma Blaine realizzò improvvisamente che Sebastian Smythe non gli aveva donato solo un semplice oggetto, no. Sebastian gli stava donando se stesso.
 
 
 
 
 
Quando Sebastian arrivò a casa sua era fradicio; si tolse le scarpe all’ingresso, lasciandole sul tappetino. Si diresse verso il suo studio, orientandosi perfettamente all’interno della casa buia, spogliandosi man mano del cappotto e della sciarpa e lasciandoli qui e lì, lungo il corridoio. Entrato nella stanza, si avvicinò lentamente alla sua scrivania, aprì il primo cassetto e sorrise appena; si chinò e ne cacciò fuori un fascicolo di due fogli. Lo fissò a lungo con un mezzo sorriso, leggendo distrattamente alcune frasi, scorrendo le parole con la punta delle dita, soffermandosi maggiormente sul tratto a mano a piè di pagina; poi si sedette sulla poltrona, mentre con una mano si allentava la cravatta. Poggiò i fogli sulla superficie lignea, sogghignò, come illuminato da una bizzarra idea. Carezzò i bordi del primo foglio poi, sollevando uno degli angoli, cominciò a piegarlo in strane forme geometriche.
 
 
 
 
 

*

 
 
 
 
‘’Grazie Tina, sei molto gentile ad aiutarmi con tutti questi fiori.’’
Blaine aveva chiesto alla costumista Tina di aiutarlo a liberare il suo camerino dai mazzi di fiori che negli ultimi due giorni si erano addirittura triplicati ‘’Scusami se rubo tutto questo tempo al tuo lavoro.’’ Aggiunse, rivolgendogli un sorriso desolato.
‘’Non preoccuparti Bling, ho già depositato i costumi in ogni camerino e modificato l’abito della Berry, secondo la quale la sua cinta era di una tonalità troppo vicina al viola.’’ Sbuffò Tina, roteando gli occhi al cielo ‘’Ora può anche strozzarsi con la sua fascia cremisi.’’
Blaine rise divertito, continuando a spostare i mazzi di fiori dal pavimento e cacciandone qualcuno fuori la porta.
‘’Tu piuttosto, non dovresti cominciare a prepararti?’’ chiese la costumista, mentre buttava i fiori secchi in un piccolo cassonetto in metallo.
‘’Appena avrò trovato il mio set del trucco in tutto quel caos.’’ Urlò dal corridoio.
Tina sorrise, ricominciando a fare spazio sul ripiano del trucco. Stava per prendere in mano un fascio di rose per riporle sul pavimento, quando qualcosa cadde a terra; la donna si chinò per raccoglierla, rimanendo un po’ stranita quando individuò cosa fosse.
‘’E tu cosa sei?’’
‘’Cosa?’’ Blaine si affacciò sulle stipite della porta, richiamato dalla domanda della donna.
‘’Che gran pensiero! Un fiore di carta.’’ Affermò sarcastica; stava per gettarlo ma Blaine la bloccò, prendendoglielo dalle mani e fissando la piccola creazione: era una rosa, creata da un maestrale gioco di pieghe nel foglio di carta. Perfetta nella sua semplicità.
Si chiese chi potesse essere il fautore di quel gesto.
 
‘’Preferivi un mazzo di fiori?’’
 
Sorrise, avvicinando il piccolo fiore al viso, come ad annusare un immaginario profumo.
Che tipo imprevedibile che era Sebastian Smythe!
‘’Puoi buttare tutto il resto Tina, ma lui rimane con me.’’
 
 
 
 
 

*

 
 
 
 
 
‘’Buonasera Mr. Smythe.’’
Sebastian fece un distratto gesto di saluto alla giovane maschera che l’aveva fatto accomodare nel suo palco, poggiò il cappotto su una delle poltroncine vuote e si accomodò.
Si lasciò andare ad un lungo sospiro, i suoi occhi saettarono sul sipario ancora chiuso. Diversamente dalle altre sere non era eccessivamente impaziente di assistere allo spettacolo, naturalmente non aveva nulla a che vedere con l’interpretazione di Blaine, anzi, una strana euforia si impadroniva di lui quando lo vedeva sul palco; piuttosto sentiva un’opprimente sensazione al petto, legata certamente al fatto che quella era la sua ultima replica di ‘Midnight’, e con lei si concludeva tutto. Si schiarì la voce, sciogliendo il groppo che gli era nato in gola; aveva preso la sua decisione, ed era la più giusta. Per una volta non avrebbe pensato solo a se stesso.
Pian piano le luci in sala si abbassarono, il direttore d’orchestra entrò e il sipario cominciò ad aprirsi. Sebastian sorrise tra sé e sé, curioso di vedere cosa sarebbe apparso quando le luci sul palcoscenico si sarebbero alzate: la prima canzone, interpretata da Blaine, era un interrogativo sul vuoto che il protagonista Everett sentiva dentro di sé, sul mondo conosciuto e la vita. Blaine ad ogni replica aveva cambiato il suo modo di interpretarla. Una volta si era rivolto al cielo, una volta ad una folla immaginaria intorno a lui e una volta addirittura al pubblico. A chi l’avrebbe posto quella volta?
Sebastian sentì quasi il cuore fermarsi quando le luci si alzarono e mostrarono Blaine seduto per terra che guardava un piccolo fiore di carta, con aria mesta.
Cominciò a cantare, rivolgendo la sua preghiera al fiore con il quale sembrava quasi conversasse.
Sebastian sentì il groppo alla gola risalire, ma non fece niente per scacciarlo. Strinse le labbra e chiuse gli occhi, cercando di arginare quella spaventosa marea di nuove emozioni per lui, che lo stavano colpendo senza pietà. Strinse i pugni e risollevò lo sguardo su Blaine che stava sorridendo malinconico: sembrava quasi sapesse.
Gli occhi di Blaine erano fissi sull’origami, le sue dita lo carezzavano di tanto in tanto e la sua voce era un sogno. Sebastian sorrise amaro, non sarebbe mai riuscito a rinunciare completamente a lui.
La sera prima si erano avvicinati come mai prima dall’ora, non era riuscito a mentirgli ancora Sebastian, si era mostrato per quello che era, per quello che solo Blaine riusciva a renderlo: una persona capace di aprirsi, di donare la parte migliore di sè ad un’altra.
Aveva scritto ‘Midnight’ in preda al tormento di non riuscire a trovare quel qualcosa che colmasse il vuoto nella sua vita perfetta; per esigenze sceniche aveva finito per creare un personaggio fittizio e ideale che permettesse al pubblico di godere di un lieto fine, nonostante la realtà fosse diversa. Non era stato facile rendersene conto, accecato dal suo cinismo per troppo tempo accumulato, che aveva creato un’armatura resistente e inscalfibile, ma pian piano il suo semplice ed egoistico interesse per Blaine si era trasformato in qualcosa di più; ora non gli importava di possederlo solo per un rendiconto personale, ora era disposto anche a rinunciarci se questo avesse portato un qualche vantaggio nella vita di Blaine.
Sebastian si schiarì la gola e sogghignò, trovandosi tremendamente patetico. Cosa era riuscito a ridurre l’intoccabile Sebastian Smythe, quel semplice ragazzo.
Blaine terminò il suo intro sorridendo al suo fiore di carta; se lo mise nell’occhiello della giacca e ci diede una piccola pacca sopra.
Sebastian sorrise a quel gesto, quel suo piccolo dono l’avrebbe accompagnato per tutta la durata dello spettacolo, fino alla fine.
 
 
 
 
 

*

 
 
 
 
Blaine se ne stava sul palcoscenico ormai sgombro, seduto sul bordo del proscenio, le gambe penzoloni nel golfo mistico, la fossa dell’orchestra, e un sorriso malinconico in volto. Lo spettacolo era finito da circa un’ora e mezza. Dopo essersi cambiato, Blaine si era recato in platea e aveva assistito allo sgombero del palcoscenico con il cuore che gli si stringeva in petto; una sensazione abbastanza usuale per gli attori che, ad ogni fine spettacolo, sentono scivolare via il personaggio da sé e avvertono una strana nostalgia per un’altra vita.
Quando il palcoscenico era stato completamente ripulito, Blaine aveva atteso che tutti se ne fossero andati, poi era salito sul palcoscenico, guardandosi intorno e respirando l’aria satura di polvere e odore di legno e velluto.
Era rimasto in silenzio, seduto in solitudine, rimembrando i vari ricordi dei provini, delle prove e dello spettacolo. Sorrise quando si rese conto che solo uno era il volto che più spesso veniva focalizzato nella sua mente.
 
‘’Immaginavo di trovarti qui.’’
Blaine sobbalzò. Alzò di scatto lo sguardo, incontrando gli occhi di Sebastian che, poggiato alla balaustra che divideva la platea dal golfo, lo osservava con un sorriso in volto.
Blaine abbozzò anch’egli un sorriso, sospirando ‘’Sono così prevedibile?’’
Sebastian non rispose subito, anzi, fece finta di pensarci su ‘’Un po’.’’
Blaine rise e, con un gesto del capo, invitò l’autore a raggiungerlo. Sebastian si scostò dalla balaustra, scese nella fossa e imboccò la scaletta che portava al palcoscenico. Si sedette affianco a Blaine, non curandosi dell’elegante completo scuro che stava indossando che probabilmente si sarebbe impolverato. Blaine notò che nel sedersi, Sebastian aveva mantenuto una certa distanza; per un attimo provò una punta di delusione, provava un certo conforto nel sentire il calore che emanava il corpo dell’autore, ma non fece nulla per diminuire quello spazio vuoto che li divideva.
Rimasero in silenzio qualche istante, scambiandosi sguardi fugaci- in realtà era Blaine che non riusciva a mantenere il contatto visivo, Sebastian, al contrario, non riusciva a staccare gli occhi dal volto dell’attore- e ascoltando ognuno il respiro dell’altro.
Poi lo sguardo di Blaine cadde sul fiore di carta che per tutto quel tempo era rimasto stretto tra le sue dita. ‘’Tu invece sei un uomo dalle mille sorprese.’’ Disse, alzando leggermente l’origami e mostrandoglielo ‘’Grazie, l’ho apprezzato molto.’’
‘’L’avevo sperato, soprattutto quando ho saputo che è l’unico superstite di tutti gli omaggi floreali che hai ricevuto.’’
Blaine arrossì impercettibilmente sotto lo sguardo compiaciuto dell’autore ‘’Era l’unico che volessi ricevere davvero, l’unico che non fosse scontato o banale. Un po’ come noi.’’
Sebastian inarcò le sopracciglia, incredulo e alquanto confuso da quell’affermazione, infatti Blaine si ritrovò a darsi mentalmente dello stupido.
‘’Q-quello che volevo dire è che mi sono sbagliato su tutta la linea, mi dispiace averti giudicato e ti prometto che la nostra collaborazione non subirà intoppi da parte mia. La nostra sarà una delle collaborazioni migliori che Broadway abbia mai visto.’’
Sebastian scoppiò in una risata leggera, Blaine lo guardò confuso mentre Sebastian si voltava verso di lui e gli poggiava una mano sulla guancia, cominciando a carezzargliela con il pollice.
‘’Cosa c’è?’’
‘’Beh, è curioso che tu dica questo, dal momento che quell’origami è tutto ciò che rimane del contratto che ti lega a me.’’
Blaine sgranò gli occhi e guardò il fiore tra le dita incredulo.
‘’C-cos…’’
‘’Voglio che tu sia libero di lavorare con chi vuoi Blaine, puoi farlo ora, voglio che tu diventi una grande stella anche senza il mio aiuto, so che ne sei capace. Voglio applaudirti ogni volta che renderai perfetto un personaggio che in mano a chiunque altro sarebbe a malapena sopportabile. Non voglio che tu sia infelice perché ti ho costretto a qualcosa che non volevi. Non voglio che l’odio che provi nei miei confronti deturpi tutto quello che di bello c’è in te.’’
E fu in quel momento che Blaine si rese conto di non odiare affatto Sebastian Smythe, di non averlo mai fatto, neanche quando l’aveva costretto a firmare quel contratto. Kurt aveva ragione, avrebbe potuto rifiutarsi e trovare un’altra soluzione; la realtà era che non aveva voluto, lui voleva che fosse presente nella sua vita, sempre. Perché ormai non poteva farne a meno.
Sebastian sentì qualcosa poggiarsi deciso sul suo petto: Blaine stava premendo la sua mano con il fiore di carta sul suo torace. Lo guardò confuso, cercando una risposta nei suoi occhi cangianti che in quel momento sembravano verdi, speculari ai suoi.
Blaine si aprì in un piccolo sorriso ‘’Penso che dovremmo stipularne un altro, questo non è più attendibile.’’ Disse, indicando con un’occhiata l’origami.
‘’Cosa stai cercando di dirmi?’’
‘’Io non ti odio, Sebastian. Ti sto concedendo di mia spontanea volontà i diritti sulla mia persona. Sono tuo.’’
Sebastian schiuse le labbra ma Blaine non gli diede il tempo di dire niente, dopo un attimo di esitazione, si alzò sulle ginocchia, si avvicinò alla sua bocca e lo baciò. Modellò dolcemente le sue labbra a quelle di Sebastian, che erano esattamente come se le era immaginate, lisce, morbide e piene, nonostante sottili. Solo che c’era qualcosa che non andava, non c’era stata risposta da parte dell’autore, era rimasto immobile. Blaine si scostò dal suo viso, incontrando lo sguardo indecifrabile di Sebastian. Per la seconda volta in pochi minuti si sentì uno stupido, probabilmente aveva frainteso tutto e da li a poco Sebastian gli avrebbe detto che era stato tutto uno scherzo, che non era mai stato interessato a lui in quel senso. Stava per alzarsi, pronto a scappare da quell’ennesima delusione, quando sentì le dita di Sebastian avvolgersi intorno al suo polso; in un battito di ciglia si ritrovò tra le braccia dell’autore, la sua mano tra i capelli e la sua bocca a cercare avido le labbra di Blaine che non ebbe neanche il tempo di prendere aria. Si sentiva come qualcuno che è stato travolto improvvisamente da un’onda e si ritrova sott’acqua senza fiato, che arranca per uscirne fuori. Ma mentre si avvinghiava alle spalle di Sebastian, senza aria nei polmoni e il cuore che gli martellava impazzito nel petto, Blaine sarebbe anche morto su quelle labbra.
Continuarono a baciarsi, alternando la danza delle loro lingue a piccoli morsi o lievi carezze. Sembrava che tutto il loro mondo fosse racchiuso in quel bacio, tanto da non volersene separare. Ma quando entrambi sentirono l’esigenza di respirare, si staccarono a malincuore. Poggiarono le loro fronti l’una contro l’altra, con il fiato corto, ansanti. Sebastian cercò subito lo sguardo di Blaine che non glielo negò; poggiò i polpastrelli sul viso del moro e cominciò a carezzargli gli zigomi, il mento e poi le labbra rosse, avvertendo il suo dolce respiro sulle dita. Sorrise.
‘’Sei davvero mio ora.’’










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Strappatevi il cuore, seblainers!
Tiriamo tutte un sospiro di sollievo (sì, mi ci metto anch'io), finalmente! Questo capitolo è stato un parto, non tanto perchè è un capitolo felice (LOL), ma perchè un Sebastian così dolce non l'ho mai raccontato a mia memoria. E' stato faticoso, credetemi. Però insomma, il tutto è giustificato dal fatto che Sebastian innamorato di Blaine diventa un tontolone.
Qualche appunto sul capitolo:
Cosa sono gli speak easy? Allora, avete capito che la ff ha inizio nel 1927, siamo in pieno Proibizionismo americano; gli speak easy erano locali clandestini dove si poteva andare a bere alcool di contrabbando o prodotto dalle distillerie clandestine sorte in tutto il paese. Naturalmente io mi sono concessa alcune licenze al riguardo, infatti è facile che i coniugi Smythe abbiano delle bottiglie di liquore in casa (per ovvie loro esigenze), giustificate da me dal fatto che siano una famiglia estremamente benestante e possano permettersi di far entrare dentro casa dell'alcool senza avere troppi problemi. Prendetela cosi! 
L'ombrello! Sappiate che l'ombrello che Sebastian dona a Blaine è stato acquistato in una bottega precisa di Napoli, la bottega di Mario Talarico. Quindi se siete di Napoli o un giorno vi troverete a passare davanti a questo negozio, ricordatevi di me! Lol
Il bacio. Tredici capitoli per un bacio. Lo so, sono pessima. xD
Ok, basta così. Vi mando un abbraccio immenso a tutti voi che ancora ogni volta recensite e seguite questa storia, nonostante i miei più che sporadici aggiornamenti. Sappiate solo che mi sento in colpa. 
Ringrazio tutti ma soprattutto Mirma, che se non fosse per le sue minacce non andrei più avanti, e la mia dolcissima beta Black_eyes, sempre presente, alla quale dedico questo capitolo. <3 Lo so che il suo compleanno è stato due settimane fa, ma me lo ero ripromesso. lol 
Un bacione a tutti! Alla prossima e buona Seblaine Sunday! ;)
PS: Qui trovate il testo e la traduzione di 'Love for sale' di Cole Porter, quella che Blaine suona nel locale. 



zia cla

  
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