Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: fourty_seven    21/07/2013    1 recensioni
In un futuro molto lontano, su una Terra diversa da come la conosciamo oggi, un ragazzo, che vive in una enorme baraccopoli, sorta attorno ad una città, lotta contro il suo mondo per cambiare il proprio destino
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lentamente apro gli occhi, tutto ciò che vedo è luce, ovunque, accecante. Muovo gli occhi, poi la testa; ho male, ovunque; muovo le dita, so che sotto di esse vi è il suolo, ma non lo sento, non sento niente, non sento il rumore del mio respiro, il rumore delle Divoratrici che stanno arrivando. L’unica cosa che sento è il dolore, ovunque, in ogni osso, in ogni muscolo, persino gli occhi, accecati dalla luce, mi fanno male. Provo ad alzarmi, provo a muovere le braccia, ma non capisco se ci riesco; provo ad abbassare lo sguardo per vederle, ma c’è solo luce; stringo le dita, ma mi sembra che non succeda nulla. All’improvviso una sensazione nuova; un dolore diverso nasce dalla spalla sinistra, o almeno penso che sia la spalla, poi passa dalla parte destra del corpo e contemporaneamente nasce anche nelle gambe; provo di nuovo a muovere gli arti e la testa, ma non succede nulla. No, qualcosa cambia, comincio a sentire dei suoni, una voce forse, ma è incomprensibile, poi comincio a vedere qualcosa: due strane figure nere che si muovono. Poi finalmente tutto comincia a diventare nero, e con il buio il dolore scompare.
Dal nulla la prima cosa che emerge sono delle voci, prima solo come suoni confusi, poi acquisiscono senso: “Se anche si dovesse svegliare, ormai non avrebbe più possibilità”, poi svaniscono nel nulla, così come erano arrivate. In seguito qualcos’altro arriva: una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa nel nulla. Poi capisco: è il mio corpo; ciò che sento è il mio corpo! A poco a poco comincio ad uscire dal nulla. Apro gli occhi senza essere accecato; sopra di me vedo il soffitto di una stanza, sposto lo sguardo: da una parte vedo una parete, dall’altra una finestra da cui filtra poca luce. Sotto di me qualcosa di morbido, che abbraccia il mio corpo, però c’è qualcosa di strano, di sbagliato. Sento distintamente il materasso sotto la mia testa, sotto la spalla ed il braccio destro, sotto la gamba destra; ma non sento nulla dall’altra parte, è come se fosse sospesa nel vuoto. Abbasso lo sguardo, ma non vedo niente di anomalo, se non una fasciatura che ricopre la gamba sinistra dal ginocchio in giù, solo che non sento le bende toccare la pelle. Comincio ad essere spaventato. Provo ad alzare le braccia, ma solo il destro mi obbedisce con grande fatica, l’altro rimane immobile; cerco di muoverlo, ma non succede nulla, provo a stringere le dita, ma niente. Un terribile sospetto si insinua nella mente, ma cerco di scacciarlo. Riprovo a muovere il braccio, poi la gamba, ma non ottengo niente. Così faccio un ultimo tentativo: alzo il braccio destro, lo muovo sopra il mio corpo, poi lo piego e afferro il braccio sinistro. Sotto la mano destra lo sento distintamente, sento la stoffa del vestito, la morbidezza della pelle, ma dal braccio non provengono sensazioni, è come se non ci fosse, come se non fosse parte del mio corpo. Grido, grido per la paura, per la disperazione, grido mentre sento lacrime scorrere sulle guance. Poi qualcosa di scuro mi riempie la visuale e una mano comincia ad accarezzarmi la testa, mentre una voce dice qualcosa di incomprensibile.
Quando apro di nuovo gli occhi lo vedo seduto accanto a me. “Dimmi la verità” dico con un filo di voce, temendo la risposta. Senza guardarmi parla, nella sua voce la solita calma: “A parte le gambe rotte e una spalla slogata, l’unica cosa grave è il fatto che, come ti sei già accorto, tutta la parte sinistra del tuo corpo è paralizzata; non sappiamo se il danno è permanente, come sai di medici non ce ne sono qui, l’unico che siamo riusciti a procurarci è riuscito solo a ripulirti le ferite e darci un’idea generale delle tue condizioni, di più non ha potuto”. Anche se so cosa mi è successo, sentirlo dire da lui mi sembra ancora più terribile. “Quindi stai dicendo che...” inizio, “Che potresti non essere più in grado di alzarti da questo letto, almeno non con le tue gambe” conclude Franky, con la sua solita voce fredda e priva di emozioni, la voce necessaria ad un capo come lui. Sento che calde lacrime cominciano a scendere lungo le guance, me le strappo con rabbia, ma Franky fa una cosa che non mi sarei mai aspettato, mi prende la mano e la stringe: “Non c’è nulla di male nell’essere deboli, anzi ogni tanto piangere è l’unico modo per resistere a questo posto, l’unico modo per rimanere uomini”, poi si alza e in silenzio lascia la stanza.
Ogni giorno viene sempre qualcuno a trovarmi e a raccontarmi cosa succede fuori; proprio durante una di queste visite scopro che a salvarmi quel giorno era stato proprio Franky, che, con l’aiuto di due altri, ha attaccato gli Uomini Neri, però così per salvarmi ha condannato tutti.
Forse è il momento che spieghi un po’ di cose. Io vivo in una baraccopoli sorta accanto ad un enorme città secoli fa. Se all’epoca non vi era paragone fra la Città e le poche baracche dei disperati, che si trovavano sotto le sue mura; oggi la situazione è l’opposto: qualche centinaio di milione di Cittadini, contro qualche miliardo di disperati. La situazione è diventata così critica, che in Città hanno deciso di prendere drastiche soluzioni. Tra di esse vi sono quelli che noi chiamiamo Uomini Neri, il cui compito è quello di far sparire tutti coloro che non rispettano il coprifuoco, è per questo che gli abbiamo dato quel nome, si comportano come l’Uomo Nero, che si usa per fare spaventare i bambini. Le Divoratrici sono i loro mezzi di trasporto, le chiamiamo così perché chiunque vi entri non torna più. Ma questo è solo uno dei molti sistemi adottati per farci diminuire di numero. Ve ne sono molti altri, fra cui quello di rendere la nostra vita una vera lotta per la sopravvivenza, dal momento che il cibo viene distribuito solo una volta al mese e solo i più forti riescono a prenderne a sufficienza per sopravvivere; fortunatamente io appartengo ad una delle più forti bande di questo posto, quindi il cibo non manca mai.
Una mattina quando non c’è nessuno provo ad alzarmi, la sera prima un ragazzo mi ha portato quelle che dovrebbero essere stampelle; magari con quelle riesco a camminare. Né la spalla né la gamba, ancora utilizzabili, sono del tutto guarite;, ma non mi importa, ce la devo fare lo stesso. Piego il braccio destro, ma una fitta di dolore mi colpisce la spalla, la ignoro. Con grande fatica riesco a sollevarmi e appoggio le spalle al muro, poi riesco a mettermi seduto. Adesso arriva il difficile. Muovo lentamente la gamba destra fino ad appoggiarla a terra, poi con il braccio destro sposto l’altra. Afferro una stampella; usando solo questo e la gamba destra, provo ad alzarmi dal letto. Ci riesco, mi metto in piedi. Sì, posso farcela! Euforico ignoro i dolori di protesta che mi arrivano da tutto il corpo, che ha ancora sensibilità, e provo a camminare, per dimostrare di essere ancora sufficientemente forte per vivere qui. La cosa è complicata, però. Prima muovo la stampella in avanti, poi appoggiandomi solo su essa, ignorando il dolore alla spalla, faccio un piccolo salto in avanti, ma la gamba non regge il peso e cede. Cado in avanti, trascinato dalla parte morta del mio corpo; istintivamente porto in avanti le mani, ma una non mi risponde e l’altra è impacciata dalla stampella, così colpisco il pavimento con la faccia. Tra il grido di dolore e la botta della caduta faccio un frastuono infernale. Rimango fermo a terra con gli occhi chiusi, cercando di resiste al dolore, all’improvviso la porta della stanza si apre, solo che sono caduto dandole le spalle, così non vedo chi è entrato; però dalla sua voce capisco che è Tauros, il braccio destro di Franky, un essere tutto muscoli e molto intelligente. “Jack, cosa diavolo stai facendo?”, poi delicatamente mi solleva e mi rimette sul letto; “Sei impazzito? Ti avevamo detto che per almeno un mese saresti dovuto rimanere a letto, e tu dopo appena una settimana provi a camminare?”, mi guarda e capisco che ha capito perché lo ho fatto. “Non devi dimostrare che sei forte, che sei ancora in grado di cavartela da solo, nessuno tra noi ti considererà mai un peso e nessuno ti abbandonerà mai” dice, “Lo so, lo so, ma io mo sento inutile, non sono più degno di vivere, chiunque altro là fuori morirebbe se si trovasse nelle mie stesse condizioni” ribatto, “Sì ha ragione, chiunque nelle tue condizioni sarebbe morto, chiunque non appartenga a questa famiglia; qui le cose sono diverse, e lo sai bene”, detto questo esce. La sera sul tardi Franky torna a farmi visita; si siede sul letto in silenzio, poi mi guarda; sembra stanco, anzi no, sembra sconfitto. Prima che lui dica qualcosa, inizio a parlare, “So perché sei qui, mi dispiace per quello che ho fatto, è stata una stupidata e non ci...”, “Jack è finita”, “Cosa, cos’è finito?”, non mi risponde, continua a fissare la finestra di fronte a sé. Il silenzio rimane fra noi per diversi minuti, poi parla ancora: “Quando tuo padre fu portato via, poco tempo prima che tu nascessi, mi fece fare una promessa”, si interrompe, non è la prima volta che mi parla di mio padre, ma non ha mai usato un tono così serio, “Gli promisi che avrei difeso la sua famiglia ad ogni costo, soprattutto te, che eri la sua speranza. Tuo padre era tutto per me, un amico, un fratello; mi aveva salvato la vita innumerevoli volte, mentre io non sono riuscito a salvarlo; l’hanno portato via davanti ai miei occhi e non ho potuto fare nulla per difenderlo, all’epoca il capo di questa banda era un uomo troppo codardo per difendere i suoi uomini”, si volta a guardarmi, è la prima volta che mi parla di questo, “Non sono venuto a rimproverarti Jack; so perché lo hai fatto e ti capisco, proprio per questo, o meglio anche per questo, lascio a te la scelta tra rimanere qui, o andare con loro. Sappi che ognuno di noi e disposto a dare la vita per te, e credo che te lo dimostreremo questa notte, dal momento che, per qualche ragione, hanno deciso di averti a tutti i costi”. Rimango in silenzio, sorpreso da quello che ha detto, ne capisco il motivo. “Se non volessi andare? Hai detto che mi proteggereste a costo della vita, cosa inutile, perché  da quello che ho capito loro sono più forti”, “Ogni notte ne arrivano sempre di più, e io non ho abbastanza uomini per proteggerti”, “Inoltre anche se tu riuscissi ad impedire che mi prendano, il mio futuro sarebbe rimanere in questo letto, incapace di fare tutto, cosa che non posso accettare. Se mi consegnassi a loro, cosa succederebbe”, “Hanno dimostrato che tu gli interessi; è già capitato che una preda gli sfuggisse, ma non hanno mai insistito tanto come con te. Quindi posso immaginare che ti riserverebbero un trattamento speciale, magari potrebbero addirittura guariti, per loro curare una paralisi e facile come curare un raffreddore, poi penso che ti lasceranno andare”, rimango stupido da queste parole, “Cosa? Nessuno torna, una volta preso”, “Non è del tutto vero, non ti sei mai chiesto perché a volte di impedisco di venire con me?”, “Certo, un giorno ho chiesto spiegazioni a Tauros, mi ha detto che potrò saperlo solo quando sarò pronto, ma non capito cosa intendesse”, “Beh, diciamo che andare con loro è un modo per scoprilo. Comunque se ti sto facendo questa proposta è perché sono sicuro che non ti succederà nulla” conclude. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo,  “Non ho scelta” dico “Il mio destino è segnato in ogni caso”.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: fourty_seven