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Autore: gemellinebirikine    01/02/2008    13 recensioni
Chiunque è come la luna e ha una parte che non viene mostrata a nessuno.
Siamo Draco Malfoy e Blaise Zabini, le dimostrazioni pratiche di questa teoria.
Non provate a giudicarci. i vostri sforzi sarebbero vani. Non c'è un secondo fine alle nostre azioni. Facciamo tutto per un semplice motivo: ci va'. E non state a cercare di farci cambiare o di punirci in qualche modo, care ragazze, perchè lo sappiamo che ci morite dietro per come siamo e verreste a letto con noi in ogni caso. E la nostra scommessa ve lo dimostrerà...
Noi invece siamo Rio e Rivoltella J nella nostra prima storia insieme...fateci sapere che ne pensate!
Genere: Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti! Siamo Rivoltella J e Rio, è la nostra prima fic insieme e questo sarà un pepato capitolo da leggere dalla prima all’ultima riga! Diteci che ne pensate!!! Un bacione amorini!
 
 
 
 



- Lumos.-
La luce fioca di una candela si accese timida, tremante, debole, quasi a rispecchiare ciò che aleggiava silenzioso in quella stanza, quasi a imprimere ancor di più i sentimenti che si vivevano all’interno di quella camera, fantasmi di una realtà che prendeva forma lenta.
La piccola fonte di calore illuminava una stanza altrimenti avvolta nel profondo buio, fredda, impersonale, rigorosa, lasciando intravedere i mobili spartani e i colori freddi che regnavano sovrani tra quelle pareti di pietra nuda.
La porta venne richiusa velocemente, sigillata alla svelta con un altro incantesimo, affinché nessuno entrasse a disturbare l’eterea quiete del luogo, al fine di nascondere quell’incontro proibito, da censurare, da celare fedelmente, con lo scopo di tarpare le ali ad un amore che stava per prendere vita, per essere plasmato.
Un fruscio sbarazzino, appena accennato, di lenzuola spostate e gemiti silenziosi rompevano un silenzio immacolato, ermetico, in fibrillazione, un mutismo improvvisato che presto sarebbe diventato voce, che sarebbe scoppiato d’ardore riscaldando l’ambiente tetro.
Un ragazzo e una ragazza si guardavano intensamente negli occhi birichini, stringendosi le mani e scambiandosi fuggevoli sorrisi sulle labbra che si sfioravano con lentezza estenuante, magnetica, struggente.
Le spalle di lui, coperte solo dalla camicia bianca sottile, parte della rigorosa divisa scolastica, limpido velo candido ad avvolgere una finta purezza, erano ricurve su lei, quasi a volerla rapire al resto del mondo. Una mano esile era poggiata delicata all’altezza del cuore palpitante, palmo femminile che riscaldava quel lembo di petto possente, quel nuovo terreno sconfinato da scoprire, quel paradiso terreno da occupare prepotentemente.
Un corpo longilineo era incollato all’alta figura maschile, corpo che vibrava dalla gioia, corpo che pizzicava per l’ardore, corpo tremante di paura ingorda.

Con un moto continuo di baci, un vortice lento che ti risucchia piano, il mare dei ricordi più salato, la giovane lo fece distendere sul letto, risalendo lenta su di lui, strusciandosi sinuosamente sulla pelle vivida.
La testa regolare poggiata sul cuscino morbido, i corti capelli aurei immersi in quella coltre bianca, il viso stuzzicato da lucenti boccoli dorati che ricadevano naturali su quel viso rilassato.
Dita fredde partivano per un viaggio ignoto, inconsapevoli esploratori di un continente nuovo, a sondare un tenero volto delicato, spostando una ciocca di lunghi capelli che intralciavano lo sguardo penetrante, mano vogliosa di accarezzare una guancia tinta di rosa, imperlata docilmente da un rosso loquace, espressione sincera di uno stato d’animo scottante.

La docile fanciulla sobbalzò impercettibilmente sentendo la complice speculare, pioniera in avanscoperta, scivolarle incorruttibile lungo la spina dorsale, via via sempre più sicura di quei territori selvaggi, navigatore esperto di un’avventura che stava raggiungendo l’apice del piacere. Sotto il maglione blu pesante, che la soffocava, il palmo rigido di quello studente passeggiava irrequieto, libero, sconfinando.
Gli occhi a sigillare un’immagine eterna, troppo preziosa per perderla nell’oceano infinito dei ricordi, troppo rara per sprecarla, troppo essenziale per sostituirla ad altri momenti simili, intensi, rari.
Ancora non riusciva a crederci, non si capacitava dell’immensa fortuna che aveva, dello spazio di mondo che occupava con quel ragazzo.
L’imprevedibilità di quel soggetto era ormai il suo pane quotidiano, un ragazzo, uno specchio.

La sua immagine si rifletteva su quella lastra di ghiaccio e modellava mille personalità diverse, mantenendo l’anima immatura di un bimbo intrappolato in un corpo di uomo.
Non si era mai mostrato così agli altri, solo con lei era diverso, forse.

Facile sogghignare per i corridoi, ridere con gli amici sfrontati, dominando dall’alto una realtà finta, menzognera, falsa, che ti fa sentire solo un superfluo contorno al suo cospetto.
Troppo semplice guardarlo da lontano, spiare ogni suo singolo movimento, crederlo irraggiungibile, stella troppo lontana di un cielo sconfinato, terso, immenso.
L’immagine che prendeva vita in quella scena era quella di un ragazzo dolce, premuroso, accurato, una persona sensibile che non si fa sfuggire niente di chi ama, che coglie gli stati d’animo al volo, senza aver paura di sembrare inadatto.
Unicamente con lei assumeva quella maschera dettagliata, recitava silenzioso la parte del principe perfetto, reagendo a comando, abbandonandosi ad istinti veri, spesso mentendo a se stesso, ricercando quell’amore di cui necessitava disperatamente.
- Ma tu sei reale o solo un sogno che quando aprirò gli occhi svanirà?-

Avere paura di perdere una persona è ciò che può masticare di più l’anima, che può renderti schiavo di un sentimento, forse illusione, che ti fa vedere le cose a modo tuo, anche se magari ti stai solo autoconvincendo.
- Apri gli occhi, Luna.-

Come suonava bene quel nome, pronuncia sbagliata di un presente che si stava delineando.
- No.-

Il timore si traduceva in una semplice sillaba gelata, in due lettere che insieme marcavano le linee di un terrore profondo, quando non si vuole osservare oggettivamente la realtà.
- Perché?-

Finta ingenuità, finto stupore, finta verità, quando si sa di essere il perno sul quale gira la vita di un’altra persona.
Quella sicurezza in più che ti fa camminare a testa alta in qualunque situazione.
- Potresti non esserci più…-

Facile parlare al vento, lasciare che le nostre parole danzino una melodia lenta e scombinata, facile parlare così.
Ma esprimere la bufera che nel nostro cuore si anima è tutt’altra cosa, sputare la realtà nuda e cruda al cospetto della persona che si ama è un arduo compito.
Ripetendole di aprire gli occhi, sussurrandoglielo dolcemente, come uno spiffero che ti fa rabbrividire, come un segreto da non rivelare, come una realtà da non scoprire, la stringeva dolcemente a sè.
Luna percepiva la dolcezza di quelle parole e, allo stesso tempo, la passione che scatenava in lei quel corpo, che continuava imperterrito a toccarla convulsamente, a sfiorare la sua voglia di possederlo.
Come ridestata da un sonno profondo, scansando dall’incredulità un sogno troppo bello per essere vero, un po’ malinconica per la certezza di perdere quei frammenti d’infinito, aprì gli occhi e…lui era lì, era reale, era con lei.
Un etereo sorriso le si dipinse in volto, capolavoro di un sapiente maestro di bottega che gingillava la sua arte senza paura di ostentarla.
- Ehi, Luna…ma tu sei qui per me?-

Spesso gli angeli cadono dal cielo per salvare un povero diavolo, per condurlo nella retta via.
- Ehi, Draco,- rispose con lo stesso tono, divertita da quella domanda che le faceva ogni volta, -ma tu la smetterai mai di farmi domande assurde?-

Stava ancora sognando o era realtà?
Poco importava ormai, quando si è ubriachi di vita non ci si accorge della linea sottile che si respira tra finzione e realtà.
Draco Lucius Malfoy, l’algido Principe dei Serpeverde, l’incontrastato Dio del Sesso dell’intera Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, quella sera stava semplicemente decorando la vita di quella giovane strega innamorata.
- Hm…- fece il biondo fintamente pensoso, prima di scoccarle un’occhiatina maliziosa proponendole qualcosa di insolito: - non so…forse quando faremo la doccia insieme…-

Scoccata la freccia precisa, quella che dall’arco giunge dritta al cuore della vittima prescelta.
Luna arrossì violentemente e, sollevatasi di scatto dal petto scolpito di lui, a cui era accoccolata amorevolmente, lo spinse appena per una spalla, imbarazzata. – Draco!-
- Cosa? Non avrai pensato che volessi…- si interruppe, vedendo il solito sguardo stranito della ragazza, scuotendo la testa. – Ah…Luna, Luna…- sospirò, tornando a baciarle la fronte, - se accadrà, sarà perché l’avremo voluto entrambi.-

Le bugie spesso pattinano lisce sulla lingua di un uomo e volano leggiadre fuori dalle sue labbra, fulgide, veloci, senza rancore.
- Tu mi sorprendi ogni volta di più. Non ti credevo così.-

Aveva paura di certe emozioni, temeva di non essere all’altezza del bagaglio di vita che lui pesantemente trascinava dietro sé, era terrorizzata dalle sue voglie, troppo vicine a lei, ma così lontane dal realizzarle.
- Non dirmi che ti soffermi alle apparenze anche tu come gli altri.- disse, scostandosi da lei, alzandosi dal letto e fissando un punto indefinito nel vuoto. – Credevo fossi diversa da loro, che guardassi le persone senza tener conto dei pregiudizi che senti in giro…-

Stava ricorrendo all’arte più subdola, alla guerra psicologica più cruenta, che l’avrebbe proclamato vincitore indiscusso una volta di più.
- No, Draco, non è così, solo…ecco…io…- replicò, levandosi in piedi a sua volta, raggiungendolo, cingendogli il braccio rigido sul fianco.
- Non perdere tempo a inventare scuse.-

Proseguiva quella lenta dissidia, imperterrito, voleva ottenere “quel” bottino, ingordo goloso sbarazzino.
- Sarebbe la mia prima volta.- alitò d’un fiato.

Verità troppo amara, realtà troppo sbagliata, rivelazione fatale.
- Cosa?!- si stupì l’altro.

Girandosi su se stesso scostò la giovane ragazza, passando la mano venosa tra i lucenti capelli biondi, prostrando il suo sguardo ad una visione distorta della realtà che invece lui voleva.
- Hai capito.-

La rassegnazione era tanta, convinzione di una vita, ora penitenza.
- Vuoi farmi credere che una ragazza bella e dolce come te non ha mai…-

Cosa avrebbe ottenuto con quelle insane moine?
Forse troppo, forse niente.
Probabilmente sarebbe riuscito a sciupare il fiore più profumato della sua giovane età.
- No.- lo interruppe, abbassando lo sguardo e dandogli le spalle.

L’aveva detto, raccontato, rivelato, si era messa a nudo, spogliata la sua anima, svelato il suo segreto.
Certamente uno come lui non era pronto a certe realtà, ad essere il frutto del peccato di una giovane donna che vuole scoprire certi sentieri.
Avrebbe voluto interrompere la relazione, così nuova, così bella, così inebriante, sebbene segreta, oppure avrebbe potuto arrabbiarsi per non aver saputo prima quel particolare ingombrante.
- Io non la penso come gli altri, Draco, solo che…il discorso mi innervosisce, ecco.- si sentì in dovere di giustificarsi, - non volevo che ti arrabbiassi…-

Arrampicata su quello specchio scorgeva l’immagine del suo amato, il riflesso più denso, l’irrealtà più pura.
- Non sono arrabbiato.- Conciso, tagliente, meschino.
- Davvero?- Insicura, incerta, sola.
- Piccola, - le sussurrò all’orecchio, tornando ad abbracciarla da dietro, - Scusa…non dovevo reagire così…-

Non poteva lasciarsi scappare l’occasione di farla sua, avrebbe combattuto per lei, per quella causa.
Luna si voltò nel suo abbraccio, stupita dalle scuse del “suo” ragazzo, o quello che definiva tale nella sua testa, nel suo cuore, nella sua anima.

Come suona bene… pensò inconsciamente.
- No, sono stata sciocca io. Avrei dovuto dirtelo prima senza farti credere che fosse per via di quello che la gente…-

Ancora giustificazioni, ancora sfregava le unghie su quella rigida superficie trasparente, abbarbicata come non mai per paura di perdere quell’altura così arduamente conquistata.
- Shhh…- la zittì con un tenero bacio, - non devi spiegarmi niente, ok?-

La mandibola stretta, contrita, dura dopo quelle poche parole.
Il suo cervello stava macinando una scappatoia, un presagio, un barlume di speranza per uscire indenne da quella situazione, per liquidarla senza rimorso, senza rancori.
- Ok…-

Mille paure si appollaiavano nel suo cervello, larve sanguinarie a prosciugare una passata sicurezza, spettri di un passato pulito che stavano svolazzando selvaggi.
Gli cercò lei le labbra, stavolta, e mentre giocavano, baciando sorrisi accennati, pochi sinceri, molti mascherati, prese la sua decisione.
Aveva sempre sognato che la sua prima volta sarebbe stata con qualcuno che l’avrebbe fatta sentire una principessa, donandole attenzioni, tenerezze, sorrisi… e Draco era il suo principe, Draco l’aveva accolta, sebbene in silenzio, nonostante l’esclusività di quel rapporto.
La faceva sentire felice, appagata, desiderata, una fila interminabile di scarlatte visioni, che col tempo sarebbero scomparse come un alone caldo sul vetro pallido, lasciando l’orma di un passato passaggio.
Quando era con lui, i suoi freni inibitori perdevano di consistenza, si premeva sull’acceleratore e si bruciavano tappe.
Guardando quegli occhi di un grigio tempesta che le rimescolavano il sangue nelle vene, le paure negli occhi, i dubbi nella testa, anche i pensieri più amari scomparivano in una coltre di fumo nero.
Sì, confermò a se stessa, sarà lui il primo. Si, perché sento già qualcosa di molto importante per lui.
- Draco…- sibilò rauca, la voce non usciva, quasi un presagio per gridarle piano che sbagliava. Prendendo coraggio face evadere il primo bottone della camicia “di forza” di lui, quello vicino al colletto, dalla sua asola.
- Qualcosa non va’?- chiese, studiando il suo volto, lasciandola fare, certo dei suoi prossimi movimenti.
- Mi chiedevo…quella doccia…sì, insomma…se…fosse ancora…disponibile…-

Se stava sbagliando non le importava, se in poco più di un istante avrebbe bruciato un tesoro, non le interessava, se stesse barcollando nel buio, beh, prima o poi doveva pur farlo.
Meglio adesso e con lui.
Il bel biondo le sollevò il viso fra indice e pollice e storse un angolo della bocca all’insù, come il bambino viziato che ottiene la tanto bramata caramella.
- Tutte le volte che vorrai, piccola.-

Bugiardo fino all’ultimo, sporco nell’anima, convincendosi di volerle bene, in fondo, solo per non far apparire quella scena maledettamente volgare.
Ecco, l’ultimo bottone, l’ultimo frammento che lo legava all’attesa, di lì a poco avrebbe “consumato” quella spiacevole realtà, vorticosa cospiratrice del suo malato cervello.
Luna, tremando, scostò i lembi della camicia che profumava così intensamente di lui, inebriandosi di quella fragranza fino a sentir la testa girare, vorticare in un mare di insicurezze, mentre i palmi delle sue mani scorrevano sulla pelle liscia del ragazzo per liberarlo, dal torace, alle larghe spalle, sino a metà schiena, tracciando dolci scarabocchi immaginari su una pelle da baciare.
Draco, che aveva tolto le mani dai fianchi della ragazza giusto il tempo necessario per permetterle di sfilargli il candido indumento, senza smettere di torturarle la linea perfetta del collo di baci, iniziò a sollevarle il maglione, dal basso verso l’alto, con studiata lentezza, muovendo piccoli passi verso la stanza da bagno, trascinandola con sé in quell’amara finzione.
Arrivati lì, chiuse la bocca della biondina in un bacio profondo, con le lingue che lottavano, che pretendevano la supremazia di quel territorio incavato nel loro viso, attirandola sotto la doccia, facendola sobbalzare e ridere, facendola giocare con l’irrealtà della situazione, quando un pioggia d’acqua fredda iniziò a cadere dall’alto su di loro.
La ragazza, in un impeto di coraggio, cominciò a slacciarsi impacciata i bottoni della camicetta, rivelando centimetro per centimetro quella pelle ancora sconosciuta alla passione, timida ai suoi occhi.
Quando fu del tutto aperta, il sovrano bugiardo chinò la testa sul suo seno, coperto ancora dal reggiseno rosa di pizzo, facendole sentire le gambe e i nervi cedere per la troppa emozione.
Merlino…il Dio del Sesso…è proprio vero…

Pensieri sconnessi di bambina che cresce, riflessi malandati, fatti di favole e segreti, fatti di timidi sospiri che canticchiavano ora liberi, segregati per troppo tempo all’ombra dell’attesa.
La lava incandescente scorreva a fiumi su di loro, rendendo ancora più bollente la passione tra i due.
Di nuovo, Luna aveva l’impressione che i vestiti fossero solo d’intralcio, ovunque le posasse le mani, sentiva la pelle ardere.
Ma quando Draco infilò la mano sotto la sua gonna, non fu più sicura di niente.
I mille dubbi che aveva scacciato prima, riaffiorarono nella sua mente, la convinzione che si era imposta era crollata come un castello di carte al soffiare del vento, come pedine instabili sospinte.
- Draco…-

Doveva fermarsi al più presto, subito o non ci sarebbe stato scampo.
Avrebbe avuto rimorsi perenni.
Il bel biondo mugugnò qualcosa di incomprensibile, troppo occupato a morderle sensualmente il lobo di un orecchio e a lambirlo poi con la lingua.
- Draco!- lo richiamò un tantino più decisa, posandogli le mani sulle spalle infuocate.
- Che c’è?- riuscì ad articolare, prima di impossessarsi delle sue labbra.
- Non… io non…-

Per l’amor del cielo!
Avesse continuato a toccarla e baciarla in quel modo non sarebbe più riuscita a parlare per sempre, muta protagonista della sua indesiderata prima volta.
- Non mi sento ancora pronta per questo, Draco…-

Le sue parole si amalgamarono al bollore che scendeva incontrastato su di loro, unico calore che li univa ancora.
- Ok, non ti…COSA?!-

La voglia ormai era troppa per finire lì la partita.
Draco alzò prontamente il capo per guardarla negli occhi, cercando di convincerla come prima, abile seduttore bugiardo, avido del suo tornaconto giornaliero.
Luna notò il cambiamento di qualcosa nel suo sguardo e si preoccupò follemente.

La tentazione di tacere e procedere controvoglia era tanta ma quel briciolo di buonsenso che le ora rimasto lottava prepotentemente con l’incoscienza, vincendo anche se di poco.
Non era più quello di prima, ora i suoi occhi sembravano lame affilate.
- Mi dispiace…io proprio non me la sento…- piagnucolò, a un passo dalle lacrime, con i singhiozzi che le maturavano tristi in gola, tradendosi con un singulto, mentre riagganciava il reggiseno, - mi dispiace Draco.-

Corse via, riprendendosi il mantello dal letto del Serpeverde, sparendo nella coltre di vapore.
Merda…pensò il ragazzo, solo quest’inutile esclamazione riuscì a produrre quella persona troppo insensibile, troppo eccitata, troppo superficiale.

Non l’avrebbe fermata, non l’avrebbe rincorsa, non l’avrebbe rassicurata.
L’avrebbe lasciata andare, facendola sprofondare nei suoi sensi di colpa, facendola sentire spoglia nell’anima, inutile pedina di una scacchiera con troppe regine.




- ‘sera, biondo.-

Merda due volte!!! Ci mancava anche quel bastardo di Blaise!
- Da dove fuggiva quella svampita della Lovegood?- disse Blaise Zabini, entrando con un ghigno strafottente stampato in faccia e accomodandosi indesideratamente sulla poltrona argento brillante del suo migliore amico.
- Era di passaggio. Mi ha lasciato degli appunti.- Si, anatomia femminile, ecco la materia preferita della Serpe.
- Tutta bagnata e mezza nuda?!- insinuò quello con viso angelico, alludendo a molto più del pronunciabile.
- Fottiti, Blaise.- gli intimò, asciugandosi con un incantesimo e rivestendosi, coprendo prontamente il basso ventre per paura di essere giudicato, per non farsi vedere eccitato, per l’orrore di essere andato in bianco.
- Beh, ti dirò, Dray, se lo facessi arriverei fino in fondo, IO. TU, invece…-

Tagliente come le lame di un condottiero esperto, pronto ad affondare l’ultimo colpo sul nemico morente.
- Ehi, non una parola di più! Ci avrei scommesso le palle che quella me l’avrebbe data…è una Ravenclaw, cazzo! Sanno solo tenere le gambe aperte!-

Ecco il vero lato di Draco, o forse, questa era solo una sfaccettatura del suo essere, uno dei tanti  riflessi dello specchio.
- A quanto pare quando vedono te le chiudono. Le serrano. Le sprangano. Le sigillano…-

Carino come sempre, confortante, incoraggiante, il migliore amico che si possa desiderare.
- Vaffanculo, bastardo, hai reso l’idea! Ma sparati…-

Perfetto connubio tra l’arte di fingere e la dote di essere se stessi solo con se stessi.
- Sai, dovresti fare sesso più spesso.- sghignazzò prepotentemente, burlandosi di un Malfoy ancora evidentemente arrapato.
- Vuoi morire giovane, Blaise?!-

La lingua che prima aveva scavalcato certe vette, adesso si preparava a schernire possentemente.
- E chi dovrebbe uccidermi?! Tu forse?! Vorresti farmi credere che sapresti fare centro ogni tanto?!-

Certi tocchi da maestro avevano il potere di stregare una mente cinica, calcolatrice, metodica come quella del biondo Slytherin.
- Ti ammazzo, cazzo, ti ammazzo!- disse arrivatogli a un palmo dal viso. Prendendolo per il bavero della camicia, sibilò: - Da quelle isteriche appiccicose di Hufflepuff a quelle arrapate di Ravenclaw, passando per le Slytherin più stronze e sofisticate alle ninfomani insaziabili di Gryffindor, io posso farmi chiunque in questa cazzo di scuola, chiaro, Blaise?!-

Premuto il suo tasto debole, toccato il nervo scoperto, scalfita un’autostima epocale.
- Ne sei proprio sicuro?-

Il fulmine che intercettò gli occhi di Blaise fu premonitore di una tempesta su larga scala, un tornado che avrebbe scoperchiato miriadi di case, che sarebbe approdato in vari porti.
- Ne dubiti?-

Con una rimonta spavalda, si preparava ad attaccare più poderosamente di prima.
- Oh sì, vedendo il due di picche che ti sei beccato…-

Sebbene il compare fosse forte, lui lo era di più al momento.
- Mi sono beccato l’unica Corvonero illibata della scuola!- masticò tra i denti, linciandolo con lo sguardo assatanato.
- Ecco spiegato l’arcano…-

Botta e risposta, un taglia e cuci degno delle migliori sarte.
- Che diavolo hai in mente, Blaise? Dillo, falla finita, poi esci da questa stanza e impiccati!-

Parlava con un linguaggio scurrile e incisivo, a dispetto della rigida educazione ricevuta.
- Scommettiamo che riesco a farmi più ragazze di te in un certo limite di tempo, Dio del Sesso?-
Una sfida.

Un’amara sfida.
Un’appetitosa sfida.
Un lampo attraversò gli occhi cobalto del moro, dando al suo viso una connotazione diabolica.
Era una vera e propria sfida.
Un ghigno si impossessò della labbra perfette del biondo, serrate ora nel sorriso più goliardico, più ardito, più sfrontato.
- Che ci scommettiamo? I soliti sporchi galeoni? Troppo facile a mio parere…-

Il premio in palio era la breccia più succulenta.
- Chi perde darà un bacio allo Sfregiato, in Sala Grande.-

Ecco servito il piatto del giorno: pane, Sfregiato e tanta voglia di sbaciucchiarselo.
- Di fronte a tutti?-

Accattivante, prorompente, eccitante.
- Di fronte a tutti.-

Patti chiari, brutta figura lunga, memorabile, sarebbe passata alla storia.
I due si strinsero la mano felini.
Era fatta.
Si dia inizio alle danze.

 
 
 
Spazio autrici:
Rivoltella j e Rio unite da una fantastica amicizia!!! E chi ci fermerà più!!! Beh, piaciuto il primo chappy?! Vi avvisiamo che in questa nostra ficcy i colpi di scena non mancheranno e che, avendo una long-fic all’attivo entrambe, non sappiamo ogni quanto tempo riusciremo ad aggiornare…però  abbiamo già in testa il secondo chap e questo, visto il nostro carattere, è già tanto…! Fateci sapere cosa pensate di questa pazzia, ogni commento è ben accetto! Baci, Rio & Rivoltella J

 

  
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