2 – La prima volta
non si scorda mai
Il giorno dopo, alle dieci circa del mattino, la dott.ssa
Elvira Galimberti faceva il suo ingresso nei cancelli di Konoha. Qualche
lettore, a questo punto, potrebbe chiedersi come avesse fatto ad arrivarci, dal
momento che, in effetti, questo villaggio non è segnato su alcuna delle carte
geografiche a noi note.
Tuttavia esiste una risposta
perfettamente logica a questa domanda.
Infatti le er@ ba$t@to @##?^|| $35/&%%% §[°## €€$ ^’’(“!
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per raggiungere senza problemi il Villaggio della Foglia. Ora
che avete tutti chiaro come avesse fatto la dottoressa a giungere a
destinazione, torniamo ad occuparci del suo arrivo. Dunque, appena entrata al
villaggio, Elvira si ritrovò in mezzo ad una strada polverosa. Il luogo, di
primo acchito, non le fece una grande impressione: era sporco e poco moderno,
praticamente da terzo mondo. Sembrava del tutto privo delle infrastrutture
fondamentali, e oltretutto poco igienico.
La dottoressa annotò questa nota di demerito sul proprio
taccuino.
“Luogo inadatto all’educazione e al sano sviluppo
psicofisico” fu l’inesorabile stroncatura. Ciò fatto, si guardò intorno alla
ricerca di qualcuno da interrogare, e fu fortunata: infatti le stavano venendo
incontro tre ragazzini che vociavano e saltellavano eccitati. Pareva che
stessero festeggiando qualcosa.
-
Salve,
bambini! – li salutò gentile, sfoderando un sorriso a trentadue denti. Finti,
perché portava la dentiera. – Avreste un momento per me?
-
Chi
è ‘sta befana? – chiese scorbutico uno dei tre, un ragazzino tappetto e
biondino, ma la ragazza accanto gli rifilò una gomitata sotto lo sterno e lo
zittì.
“Maleducazione imperante” annotò scandalizzata Elvira sul
solito taccuino.
-
Dipende.
– chiese il terzo ragazzo, dall’aria ombrosa. – Che vuole da noi?
-
Oh,
solo parlarvi un momento. Sto facendo una… un’intervista.
-
Per
chi? – chiese il biondino, improvvisamente eccitato.
-
Per
Il biondino lanciò un’occhiata
diffidente, poi si consultò con gli altri due. Decisero che sì, avrebbero
potuto rispondere a qualche domanda. La dottoressa tirò un sospiro di sollievo.
-
Dunque,
innanzitutto dovete darmi i vostri nomi e le vostre età.
-
Sasuke
Uchiha, 12 anni.
-
Sakura
Haruno, 12 anni.
-
Si
segni questo nome, perché dovrà ricordarselo… vedrà che un giorno… N-A-R-U-T-O
U-Z-U-M-A-K-I! Chiaro? Naruto, N come Napoli, A come…
La dottoressa scosse il taccuino spazientita:
-
L’età,
Naruto.
Il ragazzo abbassò la testa, privato del suo entusiasmo:
-
12
anni anch’io.
-
Bene,
ragazzi, adesso dovreste portarmi un’autorizzazione dei vostri genitori, perché
possa trattare i vostri dati.
-
Io
sono orfano. – dichiarò Naruto.
-
Orfano.
– fece eco Sasuke.
-
Io
ho una mamma, ma non l’ha vista mai nessuno. Sta sempre chiusa in casa. Nemmeno
io sono sicura di che faccia abbia. – disse Sakura con un risolino imbarazzato.
– Quindi è come se fossi orfana anch’io. – concluse.
Non amava essere da meno dei suoi compagni di squadra.
Elvira li osservò a lungo con aria compassionevole. Quei
poveri piccoli dovevano averne passate proprio tante.
-
Mi
dispiace, ragazzi… è davvero terribile… ma, avrete un tutore, giusto?
I tre si guardarono dubbiosi.
-
Qualcuno che si occupa di voi. – spiegò la dottoressa con una
punta di irritazione, dopo aver aggiunto “Povertà lessicale” alla lista delle
note negative.
-
Ah!
Ecco, c’è il maestro Kakashi – disse Naruto, grattandosi la testa – ma se lo
chiamiamo adesso quello non si presenta prima di due ore, quindi…
Elvira fece spallucce. Pazienza, in nome del bene di quegli
adorabili angioletti avrebbe fatto uno strappo alla regola e avrebbe rinunciato
alle autorizzazioni. Tanto nessuno le controllava mai.
-
D’accordo,
cominciamo la nostra conversazione. – cercò di mostrarsi il più affabile e
disponibile che poteva. – Innanzitutto, voi tre andate a scuola, giusto?
-
Scherza?
– inorridì Naruto.
-
Siamo
già diplomati. – dichiarò orgogliosa Sakura.
-
Davvero?
Alla vostra età? – la dottoressa fu piacevolmente sorpresa.
Annotò: “Bambini incredibilmente precoci.”
-
Allora
dovete essere dei piccoli geni!
Sakura arrossì e chinò la testa. Naruto, invece, scoppiò a
ridere:
-
Genio,
io? Eh eh, non proprio, beh… in realtà all’inizio ero pure stato bocciato, poi
ho picchiato il maestro Mizuki e allora…
-
TI
HANNO PROMOSSO PERCHE’ HAI PICCHIATO UN MAESTRO?!?
“Bambini incredibilmente precoci.
TOTALE MANCANZA DI RISPETTO PER L’AUTORITÀ”
-
Lui
aveva cercato di uccidermi! – protestò Naruto, offeso.
“Bambini incredibilmente precoci.
TOTALE MANCANZA DI RISPETTO PER L’AUTORITÀ E USO
DELLE PUNIZIONI CORPORALI A SCUOLA!”
La dottoressa già fremeva di rabbia. Decise di cambiare
argomento o si sarebbe infuriata sul serio. Forse quei bambini erano ancora
recuperabili. Diede un’occhiata al biondino, che le rispose con uno sguardo
ebete.
Inutile farsi troppe illusioni.
-
Bene,
adesso parlatemi… dei vostri sogni, delle vostre aspirazioni, di quello che
volete fare da grandi! Chi comincia?
Naruto alzò prontamente la mano.
-
Nessuno?-
chiese la dottoressa con il suo solito, largo sorriso.
Naruto alzò entrambe le mani.
-
PROPRIO
NESSUNO? – insisté Elvira.
Naruto prese ad agitare le braccia furiosamente, saltando su
e giù e gridando “IO, IO!”. La dottoressa si arrese con un sospiro:
-
Dì
pure, Naruto.
-
Io
da grande voglio diventare una persona importante e rispettata, cosicché tutti
riconosceranno il mio valore e verranno da me a chiedermi aiuto!
-
Oh!
– esclamò stupita la dottoressa. Da quel monello non si sarebbe mai aspettata
un obiettivo più ambizioso di, che so?, diventare campione regionale di sputi.
– Allora abbiamo un collega! E sai già quale facoltà di medicina frequenterai?
-
Cosa?
– chiese Naruto, strizzando gli occhi – Chi le ha detto che voglio diventare
medico? Per quello basta e avanza nonna Tsunade!
-
Oh!
Allora avvocato?
-
Ma
no!
-
Ingegnere?
-
Ma
che dice?
-
Onorevole?
-
Che
assurdità!
-
E
allora cosa? – chiese la psicologa, esausta.
Naruto si preparò a rispondere con aria di immensa
superiorità:
-
Si
tenga forte… un giorno io diventerò HOKAGE!
La dottoressa tacque.
Il vento soffiò.
Una palla di sterpaglie secche rotolò in mezzo alla strada.
La dottoressa tacque.
-
Eh?
– fece infine, sgranando gli occhi – E che roba è?
“Obiettivi confusi e incomprensibili” si aggiunse alla lista
ormai lunga di critiche e appunti, mentre Naruto, indignato per essere stato
tenuto in così poca considerazione, si voltava offeso dall’altra parte.
-
D’accordo,
passiamo alla prossima. Sakura, dicci pure.
-
Oh,
io? – la ragazza abbassò gli occhi, intimidita. – Io non ho bisogno di un
obiettivo di vita per cui combattere, sono poco più che una comparsa. Il mio
ruolo è principalmente quello di essere salvata e di piangere quando lui – e
indicò Sasuke – giace moribondo o giù di lì.
-
E
non hai altre ambizioni, nella vita?
Sakura scosse le spalle, come se nemmeno capisse il senso di
quella domanda.
La dottoressa, preoccupata, prese un nuovo appunto: “Poco
spazio all’iniziativa femminile”.
-
Perché
non si fa dire il SUO obiettivo? – esclamò poi Sakura, correndo ad abbracciare
Sasuke – E’ veramente fichissimo!
Elvira sorrise accondiscendente e si rivolse al ragazzo dai
capelli neri.
-
Giusto,
tu non hai nemmeno parlato, fino ad ora. Dicci tutto!
-
Il
mio obiettivo è uccidere mio fratello.
La psicologa dovette chinarsi per raccogliere il taccuino e
la penna, che le erano caduti a terra per la sorpresa.
-
Per
due motivi.
-
…
-
Primo,
ha sterminato il mio clan e ucciso i miei genitori.
“Poco amore in famiglia”.
-
Secondo,
e ben più grave…
“Cosa può esserci di più grave di un simile delitto?” pensò
Elvira, e annotò: “Senso morale distorto”.
-
…mi
ha lasciato in vita.
“Senso morale distorto GRAVEMENTE
DISTORTO”.
Elvira non aveva parole. Semplicemente, questi
ragazzi erano refrattari ad ogni classificazione accademica dei disagi
giovanili. Non si era mai imbattuta in casi tanto disperati: una tale
concentrazione di problemi e turbe mentali non poteva essere frutto solo
dell’educazione o dell’ambiente circostante, evidentemente aveva incontrato i
bambini sbagliati. Avrebbe dovuto interrogare qualcun altro per capire come
davvero andavano le cose a Konoha, e se la segnalazione del signor Brazo aveva
fondamento. Sospirò al pensiero di dover ripartire da zero, e salutò i bambini.
-
Oh, abbiamo già finito? – chiese Naruto, un po’ deluso.
-
Eh, sì. – Elvira sorrise imbarazzata e fece per allontanarsi. Poi
decise di soddisfare un’ultima curiosità:
-
Scusa, Naruto, ma quando vi ho incontrati sembravate molto
eccitati. Cosa stavate festeggiando?
-
Oh, giusto! Quasi dimenticavo! – Afferrò Sakura e le strinse la
testa sotto un braccio, arruffandole i capelli con l’altra mano – La festa è
tutta per lei, oggi!
-
Davvero, Sakura? E come mai? – chiese la dottoressa.
-
Oggi è stata la mia prima volta. – disse Sakura, orgogliosa.
La dottoressa restò di stucco. Sperava di non
aver capito bene.
-
E loro due, che c’entrano? – balbettò indicando Sasuke e Naruto.
-
Beh, loro erano presenti. – fece Sakura, sorpresa dal dover dare
una risposta tanto ovvia.
-
Ma…chi hai… - Elvira non aveva più la forza di proferire frasi
sensate.
-
Oh, nessuno di importante. Uno di quei banditi da quattro soldi
che si incontrano per strada…
Elvira sentì che stava per avere un attacco di
cuore, e diventò paonazza in viso. Naruto e Sasuke, invece, ridevano come
pazzi. Sakura li guardò stupita da reazioni tanto varie e inusitate. Non capiva
proprio che ci fosse di strano. Tra le risa, Naruto riuscì a spiccicare qualche
parola:
-
Sakura, spiegati meglio, o va a finire che la dottoressa si fa
strane idee!
-
Eh? Ah…!
Finalmente la ragazza capì. Divenne di tutti i
colori nel giro di pochi secondi, poi si mise ad urlare insensatamente non
sapendo bene contro chi, quindi scoppiò a piangere per l’imbarazzo. Sasuke si
fece carico delle spiegazioni:
-
Dottoressa, le assicuro che c’è stato un... – risatina
incontrollabile - …piccolo equivoco. Oggi è la prima volta che Sakura…
La psicologa tirò il fiato e si rassettò un
pochino. L’attacco di cuore venne scongiurato. Riprese l’espressione serena di
prima.
-
…uccide un nemico in missione di combattimento! – concluse Naruto,
raggiante.
La dottoressa decise che, tutto sommato,
l’attacco di cuore ci stava comunque.
-
Beh, in realtà non era un granché forte. – si schermì Sakura, lusingata.
-
Vero. – rincarò la dose Sasuke – E poi era anche stupido.
-
E non conosceva le arti ninja. – aggiunse Naruto.
-
E non sapeva maneggiare le armi.
-
Ed era grasso.
-
E lento.
-
Ed è stato colpito dal kunai perché si è messo in mezzo alla
traiettoria per distrazione.
-
E comunque Sakura aveva mirato alle gambe, non al collo.
-
AD OGNI MODO – intervenne la ragazza, che di quelle precisazioni dei
suoi due compagni ne aveva abbastanza – l’ho fatto fuori, e quindi questi due
mi devono una ciotola di ramen.
-
Che tu non mangerai, perché sei a dieta. – commentò Naruto,
imbronciato. – Che senso ha?
-
Mi basta sventolarlo sotto il naso a TE, Naruto, e divertirmi a
vederti sbavare. Si chiama supplizio di Tantalo, me lo ha insegnato il maestro
Ibiki Morino. – rispose Sakura con un ghigno perfido.
Elvira non credeva alle proprie orecchie. Se
aveva capito bene…
-
Voi eravate in missione di combattimento?
-
Beh, sì.
-
Contro dei banditi?
-
E’ una fregatura, non è vero? – protestò Naruto – Lo sanno tutti
che io e Sasuke siamo i due genin migliori del villaggio, eppure continuano ad
affibbiarci queste stupide missioni di livello C. E prova a dire qualcosa, e ti
risponderanno sempre con la solita storia! “La guerra di qua, la guerra di là,
non abbiamo più uomini, dobbiamo completare le missioni, tutti devono fare la
loro parte, bla, bla, bla!...” Che palle! Io voglio combattere sul serio!
Assolutamente allucinante. Bambini soldato, educati
ad uccidere, addirittura la guerra! Come poteva un luogo tanto poco adatto
all’infanzia esserle sfuggito fino a quel giorno? In che razza di abominio era
capitata?
Si voltò e tornò a dirigersi verso le porte di
Konoha, per tornare subito nel mondo civile. Quelle poche parole scambiate con
i tre ragazzini erano prove talmente schiaccianti delle nefandezze commesse in
quel luogo da essere sufficienti a privare della patria potestà ogni singolo
genitore del villaggio, e sottrarre i bambini a quei tremendi influssi
consegnandoli nelle mani di qualche istituto dove sarebbero stati certamente
trattati meglio. Dietro di sé udì il tipico fruscio di un regalo che viene
scartato.
-
Oh… Sasuke, Naruto, siete stati veramente gentili a farmi un
regalo per questa occasione!
-
Dai, aprilo, aprilo!
-
Che bellezza! Uno shuriken di “Diddl”!
-
E’ anche affilato! Ti faccio vedere, dammelo un secondo, ecco, ora
guarda quel topo che gironzola su quelle grondaie, proprio sopra la dottoressa…
-
Bleah, Naruto, i topi mi fanno schifo!
-
Appunto! Guarda che gli succede adesso…
Elvira Galimberti udì un sibilo, uno squittio
soffocato, e la testa mozzata di un ratto le cadde giusto davanti ai piedi. La
calciò via con rabbia. Parola sua, l’orrore chiamato Konoha avrebbe smesso di
esistere nel giro di un paio di giorni.
Comunicazione di servizio:
il messaggio di errore a inizio pagina era,
ovviamente, un mio scherzo. Immagino che molti l’abbiano già capito, o
quantomeno sospettato, ma lo dico giusto per evitare che qualcuno fraintenda e
magari lo segnali all’amministrazione, generando un falso allarme.
Poi, la questione sollevata
da MartaSaru: a lei ho già risposto via posta
privata, ma c’è una cosa che vorrei fosse chiara
subito a tutti e che dico qui in modo da evitare possibili problemi. Elvira Galimberti è un personaggio di fantasia,
non corrisponde a nessuna persona in particolare. Lo stesso si dica per
altri personaggi, che compariranno nei prossimi
capitoli. Quando ciò accadrà, avrò cura di segnalarlo.
In generale, comunque, i personaggi attivi sono o del
manga “Naruto”, oppure inventati da me. Personaggi reali, o appartenenti a
mondi fittizi diversi da quello di Kishimoto (ad
esempio, all’inizio del primo capitolo, Conan Edogawa di “Detective Conan”, oppure
l’attore realmente esistente Massimo Ghini) sono solo
menzionati di sfuggita qua e là, ma non prendono davvero parte all’azione.
Per finire con le
comunicazioni noiose ma necessarie, RenAlchemist93 mi fa notare che ci sono
problemi con l’impaginazione… mi dispiace, Ren, ma non
so come aiutarti, perché in realtà il margine tra dialoghi e bordo pagina nel
mio file è abbastanza esiguo. Io uso Word per fare l’html,
poi ho provato a visualizzarlo sia con Internet Explorer che
con Firefox e Opera, e in tutti e tre i casi non ho
avuto problemi. L’unico suggerimento che mi viene in mente da darti è di provare anche tu con diversi browser, chissà che
uno non funzioni. Se il problema continua ad esserci, fammelo sapere, magari
provo a passare a un altro programma per la generazione
del codice html.
Molto bene, è tutto! Spero che
il capitolo vi sia piaciuto e vi saluto al prossimo,
del quale, posso già anticiparvi, saranno protagoniste due donne… vi lascio
immaginare chi! Ciao a tutti!