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Autore: Askie    22/07/2013    1 recensioni
Varcai la soglia della porta di casa mia, preoccupata come non mai.
“Andrà bene, piccola.” Mi disse mia madre.
Speravo che avesse ragione. Speravo di non ripetere un anno come quello appena passato. Speravo qualsiasi cosa positiva. Ma mi sbagliavo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III.


Aprii gli occhi, e ritrovai un'infinità di gambe davanti a me ferme. Mi alzai, e vidi un ragazzo, bello, bello davvero, steso vicino a me che si stava rialzando.

"Ti stavano investendo." mi disse lui "Così, essendo dietro di te, ti ho spinta per evitare il peggio."
"G-Grazie…" ero ancora sotto shock, mi stavo sistemando i vestiti e i capelli.
"Stai più attenta la prossima volta, va bene?"
"Va bene. Grazie ancora." Arrossii leggermente.
"Io comunque mi chiamo George."
"Io Pamela."

Nel frattempo le persone che prima mi circondavano se ne stavano tornando a camminare imperterriti per quell'affollata Oxford Street, persi nei loro pensieri. Notai i miei "amici", il biondo e il moro, che avevano assistito la scena. Stranamente sui loro visi, seppur perfetti ma arroganti, non vi era alcun sorriso, anzi. Prestarono molta attenzione al tutto. Ne approfittai, ovviamente.

"Ti accompagno a casa?" mi chiese George.
"Se non ti è di disturbo... Mi gira la testa, in effetti." gli dissi, guardando di proposito i loro visi per osservare una loro reazione.
"Va bene. Dove abiti?"
"Redbridge."
"E' un po' distante, ma non c’è problema." E mi sorrise.

Ci incamminammo e raggiungemmo la metro, mi dispiaceva però fargli pagare un biglietto, ma disse che non gli interessava. Nel frattempo ci conoscemmo, parlammo del più e del meno. George pareva veramente una brava persona.

"Dimmi un po', come hai fatto a non vedere la macchina?" mi chiese ridendo.
"E' che avevo le lacrime agli occhi e non vedevo nulla... Tra l'altro ero immersa nei miei stupidi pensieri."
"Lacrime agli occhi?" le sue sopracciglia si corrugarono sulla fronte.
"Sì, dei ragazzi mi avevano preso in giro ad Hyde Park e me ne stavo tornando a casa..."
"E come si permettono?"

Rimasi in silenzio guardando basso, mentre una ciocca di capelli biondi mi cascò sugli occhi.

"Che figli di puttana." nei suoi occhi c'era un'ombra di disprezzo.

Lo guardai con occhi spalancati per la frase che aveva appena sputato con una semplicità e spontaneità impressionante.
Gli abbozzai un sorriso, che ricambiò.

“Certa gente, la ‘sconfiggi’ solamente con la loro stessa arma. Lo sfotto. Fallo anche tu.” Mi incoraggiò.
“Ho paura per la loro reazione.” Gli confessai.
“Non devi. Ti proteggo io, piuttosto.”
 
Silenzio.
 
George era un ragazzo dal viso molto dolce. Occhi verdi, capelli castani, leggermente arruffati, naso all’insù che incorniciava il suo volto ovale. Lunghe ciglia gli adornavano le palpebre.
Le sue labbra rosa scuro risaltavano sulla sua pelle candida e chiara.
 
"Manca poco a Redbridge" mi fece notare, rompendo il silenzio "Due fermate!" e sorrise.
"Già, e poi ci abbandoneremo…” gli risposi.
“Sbaglio o c’è un filo di rammarico nella tua voce?”
“Non sbagli, sei l’unico che non mi ha giudicata per il mio corpo! Almeno, spero.”
“Solo un coglione lo farebbe. Ogni donna è bella a modo suo. Nessuna ragazza se lo merita.” E mi abbagliò di nuovo con la sua splendida dentatura lucente.

Nel frattempo scendemmo dalla metro e percorremmo le scale per passare poi dai tornelli.
 
“E tu sei bella a modo tuo.” Aggiunse. “Certe stronzate non le devi nemmeno considerare.” Mi accarezzò una spalla, quasi fosse un amico di vecchia data.

Mi scese una piccola lacrima di commozione, era la prima volta che mi venivano dette queste parole. Da uno sconosciuto, tra l’altro.
Nel frattempo giungemmo a casa mia.
 
“Beh, allora grazie, ci si incontrerà di nuovo in giro per Londra!” lo salutai.
“Ti lascio il mio numero di telefono, nel caso avessi bisogno di aiuto con quegli idioti, d’accordo?”
 
L’idea di dare il mio numero ad uno sconosciuto mi pesava, ma d’altronde mi dispiaceva rifiutarlo. Così ce li scambiammo.
 
“Perfetto! Ogni volta che hai bisogno, mia cara, correrò.”
 
Lo abbracciai forte, sussurrandogli un flebile ‘grazie’e se ne andò.
Rientrai a casa e trovai mia madre vicina all’uscio, le raccontai ogni cosa, che George mi aveva salvata e riaccompagnata.
 
“Ma ti fidi di uno sconosciuto così?” mi chiese furente.
“No, però si è dimostrato gentile con me ed io lo sono con lui, mamma.”
“Non gli dare troppa corda. Almeno come si chiama?”
“George.”
“Cognome lo sai?”
“… Black.” Me l’aveva detto mentre parlottavamo.
“Età?”
“Ha 17 anni.”
“Stai attenta, Pam.”
 
Sbuffai e me ne andrai in camera.
 
“Ma chi mi considera ormai.” Dissi tra me e me.

Presa da un attacco di odio verso me stessa, cercai su Internet qualche rimedio per dimagrire. Pesavo 68 chili, volevo almeno arrivare a 59, e diminuire di qualche taglia. Tutti consigliavano una dieta, qualche idiota persino diceva di mettersi due dita in gola. All’inizio valutai questa cosa. Ma scossi la testa per evitare che delle stupide righe scritte da qualche nullafacente mi influenzassero troppo. Chiusi Yahoo! Answers.
Improvvisamente suonò il campanello.
 
“Mammaaa! Vai ad aprire!” urlai.
“Sono sotto la doccia Pam!” mi rispose dal bagno.
 
Seccata, mi alzai dalla sedia e mi recai in ingresso, dove il campanello della porta continuava a suonare imperterrito.
 
“Arrivo!” gridai da dentro.
 
Aprii la porta e con mio grandissimo stupore mi ritrovai un ragazzo alto, con gli occhi verdi, molto grandi ed espressivi. Dei boccoli contornavano il suo viso e lo incorniciavano. Delle grandi labbra rosse facevano contrasto con la pelle bianca.  Il viso era sulla falsa riga di quello di George.
 
“C-Ciao, posso esserti u-utile?” balbettai a fatica.
“Sono Harry.” Si presentò, spavaldo.
“E..?” gli chiesi.
“E sono il figlio del compagno di tua mamma, stasera dovremmo venire a mangiare da voi, mio padre sta posteggiando la macchina ora.” Si voltò, indicando un Mercedes.
 
Ma come? Mia mamma aveva un compagno e non mi aveva neanche accennato che avrebbe potuto averlo? Mi sentii profondamente ‘tradita’. Ma mascherai tutto con un sorriso.
 
‘Almeno è ricco.’ Pensai.
 
“Oh sì, Harry!” mentii. “Entra.”
“Permesso.” Fece lui.
 
Nel frattempo uscii dal bagno mia madre truccata, con i capelli piastrati e vestita da casa.
 
“Harry!” urlò, abbracciandola.
“Signora Crane!”
“Chiamami Rebecca, che mi offendo!” lo invitò, quasi offendendosi veramente.
“Va bene, Rebecca.” Le sorrise sfoggiando 32 denti in perfetto stato e bianchissimi.
“Tuo padre?”
“Sta posteggiando!” si girò velocemente “No anzi, sta arrivando!” e si voltò frettolosamente verso un uomo che salutava con una mano.
 
Arrivò alle scale con un po’ di fiatone.
 
“Scusa per il ritardo, Becca.” Le fece lui.
“Tranquillo. Pam, questo è Des, Des Styles.”
“Piacere di conoscerti.”
“Piacere anche per me, siccome prima non ti sei presentata.” S’intromise Harry, scoppiando in una fragorosa risata che contagiò anche me.
“E Des, lei è Pamela, detta Pam.” Continuò Rebecca.
“Piacere mio.” Mentii.
 
In realtà ne avevo per le palle di conoscere il nuovo compagno di mia madre. Seriamente.
Non me l’aveva neppure detto, e me l’ero legata al dito.
 
“Seguitemi!” li incitò lei.
“Certo.” Dissero in coro.
 
Rebecca mostrò la casa ai nuovi arrivati, io corsi in bagno a sistemarmi, ero orrendamente impresentabile. Scesi giù per le scale.
 
“E questa è la cucina.” Udii.
“Molto bella!” questa era la voce del ragazzo.
“Già!” ribadì Des “E’ accogliente.”
“Accomodatevi, tra poco è pronto.”
“D’accordo.” Rispose Harry.
 
Si sedette accanto a me. Mi sentivo a disagio, il suo profumo era tremendamente, schifosamente, incredibilmente buono. Una coccola per l’olfatto. Non potevo non annusarlo ogni volta. Era una ‘droga’.
 
“Allora.” Mi disse lui. “Da quanto tempo abiti qui?”
“Poco più di un mese.”
“Davvero? E in che scuola vai?”
“Frequento il Streatham and Clapham High School.”
“Ma sei nella mia stessa scuola e neanche ti ho vista?”
“Seriamente? Ahahahah, non ci ho mai fatto caso. Beh, almeno conosco qualcuno.” Gli abbozzai un sorriso, mentre le mie guance si scurirono lentamente.
 
D’altronde non era così male. Anzi, mi piaceva. Era un ragazzo piacevole, fresco. Bello. E mi scivolarono addosso tutti i miei problemi come se fossero goccioline di rugiada su un filo d’erba.



Spazio autrice.
Hello, babes!
E' il primo spazio autrice che faccio, ma beh, mi sembra giusto, perché dovrete capire chi sono ahahah!
Sono Martina, abito a Genova.
E' la terza FF che scrivo, una tra l'altro ha avuto discreto successo.
Mi piace il fatto che qualcuno la stia seguendo, specialmente le "lettrici silenziose".
Cosa ne pensate per ora? Se lasciaste una recensione, scrivetemi cosa credete sia meglio, terrò tutto in considerazione c:
Bye,
Martina. xx

  
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