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Autore: elelove98    23/07/2013    1 recensioni
Una famiglia assente,un fratello protettivo e una vita da ricominciare.
La classica trama di un bel film d'amore che andrà a finire bene,ma questa storia è ben diversa.
E' la storia di Denise,è la sua storia. Una ragazza ingenua,testarda,fragile,sensibile,orgogliosa,ma che quando ama dà davvero tutto.
E chissà se proprio quando le arriva una lettera per un'università prestigiosa,sia la svolta che ha sempre cercato...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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                        Teach me to love

 

 

                                                                                                                                                                                    La vita non è aspettare che passi la tempesta,
                                                                                                                                                                                    ma imparare a ballare sotto la pioggia.

                                                                                                                                                                                    -(Gandhi)

 

 

                                                                                           -Capitolo 1-

 

Denise,ragazza diciottenne,se ne stava con la testa china sulla versione di greco, nutrendo la speranza che si traducesse da sola e ponesse così fine a quell'agonia chiamata compiti. Lei amava studiare,strano vista la sua giovane età,ma il greco proprio non le voleva entrare in testa,tanto che aveva un misero cinque:sua unica insufficienza fra tutte le materie.
Provò a concentrarsi di nuovo per tradurre la frase sulla quale era bloccata da una buona mezz'ora,ma alla fine si arrese.
L'avrebbe consegnata a metà e avrebbe preso l'ennesimo cinque.
Sbuffò e decise di chiedere aiuto a suo fratello maggiore,Richard.
Chi meglio di lui la poteva aiutare?
Uscì dalla sua stanza e si diresse verso quella del fratello,ma non trovò nessuno,piuttosto sentì dei rumori provenire dal piano di sotto.
Scese in fretta le scale e arrivata in salone,si trovò davanti uno spettacolo raccapricciante: i suoi genitori che litigavano,dove sua madre teneva in mano un piatto di coccio prezioso e il padre un bicchiere di cristallo.
Si bloccarono quando videro la figura della loro figlia sulla soglia del salone e riposarono gli oggetti. Proprio come se nulla fosse successo.
-Hai già finito di studiare?-le chiese acido il padre.
-Chi ti ha dato il permesso di scendere?-continuò la madre.
Fece due o tre respiri per non urlare contro i genitori,poi guardò il padre.-Sì,ho già finito. Sono stata due ore e mezza a studiare.-e si rivolse alla
madre.-Sono scesa perché sto cercando Rick.-.

-Richard,non Rick. Ora torna in camera a studiare,forza.-le comandò sbrigativo il padre.
-No.-rispose lei con tranquillità.
-Come?-.
-No,non ci vado. Ho finito e non ne ho voglia.-.
-Vai nella tua stanza,ora!-tuonò il padre infuriato,facendo un passo in avanti verso di lei.
-Non eseguo gli ordini di nessuno. Non sono la tua schiava.-.
Il padre non ci vide più,che la prese e le diede due forti schiaffi su entrambe le guance, lasciando così il segno di cinque dita. Accecato dall'ira scaturita dalla disobbedienza della figlia e dall'alcool bevuto precedentemente,le iniziò a dare pugni sul petto e calci allo stomaco,mentre la madre se ne era andata chissà dove.
Denise,dal canto suo,non reagì vista la sua debolezza fisica e poi opporre resistenza,voleva dire più violenza. Si limitò a chiudere gli occhi e a stringere i denti ad ogni colpo sempre più forte.
Richard rientrò proprio in quel momento,chiudendosi la porta alle spalle.
-Sono a casa!-urlò,ma nessuno rispose. Di solito, sua sorella lo veniva a salutare o perlomeno gli rispondeva da qualche stanza della casa. Continuò ad aspettare,ma nessuno rispose.
Era successo qualcosa.
Passando per la cucina vide il padre intento a scolarsi una delle tante bottiglie di vino, mentre quando arrivò in salone,cacciò un urlo: sua sorella stava stesa sul tappeto con del sangue che le colava dal labbro inferiore e da un taglio sulla guancia sinistra.
-Rick..-riuscì a pronunciare flebilmente.
Lui la prese delicatamente in braccio e si diresse verso il bagno.-Sshh,non parlare. Sta tranquilla,ci sono io.-.
La fece sedere sul bordo della vasca e chiuse la porta a chiave in modo da non essere scoperti. Poi,si mise a disinfettare le ferite sul viso della sorella e metterle una crema per alleviare il dolore sulle parti colpite,dove si sarebbero sicuramente creati dei lividi ben visibili. Lei mugugnò di dolore perché le ferite bruciavano,eccome se bruciavano,ma le faceva più male il pensiero che i suoi genitori la odiassero.
Una volta finito,Rick riposò tutto nell'armadietto dei medicinali e poi rivolse il suo sguardo a Denise.
-Cosa è successo?-le chiese,accarezzandole una guancia.
-Ma niente! Io sono scesa per chiederti aiuto con greco e loro mi hanno chiesto se avevo finito di studiare e tutto il resto. Poi,papà mi chiede di tornare a studiare,ma io dico di no un paio di volte,poi lì mi ha iniziato a...-la voce le morì in gola,non volendo pronunciare quella parola.
Alla fine scoppiò a piangere e lui l'abbracciò,cercando di trasmetterle un po' di quella sicurezza che le era sempre mancata.
Era proprio difficile reggere una tale situazione che si ripeteva ogni giorno e cercare di andare avanti sorridendo.
Si staccò da lei,poggiando la fronte contro la sua.
-Ti prometto che troverò una soluzione. Non permetterò che ti faccia di nuovo del male.-.
-E come,Rick? Come? Sono due anni che questa situazione va avanti,se non di più. Arrivata a questo punto non credo che qualcosa possa cambiare.-ribatté rassegnata,lasciandosi andare un pesante sospiro carico di dolore e preoccupazione.
Il fratello abbassò lo sguardo,triste di non poter proteggere la sorella dalla follia o ubriacatura,che dir si voglia,del padre. In effetti,la loro era una pessima situazione. Il padre si ubriacava per motivi a loro sconosciuti e la madre aveva smesso di amarlo,stava fuori sempre più spesso e trascurava anche i suoi figli. Richard aveva capito fin da subito cosa sarebbe successo e aveva dovuto prendere in mano la sua vita,farcela da solo senza l'aiuto di nessuno. Doloroso da dire,ma era l'unica soluzione. L'unico problema era che in quella situazione c'era entrata una delle persone che amava di più al mondo: Denise. E questo doveva impedirlo, doveva proteggerla a tutti i costi. Ma come fare?
All'improvviso,alzò il capo sorridendo,colto da un'idea geniale quanto rischiosa e difficile da mettere in atto.
Denise lo guardò con i suoi grandi occhioni azzurri,lucidi e gonfi per il pianto,ora confusi.-Cosa c'è Rick? Io conosco quel sorriso,a cosa stai pensando?-lo scrutò in volto alla ricerca di una risposta chiara.
-Ti fidi di me?-chiese,evitando la sua domanda.
-Ovvio.-rispose lei subito,sicura.
-Bene,è questo l'importante. Io ho un'idea,ma prima devo fare un paio di cose. Ti spiego tutto dopo cena,ok?-.
-Ho altra scelta?-.
-No.-.
Sospirò,ma sorridendo. C'era ancora una speranza in tutta quella tristezza che aleggiava tranquilla nell'aria. Quando Richard non le voleva dire una cosa,la curiosità era tanta che si poteva anche arrabbiare,ma aveva imparato anche che al momento giusto l'avrebbe saputo.
-Non avevi un impegno oggi?-le chiese il fratello,distogliendola dai suoi pensieri.
-Davvero avevo da fare?-.
-Cretina! Alle quattro dovevi uscire con quel coso,Federico.-.
-Ah si,è vero! Filippo comunque, idiota.-.
-Come ti pare.-borbottò contrariato.
-Geloso?-chiese sorridendo.
-Sì,vedi di stare attenta e di tornare prima delle otto. Oh,e anche...-
-Di non parlare con gli sconosciuti e non andare troppo oltre con Filippo. Farti uno squillo quando arrivo e quando sto per tornare.-lo interruppe lei,roteando gli occhi ed elencando tutte le raccomandazioni che le diceva sempre quando doveva uscire. Specialmente con un ragazzo.
L'altro rise e,senza dire nulla,aprì la porta del bagno e andò a chiudersi nella sua camera.
Lei invece,una volta messe le scarpe,e presa la borsa,uscì per il suo appuntamento. Era in ritardo di ben dieci minuti e Filippo l'avrebbe considerata per sempre una ritardataria. Già Filippo,il suo bel ragazzo. Quando ci pensava,tutto il mondo si annullava e i problemi venivano per un momento messi da parte. Non sapeva se era vero amore quello che provava,ma era consapevole che sentiva qualcosa per lui che andava ben oltre la semplice amicizia.
Arrivò davanti al loro bar preferito,cercando una scusa plausibile,ma a quanto pare non serviva a nulla. Lui aveva trovato un altro modo per colmare il suo ritardo, baciandosi un'altra. Se ne stavano lì davanti a scambiarsi effusioni in pubblico, incuranti del fatto che lei li stesse guardando e che qualcosa dentro si era rotto in mille pezzi.
Le lacrime le scesero dagli occhi come un fiume in piena,bagnandole completamente le guance e facendole diventare più chiari i suoi occhi. Non si mosse di un passo,prese solo il suo cellulare e digitò un messaggio:
Vaffanculo,sei uno stronzo! Non cercarmi mai più.”,premette invio,indirizzato a Filippo che stava esattamente a dieci metri da lei.
Decise poi di chiamare Richard.
Neanche uno squillo che rispose.-Pronto Denny?-.
-Odio quel soprannome come odio lui!-sbraitò tra le lacrime,singhiozzando piano. Quel modo che aveva suo fratello di accorciarle il nome in realtà l'aveva sempre adorato,la faceva sentire più unita a lui,ma quando era giù di morale detestava chiunque la chiamasse così.
-No,Denise,cosa è successo? Dove sei? Perché piangi?-le domandò trafelato.
-Io...Filippo...bacio...bar..appuntamento.-aveva ancora quei due che si baciavano tranquilli davanti la sua vista e il suo cervello non riusciva a formulare alcuna frase di senso compiuto.
-Ok,ho capito. Arrivo subito.-riattaccò senza lasciarle neanche il tempo di dire qualcosa. Rimise il suo cellulare in tasca e si sedette su una panchina dietro di lei, attendendo impaziente l'arrivo del fratello che la portasse via da quel posto orribile.
Distolse anche lo sguardo da quella scena rivoltante e dolorosa,per portarlo davanti a sé.
Vide un ragazzo attraversare la strada,diretto verso di lei. Sfortunatamente, inciampò sullo scalino del marciapiede e la granita alla fragola che teneva in mano andò a finire dritta sulla maglietta bianca della povera ragazza.
Lei lanciò un urlo e si pulì quanto poté con un fazzoletto preso dalla borsa. Buttò il bicchiere della granita nel secchio e due fiamme le si accesero negli occhi,quando posò lo sguardo sul responsabile di tutto.
Lui si era rialzato e stava bellamente ridendo per l'espressione di fuoco di Denise.
-Ehm..E' stato solo un incidente. Su,non te la prendere tanto.-.
-Uno: come minimo merito delle scuse. Due: solo un pazzo prenderebbe una granita in inverno.-gli sbraitò in faccia,ancora con le lacrime che scendevano copiose lungo le sue guance.
Lui rise,ma quando vide che la ragazza piangeva divenne serio.-Perché piangi?-gli venne spontaneo chiedere.
-Non sono affari che ti riguardano.-rispose fredda.
-Hai ragione,scusa. Comunque,io sono Austin,piacere.-si presentò allungandole una mano,sorridendole appena.
-Denise.-ribatté lei,scrutandolo ancora irritata per la sua maglietta macchiata di rosso,senza stringergli la mano.
Lui la riabbassò dispiaciuto e dischiuse la bocca per dirle qualcosa,ma venne interrotto da un rumore.
Una BMV nera si fermò proprio al lato del marciapiede davanti a loro e suonò il clacson più volte. Era suo fratello.
-Beh,io ora devo andare.-prese la sua borsa e con un cenno della mano salutò il ragazzo appena conosciuto.
-Dove?-chiese lui.
-Affari miei.-aprì lo sportello della macchina e si concesse di guardarlo un'ultima volta. Indossava un cappello rosso dal quale uscivano ciuffi biondi dei suoi capelli e i suoi occhi verdi la fissavano dispiaciuti e curiosi allo stesso tempo. Sarebbe voluta rimanere a parlargli,ma infondo non sapeva niente di lui,lo conosceva appena.
Gli sorrise appena e poi entrò in macchina,allacciandosi la cintura,mentre la macchina partiva veloce.
-Dove stiamo andando?-chiese Denise.
-Verso una nuova vita.-lei roteò gli occhi,quando Richard faceva l'enigmatico, l'irritava parecchio.
-Forza parla invece di fare il misterioso. Scappiamo?-la buttò lì sullo scherzo.
-Esatto. Ti trasferisci da me fino alla fine del liceo,poi ce ne andiamo per sempre. Che te ne pare?-.
-Un'ottima idea.-sorrise a trentadue denti.
-Sicura?-.
-Ovvio! Qui non ho più nulla da perdere.-.
E così,convinti,si diressero nella loro nuova casa che il fratello aveva comprato qualche anno fa per cercare di dare finalmente una svolta positiva alla loro vita.

  
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