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Autore: Heaven_Tonight    24/07/2013    23 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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testo.

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Capitolo diciannove

"Starry Night"






Un lampo accecante seguito da un tuono fragoroso, la fece sobbalzare.
Katty scattò subito in allerta miagolando impaurita.

«Tranquilla piccolina, è solo un temporale...
»

Lou la prese in braccio accarezzandole la testolina e si diresse alla porta-finestra: il cielo si era chiuso ed era completamente nero.
Il vento soffiava forte e la pioggia che cadeva copiosa sferzava quasi orizzontalmente.

Dopo avere letto la mail delirante con consigli annessi di Mara, aveva spento il pc ripromettendosi di risponderle quanto prima; temeva che un fulmine potesse porre fine alla vita già in bilico del suo Highlander.
Si era asciugata i capelli che ora le ricadevano gonfi e lucidi dietro la schiena.
Alla fine aveva deciso di infilarsi dentro l'abito di Nur e con un sorriso che avrebbe fatto commuovere d'orgoglio Simone e Nur per la malizia mal celata, aveva infilato una culotte di pizzo bianca, senza reggiseno.
Per due motivi: non ne aveva uno a fascia da mettere sotto il vestito senza maniche, e l'altro... beh, era una sensazione nuova ed eccitante mettere alla prova la sua femminilità e le sue alquanto discutibili arti seduttive.
Come una sciocca adolescente vedeva già gli occhi verdi di Ville accendersi maliziosi mentre le sfilava via il vestito.

“Oh, la miseria! Sei in piena tempesta ormonale, Lucia! Datti un fottuto contegno!”.


Un altro lampo seguito da un fragoroso tuono fece tremare i vetri della sua porta-finestra e un miagolio nervoso di Katty fece subito eco.


«Vuoi vedere che mi salta anche la corrente ora?»
Aveva appena finito di dirlo ad alta voce che l'abat-jour accesa sul comodino, quella che aveva così elegantemente vestita di un foulard arancio, si spense.

«Perfetto! Ora l'atmosfera deve esserci volente o meno...»

Accese una serie di candeline per evitare di rimanere al buio completo.
La pioggia le piaceva: spesso e volentieri si raggomitolava dentro una coperta e leggeva, accompagnata dal suono della pioggia scrosciante.
La cullava quando faceva fatica a prendere sonno.
Le rendeva facile concentrarsi quando dipingeva.
E da quando Ville era ospite del suo letto e del cuore, le piaceva fare l'amore con quel sottofondo romantico.

I tuoni e il battere furioso e poi di nuovo lento accompagnava i loro movimenti, regolando i ritmi come in una musica, la più perfetta delle sinfonie.

Buttò uno sguardo alla casa del Sig. K. notando che era al buio quasi come tutte le case del quartiere.
Pensò di portargli come sempre un po' della sua adorata pizza e controllare che stesse bene: quel mattino aveva notato una stanchezza sul viso che non la convinceva per niente.

Mise in un contenitore ermetico la pizza per il Sig. K. indossò una giacca impermeabile, infilò gli stivali da pioggia neri, che sotto il vestito blu con cristalli non facevano una gran bella figura, cercò una torcia nel caos che regnava nel mobile in corridoio per evitare di spalmarsi sull'asfalto durante il breve tragitto senza illuminazione fino a casa Korhonen e tiratosi il cappuccio sopra i capelli raccolti uscì sotto la pioggia scrosciante.
Percorse i pochi metri di corsa, saltando sopra le pozzanghere come una bimba monella.
Suonò al campanello sbirciando attraverso il vetro di una finestra.
Passò appena qualche secondo e la porta si aprì per rivelarle il suo amico con una candela in mano.
Subito il suo volto si tese in un sorriso vedendola incappucciata e grondande di pioggia, davanti alla sua porta.

«Bambina mia, cosa ti porta qui con questo tempaccio? Ti prenderai un raffreddore...»

Lou ridacchiò mostrandogli il contenitore.
«Non potevo mancare anche stavolta!»
«Tu mi stai viziando con queste continue bontà, ragazza mia! Entra su, non restare lì!»

Lou si fiondò dentro al calduccio, togliendosi il cappuccio e scuotendo i capelli.
Il Sig. Korhonen tenendo la candela tesa davanti a loro in modo da illuminare la strada, la guidò verso la cucina.
Lou posò il suo contenitore sul ripiano, spense la torcia infilandola nella tasca dell'impermeabile che aveva aperto e si girò sorridendo verso il suo amico.

«Ha solo quella candela? Se le servono, io ne ho qualcuna in più...»
Riusciva a vedere solo una parte del viso rugoso e malizioso del suo amico : lui se ne uscì con una risatina divertita.
«Ho candelabri sparsi in tutta la casa... non mi serve molta luce per quello che stavo facendo, figliola...»
«E cosa faceva di bello?»
«Leggevo, mia cara: con questo tempo mi rilasso sempre leggendo un libro...»
«Sa, anche a me piace leggere quando piove... mi piace anche uscire sotto la pioggia... in realtà mi piace fare tutto accompagnata dal suono della pioggia e dei temporali.» - disse tutto d'un fiato.

Arrossì involontariamente alla visione improvvisa e fugace di cosa le piacesse fare, soprattutto con Ville, quando pioveva.
Il viso seminascosto del Sig. Korhonen Si piegò in una smorfia maliziosa.
«Sì, lo so.»

“In che senso!?... Oh, cavolo vuoi vedere che vede dalla finestra quello che facciamo io e il secco?!”.

Come se le avesse letto nel pensiero, aggiunse: 
«So che ti piace leggere quando piove, ti vedo quando ti siedi davanti alla porta-finestra...»
«Ah!»

“Menomale...”.

Buttò uno sguardo in direzione della foto in cornice che ritraeva il suo amico con Maili ma era troppo buio; non riusciva a distinguere che le ombre di ciò che li circondava.

«Hai un appuntamento galante?»
La sua voce tradiva una risata divertita.
«Ehm, no...»- rispose in maniera vaga tornando ad arrossire.
«Sei tutta agghindata.» - indicò con un cenno della testa il vestito che spuntava dall'impermeabile.

Perché aveva la netta sensazione che lui invece. sapesse benissimo con chi si vedeva e la stesse amabilmente prendendo in giro?
«Non è un appuntamento galante... - rispose lei sorridendo. Tanto valeva non fare la misteriosa. - È solo una cena...»
«Tra amici?» - la interruppe lui.

“Cacchio! Spero di no...”.

«Non proprio...» - disse in un soffio.
«Oh bene, allora se non siete “solo amici” direi che quel vestito va più che bene.»

“Perché, che ha questo vestito di poco amichevole?!”.

Ecco che il Sig. Korhonen le faceva tornare i dubbi che aveva così a fatica soppresso poche ore prima!
«Stai benissimo... è solo che è molto bello e tu sei più carina del solito con quel vestito, non vorrei che chi ti vede si facesse un'idea strana.» - rispose ridendo il suo amico.

“EH?!”.
«Aspetta qui: ho una cosa che puoi accompagnare con il vestito.»

E prima che lei potesse proferire parola si allontanò ciabattando verso un punto ignoto della casa, lasciandola al buio più completo.
Con un sospirò tirò fuori la sua torcia, fortuna che l'aveva portata!, e fece un po' di luce intorno a sé sedendosi sulla poltrona più vicina.
Diresse la luce sulla cornice, ammirando ancora una volta la foto di Maili e il Sig. Korhonen poi spostò il raggio sul quadro di Chagall, tornando a sospirare.

«Ecco qui... - riapparve all'improvviso facendola sobbalzare – questo... questo è chiuso dentro una scatola da troppo tempo. Avrei dovuto regalarlo, o donarlo... o venderlo... ma sai come siamo noi vecchi romantici: difficilmente ci liberiamo da qualcosa a cui siamo, nel bene o nel male, legati...»

Le porse una scatola nera piatta di velluto, un po' consunta agli angoli.
Lei prese la scatola fra le mani, sorridendo silenziosa al suo amico e aprì il coperchio.
«Oh! È bellissimo Sig. Korhonen!»

All'interno della scatola, adagiato su del raso bianco c'era un ciondolo di forma ovale con una pietra blu sfaccettata anch'essa di forma ovale; tutto intorno, su una montatura di quello che le sembrava argento, altre pietre più piccole simili a cristalli a formare due file concentriche.
Alla sommità c'erano altre cinque pietre a goccia a formare una specie di corona e dalla parte opposta una singola pietra, sempre a goccia.
Il tutto era trattenuto da una semplice catena sottile di colore chiaro.

«Indossalo.»
Lou lo guardò chiedendosi se stesse parlando sul serio.
«Non posso Sig. Korhonen! È troppo bello! Ho paura di rovinarlo!»
«Sciocchezze! Il posto di un gioiello simile è addosso ad una donna, non dentro una scatola... e poi è un prestito – le strizzò l’occhio complice – Lo metti questa sera, per il tuo appuntamento. Starà benissimo con il tuo vestito.»


“Certo! Peccato che io non abbia un paio di scarpe decenti da indossare sotto quest’abito...”
– pensò Lou interdetta.



«Io... Non so cosa dire...»
«Dì solo che lo metterai. – le rispose semplicemente l’altro sorridendo – Ragazza mia, te l’hanno mai detto che ti fai troppi problemi?»
Lou scoppiò a ridere.
«Un’infinità di volte!»
«Ecco... dovresti fartene di meno, sai? Quando avrai la mia età ti pentirai di tutte le volte che hai perso tempo prezioso a pensare invece che agire...»
“Posso chiederle a chi apparteneva questo ciondolo, Sig. Korhonen?
»

Un lampo improvviso illuminò la stanza quasi a giorno, facendoli sbarrare gli occhi dalla sorpresa.
Proprio come in un film horror, quando la protagonista faceva la domanda fatidica o l’assassino stesse per essere svelato.
Qualche secondo dopo, un rombo che fece tremare l’intera casa coprì il rumore scrosciante della pioggia che stava venendo giù a secchiate.
Lou pensò a Katty e la immaginò tremante sotto il suo letto.

«Apparteneva a Maili, ovviamente. Non ho buttato quasi nulla di ciò che le apparteneva.»
«Sig. Korhonen... non so se posso indossarlo... è un oggetto a cui lei è particolarmente legato...»- iniziò a dire imbarazzata Lou.

Lui la interruppe alzando un dito in modo autoritario.

«Alt! Avevamo già stabilito di farti meno problemi, giusto?»
«Giusto...»
«Bene, allora dal momento che siamo d’accordo, è inutile parlarne. Mi fa piacere che sia tu ad indossarlo e sono certo che anche Maili sarebbe dello stesso parere.»
«Va bene. Grazie, Sig. Korhonen... è davvero carino da parte sua.»
«È ben poca cosa rispetto a quello che fai tu per me, mia cara. Vai e goditi la cena con la persona che ha la fortuna di essere così importante per te... siete giovani, - sospirò malinconico il suo amico – godetevi ogni attimo, il tempo che abbiamo a disposizione ci sembra sempre infinito e invece non sappiamo mai quanto questo duri...»

Lou non seppe cosa rispondere per cui tornò a fissare il ciondolo, pensierosa.

«Scusa mia cara, non volevo intristirti... a volte parlo troppo. Perdona il mio scarso tatto.»
«Ma no, non si scusi... ha perfettamente ragione: la penso anche io come lei... a volte dovrei smettere di pensare a cose che alla fine non hanno nessuna importanza e godermi il momento...»
«Brava! – sorrise soddisfatto – Grazie per la pizza e per la tua gentilezza.»

Il Sig. Korhonen la stava gentilmente congedando?

«Ero preoccupata per lei: questa mattina mi ha dato l’impressione che fosse stanco...»
«Sono solo vecchio, cara la mia bambina... mi basta rilassarmi sulla mia poltrona per qualche ora con un bel libro, per tornare in forma!»
«Va bene... ma mi deve promettere che mi chiamerà se non si sentisse bene; anche di notte, non importa, se ha bisogno di me mi chiami... me lo promette?»
«Te lo prometto – assicurò lui con un cenno deciso del capo ridacchiando – ora però vai. Non vorrei che il tuo principe azzurro arrivasse e tu sei qui, a perdere tempo con un vecchio brontolone!»

Lou ridacchiò di rimando.
Più che azzurro il suo principe era nero... e lei non lo avrebbe voluto diverso per nulla al mondo.

Si alzò dalla poltrona, dopo aver chiuso la scatola e infilata nella tasca interna dell'impermeabile e si diresse alla porta, seguita dal suo amico.
«Buona serata, divertitevi...» - le raccomandò lui, sulla soglia.
«Grazie... grazie per il ciondolo: glielo riporterò domattina!»
«Non ho tutta questa fretta, cara! – rise lui – grazie a te, per tutto. A domani!»
«A domani!» – rispose Lou, salutandolo con la mano prima di correre lungo i 200 metri che separavano il vialetto del Sig. Korhonen dal suo.

Giunta davanti alla sua porta si girò per vedere che il suo vecchio amicoera ancora sulla soglia con la candela in mano.
Le fece un cenno con la mano libera e rientrò in casa.
Lou osservò la luce fioca della candela che si spostava da un posto all'altro dietro i vetri delle finestre, fino ad arrivare e fermarsi a quello che era il salotto.
Rientrò dentro casa, rabbrividendo.
Tirò fuori dalla tasca la scatola di velluto nero e la appoggiò con cura sul ripiano del mobile, prima di togliersi stivali e impermeabile.

Katty trotterellò subito da lei, arrampicandosi sulle gambe in cerca di coccole.
«Maaaoooo!»
«Sì, hai ragione ti ho lasciata sola... scusami piccolina.»
La prese in braccio prima che la felina le sfregiasse le gambe a furia di unghiate e la portò con sé in cucina, dove le preparò la ciotola con i croccantini.

Controllò il cellulare non trovando nessuna chiamata o messaggio.
Era tutto pronto: mancava solo il suo principe oscuro.
Pensò di mandargli un sms.
Era quasi sul punto di premere il tasto invia quando si fermò, rileggendolo e le sembrò un appello di una donna disperata e insicura, nonché assillante.
E l’ultima cosa che voleva era dare a Ville l’impressione che gli stesse addosso.
Cancellò il messaggio e si buttò sul divano, stando attenta a non sgualcire il vestito.
La luce delle candele soffusa le stava facendo venire sonno, in più il rumore della pioggia non l’aiutava affatto a rimanere sveglia.
Katty le saltò sulla pancia cercando di affilarsi le unghie sull'abito.
«Eh no, piccola vandala!»
Prese di peso la micia e la posò accanto a lei, sentendola mugugnare.
Katty la fissava astiosa negli occhi.
«È inutile che mi fai le occhiatacce! Sei una gattina dispettosa a rovinare questo bel vestito solo per il gusto di farlo...»
Katty strinse gli occhi minacciosa.
«Oh, non mi spaventi sai? Prepotente!»
Lou la fissò a sua volta con le sopracciglia aggrottate fino a che la gatta voltò la testa indignata, iniziando a leccarsi le zampette pulendosi il muso.


Le allungò una carezza ridacchiando.
La felina era così simile al suo finnico: prepotente, imperiosa e orgogliosa.
Non era facile trattare con qualcuno con quel caratterino.
Ma pareva se la stesse cavando abbastanza bene con entrambi, senza difficoltà e senza alcuna fatica.... anzi.
Era un piacere stare in loro compagnia, pur essendo così impegnativi.
Il temporale stava scemando d'intensità e ora che i tuoni e i lampi si stavano allontanando, restava ancora la pioggia scrosciante.

Katty finita la toilette cercava di afferrarle una ciocca di capelli tirandola verso di sé, così Lou li ritirò in una crocchia che infilò sotto la testa.
Non restando altro da fare che sonnecchiare annoiata, la micia con un sospiro, sì era proprio un sospiro rassegnato quello che uscì sibilando dalle piccole fauci, chiuse gli occhi appoggiando il musetto sulle zampine.
Lou pensò a sua volta di chiudere gli occhi soltanto per qualche secondo.
Era tutto troppo rilassante: il divano soffice e che emanava un leggero tepore, il ronfo di Katty accanto a lei e la pioggia al di là della finestra... solo un attimo...
Ville sarebbe arrivato tra qualche minuto...




******




Una carezza sul viso lieve e piacevolmente calda, che si spostava da una tempia all'altra, giù lungo la guancia e il mento e poi girava sull'altro lato del viso, fino a chiudersi a coppa sulle gote...
Lou aprì gli occhi battendo rapidamente le palpebre per mettere a fuoco nel buio, la figura accucciata accanto a sé, ai lati del divano.

“Ville...” - sussurrò sorridendo e strusciandosi come avrebbe fatto Katty contro la mano grande, elegante e calda.
“'Prinsessa'...”.

Ecco.
Una semplice parola.
Un nomignolo.
E ogni cosa prendeva un colore diverso nella sua vita.
Ogni cosa tornava a posto.

“Ti stavo aspettando, amore...” - sussurrò Lou, continuando a baciare e sfregarsi contro il palmo della sua mano.
“Lo so... ora sono qui.”.

La voce era come dolce come il miele: calda, languida, avvolgente.

Avrebbe seguito quella voce anche in capo al mondo...
Ora era in piedi, di fronte a lui.
E lui la stava guardando alla luce soffusa della candele accese in tutto il salotto.
Era a piedi nudi.
Con il vestito blu e il ciondolo che il Sig. K. le aveva prestato, al collo.
Ville la guardava senza dire una parola, senza più toccarla, facendo scivolare gli occhi verdi su di lei, con un sorriso che diventava di secondo in secondo sempre più sensuale, un sorriso che le stava facendo stringere le pareti dello stomaco.

“Se avessi saputo che mi avresti accolto così mi sarei precipitato subito a casa.”.
“Volevo farti una sorpresa...” - avanzò di un passo verso di lui, anelando a sentirlo più vicino.
“Starry night...” - sussurrò a voce quasi impercettibile, allungando una mano a sfiorarle il braccio nudo all'altezza del polso.
“Cosa?” - chiese Lou rabbrividendo al contatto lieve delle dita sulla sua pelle.

“Starry, starry night
Flaming flowers that brightly blaze
swirling clouds in violet haze
reflect in Vincent's eyes of China blue"

Bisbigliò Ville inclinando la testa, tornando a guardarla negli occhi, prendendole la mano per qualche breve istante.

“Somigli ad un quadro di Van Gogh... - le lasciò la mano passando le dita sulla stoffa impalpabile che si posava sui fianchi – c'è il blu del cielo… - salì al corpetto pieno di cristalli – e le stelle più piccole e chiare..."
Le dita le sfiorarono una spalla, il collo e si chiusero intorno ad una ciocca di capelli.
"E poi... poi ecco l'esplosione di colori delle stelle più grandi... - attorcigliò un dito intorno ad un ricciolo setoso – Ed infine... la luna, bianca e perfetta, pura...” - la mano tornò a chiudersi intorno al viso.


Ville non staccava gli occhi da quelli di Lou.
Con il pollice le accarezzava piano il labbro inferiore.
Probabilmente sarebbe svenuta da un momento all'altro.
Oppure sarebbe potuta scoppiata a piangere per l'emozione che la stava sopraffacendo, tanto le batteva forte il cuore.
Emozione che le chiudeva anche la gola. Come sempre.
Deglutì rumorosamente, alla ricerca della voce perduta.

Come faceva a dirle delle cose tanto dolci?
Come faceva ad avere dei pensieri così su di lei?
Come?

Anche lei non staccava gli occhi da quelli di Ville, occhi che brillavano più del solito, che sembravano enormi e più chiari che mai, sul viso pallido e dai tratti perfetti.

“Dì qualcosa...”- il sussurro di Ville le rimbombò nelle orecchie.
Lou fece un breve respiro.

“Ti amo...Ville. ”.

Lo disse senza staccare gli occhi dai suoi.
Lo disse con la consapevolezza che era la verità più pura.
Lo disse non solo con la voce.
Lo disse con ogni parte del corpo, con ogni fibra di se stessa.
Le sembrò che quelle due parole assumessero un significato diverso, ora che le aveva dette alla persona giusta.
Pensò che mai come prima erano vere.

“Dillo ancora...” .

Ville la tirò improvvisamente a sé, una mano dietro la nuca.
La mano era l'unica cosa con cui la stava toccando: erano vicini, sentiva i suoi jeans sfiorarle le ginocchia, percepiva il calore che emanava il corpo magro e l'energia contenuta.
Senza scarpe era ancora più bassa: lui la sovrastava di venti centimetri buoni e lei si sentiva piccola, femminile.
Reclinò indietro la testa per poterlo vedere meglio.
Sembrava che le pupille nere avessero occupato gran parte delle iridi verde chiaro di Ville.

“Ti amo.”.

Questa volta lo disse senza prendere prima respiro.
Senza esitazioni.
Come una liberazione.

“ 'Prinsessa'...”.
La voce roca e bassa.
Anche lui aveva sospirato prima di sussurrarle quella parola sulla fronte.

“Ti amo...ti amo...” - ripeté Lou.

Ormai che gli argini si erano rotti riusciva a stento a trattenere le emozioni che arrivavano tutte insieme.
Si aggrappò alla sua mano, alzandosi sulle punte dei piedi per baciargli il naso.

Sentiva ogni cosa che la circondava con i sensi in allerta.
Il rumore della pioggia.
Katty che ronfava sul divano.
Il parquet freddo sotto le piante dei piedi.
Il profumo smorzato del dopobarba di Ville.
Il suo respiro sul viso.
Una ciocca dei suoi capelli castani che le solleticava una guancia.

E questo fu l'ultimo pensiero coerente prima che la prendesse in braccio, sedendosi con lei sulle ginocchia.
Stringendosela addosso come se temesse di vedersela sfuggire via da un momento all'altro.
Lou gli si rannicchiò contro, affondando il viso nell'incavo del collo scoperto, ritrovando l'odore familiare della sua pellee inalandolo a pieni polmoni.
Ville rimaneva in silenzio limitandosi a stringerla a sé, cullandola, baciandole i capelli.

Erano i loro cuori che rullavano allo stesso ritmo?




******




Lou aprì gli occhi di scatto.
Era l'alba e una luce rosata stava iniziando a illuminare la casa.
Aveva smesso di piovere.
Katty sbadigliava sul suo cuscino preferito.
Le candele erano tutte spente e ormai consumate.

La mancanza di Ville al suo fianco era tangibile.
Era sola, era sul divano e si rese conto di essere intirizzita.
Ville non era venuto da lei.
Era stato solo un sogno...

La leggerezza che aveva provato in sogno dicendogli finalmente che lo amava, svanì.
Ne sentì di nuovo il peso, stavolta duplicato.
Si alzò a sedere, allungando una mano a prendere il suo cellulare.

Nessuna chiamata. Nessun messaggio.
Ville non era andato.

Pensò alla collana chiusa nella scatola.
Pensò al vestito blu, che ora era spiegazzato dopo una notte passata a dormirci sopra.
Pensò alla sua cena andata persa.

Sentiva una spirale fredda allungare i tentacoli dentro di lei.
Una parte del suo inconscio la stava prendendo in giro per il modo in cui stava reagendo alla cosa, dandole della sciocca.

“Andiamo! Sapevi che forse non poteva essere con te... non è il caso di farla tanto lunga e tragica!”.

L'altra parte di lei, la voce che cercava in ogni modo di arginare, le faceva sentire tutt'altro.
Con il passare dei minuti crebbe e s'ingigantì fino a soffocarla.
Si portò una mano tremante alla gola.

Era successo qualcosa.
Qualcosa che avrebbe cambiato le cose.
Non sapeva dirlo con certezza, ma qualcosa era cambiato.
E niente sarebbe stato più come prima.







******



"Angolo dell'autrice:

Oh bellli! Non volevo lasciarvi senza capitolo nella prossima settimana, a causa di impegni finferleschi con le mie favette che mi terranno lontana e non potendo assicurare la mia presenza al pc, ho anticipato di qualche giorno... (ma so che più di tanto non vi spiace...xD).

Mi sto togliendo dalla traettoria degli insulti che so arriveranno!
Eccomi, mi immolo: sono tutta vostra!XD
So che aspettavate questa famosa cena, tutte trepidanti e sognanti... dai, non sono stata tanto cattiva...u.u
In qualche modo Lou e voi l'avete vissuta lo stesso! *tenta di arrampicarsi sugli specchi* :)
E' che proprio non riesco a mettere una cosa dolce senza lasciarvi con l'amaro... sono sadica... *mauahuahuahauahuha*.
Comunque sia, spero non mi facciate troppo male.
Alloraaaaaaaaaaaaaaaaa... che ne pensate?!?
:D
Io vi dico solo che dopo aver scritto questa scena, mi sono dovuta riprendere... commuoversi da sola, per quello che si scrive è proprio da me...
Per straziarmi ancora meglio ho ascoltato a ripetizione la song che da' il titolo al capitolo, "Starry Night", mentre scrivevo: qualcuna di voi sa quanto io ami Van Gogh e in particolare questa mi ricorda una persona a me molto cara... bando alle ciance e ai romanticismi!
Questo ovviamente è il quadro citato nella song e da Ville (mi piace pensare che sia anche uno dei suoi artisti preferiti u.u); pochi artisti mi emozionano e commuovono quanto lui: per cui era doveroso una specie di omaggio al mio quadro e artista del cuore.:)

Come sempre un grazie va alla mia Beta Deilantha che con i suoi commenti al capitolo durante il betaggio, mi fa sempre scompisciare! :D
Grazie Moglie, senza di te la lotta all'Html malefico non sarebbe la stessa! XD


Ovviamente non potevano mancare il vestito e il ciondolo del Sig. K.:
Mi ci sono voluti tre modelli di vestiti di diversi colori per riuscire a farlo come lo avevo immaginato e in ogni caso non è preciso così come credevo, ma rende l'idea. (se volete vederli, vi basta entrare nel gruppo facebook dedicato alla storia).


Grazie anche a Izmargad che mi ha trovato uno dei tre abiti! <3
Ovviamente non potevano mancare il vestito e il
ciondolo del Sig. K.:

Mi ci sono voluti tre modelli di vestiti di diversi colori per riuscire a farlo come lo avevo immaginato e in ogni caso non è preciso così come credevo, ma rende l'idea.


Ringrazio tutte le affezionate lettrici che hanno lasciato un segno del loro passaggio nel capitolo precedente:
apinacuriosaEchelon, katvil, _TheDarkLadyV_, cla_mika, arwen85, Daelorin, Lady Angel 2002, LaReginaAkasha, Enigmasenzarisposta, IlaOnMars6277.

Un grazie alle nuove (e non) amiche che hanno iniziato a seguire questa storia:
lucillaby, Gone with the sin, renyoldcrazy, LilyValo, _Venus_Doom_ ,WatananbeAyumu.



Grazie per le splendide cose che mi scrivete anche in privato! :*
Alla prossima!

*H_T*








   
 
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