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Autore: _Stan    26/07/2013    4 recensioni
"Io ho fatto un salto in un dirupo, un salto nel vuoto, nell’oscurità. Non so cosa mi aspetti oltre la morte, ma l’ho fatto per te. Per proteggerti.
E come vedi, in questi giorni non sto uscendo con Sonoko, ma sono in questo paesino disperso nei monti… lo so, sono una bugiarda, ma ripeto: l’ho fatto per te.
Ti voglio tanto bene,
Ran.
P.s. Sto iniziando a sviluppare una doppia personalità.”
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Segnali dal cimitero

L’inchiostro fluiva sul foglio bianco.
Conan era appoggiato alla scrivania di Goro, momentaneamente assente. Con tutta probabilità sedeva su una sporca seggiola del bar sottocasa, sorseggiando da un vecchio boccale unto quel che serviva per dimenticare una brutta settimana.
Perché quella era stata davvero una pessima settimana.
Se, in passato, il vecchio aveva suscitato nel piccolo una sorta di ribrezzo, ora non poteva fare che compatirlo. Il fatto accaduto lunedì scorso aveva davvero scosso la cronaca giapponese, certo, ma il dolore che aveva suscitato nella famiglia coinvolta  non era neanche lontanamente comparabile ad un articolo di giornale.
Ran era morta. Uccisa.  La figlia del famoso detective era stata assassinata. Il suo corpo era stato ritrovato in un vecchio paesello vicino al Monte Fuji.  Solo che Goro, questa volta, non aveva voglia di indagare. E niente, niente lo aveva fermato dal piangere. La perdita di una figlia è devastante. A lui si erano uniti Eri, poi Agasa, Kazuha e Sonoko. Perfino Ai aveva dispensato due o tre parole quasi dolci, facendo le condoglianze ad amici stretti e parenti.
“E’ come se avessi perso due volte mia sorella”, aveva commentato, prima di sparire in laboratorio.
E Conan? Shinichi Kudo come aveva reagito?
Non aveva pianto. E se lo avesse fatto, sarebbe stato solo per rabbia, per il disprezzo che provava nei confronti dell’assassino, che aveva osato spezzare una vita così giovane. Voleva solo trovare quel bastardo e fagliela pagare cara, tutto qua. 
Ed è per questo che, una volta sottratta la cartella del caso inviata a Goro dalla polizia, accantonata sotto delle scartoffie in un cassetto polveroso, segnava qualsiasi cosa fosse lontanamente rilevante: ora del decesso, abiti indossati dalla vittima, luogo di ritrovamento e quant’altro.
Passò un’ora ad annotare dati su dati. Poi si rese conto che, sì, sicuramente stava facendo un ottimo lavoro, ma starsene a crogiolare nell’ira con la schiena che, rivolta verso la finestra, friggeva sotto i raggi di un “tiepido” sole d’agosto, non sarebbe servito a nulla.
Doveva indagare, come aveva sempre fatto.
Doveva sapere perché.

 


“Perché siamo venuti qua in campeggio?” domandò eccitata Ayumi,  rimirando il panorama del monte Fuji con il naso spiaccicato sul vetro della Volkswagen giallo canarino. “E’ proprio un bel posto!”
Conan deglutì ed Ai gli posò una mano sul ginocchio.
I Detective Boys non sapevano nulla. Per loro Ran era partita per l’America, perché finalmente era riuscita a rintracciare Shinichi.
Il dottor Agasa aveva detto che non era il caso di sottoporli ad un simile shock, ed Ai era stata perfettamente d’accordo. Dopotutto, avevano solo sei anni. Non era il caso di minare la loro serenità durante un periodo di tale spensieratezza quale era l’infanzia, che Haibara rimpiangeva ormai con ardore.
Quindi, per i piccoli quella era semplicemente una delle tante gite di piacere. Invece, per Kudo si sarebbe rivelata una permanenza piena di sorprese.

 

 

“AI! CONAN! Dove andate?” sopraggiunse quasi subito l’urlo di richiamo dei Detective Boys, appena i due interpellati iniziarono ad avviarsi sulla strada che portava dallo spazio adibito alle tende al paese di Fujiwara.
“A fare un giro” rispose atono Kudo.
I tre si guardarono spiazzati: li stavano abbandonando?
“Vieniamo anche noi!” disse Genta, mentre addentava il suo spuntino.
Agasa li ammonì. “Ragazzi, aiutatemi a piantare i nostri alloggi: lasciate andare Conan ed Ai da soli, sanno badare a loro stessi”
I due finti-bambini accolsero l’invito nell’ immediato rincamminandosi a passo svelto verso l’agglomerato di casupole poco più in là, accompagnati dallo sguardo geloso di Ayumi.
"Ai, molla il mio Conan"




“Allora, dove vuoi andare?” chiese Ai al piccolo detective.
“Sul luogo di ritrovamento, ovvio”
Quando giunsero nella viuzza stretta dove era stato rinvenuto il corpo, Conan esaminò l’ambiente con il suo solito fare meticoloso. Scorse una macchia di sangue su una mattonella che componeva un edificio molto rustico. Le porte della casa erano coperte da delle tende a righe rosse che svolazzavano, lasciandosi trasportare dal vento che filtrava nella stradina. Un anziano era seduto su una sedia, vicino ad un uscio qualche metro più in là. Non c’era nessuna presenza compromettente, potevano parlare liberi da qualsiasi freno.
“Kudo!” lo chiamò a gran voce Ai, rimasta leggermente indietro. “Trovato qualcosa d’interessante?”
“Nulla per ora”
A dir la verità, qualcosa d’interessante c’era. L’anziano, ad udir quel nome, spostò lo sguardo verso il bambino dagli occhi azzurri, insoliti in Giappone. Conan se ne accorse, e lasciò che il vecchio gli si avvicinasse.
“Tu sei il signorino Kudo?”
La voce era rauca, ma impostata in modo del tutto amichevole.
Conan rimase spiazzato da quella domanda. Qualcuno gli aveva forse parlato di un bambino, identificandolo come Shinichi Kudo? Questa non ci voleva. Tuttavia, annuì.
“Ho una lettera per te. Una ragazza me l’ha lasciata, circa due settimane fa.”
Quegli insoliti occhi azzurri si sgranarono sorpresi.

 



“Caro Conan (o Shinichi Kudo, non ha importanza),
so che ormai la mia morte è vicina. E’ questione di giorni.
Volevo solo dirti di non immischiarti in questa faccenda: per una volta è qualcosa da cui non puoi venire a capo, anche se si tratta di qualcosa che già, alla fine, perfettamente conosci. Ma sanno e so più di quanto pensi. Sono conscia del fatto che disilluderti dal tuo bisogno d’investigare è qualcosa di quasi impossibile, ma ti prego… lascia perdere. (So anche che cercherai di decifrare questi miei caotici pensieri).
Io ho fatto un salto in un dirupo, un salto nel vuoto, nell’oscurità. Non so cosa mi aspetti oltre la morte, ma l’ho fatto per te. Per proteggerti.
E come vedi, in questi giorni non sto uscendo con Sonoko, ma sono in questo paesino disperso nei monti… lo so, sono una bugiarda, ma ripeto: l’ho fatto per te.
Ti voglio tanto bene,
Ran.
P.s. Sto iniziando a sviluppare una doppia personalità.”

 

 


Eccoci qua!
Wow, la mia prima FF, sono eccitatissima, ahah.
Sinceramente non so cosa aspettarmi, ma vi prego di essere clementi. Il mio stile non è il massimo, e me ne dispiaccio, però spero di migliorare progressivamente durante questa storia. ^_^”
Grazie mille per aver letto il capitolo e per avermi sopportata,
Stan_ 
  
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