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Autore: redeagle86    06/02/2008    3 recensioni
In una Tokio in stile Al Capone, una KxH tinta di sangue, omicidi, dove la speranza di una redenzione sembra lontanissima. A chi l'ha già letta, consiglio di rifarlo, perchè l'ho modificata!!!
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Takao Kinomiya, Yuri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Cap

Cap. VII°

Bloody Mary

 

Nel corso delle due settimane successive, Hilary e Kei fecero visita a quattro banche, ed erano solo all’inizio.

-Perché lasciamo passare così tanti giorni tra un furto e l’altro?- chiese la giovane.

-Perché così rendiamo loro la vita più difficile. Non sanno mai dove colpiremo la volta dopo.

Viaggiavano molto, ma a una banca di Fukui ne seguiva una a Matsusaka, ad un colpo a Hamamatsu uno a Maebashi e poi a Fukushima.

Di sicuro potevano permettersi il carburante.

Lo scomparto ricavato sotto i sedili era pieno di pacchetti di banconote, racchiusi in involucri di banche diverse.

-Perché la polizia non ci insegue?

Kei le spiegò che lo schema era sempre lo stesso: si presentava gentilmente, come rappresentante di Jack Spyro, tirava fuori la pistola nell’ufficio del direttore della banca, raccoglieva i soldi, lasciava una pare dei profitti al banchiere e se ne andava.

Ma Spyro ne aveva abbastanza di quei prelievi. Anche perché sospettava che l’Angelo non si sarebbe limitato a quelli.

 

La borsa con le armi pesava circa dieci chili, ma l’uomo esile che la trasportava, pallido, di una bellezza fanciullesca e algida, di soli ventidue anni, procedeva spedito lungo il vialetto di casa, come se il peso che si stava trascinando dietro fosse leggero come una piuma.

Entrò proprio quando il telefono iniziò a suonare. Senza affannarsi, appoggiò la borsa e raggiunse il soggiorno dell’appartamento. Lasciandosi cadere sul divano vicino al telefono, rispose:

-Yuri Ivanov.

-Devi fermarlo! A tutti i costi!- esclamò la voce all’altro capo del filo.

-D’accordo, capo.

-E non lasciare prove sulla scena del delitto! Per una volta non fare il macellaio.

-Ci proverò- replicò Bloody Mary senza troppa convinzione.

Si salutarono e il killer riagganciò, pensando che sarebbe stato perfetto. La scenografia dell’omicidio si andava delineando nella sua mente. L’Angelo della morte era proprio ciò che mancava alla sua collezione di morti.

Era inquietante come l’aspetto dei cadaveri lo avesse sempre affascinato. Era qualcosa che lo faceva sentire vivo. Fin da bambino aveva questa ossessione.

Un ossessione che non poteva che defluire in quel lavoro. Lui non donava la morte. La infliggeva, ne faceva il suo capolavoro. Un’opera d’arte, la considerava lui.

Il momento in cui un uomo raggiungeva l’apice della bellezza.

E Kei sarebbe stata la sua opera massima. L’apoteosi.

 

Ma fu il destino a farla da padrone.

Perché fu proprio un caso a fare in modo che i due killer più importanti dell’Organizzazione si incontrassero faccia a faccia.

La Jaguar si fermò nel parcheggio di un ristorante e Kei si voltò verso Hilary, seduta al suo fianco.

-Vado a prendere qualcosa da mangiare.

Vedendo lo sguardo angosciato di lei, le lasciò sul sedile un revolver a canna corta.

-Ci sono sei colpi. Stai tranquilla, ok?

Uscì, lasciando la ragazza ai suoi pensieri. Il ristorante, arredato con mobili gialli e blu, era ben illuminato, ma nonostante fosse ora di cena non c’era molta gente. Si avvicinò alla cameriera e ordinò un a cena a portar via.

Stava aspettando da circa cinque minuti, quando il campanello alla porta tintinnò ed entrò un poliziotto, un uomo sulla quarantina. Era un agente locale, uno di quelli agli stadi bassi non ancora corrotti dalla politica sporca di Spyro.

Stava scendendo la sera e questo bastava ad innervosire l’Angelo. Ma ciò che lo fece trasalire, furono i fari anteriori del veicolo che stava entrando nel parcheggio. Un’auto che conosceva bene. La Ferrari rosso fiammante parcheggiò a poca distanza dalla Jaguar nera. Ne scese un ragazzo dai capelli dello stesso colore della vettura, vestito di nero.

Quando entrò, i suoi occhi azzurri incontrarono subito quelli viola dell’altro. Ma aveva visto il poliziotto: gli lanciò un’occhiata meno indifferente di quel che voleva apparire.

Ordinò un caffè e distolse lo sguardo dal suo obbiettivo. Spyro gli aveva ordinato la discrezione e sapeva che disubbidire significava essere già morto. Non ci teneva a lasciarci la pelle per colpa di quel pallone gonfiato.

Ma Kei non era certo intenzionato a farsi catturare così facilmente. Doveva ammettere che la presenza di Bloody Mary lo aveva sorpreso non poco. Una coincidenza, certo, ma una coincidenza pericolosa.

-Mi scusi, signora. Dov’è il bagno?

Attese la risposta, poi si avviò verso la toilette.

Dal suo posto Yuri Ivanov si guardò intorno. Il poliziotto stava andando via.

Il giovane infilò la mano nella tasca della giacca e afferrò la pistola. Sentì un’auto che veniva messa in moto e si allontanava.

Bene. Adesso che se ne era andato, Ivanov non aveva alcun problema con quelli che erano rimasti: un vecchio di tremila anni, la cameriera e il cuoco. Il pavimento luccicante, schizzato di sangue e cosparso di cadaveri…che immagine sublime!

Il campanello della porta trillò di nuovo. Okay, un altro cliente, un altro elemento nella composizione. Ma era di nuovo lo sbirro!

Yuri si precipitò fuori dal ristorante. La Jaguar se ne era andata, riusciva a sentirla mentre si allontanava sulla strada a tutto gas.

Corse verso la sua auto, ma Kei gli aveva fatto un simpatico regalo: tutte e quattro le ruote a terra.

-Dannazione!

Incurante della presenza del poliziotto, Ivanov corse in mezzo alla strada, vide le luci posteriori dell’auto dell’Angelo che si allontanavano e, lentamente, prese la mira con il revolver.

Nella Jaguar, Kei gridò ad Hilary:

-Stai giù!

Il lunotto posteriore esplose, seguito da quello anteriore. I due ragazzi non si fecero male, ma i vetri erano sparsi su tutta la vettura.

Dietro di loro, compiaciuto di aver udito il rumore del vetro che si rompeva, Ivanov sparò di nuovo, ma questa volta senza successo.

Il poliziotto uscì di corsa, con una mano alla fondina che teneva di fianco.

-Hey, che cosa pensi di fare?

Lui si voltò e sparò. Due volte. Con la stessa freddezza con cui si può bere un bicchiere d’acqua. Il sangue continuava a scorrere.

Ivanov sospirò e poi, con l’arma, tornò nel ristorante a finire il suo caffè.

 

Il tenente Kinomiya arrivò a casa tardi quella sera. Il caso Tachibana era ancora al primo posto nei suoi pensieri, sebbene il suo capo gli avesse consigliato di lasciar perdere e di occuparsi di questioni più urgenti. Ma cosa c’era di più urgente che fermare Jack Spyro?

Quasi inciampò nel pacco alla porta. Una pacco piuttosto voluminoso.

Lo aprì nella cucina, restando a bocca aperta. Conteneva soldi, una montagna di soldi. E un biglietto:

“Non fidarti di nessuno. L’Angelo”

  
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