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Autore: Mignon    28/07/2013    2 recensioni
Una corta storiella nata dal caldo di questi giorni.
Niente di emozionante: una semplice chiacchierata tra due ragazzi, di notte.
Nei sogni tutto è possibile, non è vero?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buonanotte ai Sognatori





Accaldata e nervosa, la ragazza era distesa a letto con il telefono appiccicato all’orecchio.
“Giorgia sono arrivata davanti casa, ci sentiamo domani che dici?”
La voce metallica dell’amica la fece tornare in sé per un secondo.
“Si si, certo. Buonanotte donna.”
Sentì Elisa augurarle di rimando la stessa cosa e chiuse la telefonata, allungando il braccio per appoggiare il telefono accanto al letto.
Guardò distrattamente l’orologio che segnava le due di notte ormai passate da qualche minuto, così si accoccolò in posizione fetale e cominciò a dondolare dolcemente, chiudendo gli occhi e cercando di allontanare il pensiero di quel fastidioso calore opprimente.
 
Si risvegliò poco dopo, e ancora disorientata si accorse che erano passati pressappoco dieci minuti.
La stanchezza l’aveva già abbandonata, e con un movimento che di leggiadro aveva ben poco si alzò dal letto.
Prese una sigaretta dal pacchetto accartocciato appoggiato sul comodino disordinato e raccolse anche l’accendino.
Trascinando i piedi arrivò alla finestra con il pergolo di camera sua, in cui si sedette assaporando la poca aria che arrivava, con il suo odore salmastro tipico della laguna.
Dietro di lei le zanzare danzavano attorno alla lampadina del lampione.
Giorgia si accese la sigaretta respirando a pieni polmoni la prima boccata di fumo, facendolo uscire dalla sua bocca disegnando dei piccoli cerchi.
Con la mano si ravvivava i corti capelli, cercando di allontanare i ciuffi dal viso che non volevano saperne di stare apposto.
“Ma che fortuna, una dolce e bionda Giulietta sul balcone tutta per me.”
Una voce conosciuta la fece trasalire, si affacciò dalla finestra appoggiandosi alla balaustra in ferro e guardando in giù vide uno dei ragazzi più belli che avesse mai conosciuto.
“Richy! Che ci fai qui?” ringraziò mentalmente il buio della notte per non avergli permesso di vedere le sue guance tingersi di rosso.
“Sono appena sceso dalla barca, andavo a casa.” Disse sedendosi sulla muretta per guardare meglio la ragazza. “Ma poi ho trovato te.”
E un altro sorriso dei suoi si piazzò sulle sue labbra.
“Che ci fai ancora sveglia?”
“Troppo caldo e poco sonno, il risultato è questo.” Gli disse indicandosi.
“Non ti ho più vista in giro.”
“E io non ti ho più sentito.” Gli rispose di getto, pensando ai messaggi che si scambiarono tempo prima.
“Beh sai… problemi.”
“Certo, certo. Nessun rancore, lo sai!” Questa volta sorrise lei, ma se ci fosse stata più luce, anche lui si sarebbe accorto dell’amarezza che i suoi occhi sprigionavano.
“Beh, quindi? Che cosa mi racconti?”
Con le mani appoggiate alla muretta su sui era seduto e le gambe che penzolavano, lo spettacolo che Giorgia aveva davanti agli occhi l’avrebbe accompagnata per molto altro tempo.
Da quella domanda i discorsi si accavallarono, parlarono di tutto ciò che passava per le loro menti, con il Romeo dei suoi sogni sotto la sua finestra e lei come una Giulietta fin troppo sognante.
Era la sua cotta da parecchio tempo.
Le piaceva usare quella parola, la stessa che utilizzava con le sue amiche almeno dieci anni prima.
Stava crescendo, e la voglia di amore aumentava, ma il tempo passato da sola era sempre troppo.
Quindi aveva deciso di pensarlo così, come la sua cotta. In onore di quei sentimenti nuovi e genuini che da un po’ non aveva più trovato.
E lui era la cotta impossibile, il sentimento che si continuerà a provare senza mai renderlo noto, ridendo di quel cuore che batteva più forte se lui le passava vicino, ridendo del rossore che si impadroniva del suo viso se lui la salutava.
 
“Domani hai voglia di vedermi di nuovo? Davanti a un the freddo?”
Scherzava, vero?
“Così puoi mettere un tavolino tra me e te, e fare un gesto al tuo amico seduto due posti più lontano se ti stai annoiando?” voleva essere simpatica, ma quella insicurezza era reale, seppur esagerata.
“Certo che sei catastrofica. Allora… andiamo a passeggiare da qualche parte, all’ombra magari. Non vorrei squagliarmi.”
“Sia mai!”
“Non fare la simpatica, rispondimi.”
“Non usare quella voce!” i brividi si erano già impadroniti di lei.
“Quale voce?” Eccola di nuovo.
“E nemmeno quel sorriso!”
“Tu sei pazza!” Piacevolmente divertito dalla piega che aveva preso la conversazione rise di gusto.
“Richy… ho già abbastanza caldo. Non farmi questo!”
“Allora dimmi di sì, o sfodero anche la risata sexy.”
“Tu hai una risata sexy?”
“Tutti dovrebbero averne una.”
Rideva incredula, con la Sua Cotta a un piano di differenza.
“Allora, quando mi darai l’onore di uscire con me?”
“Per darti modo di ridere di me con i tuoi amici?
“O per darmi modo di sorridere con te?”
Silenzio.
Giorgia era spiazzata da quella risposta.
“Mi attiri, lo capisci? Mi fai sorridere, sei paranoica ma divertente. Sei interessante.”
“Ma ti sei visto?”
“Beh questa mattina ero ancora un gran figo.”
“Appunto. E hai una voce che fa incendiare, un sorriso che fa morire e pure una risata sexy.”
“E tante altre doti nascoste.”
“Oh beh, di questo ne sono certa.” Si stupì della malizia con cui pronunciò quelle parole.
“E tu arrossisci, ed è meraviglioso.”
“Facciamo finta che succeda…”
“Facciamo finta che io ti stia aspettando in pontile.”
“Vengo a piedi.”
“Allora facciamo finta che ti stia aspettando giù dal ponte, davanti al pontile.”
“E non ti siedi sulla panchina?” Sorrideva.
“No, in piedi sono più bello.” Ancora quel sorriso a metà bocca.  “Sono in piedi che ti aspetto, ma se mi interrompi ancora scappo.”
“No non scappare, sto arrivando.”
“Ecco, sei in ritardo ma ora ti vedo arrivare. Sei proprio carina lo sai?”
“Si anche tu, ma quella canotta non mi piace.”
“A me si, si vedono i miei muscoli.”
“Tipico. Beh, sono davanti a te. Ti saluto.”
“Eh si, ma io sto ancora pensando a quanto sei carina con quella camicetta verde.”
“Io non indosso camicette.”
“Nel mio incontro immaginario sì!”
Silenzio.
Si guardavano entrambi, ma negli occhi di Giorgia c’era ancora quell’aria sognante.
“Va bene, va bene. Ma non uso pantaloncini corti!”
“Ok, allora, prima che mi interrompessi ancora… tu sei arrivata e mi saluti. Invece io…”
“Invece tu…”
La sua voce era un sussurro.
 
***
 
“Svegliati tesoro, hai dormito fino a tardi. Vieni a tavola.”
Si svegliò tutta rossa in volto, con gli occhi azzurri di sua madre puntati addosso.
“Che cosa hai sognato di così bello che ti ho sentita ridere?”
Era un sogno…
“Sai mamma, avevo una camicetta verde…”
  
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