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Autore: arya13    29/07/2013    0 recensioni
Allora il cavaliere si chinò, prese tra le mani un mucchio di sabbia e cominciò a studiarlo. I granelli erano di dimensioni infinitesimali, ma emanavano una lucentezza impressionante, come se brillassero di luce propria. Li espose sotto i raggi del sole e rimase colpito da quanto il colore blu notte dei granelli risplendesse, come se essi un tempo fossero stati tante pietre preziose ora frantumate.
Poi Eragon ebbe si accorse di alcuni dettagli che gli erano tremendamente familiari.
> disse > e si bloccò di colpo riflettendo sulle implicazioni del suo paragone.
Angela fu la prima a confermare i suoi dubbi
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Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angela, Arya, Eragon, Murtagh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano trascorse solo poche ore da quando Eragon si era lasciato alle spalle tutto quello che era stata la sua vita fino a quel momento. Il momento più difficile era stato quando aveva dovuto dire addio ad Arya e non riusciva a togliersi dalla mente le ultime parole dell’Elfa, un attimo prima di allontanarsi da lui. “Addio Eragon Ammazzaspettri”. Più ci pensava e più si chiedeva perché Arya fosse stata così fredda e distaccata nei suoi confronti in quegl’ultimi attimi insieme. Forse anche lei come Eragon si era sentita in imbarazzo e aveva cercato di nasconderlo dietro una maschera di apparente indifferenza. Qualunque fosse la realtà dei suoi sentimenti Eragon non l’avrebbe mai conosciuta, poiché ora la sua vita stava per cambiare radicalmente e tutto ciò a cui era abituato, tutti gli amici che aveva avuto, tutte le vittorie, le sfide e le difficoltà che aveva affrontato ormai erano parte di un passato che sembrava molto lontano, quasi non fosse appartenuto a lui, ma a un’altra persona. Era cambiato lui, se in meglio o in peggio non riusciva a dirlo perché nonostante adesso fosse un cavaliere dei draghi abile nelle arti magiche e avesse sconfitto il tiranno che ormai da troppo opprimeva quella terra che un tempo chiamava casa, non riusciva a non pensare che forse in certi casi le cose sarebbero potute andare diversamente. Senza dubbio avrebbe potuto evitare molte situazioni di cui ora si sentiva responsabile e che lo tormentavano giorno e notte. Se non fosse stato per me Brom ora sarebbe ancora vivo, mio padre sarebbe ancora vivo.. ma io no. Lui è morto per salvarmi e anche se non potrò mai chiamarlo padre sono orgoglioso di essere suo figlio. Forse un giorno riuscirò a trovare un modo per farlo ritornare.. E anche se Glaedr e gli altri Eldunarì non dovessero essere d’accordo io voglio provarci, non mi darò per vinto! Era quasi il crepuscolo e il vento soffiava in loro favore. La barca stava navigando da oltre sei ore lungo il fiume Edda, che, come una sottile striscia cristallina, attraversava le vaste pianure dell’est . Blӧdgharm e gli altri elfi sembravano completamente a proprio agio, imperturbabili come sempre come se niente fosse in grado di sconvolgere la loro tranquillità. “Ehi Blӧdgharm, quando pensi che dovremmo fermarci?” “Difficile a dirsi Ammazzaspettri, queste terre sono completamente sconosciute, quasi nessuno prima di noi aveva osato avventurarsi qui, non ho la minima idea di che cosa potremmo trovare sul nostro cammino. Ci conviene proseguire un altro po’ e vedere se troviamo qualcosa, magari un villaggio..” Eragon, che si trovava a prua con lo sguardo fisso davanti a sé, si voltò verso l’elfo dalla folta pelliccia incuriosito dalle sue parole. “Hai detto che quasi nessun osò spingersi oltre Alagaesia, vero? Quindi qualcuno c’è stato!” Blӧdgharm lo guardò dritto negli occhi e per un attimo sembrò quasi che una strana luce attraversasse il suo sguardo di solito impassibile. “Sì, Ammazzaspettri, qualcuno c’è stato. Ma fu tanto tempo fa e nessuno può dire con certezza se si tratti di una leggenda fatta circolare dai bardi o meno. Si dice che il suo nome fosse Athardun e che avesse perlustrato ogni angolo di Alagaesia. Poiché conosceva ogni creatura, ogni segreto della nostra terra, decise che l’avrebbe lasciata per sempre e che avrebbe esplorato luoghi nuovi, sconosciuti a chiunque altro. La leggenda dice anche che, proprio come stiamo facendo noi, seguì il fiume Edda per poi non lasciare traccia e perdersi nella sconfinatezza di queste pianure.” “Quindi non si sa che fine abbia fatto, né che cosa abbia scoperto.. E hai detto che conosceva ogni cosa di Alagaesia? Se è così ci sarebbe stato molto utile per sconfiggere Galbatorix, ma fortunatamente non ha più importanza ora”. “sì, fortunatemente no”. “Posso farti una domanda Blӧdgharm?” “Dimmi pure Ammazzaspettri.” “è da un po’ di tempo che ci penso.. Qualcuno degli elfi ha mai conosciuto Galbatorix quando aveva la mia età? E da chi è stato addestrato? E come mai nessuno ha capito quanto potesse diventare malvagio? Insomma era così crudele e spietato anche allora?” “Perché non l’hai mai chiesto ad Oromis?” “Non lo so.. Forse ero troppo impegnato ad imparare tutto su come sconfiggerlo, ma non mi sono mai più di tanto soffermato sulla persona.. Avrei dovuto pensarci prima.” Eragon si voltò e osservo incantato la folta pelliccia blu dell’elfo che splendeva ai raggi del sole; era talmente lucente che sembrava brillare di luce propria e il giovane cavaliere si chiese non fosse opera della magia. Quando, dopo quelli che parvero due minuti interminabili, Blӧdgharm rispose alle sue domande ed Eragon scorse nelle parole dell’elfo un lieve senso di nostalgia, come se il riaffiorare dei ricordi lo mettesse a disagio. “Vedi, Ammazzaspettri, anch’io ebbi modo di conoscerlo quando era solo un ragazzo e posso dirti che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sarebbe diventato dopo non molto tempo. Era estremamente curioso, in modo quasi esagerato potrei dire, su ogni aspetto delle arti magiche, ma non solo: voleva sapere tutto riguardo ogni disciplina e ogni campo del sapere. Odiava i misteri e quando qualcuno non riusciva a soddisfare la sua sete di sapere, allora si adirava e non riusciva ad accettare il fatto che fossero molte le domande ancora senza una risposta e si sentiva frustrato, impotente di fronte ad un mondo che sembrava non appartenergli più, un mondo del tutto estraneo e imprevedibile che pareva impossibile da controllare. Si sentiva piccolo e insignificante e presumo che fu per tale motivo che decise di diventare quello che effettivamente diventò: il suo obiettivo era quello di dominare ogni singola creatura di Alagaesia e di svelare ciò che fino ad allora era rimasto un mistero. Voleva arrivare dove nessuno era mai arrivato prima. Era dotato di un’ambizione terribile e di una forza di volontà fuori dal comune. In tutta la mia lunga vita non ho mai incontrato nessuno più egoista e assetato di potere come Galbatorix: egli disprezzava la gente ed era indifferente verso qualunque cosa non lo riguardasse. Percepiva gli altri come un pericoloso ostacolo che necessitava di essere eliminato. Questa, a mio avviso, è stata la sua più grande debolezza, egli era completamente solo, tutti coloro che gli ubbidivano lo facevano solo per paura e perché erano costretti. Persino il suo drago, Shruikan, era prigioniero delle catene della sua magia oscura, ridotto a mero strumento nelle sue mani.” Nella voce di Blӧdgharm, di solito pacata, c’erano ora rabbia e rimpianto per la morte e la distruzione che il tiranno aveva causato e una sfumatura di compassione per Shruikan, privato della sua dignità e di tutta la magnificenza propria di un drago. “Non ha pagato abbastanza per tutto il male che ha compiuto. La morte non è abbastanza. Se potessi lo perseguiterei negli inferi per torturarlo in eterno” Blӧdgharm fece un cenno di assenso e poi aggiunse: “Non tormentarti Eragon. Non puoi fare niente per cambiare il passato. Ora possiamo solo concentrarci sul presente e sulla missione di cui siamo investiti” “Sì, hai ragione, basta pensare a Galbatorix. È morto e non potrà più recar male a nessuno, tranne che al suo spirito”. Stavano navigando ormai da parecchie ore, ma nulla sembrava sconvolgere quella quiete, così estranea a Eragon dopo mesi di battaglie e turbamenti, eccetto per il suo soggiorno a Ellesmera. Egli aveva finalmente tutto il tempo per riflettere sul suo futuro in qualità di cavaliere, ma a distrarlo dai suoi progetti c’era sempre l’immagine di Arya e del loro ultimo addio. La pensava continuamente e tutto ciò che avrebbe voluto sarebbe stato volare per sempre al suo fianco con Saphira e Fìrnen. -Eragon! Smettila di pensare ad Arya! Ella ha preso la sua strada e tu la tua! Mi dispiace ma non puoi fare niente per cambiare il corso della sorte e lo sai bene, quindi adesso concentrati sul tuo futuro e la missione che Nasuada ti ha affidato. -Ci sto provando Saphira, ma hai visto come mi ha detto addio? Come se non provasse nulla a lasciarmi, come se fossi un estraneo per lei. Non dimenticherò mai quell’espressione gelida. -Lo so piccolo mio, ma non hai pensato che potesse essere imbarazzata? Sono quasi certa che si sia pentita del suo atteggiamento e quando vi rivedrete potrete chiarirvi. -Sì.. Chissà se la rivedrò ancora -Certo che la rivedrai cucciolo innamorato Eragon sperò di non essere arrossito all’ultima espressione di Saphira, non voleva dare l’impressione di essere un ragazzino in preda alla sua prima cotta.
  
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