Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: louispajn    29/07/2013    2 recensioni
”Quel senso di grandezza che ti appaga quando apri le braccia e inspiri ingrandendo i polmoni per poi sgonfiarli lentamente.
E quella,quella era una mattina di uragani.
Ne sarebbe uscito uno,e la mia vita sarebbe cambiata per quell’uragano.”
Genere: Horror, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

* http://www.youtube.com/watch?v=eEUn4fdQ_V4 , questa è la colonna sonora della storia. Sarà presente nella maggiorparte dei capitoli, quindi vi prego di ascoltarla*

"Bad Blood"

Nightmare.







“Quindi questo è il programma, partirete tra un mese da Londra, sapete già la destinazione?”
“Russia.”
“Perfetto, tra pochi giorni riceverete i dettagli, sappiate che questa è un operazione importante. Se l’abbiamo affidata a voi vuol dire che ci fidiamo. Non deludeteci.”
Scuotemmo il capo in segno di approvazione, ci guardavamo con occhi brillanti. Pieni di scintille colmanti di allegria. Eravamo pronte per partire, eravamo pronte per scrivere un nuovo capitolo della nostra vita.
 
 
La mia casa era invasa da risate, una normale serata tra ragazze. Mary era alta davanti alla grande libreria e con il dito sfiorava i dvd posti uno dietro l’altro. Con aria solenne riecheggiava i nomi di alcuni classici esposti, a cui seguiva il suo immancabile commento sulla visione.
“Allora?”
Le ragazze si guardavano curiose, alcune rispondevano evasivamente, altre avevano idee chiare.
Io ero l’unica che, appoggiata alla finestra con una tazza fumante di the, guardava divertita la strana situazione.
“Mettiamo ai voti?”
I lamenti di disapprovazione si alzarono veloci per la casa.
“Ho capito, niente film.”
Qualche commento liberatorio si lasciò vincere e il mio sorriso incredulo si fece sempre più accennato.
Quella sera la luna piena illuminava le strade della grande città, la nebbia era fitta e il freddo trafiggeva.
Anche in quella serata c’era qualcosa che non andava, come la prima volta in cui la mente si staccò dal mio corpo e la paura si annidò nel più nascosto e cupo angolo della mia psiche.
Tutto così enormemente insipido, oscuro, ambiguo, cupo, difficile, ignoto.
Potevo lasciare perdere tutto e scappare, se non fosse stato per lui, l’uragano. Lo stavo ancora aspettando, ma qualcosa mi diceva che stasera lui non si sarebbe presentato.
 
Liverpool, 3.00 a.m. TRE MESI DOPO.
 
Il salone era vuoto.
Ricordavo tante ragazze sdraiate sul pavimento che si divertivano quando me ne sono andata.
Respiravo impercettibile, a ogni boccata che inalavo mille aghi trafiggevano  il mio corpo.
Tremavo, la mia pelle era bianca, le labbra infuocate.
Non avevo pianto, ne ero sicura, ma delle lacrime quasi asciutte stavano finendo il loro percorso attraverso le mie guancie.
Scesi gli ultimi gradini della lunga scala.
“Dove sono?”
Quella non era la mia stanza, non era la mia casa, non era il mio mondo.
“Dove sono?!”
Gridavo, squarciando i quadri di ogni parete, rompendo gli specchi di mille scrivanie.
La casa girava su se stessa.
Cercavo di correre verso le finestre, di uscire, di chiedere aiuto.
Ma qualcuno si stava prendendo gioco di me e non sembrava voler smettere.
E io non riuscivo più a capire.
Cadevo a terra, cercavo di rialzarmi ma era come se un piede continuasse a spingermi giù.
Sentivo grida, ma non erano le mie.
Sentivo grida di ragazze, chiedevano aiuto. Come me.
Guardavo disperatamente intorno a me, volevo trovarle e dirgli che ero con loro.
Le chiamavano, mi dicevano di scappare, ma io non potevo.
Vattene!
L’ultimo grido prima che il silenzio si impossessò della stanza.
Cercavo di trattenere il respiro per capire, vedere, scrutare qualcuno.
I miei occhi fissarono il vuoto davanti a me per minuti, forse ore, quasi anni.
E fu solo quando riuscii ad alzarmi che lo vidi.
Era lui, così bello.
In cima a quella lunga scala, mi sorrideva. Aveva gli occhi cupi, non erano di quel verde che ricordavo.
Ma era lui, sembrava lui, speravo fosse lui.
Iniziai a ridere, ridere come una pazza.
Attraversai la stanza, scalai metà della gradinata.
Ma lui era immobile, gli chiedevo di aiutarmi, di toccarmi.
Continuai a salire, volevo tenerlo dentro di me per sempre.
Stavo per toccarlo, ero riuscita a sentirlo così vicino, ma nel secondo prima lui scomparve. Si dileguò come sabbia attraverso il vento.
La mia mano aperta si chiuse di scatto in un pugno, mi girai e lui era in mezzo alla stanza. Rideva, di me.
Corsi verso di lui ma mi fermai poco prima, sapevo che sarebbe scappato. Mi sarei accontentata di vederlo ancora per un po’.
Ma stavolta fu lui ad allungare la mano, fu lui a guardarmi e a chiedermi di aiutarlo, di toccarlo.
Risi anche io mentre guardavo la mia mano farsi sempre più in avanti, fino a sentirlo.
Percepii un brivido di freddo, alzai lo sguardo con occhi preoccupati. Avevo paura di perderlo di nuovo ma lui era ancora lì.
“Ti amo.” Le sue labbra mimarono queste parole come se fossero state le ultime, e magari lo erano.
Un fulmine colpì, forte, il mio cuore.
“Io non ti conosco.”
“Mi amerai anche tu.”
Mi guardava sicuro, cercava di accarezzarmi. Ma non sapevo chi era, né cosa ci facessi lì, né perché lui mi avesse preso in giro.
“Come posso innamorarmi di qualcosa che non esiste?”
“Ma io esisto.” I suoi occhi lucidi erano ritornati di quel verde che ricordavo.
“Tu mi spaventi.” Tremavo.
“Io esisto!” Gridava così forte. La sua voce gelida lasciava tagli profondi dentro me.
“Non è vero!” Gli rispondevo, cercavo di essere forte, coraggiosa ma lui incombeva su di me senza pietà.
Tutto intorno a me esplose, le finestre si ruppero, i vetri mi scheggiarono.
Mi stritolava i polsi come se fossi stata lì per sopportare la sua ira, mi graffiava, provava a scuotermi.
Mi misi a piangere come mai avevo fatto, avevo bisogno di aiuto, di amore. Ma l’amore non aveva bisogno di me, almeno non in quel momento.
Si allontanò frettolosamente, sul suo viso si dipinse un velo di tristezza. Sembrava pentito, amareggiato, dispiaciuto. Ma i mostri non hanno sentimenti.
“Harry è il nome che mi assegnerai, Harry è il nome che ricorderai, Harry è il nome di cui ti innamorerai. Harry è il nome dell’uragano. E io sono Harry”-pericolosamente si avvicinò a me, sicuro, come se il mondo mai lo avrebbe potuto consumare-“ Il tuo uragano.” Pronunciò, leggero.
 
Liverpool, 8.00 a.m.
 
“Mary!”
Cercavo disperatamente di farmi notare dalla mia migliore amica. I molteplici studenti e i libri maldestramente  posati sul mio avambraccio non aiutavano la mia sgradevole situazione.
Per qualche grazia di Dio, vedendomi così impacciata, Mary si girò nella mia direzione e con un sorriso a trentadue denti mi mimò di raggiungerla in fretta.
Quel giorno mi ero alzata triste. Come se la giornata mi si fosse già stata svelata e come se mi avrebbe portato solo solitudine, rancore e graffi. Graffi. Tagli. Lividi intorno ai polsi. Dolore. Paura.
Ricordavo come si erano creati.
Chiesi scusa a molte persone per le gomitate ricevute e timidamente cominciai a incamminarmi verso il luogo in cui chiacchierava la classe.
“Chloe!” Mi abbracciò così forte che quasi sentii il suo cuore battere nella ricerca del mio.
Sembrava preoccupata.
“Ehi” Risposi mentre davo un abbraccio anche a Anne.
“Voi mi dovete delle spiegazioni” Unii le braccia incrociandole, facendo finta di essere arrabbiata.
Non volevo mortificarle ma volevo sapere perché ieri sera se ne erano andate tutte, mentre dormivo, nel bel mezzo di una serata tra ragazze.
Sorrisi a quel ricordo, anche se stranamente perso.
“Che vuoi dire?” Chiese Anne interrogativa.
“Ieri sera!” Rispondevo come se le mie risposte fossero ovvie.
Mi scrutavano confuse. Davvero non ricordavano?
“Ve ne siete andate da casa mia mentre dormivo, non vi è piaciuta la serata?” I miei occhi presero una strana forma, evidentemente davano un senso di apprensione e di affanno nello stesso tempo.
“Chloe, l’ultima volta che abbiamo dormito da te è stato 3 mesi fa.”
“Che tra l’altro dovremmo rifare.” Aggiunse Anne.
“E’ vero, è stata una bellissima serata.” Si guardavano compiaciute mentre aspettavano una mia risposta.
Silenzio.
Il mondo mi cadde addosso, lento.
La vita sembrava voler iniettarmi veleno senza finire, vedere il mio cuore arrancare e io morire ogni giorno.
Mi sentivo strana, ero sicura di aver sentito delle ragazze vicino a me ieri.
Ma fu 3 mesi fa.
3 mesi di cui io non ricordavo nulla.
Mi sentivo mancare, avevo gli occhi delle ragazze fissi su di me.
Cercavano di capire anche loro.
“Io-io penso di entrare”.
Indicai la porta, loro annuirono e con passo svelto cercai di far scorrere 5 ore di lezioni il più veloce possibile.
Pensai ogni singolo istante a quello che mi era successo ieri.
Pensavo di aver sognato, di aver visto un thriller e di esserne rimasta vittima.
Ma quello non era un film, era successo veramente.
Lui, esisteva veramente.
Mi aveva ingannata, aveva cercato di sottrarmi la memoria e di giocarci.
Non sapevo in cosa mi stavo cacciando, ma avevo deciso di reagire
.


ZANZAN.
Ciao ragazze, son riuscita ad aggiornare prima di partire!
Che grande, tzè.
Ben due giorni prima, per un pelo ahaha.
Comunque ecco qua il nostro capitolo.
Spero che le idee vi si siano schiarite, almeno un pò,
Vi devo avvertire che, per quanto la mia fifa me lo possa permettere, i capitoli che riguardano l' "Uragano Harry" saranno sempre più spaventosi.
Non vi preoccupate più di tanto, non sono Dario Argento quindi il mio concetto di "Spaventare" è molto ridotto.
Ma il bello è che Chloe ha capito cos'è Harry, voi ci siete riuscite? Fatemi sapere i vostri pareri (o predizioni) sul capitolo o su come si svolgerà la storia a vostro parere.
Spero di non aver scritto un abnorme pezzo di pupù(?).
Aspetto i vostri pareri, baci!:)
Twitter: louispajn.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: louispajn