Un anno passò in fretta, anche troppo.
Brick era intento a mettere in valigia le sue cose, mentre
le gemelle bevevano il loro succo di frutta tranquille nel salotto.
Il ragazzo metteva i suoi vestiti nella valigia con una
lentezza estenuante. Il suo animo era tormentato, non aveva più intenzione di
tener fede a quella promessa.
Ma l’aveva giurato.
In quei dodici mesi Jo gli ricordava sempre la promessa che
le aveva fatto, lo ripeteva più per ricordarlo a se stessa che a lui. Un rumore
e il pianto di una delle bambine, costrinse il moro a correre nel salotto.
Samantha rideva tutta contenta mentre Cassie piangeva come
una fontana. Entrambe erano ricoperte di succo e la Recluta non ci mise molto a
capire le dinamiche di quell’incidente.
- Succo di futta. – Disse Samantha alzando le braccia al
cielo liberando una fragorosa risata. Brick prese Cassie in braccio e invitò
l’altra gemella a seguirlo. Sam aveva imparato da poco a camminare, mentre
l’altra gattonava ancora. Adagiò Cassie sul tappetino del bagno, mentre
riempiva la vasca per pulirle da tutto quel succo.
Sam aveva smesso di ridere e aveva cominciato a giocare con
la sua personale paperella di gomma gialla.
Il ragazzo spogliò entrambe le figlie e le immerse
nell’acqua calda e piena di schiuma della vasca.
Samantha aveva ricominciato a ridere, mentre giocava allegra
con la paperella e le bolle. Cassie piangeva silenziosamente ripetendo sempre
la stessa frase.
- Sammy cattiva. –
Dopo averle lavate e asciugate per bene, le vestì con i loro
pigiamini e le portò sul divano. Cassie non la smetteva di piangere.
- Tesoro non piangere. C’è papà qui con te, non essere
triste. – La bambina si asciugò gli occhi e incrociò le sue iridi indaco con
quelle scure del padre. Al moro bastò quel piccolo incrocio di sguardi, a
formare un’altra piccola crepa sul suo cuore quasi distrutto.
- Papà ha un regalo per voi, però dovete chiudere gli
occhietti. – Disse e le gemelline si coprirono immediatamente gli occhi con le
mani paffutelle. Il soldato tirò fuori dalla tasca una scatoletta scarlatta.
- Non si sbircia! – Esclamò subito, notando che Samantha
stava spiando tra le dita. La bambina le chiuse immediatamente, ridacchiando.
Aprì la scatoletta ed estrasse due collane. Erano identiche
alla targhetta militare che aveva al collo. Aveva girato tutta la città per
trovarle.
- Aprite gli occhi. – Quando le gemelle videro le collane,
Cassie mostrò un sorriso grandissimo e Samantha si mostrò prima delusa, ma poi assunse
la stessa espressione della gemella. Il moro mise le collane al collo di
entrambe.
- Guardate piccole. C’è il vostro nome scritto sopra. –
Disse il soldato, indicando la superficie lucida dei ciondoli dove spiccava,
rispettivamente su ogni targhetta, Samantha e Cassie.
Le aveva fatte incidere sopra in una gioielleria del centro,
l’unica che faceva lavori del genere. Le bambine guardarono le collane e poi si
buttarono tra le braccia del loro papà. Il ragazzo nella foga aveva perso
l’equilibrio, ritrovandosi sul pavimento con le figlie strette attorno al suo
collo.
- Ti voglio bene papà! – Esclamarono le due in coro.
Bastarono quelle quattro parole, così piccole eppure piene
d’amore di una figlia verso il proprio padre, a scatenare l’apocalisse dentro Brick.
Il suo cuore cominciò a sanguinare dalle numerose crepe che erano comparse in
quei mesi, prima di esplodere di mille piccoli e affilati pezzi. Essi andarono
a trapassare la sua anima in più parti, lacerandola come un foglio di carta tra
le forbici. Le lacrime minacciarono di uscire e il moro strinse con le sue
robuste braccia le figlie. Fu un abbraccio disperato, sperando di non crollare
in quel momento, non davanti a loro. Si alzò traballante dal pavimento e, con
le piccole in braccio, le portò nella loro cameretta. Era una piccola camera
che prima era inutilizzata. Le pareti erano di color bianco panna e il soffitto
era di un bellissimo azzurro carta da zucchero. Le due culle erano poste agli
antipodi della camera. Una verde-acqua con scritto il some Samantha in azzurro
e l’altra lilla con scritto Cassie in rosa. Il ragazzo mise le bambine nelle
culle. Le guardò addormentarsi rapidamente, mentre un vecchio carillon suonava
la sua dolce melodia. Vegliò sul loro sonno per minuti, forse ore. La musica del
carillon teneva la sua mente lontana da pensieri orribili e sembrò lenire
amorevole e delicata le ferite del soldato. Le medicò, ma non le guarì del
tutto. La porta d’ingresso si aprì, ma lui non se ne accorse. Rimase a
contemplare le piccole chiome brune delle sue bambine, la loro pelle candida,
le loro piccole mani e i piedini così graziosi racchiusi in quei calzini rosa
confetto.
- Non le stai dicendo addio per sempre. – La voce di Jo
sembrò molto lontana, mentre la melodia smise di colpo.
Il moro si girò, incrociando lo sguardo impassibile della
donna che, per sua grande sfortuna, amava.
Il destino era stato proprio crudele con lui, si ritrovò a
pensare mentre recuperava velocemente la valigia.
Amava una donna che non lo ricambiava e aveva due bellissime
figlie che però era costretto a lasciare.
Ritornò nella camera delle gemelle, ignorando bellamente la
figura di Calamity appoggiata allo stipite della porta.
Donò a Cassie e Samantha un dolce bacio sulla fronte e,
mentre sorpassava di nuovo la ragazza le disse, con tutta la rabbia, la
frustrazione e la delusione verso se stesso che quella scelta gli stava
causando:
- E’ vero, ma loro capiranno il contrario. – E così, Brick
oltrepassò la porta di quell’appartamento, mentre una lacrima maligna scivolò
furtiva e andò a schiantarsi sul freddo pavimento dell’ingresso.
***
Quella stessa notte Jo la passò insonne, tormentata
dall’ultima frase che le aveva detto Brick. Più che altro era il suo sguardo a
non darle pace. In quegli occhi d’ossidiana aveva visto un pozzo senza fondo di
tristezza e rabbia. Si alzò versò le cinque del mattino, andò in cucina e si
preparò un bel caffè, molto forte. Bevve la bevanda, guardando fissa la parete
di fronte a lei. Nella sua mente comparve tutto quello che era successo in quell’anno.
Le gare a chi cambiava il pannolino più velocemente, le facce buffe di Brick
per far ridere le gemelle, il sorriso dolce di Cassie tanto simile a quello del
soldato, la determinazione negli occhi ossidiana di Samantha, la delicata
melodia del carillon…
Strinse tra le mani il fischietto regalatogli dal soldato,
recitando come una preghiera sempre la stessa frase.
Nel bene e nel male, fai sempre la scelta giusta
Nel bene e nel male fai sempre la scelta giusta… AL DIAVOLO!
Appoggiò la tazza quasi piena di caffè sul tavolo, Indossò
il giubbino, chiuse la porta e scese in fretta le scale.
Corse fuori all’aria aperta ignorando le furiose proteste
del suo orgoglio e ascoltando solo i dolci sussurri del suo cuore.
***
Tutta la notte.
Tutta la notte a vagabondare in giro per la città, con la
valigia in mano.
Non voleva tornare a casa, il silenzio che sicuramente
regnava in quell’appartamento l’avrebbe fatto impazzire e urlare con tutto il
fiato che aveva in gola.
Lui, invece, non aveva voglia di emettere alcun suono.
Quando cominciò ad albeggiare, la sua rabbia crebbe a
livelli stratosferici. Si fermò di colpo, ricevendo qualche sguardo truce da
parte di chi era dietro di lui, girò i tacchi e andò a passo svelto verso
l’appartamento di Jo.
Non poteva finire così, avrebbe lottato.
Per le sue figlie.
Per la sua felicità.
Per la donna che amava.
***
Erano le otto del mattino quando una stanca e furiosa Jo entrò nel portone del suo codominio. Salì lentamente le scale, cercando di non spaccare il muro con un suo pugno. Aveva aspettato per ore davanti alla porta di casa di quel Piscialletto del cazzo, senza però trovarlo. Era amareggiata con se stessa, perché si era resa debole per colpa di Brick. Ormai non poteva più negare di provare un forte sentimento per lui, sarebbe stato essere ipocrita verso se stessa.
E non voleva.
Salì gli ultimi gradini ritrovandosi sul suo pianerottolo e
davanti ad un incredibile scena.
Brick era di spalle davanti alla sua porta di casa, la mano
alzata a pugno. Sembrava un fermo immagine: il soldato non si muoveva e da come
le sue spalle si erano irrigidite e poi rilassate, di sicuro aveva notato la
sua presenza.
Si girò di scatto, incrociando i suoi occhi con quelli della
ragazza. La bionda si avvicinò a lui con passi lenti, molto lenti. Si muoveva
come se fosse un gatto randagio, guardingo se fidarsi di quella persona che era
davanti a lei.
Nel preciso istante in cui il moro fu abbastanza vicino,
Calamity lo colpì in pieno viso con uno schiaffo a mano tesa. Quel gesto
conteneva tutto quello che lei provava in quel momento.
Rabbia
Paura
Felicità
Amore
La risposta della Recluta arrivò immediatamente e Jo
ricevette anche lei uno schiaffo con la S maiuscola.
I due si guardarono l’uno con la mano appoggiata sulla
guancia sinistra, l’altra con la mano sulla destra. L’atmosfera intorno a loro
era piena d’aspettativa, sembrava che persino l’universo aspettava da tanto
quel momento. Si lanciarono l’una verso l’altro, formando un abbraccio morboso,
che bastava più di mille parole buttate al vento. Inspirarono profondamente
l’odore delle loro pelli e si persero nei ricordi di tutto quello che era
successo da quanto si erano conosciuti lì, su quell’isola radioattiva. I
ricordi della festa di Chris non sembravano in quel momento così spaventosi e
terribili, non mentre erano stretti tra le braccia della persona che amavano.
Sciolsero di poco quell’abbraccio, giusto per avvicinare ancora di più i loro
volti. Nessuno dei due osava dire qualcosa, qualsiasi parola avrebbe
risvegliato il loro orgoglio e li avrebbe fatti fare un ulteriore passo
indietro.
Quello definitivo.
Le loro labbra si unirono in un umido bacio in cui, sia quel ragazzo dolce dal taglio militare e quella ragazza acida e orgogliosa fino all’inverosimile, ci misero il cuore e l’anima.
Non molti anni dopo…
Era una giornata stranamente calda di maggio. In quel parco,
molte famiglie si divertivano e si godevano la bella giornata, aspettando
impazienti l’estate. Una bambina e un bambino stavano giocando sul prato, sotto
una quercia. La bambina aveva due grandi occhioni color indaco e i capelli
castano scuro, legati in due graziose trecce. Indossava un bellissimo vestito
lilla e un paio di scarpine col fiocco, coordinate con l’abito. Il bambino aveva
i capelli ricci di un colore più chiaro della sua compagna di giochi e due
smeraldi al posto degli occhi. Indossava una maglietta bianca, un pantalone
beige e le scarpe bianche. I due giocavano allegri e protetti dall’ombra che
l’albero gli offriva. Erano però ignari della minaccia che incombeva su di
loro.
Su una collinetta lì vicino, erano nascosti un altro bambino
e un’altra bambina. Lei aveva una grande e disordinata massa di capelli castano
scuro e due occhi d’ossidiana, dall’aria furbetta. Indossava una maglia rossa,
sporca di fango, e un paio di jeans che le arrivavano alle ginocchia.
Assomigliava in maniera impressionante alla piccolina che giocava spensierata
sotto la quercia. Il bambino di fianco a lei era di due anni più piccolo. Aveva
un ciuffo di capelli rosso-arancio e una minuscola spruzzata di lentiggini sul
naso, poco più scure della sua pelle e questo le rendeva pressoché invisibili.
I suoi occhi color cobalto osservavano attenti lo spazio che li divideva dal
loro bersaglio. In mano avevano entrambi due pistole ad acqua, riempite con del
fango molto liquido. I due si avvicinarono, silenziosi come due felini, verso
le loro prede. Quando furono ad una certa distanza, si alzarono dai cespugli
che li nascondevano e corsero all’attacco. I poveri malcapitati non ebbero
neanche il tempo di capire quello che stava succedendo, che un’onda di fango
andò a macchiare i loro visi e i loro vestiti.
- Sammy! Perché l’hai fatto? – Chiese la bambina, guardando
il suo bel vestito tutto sporco con le lacrime agli occhi.
- Stavamo giocando. – Fù la giustificazione di Samantha, che
però alla gemella non bastò.
- Lo vado a dire a mamma! – E detto questo, Cassie corse
dall’altro lato del prato, dietro la quercia.
Lì un gruppo di otto persone stavano ripulendo quello che
restava del loro pic-nic. La bambina dalle trecce, inseguita dagli altri, corse
verso la sua mamma. Una giovane donna dai capelli biondi e dagli occhi color
indaco.
- Mamma guarda cosa ci hanno fatto Sammy e Kevin! – Esclamò
tra le lacrime la mora, mostrando il disastro di fango che erano lei e il suo
amichetto.
I due bambini dietro di loro si stavano rotolando dalle
risate.
La donna portò le due piccole vittime dal marito, un
militare dagli occhi e dai capelli neri, e fece cenno alle due pesti di avvicinarsi.
Quando i due si avvicinarono poterono notare la faccia di
rimprovero che avevano le loro madri.
- Samantha Anderson McArthur sei contenta di aver fatto
piangere tua sorella? – Domandò la bionda.
- E tu Kevin non lo sai che è male usare la violenza? –
Disse la madre del bambino, una piccola donna dai lunghi capelli biondo smorto
e gli occhioni blu cobalto.
- Ma noi ci divertiamo così! – Fu la risposta del rosso. In
aiuto dei due arrivò il padre di quest’ultimo, un uomo alto, dal petto ampio,
dai capelli rossi e dagli occhi color grigio cenere.
- Non hanno fatto
nulla di male. Lasciateli giocare in pace. - Dichiarò, scompigliando i capelli
dei due bambini.
Jo sospirò
esasperata e si diresse verso gli altri due, che intanto si erano
cambiati.
- Vieni Drake,
andiamo a giocare! - Urlò Cassie verso l'amichetto e i due, mano nella mano,
tornarono sotto la loro fidata quercia.
I genitori del moro,
una bellissima donna bionda con gli occhi verdi e un tenero nerd con ricci
capelli castani e occhiali da vista, sorrisero a quella scena e andarono a
stendersi accanto all'unica coppia del gruppo senza figli. Lei aveva i capelli
di un rosso accesso legati in una coda di cavallo e grandi occhi color
nocciola. Lui aveva i capelli neri sparati verso l'alto, occhi del medesimo
colore e la pelle scura. Calamity guardò i due amici con una nota di tristezza.
Loro cercavano da tempo di avere un bambino ma purtroppo, il destino sembrava
non accontentare questo loro desiderio.
La ragazza si
sedette accanto al marito. Egli prese la mano della consorte, accarezzando la
sua fede dorata. Erano sposati da poco più di due anni, ma ancora il moro
stentava a crederci. Ed era plausibile questo suo atteggiamento, dato che era
riuscito ad avere la mano della donna più testarda, orgogliosa e indipendente
di tutta Ottawa.
Brick lasciò la mano
della bionda, per catturare la sua vita con il braccio a stringendola a sé.
Lei, istintivamente, poggiò la testa sulla sua spalla e strinse con la mano
sinistra quella del marito che le accarezzava il fianco. I due restarono a
guardare il parco davanti a loro. Osservarono la quercia dove Cassie e Drake si
erano nascosti per giocare tranquilli e il prato davanti a loro, dove Samantha, Kevin e Scott giocavano ad accappiarella.
Il silenzio regnò
sovrano sopra le loro teste, finché un debole sussurro del soldato arrivò alle
orecchie di Jo.
- Lo sai che ti amo?
–
Calamity si strinse
di più a lui, incurante del caldo che faceva in quella giornata.
- Lo so Bagna
Braghe. –
E quello nel
linguaggio della bionda, che la Recluta aveva imparato a memoria in quegli
lunghi anni di convivenza con lei, significava – Lo so e ti amo anch’io. -
Angolo dell'Autrice
Questo, signori e signore, è l'ultimo capitolo di Maledetto Alcool!
L'ultimo pezzo del capitolo è da considerare come il prologo di
Together forever. Lì infatti avete avuto modo di conoscere i
protagonisti (non tutti ne mancano ancora quattro) che, tra poco,
seguiremo nella prossima storia.
Mi aspetto che tutti voi la seguiate con la stessa passione con cui avete seguito questa.
E adesso passiamo a ringraziamenti:
Grazie a chi l'ha messa tra le preferite...
- AsiaLeggiStorie
- BlackSwan Hawtorne
- dgcourt
- FakeAngel
- izzymitica
- Ladra Di Mele Marce
- Ladra di zucchero filato
- MagiiMe
- MaJo_KiaChan_
- MigalooGh
- Nekomata 42
- Serry Td4ever
- shaya21
- _Lucky_Fairy_
- FakeAngel
- LolaBlack
- Nekomata 42
- New_Me
- alter ego888
- Cat e Dog
- dolcemary
- FakeAngel
- izzymitica
- Kauhsen
- Ladra Di Mele Marce
- Lady_Yaoi
- MaJo_KiaChan_
- MigalooGh
- Nekomata 42
- Nobody wants to love her
- SmoshMonky
- Whiteney Black
- White_Fang
- White_Moon
- Zolie
- _Deen_
Vi aspetto numerosi su Together forever!
Un bacione:^.^: