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Autore: scrittore 97    31/07/2013    1 recensioni
salve a tutti, sono nuovo qui e vorrei mostrarvi il primo capitolo del mio racconto, spero che vi piaccia, parla di un uomo duro di nome Derb che viaggia per il suo mondo fantastico.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Derb corse per tutta la notte in groppa a Bahid, si sentiva dopo molto tempo un fuggitivo era da tre anni che non aveva di fronte il suo terribile passato, perché solo chi sapesse il suo errore gli avrebbe dato la caccia.
Quasi quei momenti passati sopra il suo vecchio e fedele destriero, gli ricordavano momenti in cui era braccato dalle intere terre unite, lui era ancora considerato un pericoloso criminale a distanza di vent’anni-.
Quella sera non vi erano nuvole in cielo, solo una chiara luna con le stelle a farle compagnia, non era una bella notte per scappare, c’era abbastanza luce perché potesse essere individuato, dagli inseguitori.
Derb sentiva sotto di se il battito immenso di Bahid, che sbuffava dalle narici, era l’alba e la povera bestia era sfiancata, dovevano trovare per forza un posto in cui fermarsi.
Mezz’ora dopo l’alba finalmente avvistò in lontananza un piccolo villaggio, poco più di dieci case, avrebbe cercato ospitalità lì.
Le persone che abitavano in quel piccolo complesso di case erano per lo più contadini, lui si fermò davanti un’abitazione con un grande fienile, disse a Bahid di restare fermo, e bussò alla porta.
Aprì una ragazzina di dieci anni, cui mancavano dei denti, delle piccole trecce bionde le cascavano dalla testolina, si leggeva nei suoi occhi ancora innocenza.
-chi sei?- disse la piccina con voce interrogatoria ma impaurita.
- sono un viandante, c’è qualcuno in casa tua con cui io possa parlare?- rispose con un sorriso Derb.
La ragazzina annuì ricambiando il sorriso, dopodiché chiuse la porta e rientrò, dopo un po’ dalla porta fece capolino il viso di una donna sulla trentina, con le mani sporche di farina, e il viso imperlato di sudore.
-cosa c’è forestiero?- disse sulla difensiva la padrona di casa.
- mi dispiace disturbarla, ma ho viaggiato molto, e volevo sapere se mi dareste un po’ di ospitalità, devo riposare solo un tre quattro ore, mi basta un mucchietto di paglia del vostro fienile-
la donna lo scrutò da capo a piedi, il suo occhio si fermò sulla spada che aveva Derb al fianco lei fece un gesto verso l’arma e rispose- a cosa ti serve quella spada?-
-mia cara signora, sono un viandante che vaga da città a città, o mi assoldo una guardia, o la guardia di me stesso la faccio io- disse Derb con un viso misto di ironia e compiacimento.
- una risposta più che convincente, riposatevi nella stalla, avete fino a stasera, prima che mio marito torni da lavoro-
- le ripeto, che tre quattro ore saranno sufficienti, ecco questo è un compenso per la sua gentilezza- rispose Derb uscendo da un borsello una moneta d’argento.
La donna lo fissò per un po’, dopodiché sorrise e prese la moneta, lei stessa andò nella stalla e preparò un giaciglio fatto di paglia, Derb entrò, ringraziò di nuovo la donna e cercò di sistemare anche Bahid, il quale ancora respirava affannosamente, era veramente stanco, forse gli chiedeva molto ma poteva contare sul suo fedele amico.
Dentro la stalla c’era molto caldo, non solo per la limpidità della giornata, ma per la presenza degli animali, a Derb iniziò a venire un piccolo capogiro, poi crollò e si addormentò.
Alla fine le quattro ore divennero sette, l’uomo si svegliò intontito evidentemente il caldo e anche la stanchezza lo avevano fatto crollare, cercò di sollevarsi aggrappandosi a Bahid il quale preoccupato per il padrone sbuffava.
Derb fece qualche passo verso la porta, doveva prendere un po’ d’aria, sentì delle voci provenire dalla casa, dei cavalli sostavano fuori.
-dobbiamo controllare anche la stalla- disse una voce dall’interno della casa.
Derb a quelle parole si accese, quella frase e quei cavalli  potevano  solo dire che i suoi inseguitori lo avevano rintracciato, e quel maledetto capogiro non lo aiutava mica.
Cercò di sbrigarsi, fece abbassare Bahid , e lui si infilò dentro un cumulo di paglia, quella maledetta erba secca lo pungeva da morire, ma era meglio quello che le spade dei nemici.
All’improvviso il portone si spalancò, e entrarono quattro uomini ricoperti d’armature, con le spade in mano, per Derb erano troppi, se sarebbe stato in forze c’è l’avrebbe fatta, ma ancora il suo corpo risentiva del capogiro.
Gli avversari si misero a osservare tutto intorno, per fortuna non notarono nulla, ma lo stesso iniziarono a girare per l’ambiente, in cerca di qualcosa.
Passarono di fronte a Derb più di una volta, ma non lo videro l’uomo sentiva il cuore pompargli a mille, se lo avrebbero scoperto, sarebbe stata la fine del suo viaggio, anche se un senso non l’aveva mai avuto.
Quando tutto sembrava passato e stavano per uscire, uno di loro vide Bahid e disse- ragazzi, quel cavallo non sembra per niente un cavallo da lavoro, e tantomeno non è per le tasche di alcuni contadini-.
Un nemico  guardò il cavallo sorrise, andò a prendere il forcone, e iniziò a punzecchiare tutti i cumuli di paglia, Derb si  preoccupò, e lo fu di più quando l’uomo giunse davanti il suo cumulo.
Il forcone si abbassò sulla paglia, Derb sperò che non lo colpisse, ma non fu così, gli spuntoni gli si conficcarono sul polpaccio della gamba, l’uomo urlò di dolore, mai nessuno l’aveva colpito in un punto simile, e adesso un bastardo c’era riuscito.
I nemici lo circondarono, e lo presero, anche se l’omone era ferito, aveva ancora gli artigli, si fece valere menando fendenti a destra a manca, era accecato dal dolore, e non colpiva nulla che non fosse l’aria.
Bahid si mise sulle zampe posteriori, voleva difendere il padrone a qualsiasi costo, riuscì a colpire un nemico con la zampa – bastardo!- urlò uno degli aggressori, e con un colpo di spada uccise l’animale che cadde a terra, negli occhi il dolore, e un grido di disperazione.
Derb fu accecato dall’ira, aveva la gamba ferita, ma non avrebbe lasciato che la morte del suo amico fosse vana, resistette al dolore fisico, facendo scaturire quello mentale, e iniziò a ingaggiare una lotta con chiunque si avvicinasse, in quel momento era come un leone in gabbia, che mostra gli artigli e i denti.
Ben presto però la rabbia e la furia non furono sufficienti, il numero era superiore,  alla fine si ritrovò a terra con una spada puntata alla gola, però lui incurante di quella lama si alzò, per ripartire all’attacco,  all’improvviso una fitta alla gamba ferita, un bastardo lo aveva colpito con il forcone di nuovo.
Provò a continuare la lotta, ma aveva perso troppo sangue,  in pochi secondi i nemici ebbero la meglio, e lo legarono con delle corde, erano felici di averlo catturato.
 Derb  era più che furioso, sentiva il cuore ribollirgli nel petto, il dolore che veniva dal piede era enorme, ma si dimenava lo stesso come un pazzo.
Avevano ucciso il suo destriero, quel cavallo aveva visto molte battaglie, e mai era caduto sotto le armi nemiche, mai e adesso degli sprovveduti si erano permessi di ucciderlo? Derb voleva sentire supplicare di non ammazzarli a tutti quelli che erano lì.
Sentiva dolore da tutte le parti, ma quello che più gli bruciava era quello della morte di Bahid.
Ci vollero tutte le guardie per poterlo trasportare fino a un cavallo al quale lo assicurarono legandolo sulla sella dell’animale.
Uno degli uomini entrò nella casa, e portò fuori per i capelli la donna e la bambina, lo sguardo infuriato di Derb incrociò quello pieno di odio della madre della piccina, la quale piangeva.
-lo sapevo che avresti portato guai nella mia famiglia, guarda negli occhi mia figlia, che tra poco morirà per colpa tua e delle malefatte che hai combinato, maledetto bastardo- urlò piangendo la donna.
Derb si sentì colpito nell’orgoglio, ma in fondo lei aveva ragione, per chi ospita un fuggitivo, c’è una pena severissima, la morte.
Gli uomini imposero le spade al cielo, uno di loro si avvicinò alle due figure che si stringevano tra loro, la bambina piangeva, guardando con gli occhi colmi di lacrime Derb che da parte sua sentiva quello sguardo peggiore di una stoccata dritta al cuore.
La donna invece lo malediceva con sguardo di fuoco, il loro boia calò la spada e spiccò in un sol colpo la testa alle due, Derb non si sarebbe mai scordato quella scena, ne aveva viste nella sua vita, ma in quel momento si sentiva un grandissimo bastardo, per colpa sua quella due avevano perso la vita.
L’uomo che aveva fatto l’esecuzione, disse- coprite i corpi di queste stupide, gettateli dentro la casa e bruciatela, così da dare esempio a chi da rifugio ai nemici-.
Tutti obbedirono e iniziarono a cospargere la casa di una sostanza infiammabile,  poi gettarono una torcia dentro l’abitazione, che in poco tempo si trovò invasa dalle fiamme alte.
Tutti gli abitanti avevano assistito alla scena inorriditi, pensando se veramente Lord Main de Luack pensasse al meglio per loro, in fondo la donna non sapeva chi ospitava.
Il gruppo partì dalla città appena le fiamme impetuose della casa divennero delle tiepide braci che scoppiettavano, e ancora si notavano i lineamenti di una sedia, o del tavolo, ma soprattutto miracolosamente il corpo della bambina era rimasto quasi integro, solo con qualche bruciatura.
Derb prese quel fatto come un segno, avrebbe ucciso a qualunque costo lord Main de Luack.
Il viaggio di ritorno fu lento, e Derb ebbe modo di riflettere, forse era l’ora di mettere fine alla sua vita, aveva perso l’unico amico che gli restava, per colpa sua erano morte due innocenti, e quello gli pesava più di tutto.
Sentiva il dolore della ferita crescergli a ogni scossone del cavallo, era una fitta lancinante che non smetteva di tormentarlo, ma quello che gli faceva più male erano le anime della donna e della bambina, mai in tutta la sua vita si era sentito così in colpa.
Ogni tanto i suoi carcerieri gli davano un pugno sulla ferita ridendo, se non fosse stato legato di loro, non sarebbe rimasto nemmeno il ricordo, li avrebbe stritolati con le sue mani.
Viaggiarono tutto il giorno, non si fermarono nemmeno di notte, facendo una parte di viaggio con il buio, gli uomini ridevano felici che avevano acchiappato loro il nemico, e che avrebbero ricevuto una degna ricompensa.
Le mura che circondavano la città si fecero vedere verso mezza notte, le lanterne delle guardie erano sospese in aria, sembravano i fuochi fatui del nord.
Una voce venne da uno dei punti vedetta, diceva- chi è là?-
-siamo la truppa tre mandata al villaggio di Calanda, abbiamo trovato il fuggitivo-
Non vi fu nessuna risposta, il portone principale si spalancò e fece rientrare i soldati, i quali tirarono dritti verso la caserma delle guardie, per consegnare il fuggitivo.
La città era deserta, tranne che per qualche ubriacone che andava pisciando da muro in muro e i gatti che andavano cercando la loro cena.
Derb già vedeva la sua fine, s’immaginava appeso ad una corda, o con la testa staccata dal collo, ma sentiva che era vissuto già molto, e nelle tenebre della morte avrebbe trovato la pace che nella luce dei giorni non aveva trovato, finalmente i tormenti delle sue azioni si sarebbero dispersi nei venti dell’inferno, i suoi pensieri rubati dal demone dimenticato.
Non lo portarono alla centrale delle guardie, la loro strada prese, una svolta verso il castello, e Derb si stupì, come mai lo stavano portando lì? Di solito i fuggitivi venivano tenuti in una cella per una settimana, senza cibo, e poi venivano decapitati.
Quel cambio di destinazione fece capire a Derb che Main de Luack lo voleva sfottere un po’, ma con lui non c’era da scherzare-
Il portone del castello si abbassò, facendo passare il gruppo, nel buio della costruzione vedeva due finestre aperte con le luci accese, in una Derb scorse una graziosa ragazza di tredici anni circa, con le mani negli occhi che tentava di frenare le lacrime, dall’altra arrivava l’ombra di un uomo seduto su di uno scranno.
I corridoi del castello erano tutti gettati nelle tenebre, si intravvedeva a malapena il pavimento di pietra lavorata, le pareti adorne di quadri sembravano lontane.
 Derb non capiva il perché di quell’oscurità.
Camminarono molto prima di arrivare davanti un enorme porta, su cui due guardie con alabarda sostavano, appena però videro il gruppo aprirono i battenti.
Un’enorme stanza di marmo si aprì sul gruppo, le armature messe a muro erano di una bellezza abbacinante, erano di varie leghe preziose, che andavano dall’oro, all’argento, poi anche di quartenite.
I quadri appesi ai muri rappresentavano la stirpe di quel lord, da Uriten de Luack all’attuale signore Main de luack.
Un grande scranno decorato con pietre preziose, troneggiava in fondo alla stanza, su di esso sedeva con fare arcigno e reale un uomo sulla cinquantina, con gli occhi azzurri ottenebrati dalle ciglia.
Gli uomini che avevano preso Derb erano contenti, avrebbero ricevuto una bella ricompensa.
Arrivati sotto lo scranno, costrinsero Derb a terra dandogli un calcio alla ferita, gli uomini fecero una reverenza, il portavoce disse:- mio signore abbiamo riacciuffato il fuggitivo-
Il lord aveva un ghigno maligno stampato in viso mentre osservava quella montagna umana, un nemico temuto da tutte le nazioni messo in ginocchio davanti a lui.
Main de luack si alzò dal posto che occupava e si avvicinò al prigioniero, con un bastone di legno blu alzò il mento di Derb, il quale lo fissò con gli occhi di una iraconda.
Il lord aveva visto di tutto, ma mai uno sguardo così potente e in grado di mettere in soggezione, avrebbe voluto distogliere il suo campo visivo, ma non demorse.
Dopo qualche istante Main de Luack si girò e ritornò al suo scranno e disse- e così, il temibile Derb nemico di tutto e di tutti, chi fece tremare tutti i grandi re, è inginocchiato ai miei piedi-
-sono inginocchiato ai tuoi piedi solo perché ci sono le tue guardie a trattenermi bastardo-
Dopo quella frase, i lord, digrignò i denti, e colpì Derb sul viso con il suo bastone.
A quell’affronto l’omone strattonò le sue guardie, ignorò il dolore della gamba, e diede una testata al lord, i quale iniziò a perdere sangue dal naso.
Main de Luack si mise a urlare:- il naso, mi ha rotto il naso-
Derb era una furia sentiva dolore, adrenalina e altri sentimenti tutti in un momento.
Una guardia tentò di fermarlo, ma l’omone lo caricò a testa bassa come un toro, il nemico fu a terra.
Tutti gli uomini del Lord si gettarono su Derb, il quale anche se era ferito, e legato lottava come un forsennato.
Alla fine però la rivolta dell’omone fu placata, questa volta però lo legarono a una colonna di marmo.
Lord Main de Luack era seduto sullo scranno, con un fazzoletto imbrattato di sangue che gli copriva il naso, e uno sguardo assassino stampato in viso.
Dopo qualche minuto il Signore si alzò e si avvicinò di nuovo a Derb, un altro colpo di bastone più violento ruppe il silenzio frastornante.
L’omone tentò di scattare, ma la corda lo teneva legato alla colonna, non gli restava che uccidere il Lord con il suo sguardo di ghiaccio.
-Derb, sei sempre stata una belva, un animale pieno di forza che va subito su tutte le furie, ma adesso sei mio prigioniero, e dopodomani sarai portato ad albanera, dove ti attenderà l’imperatore per giudicarti bastardo.
Purtroppo non ti posso uccidere, ma se potessi prenderei la mia frusta e ti scuoierei vivo a frustate-
-e se io invece fossi libero da queste maledette corde, a quest’ora tu saresti a terra con il collo rotto e un intero stato che esulta per la tua fine, sei solo un vigliacco che fa uccidere donne e bambini,  ma alla fine ti nascondi dietro le tue guardie, che non sono quasi riuscite a fermarmi.
Ricordati Lord dei miei stivali, verrà il giorno seppur lontano in cui qualcuno ti ucciderà, anche se non sarò io sarà qualcun altro, ti esce sangue, segno che per quanto tu sia ricco e nobile la morte c’è anche per te- disse Derb con una voce che faceva tremare l’intero castello da cima a fondo.
Lord Main de Luack rispose- guardi portatelo nei sotterranei del castello-
Alcuni uomini eseguirono l’ordine e portarono via l’omone che sbuffava come un cavallo che aveva corso per due giorni di fila-.
Il Lord si sedette sullo scranno, tamponando ancora il naso, le guardie che avevano preso Derb erano ancora lì, che guardavano Main con devozione.
Il Signore disse- volete una ricompensa vero?-
-si sua magnificità- rispose uno del gruppo.
Main sorrise e disse- guardie toglietemi questa feccia da davanti, uccideteli-.
Alcuni uomini eseguirono gli ordini portando fuori dalla stanza il gruppo che urlava contro il Lord che dal canto suo aveva in testa le lodi che l’imperatore avrebbe fatto a lui per aver preso una persona pericolosa come Derb.
 
Derb era iracondo, le guardie lo stavano trasportando come un cane verso i sotterranei, la ferita si era riaperta, e l’omone era costretto a strisciare quasi a terra.
Gli uomini che lo avevano in custodia infierivano su di lui pizzicandolo con la punta della spada e dicendo:- e questo sarebbe uno pericoloso che sembra un cagnolino-
Derb voleva rispondere all’affronto, ma aveva bisogno di forze e non lo fece.
I corridoi prima bui adesso splendevano, gli abitanti del castello dopo il trambusto erano alzati, e fissavano Derb con odio e rancore.
Un ragazzo che somigliava a Lord Main de Luack, disse ridendo- e così il terribile fuggitivo era questo straccione? Meglio che torno dentro a riscaldarmi-
Derb non era mai stato umiliato così tanto in vita sua, nel profondo covava la vendetta contro Lord Main de Luack, più di una volta aveva sbagliato con lui, e di solito già alla prima sarebbe stato morto.
Tra tante facce stupite ne incontrò una, una faccia rosea e bella, era la ragazza che aveva visto piangere dalla finestra, lo guardava con pietà, e ammirazione.
Derb la fissò a lungo con il suo sguardo, lei non ebbe paura e lo fisso dritto negli occhi, lui vide in lei sofferenza, e lei un profondo odio.
La ragazza prese un fazzoletto, entrò nella stanza per qualche secondo, per poi uscire di nuovo.
Fece finta di avvicinarsi a una delle guardie che aveva in custodia Derb e  passo tra le mani dell’omone il fazzoletto, poi lei tornò alla sua stanza.
Derb vide il pezzo di stoffa e lesse- io sono Elle de Luack, figlia di Main de Luack cosa di cui mi pento, ho saputo cosa hai fatto e ho stima di te, ti voglio incontrare prima che domani mi sposi-.
  
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