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Autore: _Ery1999_    31/07/2013    4 recensioni
Nemmeno il pensiero di essere decisamente fuori orario impedì alla strega di fermarsi nel bel mezzo del corridoio con il battito regolare del suo cuore pulsante nelle tempie.
Nelle orecchie, invece, il vago rimbombo di passi sulla pietra e in testa, il riflesso di una luce di terrore in un paio di occhi opachi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ti amo


Il vento ululava forte al di là di quella birreria semi vuota, quasi volesse farsi sentire, ricevere attenzione. Allungava le sue mani invisibili attraverso il legno, penetrandolo con un fischio sordo che si perdeva nel tepore circostante. Il fuoco ardeva tranquillo nel caminetto di pietra, divorando con ingordigia le braci già consumate. Un cameriere ed un barista oziavano annoiati appoggiati al lungo bancone in quercia, chiacchierando e maledicendo il temporale che stava facendo perder loro un sacco di clienti. Speravano spiovesse quanto meno per l’ora di cena. Erano troppo presi nei loro discorsi per badare alla coppia entrata poco prima, che ora sedeva ad un tavolino piuttosto isolato in fondo alla sala. Ma anche se avessero voluto, non sarebbero riusciti a cogliere nemmeno una parola di quanto Draco Malfoy ed Hermione Granger si stavano dicendo. Solo bisbigli soffocati e rapidi sorsi di burrobirra dagli alti bicchieri in vetro.
- Come hai fatto a trovarmi? -
- Questo non ha importanza. Sai di cosa voglio parlare – il silenzio cadde su di loro come un mantello di neve. Lui la guardò come non aveva mai fatto prima. Con occhi impazienti di sapere, una morsa alla bocca dello stomaco che lo aveva torturato per tutti questi anni.
- Ho pensato che... fosse la soluzione migliore per tutti e due – Hermione ricalcò segni invisibili sul suo avambraccio sinistro, e si rese conto immediatamente di quanto quelle parole fossero state sbagliate. Draco restò immobile, mentre cercava con disperazione di controllare una forza inarrestabile che sentiva propagarsi dentro di lui come un’onda durante un maremoto. Avrebbe voluto alzarsi in piedi e ribaltare il tavolino, prendere a calci le sedie, urlarle in faccia quanto fosse stata stupida ed egoista, picchiarla selvaggiamente. Però sapeva che in questo modo l’avrebbe persa per sempre. Ed era l’ultima cosa che desiderava. Eppure, vedendo che lei non ricambiava nemmeno il suo sguardo, si sentì devastato e stanco. Profondamente deluso. Gli sembrò di essersi illuso per qualcosa che in realtà non esisteva più. Non ebbe neanche la forza di risponderle. Aveva solo voglia di scomparire e far tacere quella debolezza che improvvisamente lo aveva colto. Sospirò stringendo spasmodicamente la seta dei pantaloni, facendo sbiancare le nocche. Scostò la sedia e si alzò lentamente. Ti odio, avrebbe voluto dirle, o forse Ti amo.
- Malfoy! – si era allontanato di qualche passo quando la voce di lei lo fece sobbalzare. Era chiara ed energica, quasi arrabbiata. Lui non si girò, non accennò il minimo movimento. Si fissò le scarpe fuggendo gli sguardi sbigottiti del barista e del cameriere che saettavano da lui alla ragazza alle sue spalle.
- Cosa vuoi che faccia... – non era una domanda. Sembrava quasi un’implorazione, una preghiera sussurrata appena. Hermione rimase a fissarlo con occhi sbarrati di sorpresa. La schiena leggermente incurvata e le labbra appena schiuse. Si perse nei suoi, nei loro ricordi come la sabbia del deserto si perde nel vento di una tempesta. Ripensò alla prima notte in Biblioteca, al loro primo bacio, alla fine della scuola, al perenne vuoto che si propagava dentro di lei da quando lo aveva lasciato, alla mattina nella locanda, al senso di colpa che aveva provato quando gli occhi di lui l’avevano devastata, ai loro corpi fradici sotto la pioggia, al tonfo dell’ombrello sul marciapiede. E ora lui era lì, lì con lei, dopo così tanti anni. Le chiedeva cosa volesse che facesse, le poneva la sua vita in mano, pronto ad accettare se avesse voluto distruggerla o salvarla. Se avesse voluto abbandonarlo ancora una volta o amarlo incondizionatamente. Si destò da quel momento irreale e lo guardò intensamente. Fece scivolare i suoi occhi scuri e umidi sulla linea delle spalle di lui, rigida, sul viso leggermente inclinato, sullo sguardo fisso sul pavimento impolverato. Una consapevolezza che possedeva da sempre o che forse non aveva mai posseduto la colpì irradiando dentro di lei una luce nuova e meravigliosa. Le sembrò quasi di sentire lo scoccare di una freccia che centrava un bersaglio. Non avrebbe potuto amare nessun altro come amava lui, nemmeno lontanamente. Neanche in un futuro remoto, in un’altra vita. Draco Malfoy era la completezza della sua vita, era l’oasi di ristoro nell’afa soffocante, era il fuoco bruciante in un inverno gelido. Anche se senza di lui non sarebbe morta, avrebbe continuato a trascinarsi in un’esistenza pateticamente vuota e inutile. Lui era il senso. Lui era la pace. Hermione ignorò quanto tempo fosse passato da quando la pioggia aveva smesso di cadere e da quando una comitiva di turisti si fosse accomodata dall’altra parte della sala, accompagnata da un fastidioso e euforico chiacchiericcio. Fece appena in tempo a notare la figura sottile e affilata di Draco Malfoy che scompariva dal locale, sgusciando silenziosamente attraverso la porta in legno a due ante, prima che il cameriere le si avvicinasse. Le chiese se volesse un’altra burrobirra, afferrando il calice vuoto e guardandola con un misto di timore e compassione. Lei scattò in piedi senza nemmeno darsi la pena di rispondergli, lasciò una manciata di galeoni sul bancone e sfrecciò dalla birreria stringendosi nella giacca a vento per il freddo. Poi, cominciò a correre.
I suoi passi affondavano nelle pozzanghere, il vento, più rabbioso che mai, le sferzava il viso, le intorpidiva le dita, si insinuava liberamente fra i vestiti provocandole brividi su tutto il corpo. Ma ad Hermione Granger non importava. Le sembrò quasi di volare tanto avanzava velocemente, si sorprese di non aver travolto nessuno di quei passanti che facevano appena in tempo a scansarsi prima di imprecare e rimproverarla in modi più o meno pacati. Ad un certo punto si chiese come fosse possibile che Draco Malfoy le risultasse così lontano nonostante quella corsa sfrenata, mentre le appariva sempre più vicina, il cuore in petto sempre più tachicardico. Non aveva fiato nemmeno per gridare il suo nome. Continuò ad incedere, urtando ora una mano, ora un fianco, ora una spalla, di sconosciuti che la divoravano con occhi famelici di indignazione e sgomento. La sua attenzione restava ferma su un completo nero che si confondeva tra la folla. Una giacca i cui lembi svolazzavano appena, due braccia esili che ricadevano lungo i fianchi, le mani strette a pungo come sfogo dal nervosismo, capelli quasi bianchi che venivano nervosamente riavviati all’indietro. Per un momento, temette che le gambe avessero ceduto alla stanchezza, che non ce l’avrebbe fatta a raggiungerlo, che l’avrebbe perso ancora, per sempre, e quel pensiero la soffocò, lasciandole un sapore di bile in gola. Ma fu solo un attimo. Poi, si rese conto di averlo  raggiunto e lo strattonò con forza verso di sé. Draco Malfoy rischiò quasi di cadere, rimase interdetto, sorpreso e con una rabbia opaca nelle iridi. La mascella contratta.
- Sei un idiota – gli disse, tenendo le sopracciglia aggrottate, ansimando per la fatica. Si avvicinò di un passo, con un’energia nuova e impaziente, affamata, facendo combaciare le loro bocche, saziandosi del suo sapore. Sentì le labbra di lui storcersi in un ringhio, i denti a torturarle le labbra gonfie, le lingue confondersi. Si staccò, abbastanza lontano da poter pronunciare due parole che le premevano in petto, abbastanza vicino da sentire il suo alito caldo sulla pelle arrossata.
- Ti amo – quel sussurro provocò un’esplosione tanto bruciante quanto immensa, un’esplosione che nemmeno il più potente degli incantesimi sarebbe stato in grado di ricreare. Gli occhi di Hermione Granger cercarono quelli di Draco Malfoy e vi scovarono un Sole che da anni era rimasto spento, un fiore appassito e ora nuovamente rinato. Sentì sulla propria fronte la pressione di quella di lui, la stretta sui fianchi e sulla schiena. Desiderò di vivere in eterno in quell’abbraccio d’amore. Vorticarono insieme verso l’alto, e di loro rimase solo l’eco di un fruscio. Si materializzarono su un prato morente, attorniati da alberi stanchi che li scrutavano come vecchi chinati su un neonato. Lui la prese per mano e la condusse su una panchina poco lontano, si sedettero e solo allora lei riconobbe quel posto, custode di lacrime amare e di una preghiera mai esaudita. Una promessa e un futuro che pian piano riprendevano colore, che da quel momento in poi avrebbero potuto risorgere dalla ceneri dei loro ricordi. Draco le prese le mani e la inchiodò con un grigio brillante che aveva perso ogni traccia di esitazione.
- Resta con me – le ripeté come tanti anni prima, ma con più ardore stavolta, con più pretese, con più speranze. Lei gli gettò le braccia al collo in un impeto di stupida euforia e quasi percepì il cuore imploderle nel petto mentre affondava il viso nella camicia di lui. Le risultò impossibile trattenersi.
- Ti amo – disse ancora. E quando, alzando gli occhi, lo vide sorridere di un sorriso bianco e luminoso, si sentì scoppiare. Quel sorriso le fece quasi male tant’era perfetto.          


Angolo Autrice

Ecco finita la mia fic. Spero che l'ultimo capitolo non vi abbia deluso e sia valsa l'attesa. A questo proposito mi scuso per l'enorme ritardo ma, sapete, è estate! Ringrazio chi ha seguito,  messo nelle preferite, nelle ricordate, recensito o anche semplicemente odiato questa ff. Se vi va lasciatemi un commentino.

_Ery1999_
  
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