Libri > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Edward Therril    01/08/2013    9 recensioni
Alice mosse un passo, senza dire nulla, verso la figura in ombra davanti a lei. La stanza era piccola, buia, solo un misero cono di luce dal soffitto che illuminava un tavolino tetro posto al centro dei essa. Era spoglia di tutto, o almeno così sembrava...
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice aprì all'improvviso gli occhi e si guardò intorno. Il paesaggio che le si presentò non era dei più rassicuranti. Di fronte a lei, imponente a fare da protagonista un grande castello scuro circondato da un profondo fossato e stretti ponti di pietra collegavano questo ad un roseto con piante troppo grandi per essere reali. Alice si avvicinò ad uno dei fiori, lo sfiorò appena, e in risposta da esso iniziò a colare sangue. La ragazzina stupita ed impaurita da questo si allontanò di scatto e si volse a guardare il castello.

Un enorme maniero scuro, privo di grandi finestre. Dall'esterno infatti si notavano solo delle strette feritoie poste sulla parete frontale. Alice si avvicinò un poco. Le guglie avevano la forma di tanti cuori di pietra.

Salì su uno dei ponti, camminando lentamente. Da quel punto sulle pareti del castello si potevano notare rivoli di sangue secco e incrostato, e più si avvicinava più il cielo assumeva una sfumatura rossa e le nuvole diventavano nere. Spostò rapidamente lo sguardo curioso e avido verso il fossato. Qualcosa passava a pochi metri da lei, anche se non capiva cosa fosse. Osservò meglio, le cose erano più di una e presto notò gambe, braccia, zampe, corpi di ogni fattezza. Tutti privi di testa.

Camminò ancora avanti verso il castello. Ad ogni passo un suono, che inizialmente le parve quasi un coro, diventava sempre più intenso. Giunta davanti ad un grande portone in legno Alice guardò di nuovo il cielo. Ora era completamente rosso, e in contrasto le nuvole nere come la pece. Guardò la luna, troppo grande, troppo surreale in quel cielo sbagliato. Di colpo tutto il cielo iniziò a vorticare attorno a quella luna. Piano le spuntarono due orecchie, divvenne scarna, le si affilò il muso, un sorriso sadico e malvagio comparve sul suo volto ora di gatto.

Alice lo osservava spaventata quando di colpo la porta alle sue spalle si aprì, facendola cadere al centro di una grande stanza scura. Sempre più tremante mosse qualche passo verso l'unica cosa che poté notare, un portone che sembrava condurre ad una grande sala. Più si avvicinava, più il coro diventava un ammasso eterogeneo di lamenti. Osservò ancora il grande portone e, una volta recuperato tutto il suo coraggio, lo spinse con forza. La sala che le si presentò davanti le ricordava molto la navata di una chiesa. Non era scura come la precedente, dal tetto infatti, attraverso delle grandi vetrate, filtrava tanta luce da illuminare l'intera stanza. Alice sposto lo sguardo sulle pareti.

Teste, teste di ogni tipo gridavano, tra lamenti atroci di dolore. Le pareti erano tappezzare di teste. Alice inquietata si girò per fuggire, ma la porta si chiuse di colpo e una risata folle arrivò dal fondo della lunga navata. Alice si incamminò in quella direzione terrorizzata.

Notò per prima cosa una targa vuota sulla parete di fondo, come quelle per i trofei di caccia. Una targhetta dorata sotto essa recitava solo "Alice Liddell". La ragazza rimase pietrificata dalla paura, e spostò lo sguardo verso il basso. Una donna alta, slanciata, con capelli corvini e vesti nobili, regali, completamente coperte di sangue, stava dove sarebbe dovuto esserci un altare. Quello che spaventò di più Alice, dopo l'enorme ascia che teneva appoggiata alla spalla, era il volto, contorto in un'espressione di follia e sadismo, con un sorriso che incuteva timore nella ragazzina.

La donna la osservò, ridendo ancora di una risata folle, e scomparve solo per ricomparire un istante dopo di fronte ad Alice. Un braccio fulmineo si mosse, la mano di quella si strinse attorno al collo di Alice che venne sollevata rapidamente da terra e scaraventata con violenza verso dove si trovava prima la donna. Non fece nemmeno in tempo a rialzarsi che un piede le si puntò sulla schiena, tenendola completamente ferma. La donna la guardò ancora, poi la risata folle si fece sempre più acuta e l'ascia piombò sul collo della ragazzina, che urlò colpita da un dolore lancinante ed improvviso.

Alice si svegliò anche questa volta nel suo letto, grondante di sudore, tremante, e con quella folle risata in testa. Non chiuse occhio quella notte.
  
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