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Autore: Carioca    01/08/2013    3 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia, in cui racconto di un viaggio di Paperone (si, uso i nomi italiani, ci sono troppo abituato), anche se stavolta è un viaggio un po' diverso. Chi conosce la famosa $aga troverà parecchi riferimenti a questa. So che ci sono grandi racconti qui, come quelli di Spheater a cui faccio i complimenti, quindi cercherò di non deludervi!
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo lo considero il primo vero capitolo della storia, perchè la storia prosegue sui tre binari paralleli che mi sono prefissato all'inizio: quello della trama, quello dei pensieri di Paperone e quello delle persone intorno a lui. Spero di essere all'altezza ;)

Buona lettura!

P.S. Nella storia è presente una frase copia-incollata dalla $aga. Chi riesce a trovarla, dire da quale capitolo viene e chi l'ha pronunciata?

 

 

 

 

Durante il viaggio il dialogo di Matilda non cessava di rimbombargli nella testa, insieme alla storia della lettera. Non riusciva, non poteva ragionare, così inizio a scribacchiare nervosamente.

 

"Ricapitoliamo" pensò "Devo trovare una lettera scritta da mio padre che avrei dovuto leggere quando sarebbe stato il momento. Questa lettera ce l'aveva Quackmore, ma lui è morto anni fa. Solo ora Matilda ha trovato un vecchio carteggio di Ortensia, e me lo ha inviato. E io sono venuto subito qui, dal Calisota alle Highalnds, solo per saperne di più. Perchè l'ho fatto? Forse sto già seguendo un piano ideato da Fergus? Dove potrebbe essere la lettera? Matilde mi ha davvero detto tutto? Oh, quanti dubbi mi percorrono la mente!"

 

Fissò per qualche secondo la sua calligrafia: era bella. Aveva impiegato 10 anni a perfezionare una firma a prova di falsario e ciò si era riflettuto sulla sua scrittura: pulita ed elegante, ma anche dannatamente complicata, quasi tormentata. Che riflettesse la sua personalità?

 

A forza di macerarsi in quelle riflessioni era ormai arrivato a destinazione: Glasgow, la città dove era nato. Provava quella particolare sensazione che si ha quando si percepisce qualcosa di appartenente alla sua infanzia, per quanto fosse durata poco... Rumori, odori, colori, in una parola emozioni.

 

Ormai era sera, e doveva trovare un posto per dormire. Non volendosi perdere rimase nella sua zona, vicino alla casa dove era nato e dove si sarebbe recato il giorno successivo. Poi si sarebbe spostato ad Edinburgo, dove c'era la sede centrale della P.d.P. Scozia, dove aveva mandato a lavorare per parecchi anni Quackmore.

 

Ricordava a memoria quelle strade, dove camminava mano nella mano con il padre, passeggiava con la sorella, andava in chiesa e lustrava scarpe. Tante scarpe. Continuando a passeggiare tra quelle vie conosciute si imbattè in un alloggio che prometteva di essere economico.

 

Johnny lavorava da sempre lì dentro, sin da quando il proprietario e ra suo padre. Moltissime persone erano passate di lì, migliaia forse, e nessuno di speciale (tranne, forse, qualche esattore delle tasse!) Ormai era sera tardi, e nessuno si sarebbe presentato sulla porta (al massimo, qualche ubriacone), quindi si stava tranquillamente facendo un drink.

"Avete una camera doppia con bagno?"

Johnny sputò sul bancone tutto il bicchiere. Quella voce era nota in tutto il mondo, appariva su ogni telegiornale, così come ogni giorno erano ovunque le pubblicità delle sue aziende. Era la voce di Paperon de' Paperoni, il miliardario di Colle Fosco, il più ricco del mondo. Ed era lì, davanti a lui, che lo fissava, con tanto di bastone, ghette, paladrana e cilindro. I suoi occhi lo fissavano, brillavano di una luce particolare, a intuire il mondo che c'era lì dietro. Gli pareva che il carisma del personaggio davanti a lui lo sovrastasse.

 

"S-sì, per lei c'è sicuramente" Non si trattenne: "Me lo farebbe un autografo?"

 

Contrariamente rispetto a ciò che si aspettava da se stesso, il miliardario non si arrabbiò. Tirò fuori un foglio e una penna, firmò al volo e glielo diede. Johnny balbettò qualcosa per ringraziarlo, lo condusse nella sua camera e aiutò Battista a portare i bagagli. Intanto Paperone, stressato da quel viaggio, andò a letto e scivolò rapidamente in un sonno profondo.  

  
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