Intanto inizio con il dire che questo è il secondo e ultimo capitolo, poi passo a ringraziare tutte le persone che lo hanno letto e che lo hanno recensito,e ringrazio ancora di più chi lo ha messo tra i preferiti!!!!
Buona lettura e ovviamente lasciatemi un commentino!
Ebbene,sono
sopravvissuto al caffé,quindi posso passare alla spiegazione
della preparazione
di pane tostato, burro e marmellata.
Bene.
Ninfadora è sempre in cucina,e dopo aver preparato il
caffé e averlo messo sul
fuoco, inizia a cercare il pane per toast nella credenza, ricominciando
a
aprire e chiudere ogni sorta di sportello.
Una
volta trovato ne toglie due fette e le mette nel tostapane,
accendendolo senza
nessun intoppo.
Fa
un rapido giro verso i fornelli per controllare la caffettiera, poi si
avvicina
al frigorifero, dico “si avvicina”,
perché, come ogni mattino scivola
sull’acqua che ha lasciato cadere a terra prima,mentre
riempiva la caffettiera
e cade a terra, imprecando contro le mutande di Merlino. Non so ancora
bene
perché,ma le mutande di Merlino sono, per lei, una forma di
antistress.
Si
rialza massaggiandosi lo splendido fondoschiena con una mano. Apre lo
sportello
del frigorifero ed inizia la ricerca del burro che, come sempre, io
metto in
alto sul lato interno dello sportello, ma lei rovista da ogni parte ed
in ogni
singolo angolo.
Dopo
alcune imprecazioni per la caduta di alcuni cibi e contenitori, per la
maggior
parte sui suoi piedi nudi, lo trova.
Lo
porta al tavolo e ne taglia un pezzetto che posa su un piattino posto
nell’angolo in alto a destra del vassoio.
Percorso
inverso per rimettere il burro al fresco, e qualche volta riesce anche
a non
ricadere sulla stessa piccola pozza d’acqua, risparmiando le
mutande del povero
Merlino.
Come
sempre le prime due fette di pane, si sono carbonizzate.
Veloce
e sensuale corre a toglierle dal tostapane, ma ormai per loro non
c’è più
niente da fare. Sono irrimediabilmente morte carbonizzate.
Facendo
respiri profondi per evitare di dire altre imprecazioni nel giro di
pochi
secondi, le butta nel pattume, prendendone un altro paio dalla
confezione.
Le
mette di nuovo nel tostapane, stando attenta ai minuti di tostatura,
nel
frattempo il caffé è pronto e lo versa nella
tazza che poi pone nell’angolo
opposto del burro.
Come
un falco rimane vigile vicino al tostapane, guardandolo minacciosamente
come se
da un momento all’altro dovesse tradirla e bruciare di nuovo
a tradimento le
fette di pane.
Nel
preciso momento in cui la molla scatta e fa uscire il pane, lo afferra
quasi al
volo, dimenticandosi che fino a qualche istante prima è
stato cotto, quindi è
bollente.
Facendo
alcune acrobazie manuali le sbatte nel piatto al centro del vassoio,
maledicendo le diavolerie babbane che si ostina tanto ad usare.
La
adoro quando fa così. I capelli gli diventano di una
stupenda sfumatura tra il
rosa gomma-da-masticare e un rosso fuoco e ha un musetto tremenda mente
dolce e
buffo allo stesso tempo.
Fin
qui, niente capitomboli,ma manca ancora un pezzo alla colazione.
La
marmellata.
Non
può fare come tutti i comuni mortali e portare direttamente
il vasetto. No, lei
deve metterne un po’ in una ciotolina di
ceramica,perché dice che è più bello e
romantico! Se avessi il vaso della marmellata a portata di mano la
farei
diventare io romantica a suon di scucchiaiate dove dico io!!
Ma
non divaghiamo in pensieri troppo…stuzzicanti. Continuiamo
con la colazione.
Abbandonando
il vassoio al freddo, e facendo diventare il caffè un
ghiacciolo, prende la
marmellata di pesche che adoro dalla credenza, e anche questa volta
senza
morire nell’intento.
La
posa sul tavolo e va alla credenza sul lavello, per prendere la
ciotolina, ma
come ogni santissima volta che lo fa, un istante dopo le scivola dalle
mani
mentre lei scivola sulla maledetta pozza d’acqua.
Di
nuovo è sul pavimento, con i resti della ciotolina a formare
un’aureola di
ceramica intorno e sopra la sua testa.
Ancora
mi stupisco su come faccia ad arrivare in camera senza un livido o un
taglio.
Maledicendo
la canottiera di Merlino, anche quest’ultima è
un’ ottimo antistress, mormora
un Reparo e la ciotola torna come
nuova, mentre lei si alza lentamente massaggiandosi un fianco.
Questa
volta la afferra con due mani e la posa di fianco al piatto del pane.
Prima
parte del travaso marmellata concluso.
Bene.
Ha preso anche il cucchiaio e il cucchiaino.
Come
tutti sappiamo, quando si apre la marmellata per una seconda volta, il
tappo è
più difficoltoso, perché la presenza dello
zucchero fa da collante, giusto?
Questo
Ninfadora non riuscirà mai a capirlo!
Ogni
volta apre il barattolo come se dovesse compiere un atto giunonico.
E
la maggior parte delle volte rischia di cadere di nuovo lunga distesa
sul
pavimento.
Per
non parlare del povero barattolo, che non si sa ancora come, dopo una
miriade
di voli è ancora integro!
Facciamo
finta che il barattolo lo abbia aperto al primo tentativo,altrimenti
rischio di
divagare troppo sulle colorite espressioni che Ninfa è
capace di usare.
Lo
ha aperto.
Ora
deve mettere un po’ di marmellata nella ciotola.
Compito
facile se ogni cucchiaio rimanesse pieno fino ad essa, ma non
è così.
La
punta del cucchiaio passa per le sue stupende labbra rosse, poi il
restante
cerca di abbandonarlo nel precorso tra labbra e ciotola,
perché lei è impegnata
a gustarsi la confettura.
Così
facendo imbratta parte della maglietta e parte del tavolo, mettendone
una
quantità minima dentro la ciotola.
Quindi
il tempo per riempirla quasi si quadruplica, e ormai pane e
caffé sono
congelati.
Però
è bellissimo vederla arrivare sorridente e felice per essere
riuscita a
portarmi la colazione a letto, anche se devo mangiarla e berla
completamente
fredda.
Ma
in fondo la amo proprio perché è così
no?