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Autore: KleineJAlien    02/08/2013    1 recensioni
Diciasette anni sono troppo pochi per badare una figlia, soprattutto se c'è di mezzo una carriera come quella del cantante.
Lui fa parte dei One Direction e ha dovuto mantenere un segreto per nove anni.
Un segreto che neanche i suoi migliori amici, i componenti della sua stessa band conoscevano.
Chi sarà?
(E' nata come OS ma continuerà)
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo tour del gruppo in realtà è iniziato il 18 Dicembre 2011 ma per lo svolgimento della storia immaginate sia iniziato un paio di mesi prima.
 
 
2011
Nove mesi dopo il loro ultimo incontro, alla fine di un concerto i ragazzi si ritirarono nel proprio camerino distrutti.
Le persone in quella città erano veramente carine, rispettose ed avevano reso quel concerto uno dei migliori in assoluto.
Le fan avevano dimostrato di conoscere alla perfezione le loro canzoni, qualche volta riuscendo a superare le loro stesse voci.
Purtroppo però l’organizzazione non permise un meet con il gruppo per alcune fan fortunate.
Da una parte per i cantanti era meglio, perché erano davvero sfiniti dopo i concerti, però provavano un po’ di dispiacere per le loro seguaci.
Niall seduto sul divanetto vicino alla porta fissava gli amici intenti a rilassarsi come meglio preferivano.
Zayn era al telefono con la madre, Liam stava armeggiando con il suo telefonino, sicuramente stava commentando la serata su twitter, Harry scolava la terza bottiglietta d’acqua di fila e Louis cercava qualcosa nelle tasche del suo giubbotto appeso all’appendiabiti.
-Louluu..- era così che lo chiamavano quando avevano bisogno di qualcosa -..mi passeresti il mio telefono per favore? È nella tasca destra della mia felpa-
Il moro prima lo guardò male, poi però lo prese e per caso buttò un’occhiata allo schermo illuminato.
Spalancò subito gli occhi scioccato.
-Che c’è?- chiese Niall avendo notato la su espressione.
-Niall hai venticinque chiamate e dieci messaggi!-
-Dammi qui!-
Quando aprì il registro, tutte le chiamate e i messaggi erano a nome di Julia.
Nell’ultimo periodo non si era più sentiti ma tutte quelle chiamate perse da parte sua non erano sicuramente il desiderio di volerlo sentire.
Ormai era arrivato il momento.
Richiamò subito mettendosi in un angolo della stanza per cercare di non farsi sentire dagli altri.
Dopo parecchi squilli, sentì la voce della madre.
-Niall?-
-Si scusi avevamo un concerto, ho appena visto le chiamate e..-
-Niall non c’è tempo! A Julia si sono rotte le acque quasi tre ore fa e le contrazioni stanno diventando sempre più frequenti e forti. Devi venire subito qua!-
Il biondo fu preso alla sprovvista. Non riusciva a credere che in quel momento la ragazza, o la ex, era su un lettino d’ospedale in procinto dal partorire.
-Niall ci sei?- chiese la donna allarmata non sentendo più neanche il respiro attraverso la chiamata.
-Ehm.. prendo il primo aereo e sono lì-
-Ti prego fai il più in fretta possibile. Julia sta resistendo per te-
Anche quella volta, il cantante riuscì a svignarsela con solo una felpa, il cellulare e il portafoglio con se.
Il destino volle che per i due giorni consecutivi i One Direction non avessero concerti o interviste.
Erano molte le paure che gli impedirono di mangiare durante il viaggio nonostante non avesse cenato quella sera.
Sapeva che molti padri novelli spesso si sentivano male e temeva che sarebbe successo anche a lui.
Avrebbe retto l’emozione?
Era maschio o femmina? Julia glielo aveva mantenuto nascosto.
Ma soprattutto ce l’avrebbe fatta ad arrivare in tempo?
Non si guardò neanche intorno quando arrivò davanti all’enorme edificio a bordo di un taxi.
Non guardo nemmeno un singolo particolare come quando si fa quando uno ha tempo da perdere o cerca di perderlo perché non vuole affrontare una certa visita.
Si catapultò dentro, fece decine e decine di scale e chiese informazioni più volte anche dopo essersi fermato al centro di accoglienza.
Quell’ospedale era talmente tanto grande che aveva paura di perdersi.
Pensò di aver interpretato male le indicazioni dell’ultima infermiera quando in fondo al corridoio riconobbe subito i genitori di Julia.
Il padre era visibilmente un fascio di nervi, mentre camminava avanti ed indietro davanti le sedie in ferro, più della madre che nel frattempo parlava con un’altra infermiera lì di fronte.
-Finalmente!- lo riprese l’uomo con uno sguardo di fuoco.
-Mi dispiace ho fatto il prima possibile-
Stava per controbattere ancora ma la moglie si mise in mezzo –Non è il momento tesoro. Ora Niall infila questo..- disse facendogli segno di indossare un camice verdognolo tra le mani dell’altra signora -..e vai da Julia. Ha bisogno di te, stalle vicino- lo abbracciò.
Quel gesto lo spiazzò completamente ma non ebbe il tempo di pensarci più di tanto perché la stessa donna che lo aiutò con il camice e una cuffietta delle stesse tonalità lo tirò dentro una stanza.
La sala era davvero enorme e divisa da più separé tutti degli stessi colori classici di un ospedale.
C’era un forte odore di medicinali e di disinfettante, e c’era troppo caldo.
Forse lui provava ancora più caldo a causa della corsa che lo aveva portato fino a lì, ma ancora prima che potesse dire una di queste cose a voce alta la vide.
Lì stesa su un enorme letto, il pancione in bella vista, strumenti, teli e macchinari di ogni tipo sparsi un po’ ovunque.
I medici lo accolsero con il nomignolo di papà dicendogli che erano felici finalmente di vederlo perché così Julia si sarebbe lasciata andare.
E avevano ragione.
Neanche il tempo di salutarla con un bacio sulla fronte sudata che Julia prese la sua mano ed iniziò subito a stringerla con più forza di quanta Niall era convinto potesse possedere.
Inizialmente furono solamente alcuni gemiti di dolore e le indicazioni dei medici a riempire la stanza.
Poi giunto l’ordine di spingere, divennero urla.
Urla strazianti e differenti.
Avrebbe tanto voluto provare lui il dolore che in quel momento stava provando lei.
Le sue unghie strette intorno alla sua mano, le sue urla e le sue preghiere  in quel momento non bastavano per farlo sentire meglio.
Voleva poter provare lui il dolore che Julia in quel momento stava provando per ricompensare la sua assenza in quei mesi.
Per non esserci stato quando lei aveva la nausea, le fitte più forti o tutte le visite di routine a cui un padre dovrebbe partecipare.
Trattene le lacrime che prepotenti volevano uscire, ma l’unica cosa che poteva fare era essere forte.
Provò a cantargli una delle loro canzoni più dolci sperando di tranquillizzarla ma ciò portò solamente ad un insulto che fece ridere tutti i dottori nella sala.
Furono minuti lunghissimi durante i quali cercava di incitare Julia a seguire la giusta respirazione, più per lui stesso che per lei, che stava andando alla grande.
La sua fronte era completamente imperlata mentre la ragazza aveva i capelli completamente attaccati al viso contorto dallo sforzo e dal dolore.
Tutti i rumori intorno a lui, dalle urla di Julia al bip delle macchine cessarono, anche la presa sul suo braccio o le unghia incastrate nel suo palmo erano sparite finché pochi secondi dopo che uno strillo acuto riempì la sala.
-Vuole tagliare lei il cordone ombelicale - chiese il dottore mostrandogli le forbici.
Niall era troppo impegnato a guardare quel piccolo esserino che si dimenava e piangere tra le braccia dell’infermiera.
-Niall vai!- lo riprese Julia con un sorriso. Stava già meglio, splendeva e i suoi occhi brillavano.
Fece come gli venne detto e dopo aver tagliato quel lungo lembo di pelle, il piccolo venne portato via e pulito.
Il ragazzo sotto shock si avvicinò a Julia che in quel momento si ricomponeva e stendeva meglio.
-Sei stato bravo-
-Tu sei stata brava- la corresse.
La ragazza sorrise e buttò uno sguardo oltre le spalle del biondo alla ricerca di un fagotto. Era riuscito a vederlo solo di sfuggita prima che lo allontanassero.
Poco dopo un’infermiera richiamò Niall e li pose il piccolo tra le braccia.
-Mi hanno detto che non sai il sesso-
Lui annuì solamente. Non l’aveva notato neanche prima.
-Bhe complimenti è una splendida femminuccia-
Il suo cuore scoppiò di gioia e con l’aiuto della signora riuscì a capire come prendere sua figlia.
Ci sono padri che desiderano un maschio al quale trasmettere le proprie passioni e le proprie conoscente, mentre altri vogliono una femmina da veder crescere e proteggere.
Niall era felice di sua figlia e avrebbe voluto tenerla di più tra le sue braccia e passare anche le notti insonni a cullarla ma il tempo per loro stava finendo e Julia era disposta a farglielo godere tutto.
-Pensavo come nome ad Evenit..- buttò lì la ragazza vedendo lo sguardo stralunato di Niall.
-È perfetto- sussurrò.
Se fosse stato possibile l’avrebbe consumata con i suoi sguardi.
Il naso, la bocca, gli occhi chiari, quell’accenno quasi invisibile di capelli, la piccola boccuccia, era tutto irresistibile.
-È uguale a te-
-Ancora non si vede-
-Fidati degli occhi di una mamma. Evenit crescerà identica a te-
Furono lasciati ancora del tempo insieme prima di permettere ai genitori della ragazza di vedere la piccola.
-Sei bellissima- disse Niall vedendo Julia allattando per la prima volta Evenit.
-Scherzi? Non dire balle-
-Ti amo-
-Anche io o sai. Ti amerò sempre-
Niall sorrise felice ma in cuor suo sapeva che con il passare del tempo avrebbe trovato un uomo che si sarebbe preso cura di lei ed Evenit e lui non sarebbe più servito.
Non gliene faceva una colpa,  avrebbe fatto bene.
 
 
 
                                                                                                         
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